sabato 25 ottobre 2008

La riforma della Gelmini



Non si fermano le proteste degli studenti sulla riforma della scuola e neanche le polemiche politiche. Ma il ministro dell'Istruzione Gelmini ha detto che indietro non si torna e ha tirato dritto: "La scuola è da rifare, non cambio il decreto. Non è vero che in Italia si spenda poco per l'istruzione, anzi siamo tra i primi d'Europa. Il problema è che si spende male". Gli studenti hanno annunciato nuove proteste. Anche se le associazioni di destra hanno deciso di dialogare. Intanto l'iter parlamentare del provvedimento prosegue a tambur battente, in barba alle mobilitazioni, dato che la Gelmini è tornata a difendere con le unghie il suo provvedimento e ad attaccare lo statu quo, fatto di sprechi e di assurdità. E via con il balletto delle cifre: "È inaccettabile che l'università italiana produca meno laureati del Cile, che abbiamo 94 Università, più 320 sedi distaccate nei posti più disparati, che ci siano 37 corsi di laurea con 1 solo studente, che ci siano 327 facoltà che non superino i 15 iscritti; che negli ultimi 7 anni siano stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi siano stati 26.000. Nel 99,3 per cento dei casi sono stati promossi senza che ci fossero i posti disponibili facendo aumentare i costi di 300 milioni di euro". Numeri e dati che, a giudizio della Gelmini, giustificano i tagli.

Inoltre la Gelmini precisa che: «È inaccettabile che non ci sia un'università italiana che figuri tra le migliori 150 del mondo, che ci siano 5500 corsi di laurea, mentre in Europa ne troviamo la metà". E ancora, che "siano insegnate 170.000 materie rispetto alle 90.000 della media europea, che nel 2001 i corsi di laurea fossero 2444, oggi 5500, che i ragazzi siano sottoposti ad un carico di ore di lezione triplo rispetto alla media europea per trovare giustificazione a corsi fatti solo per dare cattedre". Come darle torto?
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

giovedì 23 ottobre 2008

"Sono Mario Pulimanti"



La domenica è impareggiabile.
Perché la domenica sono quasi sempre libero di fare quello che mi piace.
Io colleziono pensieri.
Tutto quello che si possa immaginare.
Stavolta c’è, però, qualcosa che mi tormenta.
Anche se non riesco a capire cosa.
Squilla il telefono.
Un amico mi chiede se posso intervistare un ex attore, nobile decaduto, per un giornalino locale, del quale sono un umile redattore.
Esco.
Incontro un collega con moglie e figli.
Gli occhi della famiglia sono affascinanti.
Ciascuno ha uno sguardo diverso.
E’ chiaro che sono tutti parenti: le espressioni hanno qualcosa di simile tra loro.
Ma al tempo stesso sono diversi, come se ciascuno vedesse la vita familiare in modo differente: felice, tormentato, rabbioso, sconcertato, manipolatore, manipolato.
E’ così che funziona una famiglia.
Li saluto.
Salgo in macchina.
Parto.
Cambio marcia, premo l’acceleratore e lascio due punti esclamativi di pneumatici sul nero opaco dell’asfalto.
La strada porta da Ostia all’Idroscalo.
Okay, non è più l’Idroscalo, quello degli anni settanta.
Il luogo dove Pasolini trovò la morte il 2 novembre del '75.
E’ migliorato, negli ultimi anni.
Grazie anche alla costruzione del vicino Porto.
Certo, questa zona andrebbe rilanciata maggiormente.
Ma tant’é.
Okay, questa è una sorpresa.
L’uomo che sto per intervistare abita a pochi passi da uno squallido gruppo di casupole abusive.
L’indirizzo mi ha indotto a sospettare che non sia un alloggio lussuoso, ma poco più che dignitoso.
Sbagliavo: è peggio di quello che pensassi.
Infatti è un postaccio, un misero palazzo popolato da tossici e ubriaconi.
Nell’atrio cadente, arredato con mobili malconci e spaiati, il deodorante ambientale non riesce a coprire il fetore di aglio, disinfettante da quattro soldi e sudore rancido. La maggior parte dei ricoveri per senzatetto è molto più accogliente.
Mi fermo sulla soglia e mi volto verso la strada.
Mi guardo intorno attentamente.
Nessuno sembra prestarmi particolare attenzione.
Studio un edificio abbandonato sul lato opposto della strada.
Al secondo piano c’è una finestra con il vetro rotto.
C’è forse qualcuno che mi osserva, da dietro i vetri sporchi?
Ehi, lassù!
Sono sicuro di aver colto un movimento.
E’ una faccia?
O solo la luce che filtra da un buco del tetto?
Mi avvicino all’edificio per esaminarlo meglio.
Ma non vedo nessuno e stabilisco che gli occhi mi hanno ingannato.
Torno verso il primo palazzo e vi entro, quasi trattenendo il respiro.
Mi viene incontro il portiere, un individuo disperatamente obeso che non pare né sorpreso né preoccupato dall’arrivo di uno sconosciuto.
Mi indica l’ascensore.
Quando la cabina si apre, ne esce un fetore insopportabile.
Okay, le scale.
Con una smorfia dovuta alla sciatica, salgo fino al quinto piano e trovo l’appartamento 22.
Busso.
Qualche secondo dopo si aprono alcuni catenacci.
E un chiavistello.
La porta si schiude di uno spiraglio, più largo di quello lasciato da una catena, ma rimane bloccato da una sbarra di sicurezza.
Non c’è abbastanza spazio per entrare.
Appare la testa di un uomo con i capelli lunghi e sporchi e una barba incolta sul viso. Gli occhi sono irrequieti.
“Sono Mario Pulimanti” dico.
L’uomo mi guarda, poi abbassa gli occhi e toglie la sbarra di sicurezza.
La porta si spalanca.
L’uomo guarda in corridoio, dietro di me, quindi mi fa cenno di entrare.
Avanzo con cautela.
“E’ lei Remigio Allocca”.
L’uomo dice di sì.
A un esame più dettagliato l’appartamento risulta essere un bilocale contenente un letto, una scrivania, una sedia, una poltrona e un vecchio divano.
La moquette grigio scura è macchiata.
Un’unica lampada a piantana proietta una tenue luce giallognola.
Le persiane sono aperte.
Non c’è una cucina, ma in un angolo del salotto c’è un frigorifero in miniatura, due forni a microonde e una caffettiera.
La dieta dell’uomo consiste essenzialmente in minestre e scatolette di fagioli. L’uomo tiene un centinaio di cartellette ben ordinate.
I vestiti vengono da un’epoca precedente della sua vita, un periodo migliore. Sembrano costosi, anche se ora sono sfilacciati e pieni di macchie.
I tacchi delle scarpe, anche queste in origine eleganti, sono consumate.
In quel momento l’uomo è occupato da un compito interessante: leggere un voluminoso libro di testo rilegato.
Sulla scrivania c’è una lente d’ingrandimento scheggiata, collocata su un supporto a collo d’oca.
Mi invita a sedermi sul divano e si sistema su una sedia traballante di fronte alla scrivania.
Poi comincia a parlare.
Di cose antiche.
E’ anziano.
Vive tra vividi ricordi di sessant’anni prima e una certa confusione nella percezione del presente.
Ad un certo punto entra una signora, la sua compagna.
Si chiama Gina.
Molto anziana.
Ci porta il caffè.
Percepisco diversi odori: la caffeina, certo, ma anche il sudore del nervosismo e due aromi diversi, forse lacca e deodorante.
Niente profumo.
Lei non sembra tipo da profumo.
Terminata l’intervista, esco.
Rientro a casa.
Mi lascio cadere sulla poltrona e accendo il computer.
Guardo i video.
E centinaia di altre foto, per la maggior parte scattate da Ferruccio, sempre rapidissimo a estrarre la macchina digitale.
Ehilà, che notizia riportata dall’Ansa.
La Cassazione ha confermato il cambiamento d'ufficio del nome di battesimo imposto da una coppia di Genova al loro figlio.
Il bimbo, per decisione dei giudici, non potrà chiamarsi Venerdì ma Gregorio il nome del santo festeggiato il 3 settembre giorno di nascita del bimbo.
Senza successo i genitori del piccolo hanno cercato di insistere sulla legittimità della scelta del nome in quanto anche personaggi noti, come Totti e Ilary Blasi, hanno battezzato la figlia con un originale Chanel, o come Jaki Elkann e Lavinia Borromeo che hanno chiamato Oceano il loro secondogenito.
Secondo i giudici di merito Venerdì sarebbe un nome ridicolo.
In un'epoca caratterizzata dalla creatività anagrafica la decisione fa già discutere. Gian Ettore Gassani, presidente dell'Associazione matrimonialisti italiani, commenta positivamente la sentenza della Cassazione che conferma il cambiamento del nome di battesimo del bambino genovese.
È giusto, secondo il legale, cambiare il nome dato dai genitori a un bambino, quando può avere effetti negativi sull'inserimento sociale dell'individuo, ricordando il caso di una signora milanese: si chiamava Vera Vacca, e ottenne di cambiare nome di battesimo.
Evidentemente la Cassazione ha messo in primo piano il futuro benessere del bambino rispetto alle esigenze dei genitori.
Controcorrente, invece, il parere di un nonno direttamente coinvolto nella questione come Alain Elkann, secondo il quale “Un nome originale, anche difficile da portare, può aiutare a temprare il carattere, ad avere una marcia in più. Ho due nipoti che si chiamano Oceano e Leone, e li trovo nomi straordinari”. Venerdì mi sembra un bel nome, fa pensare a Robinson Crusoe. Non credo possa creare al bambino problemi con i coetanei: sarebbe così se l'avessero chiamato Venerdì 13”.
Mi lascio sfuggire una risatina, attirandomi un’occhiata severa da parte di Alessandro.
Guardo il video.
Ma in fondo non mi importa più.
Spengo il pc.
Con Gabriele mi concedo un drink, considerando che ci resta più di un’ora prima di cenare.
Alzo le spalle e esco sul balcone.
Profumo di salmastro.
Non mi resta che respirare l’aria del mare.
Simonetta mi chiama.
Chino la testa e mormoro: “Okay”.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

sabato 18 ottobre 2008

Prodotti cinesi avariati



Leggo, seduto su una panchina del Pontile.
Prodotti alimentari cinesi alla melamina anche in Italia. I primi tre test risultati positivi riguardano due campioni di latte, sequestrati a Modugno (Bari), ed un campione di yogurt sequestrato in punti vendita etnici a Poggio Marino (Napoli). Il rischio melamina, dunque, arriva in Italia, anche se il sottosegretario alla Salute Francesca Martini - che ha reso noti i risultati delle ispezioni dei carabinieri dei Nas su prodotti cinesi dopo l'allarme, lo scorso settembre, del latte contaminato in Cina - precisa: "La situazione è sotto controllo, ma la guardia resta alta". Lo scandalo del latte alla melamina, ha detto, è "uno dei più grandi attentati alla salute globale del pianeta ed una delle più grandi frodi alimentari perpetrate, e ad oggi l'Organizzazione mondiale della Sanità non ha ricevuto ancora dalla Cina alcun aggiornamento epidemiologico sul caso". E per assicurare controlli ancora più stringenti, il Governo ha deciso di concentrare in soli quattro punti di accesso l'entrata in Italia di prodotti alimentari provenienti dalla Cina: si tratta degli aeroporti di Milano Malpensa e Roma Fiumicino, e dei porti di Genova e Napoli. Poso il giornale, faccio una faccia contrita. Mi alzo e mi metto a girovagare per la spiaggia. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

martedì 14 ottobre 2008

Lance Armstrong




Lance Armstrong è già nella storia del ciclismo, ma ha deciso di scommettere ancora forte sul suo fisico, accettando l'ennesima e forse ultima sfida della sua carriera: correre per la prima volta la corsa rosa a quasi 38 anni, ovviamente per vincere.

E' il re del Tour de France, dato che ne ha vinti vinto sette, tra cui anche l'edizione del centenario e potrebbe vincere anche l'edizione del centenario del Giro d'Italia, quella che partirà il 9 maggio 2009 da Venezia.
Lance Armstrong è già nella storia del ciclismo, ma ha deciso di scommettere ancora forte sul suo fisico, accettando l'ennesima e forse ultima sfida della sua carriera: correre per la prima volta la corsa rosa a quasi 38 anni, ovviamente per vincere.
Il grande ciclista texano ha capito che il Giro può essere una grande occasione per promuovere anche in Italia l'attività della sua fondazione contro il cancro. Da oltre dieci anni, infatti, Armstrong non è solo un ciclista: un cancro aggressivo lo ha costretto a due operazioni, ai testicoli e al cervello, i migliori specialisti gli concedevano al massimo il 40% di possibilità di sopravvivere ma niente, neanche i cicli di chemioterapia, lo hanno fermato.
Ha vinto sempre lui, anche contro il cancro, e ha deciso di fondare la Lance Armstrong Foundation nel 1997, una piccola organizzazione che nel 2003 è diventata LiveStrong, una macchina da guerra nella raccolta fondi capace di raggiungere la cifra di 265 milioni di dollari. Sembrava il suo unico impegno, dopo il ritiro agonistico, nel 2005, fino alla recentissima decisione di tornare a correre.
All'inizio di agosto, ha corso in Colorado una gara di mountain bike di 100 miglia ed è arrivato secondo.
Le Olimpiadi di Pechino gli hanno dato altro coraggio, perché ha visto Dara Torres che a 41 anni ha vinto l'argento e la romena Constantina Tomescu-Dita che a 38 anni è diventata campionessa olimpica niente meno che nella maratona.
E allora via in sella per tornare alla forma di un tempo.

Ci sono gli scettici come Francesco Moser che dice: "Non mi sembra una scelta molto azzeccata", c'è chi sospende il giudizio come Franco Ballerini, il quale afferma che: "A me i ritorni non danno grandi entusiasmi però conosciamo la sua caparbietà e penso possa ancora stupire", c'è chi crede che "darà filo da torcere a chi vuole vincere la corsa rosa" come Giuseppe Saronni e chi è piuttosto indifferente come Danilo Di Luca: "Per me non sarà un avversario per la vittoria finale perché punto sulle Classiche e sul Mondiale". Sono tutti d'accordo però sul fatto che la presenza del fuoriclasse americano darà visibilità mondiale alla corsa rosa.
E a gennaio, quando parteciperà al Tour Down Under in Australia, si inizierà a capire davvero se potrà anche lottare per la vittoria.
In ogni caso, in bocca al lupo Lance!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

domenica 12 ottobre 2008

Libido in cucina



La libido vacilla e il talamo annoia al punto tale che neppure la più sensuale delle guepière riesce a risvegliare gli stanchi sensi.
Certo, non è ancora arrivato il momento di mettere la sensualità in pensione.
Ehilà, basta affinare la fantasia e trovare nuove rotte.
E se il letto annoia, il divano é troppo scontato e la casa non è dotata di un ascensore che prometta una bollente risalita, ecco sbucare dal cilindro la "sexy room" del momento.
La cucina.
Sì, proprio il regno della casalinga, quello fatto di pentole, mestoli e coltellacci.
Tra un minestrone che bolle e un brasato che si rosola la fantasia erotica galoppa, quasi a far invidia a Jack Nicholson e Jessica Lange, magistralmente avvinghiati su un tavolino dopo che lui ha trillato il campanello per ben due volte.
Non è la perversione del momento, ma è la nuova tendenza del sesso domestico.
Nei sogni di noi italiani a quanto pare le lenzuola di seta, gli avvolgenti materassi ad acqua e i celebrati effluvi di N.5 hanno lasciato il posto a tovaglie quadrettate, ampi grembiuli, zaffate di aglio e peperoncino e tavoli sui quali... consumare.
Del resto con il frenetico modificarsi della vita non poteva che cambiare anche l'uso dello strumento che ci appartiene di più: la nostra casa, appunto.
Sfidando le ire dei nutrizionisti ormai si mangia in salotto, davanti a maxi schermi che lasciano i più con la forchetta sospesa tra una soap e una partita.
Le camere da letto sono diventate delle biblioteche, sommerse di riviste, libri, computer portatili e blocchi notes: letti come immense scrivanie dove tra penne e quotidiani anche il più ben disposto degli spiriti cerca un'altra strada.
Non rimane che la cucina: avvolgente, calda, sensuale, ahimè spesso disertata dalla donna che trascorre ormai la maggior parte del proprio tempo fuori casa.
Bisognava pur consegnarle un nuovo ruolo.
E cosa c'è di più nobile di votarla a talamo: luci soffuse, profumi che se non inebriano i sensi senza dubbio stuzzicano l'olfatto e il gusto, qualche fantasia la fanno pur venire.
Diciamolo, gli ingredienti ci sono tutti, basta saperli cogliere: i grandi amatori teorizzano da secoli che il sesso va giocato coinvolgendo tutti i cinque sensi.
E se poi si vuol strafare, si possono allargare gli orizzonti, d'altra parte le moderne soluzioni di design di spazi sui quali accoccolarsi ne offrono più d'uno.
Il tavolo è scontato?
C'è il piano lavoro, ci sono le sedie che diventano sempre più poltrone e meno sedili.
Insomma, aguzziamo l'ingegno.
Un solo piccolo accorgimento.
Occhio ai nuovi spazi, oggi tanto di moda: se le alcove infatti avevano il dono della privacy, la cucina e gli spazi aperti non si sono ancora attrezzati, e con porte inesistenti e ampie vetrate come vuole la moda, è molto facile passare da un momento di intimità ad una pubblica esibizione.
Questo sì che sarebbe fare una frittata!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

giovedì 9 ottobre 2008

Ambulanti




Tempi di crisi ed è boom delle bancarelle a Ostia e in Italia.
Ma, accanto agli ambulanti regolari, nel settore si insinua un esercito di abusivi.
Che solo a Roma potrebbero essere addirittura più dei regolari.
E la maggior parte di loro sarebbero venditori ambulanti, in genere itineranti, che si affiancano a un ridotto numero di abusivi ipertecnologici che preferiscono usare il web per vendite al di fuori dei canali della legalità.
Ma quest'ultima categoria è ancora talmente limitata da non essere rilevante.
Mentre, a fronte di vendite nei mercatini rionali di tutto rispetto con un giro d'affari a livello nazionale di 25 miliardi di euro che rende la bancarella l'unico concorrente di rilievo del centro commerciale stupiscono le dichiarazioni dei redditi degli ambulanti, che registrano introiti medi di poco più di 10 massimo 12 mila euro all'anno.
Ma che i mercatini vadano benissimo resta un dato di fatto.
La Confesercenti, infatti, afferma che "pur ridimensionato rispetto alla forza numerica che aveva negli anni Ottanta tra il 2002 e la fine 2007 il numero di venditori ambulanti è aumentato in Italia di 36 mila unità".
Tra le ragioni dell'aumento ci sono le liberalizzazioni della legge Bersani e il forte incremento portato da molti giovani che hanno preferito questa scelta imprenditoriale a situazioni di precariato lavorativo.
La quasi totalità dei banchetti dei mercati sta diventando di proprietà di stranieri.
Resta ancora particolarmente fluttuante l'andamento degli acquisti e cessioni di licenze da parte di stranieri.
Quasi i due terzi degli ambulanti stranieri sono cinesi, che rappresentano il 15% degli operatori, trattano in genere abbigliamento, soprattutto intimo, e pelletterie di bassissima qualità e di basso costo, seguono i cingalesi, generalmente attivi come fruttivendoli, e i pakistani che trattano per l'abbigliamento etnico.
I maghrebini restano legati ai loro settori tradizionali quali cinture, chincaglieria varia e tappeti.
Non sempre facili i rapporti tra gli italiani e gli stranieri. Soprattutto i cinesi, che tendono ad acquistare le licenze in contanti a prezzi elevati sono accusati di far innalzare troppo i loro prezzi. Difatti molti ambulanti ritengono che gli stranieri stiano rovinando il mercato.
Ma, d'altra parte, c'é anche la speranza diffusa che i rapporti miglioreranno in futuro e che l'inserimento di stranieri tra le bancarelle migliorerà l'integrazione. In ogni caso é sotto gli occhi di tutti l'ottimo rapporto tra ambulanti e consumatori che vedono nel mercato sotto casa una garanzia di qualità e di cortesia.
Il problema più contingente, semmai, è la presenza, di uno stuolo di abusivi che nel Lazio nel 2007 avrebbero sottratto al mercato ben settecento milioni di euro.
Inoltre è consistente la fascia grigia che si pone a cavallo tra abusivismo e il rispetto, almeno parziale, delle regole.
È il caso dei mercatini dei collezionisti che, data la loro diffusione, non rispettano più lo spirito di luogo di incontro di appassionati, ma attirano veri e propri professionisti che godono delle facilitazioni concesse agli hobbysti.
E i commercianti lamentano in tutti i questi casi normative ancora inadeguate portando a modello l'Emilia Romagna dove sarebbe applicata con particolare scrupolo la legge regionale 4/2004 che prevede la confisca e la distruzione delle merci abusive.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

mercoledì 8 ottobre 2008

statali tartassati




Ho assistito alla trasmissione Domenica in di domenica 5 ottobre condotta da Massimo Giletti sul pubblico impiego e i cosiddetti fannulloni. Più che un dibattito è stato il solito show televisivo, peraltro moderato da un conduttore che non è stato, come avrebbe dovuto, super partes. Lo dimostra il fatto che quando veniva data la parola ai dipendenti pubblici presenti, oppure ai sindacalisti, in particolare al segretario generale della Funzione Pubblica Cgil Carlo Podda, questi non erano messi in condizione di fare un intervento esauriente. Un dibattito a spot e slogan, che non ha permesso ai telespettatori di capire l'oggetto della discussione, cioè quello che veramente fanno i 3 milioni di dipendenti pubblici. L'idea dominante è sempre stata quella che ha portato il ministro Brunetta a scagliarsi in modo indiscriminato e vessatorio contro i pubblici dipendenti. Non una parola sui tantissimi esempi di efficienza e di qualità di chi lavora negli uffici pubblici, negli ospedali, nelle case di riposo, nelle scuole, nei ministeri, nelle agenzie fiscali, negli enti parastatali, nei settori socio assistenziali... La trasmissione, così come era impostata, ha voluto confermare il luogo comune secondo cui il lavoratore pubblico è un fannullone per definizione, salvo dimostrazione del contrario. Poco importa che il segretario Podda abbia dimostrato, dati alla mano, che in un anno i dipendenti pubblici sono assenti per malattia esattamente quanto i lavoratori privati, cioé in misura fisiologica, e che le sanzioni per i fannulloni sono inserite da anni nei contratti nazionali di lavoro e, semmai, rimangono inapplicate per responsabilità dei dirigenti. Il messaggio che è passato è sempre lo stesso: bisogna colpire i lavoratori pubblici. Bisognava trovare un capro espiatorio di fronte al Paese e, anche in questa trasmissione, ci sono riusciti.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

sabato 4 ottobre 2008

La Cresima di Alessandro




Stiamo organizzando una festicciola per la cresima di nostro figlio Alessandro, che ci sarà domenica 5 ottobre alla Chiesa di Nostra Signora di Bonaria di Ostia. La cresima si riceve in primo superiore, dopo che la preparazione è stata fatta in seconda e terza media. Amici dicono: “Mario, i nostri figli faranno la cresima, quando si dovranno sposare”. A loro faccio notare che, se nell’età adolescenziale può essere a volte problematico per i tanti impegni trovare tempo per le riunioni della cresima, certamente sarà ben più difficile quando saranno più grandi. Inoltre metto con loro in evidenza l’importanza che ha la scelta dell’impegno per la cresima fin da ragazzi. Sono, oltretutto, convinto che noi genitori abbiamo il dovere di trasmettere ai nostri figli la via del bene e l'amore verso la Chiesa. Se, inizialmente, un ragazzo sembra dichiarare che non vuole impegnarsi nel cammino di cresima, la mia esperienza di padre mi conferma che, ben presto, ne troverà il significato e la gioia nel rapporto con i catechisti, con il loro compagni e amici di cammino. Quando, dopo alcuni anni, diverranno più indipendenti da noi genitori, il gruppo giovanile parrocchiale sarà una realtà straordinariamente viva e ricca per ritrovare, in maniera nuova ed adatta alla loro età, i valori cristiani che gli abbiamo trasmesso negli anni della loro infanzia. Come é successo con il mio figlio ventiduenne Gabriele, ora catechista, animatore dell'oratorio nonché attivista giovanile nell'ambito delle varie attività parrochiali giovanili. Per Gabriele la parrocchia é diventata una seconda casa per lui ed il suo gruppo di amici. Non mi vergogno a dire che è diventata il loro principale punto di riferimento. Con Gabriele posso dire di essere rimasto ben soddisfatto del cammino educativo di genitore. Chissà se lo sarò anche per Alessandro, il cresimando! Mmh, chi lo sa? Per il momento domenica sarà cresimato e spero che questo possa contribuire a farlo crescere nella consapevolezza dell’importanza della Cresima, ricordando, come dice il Concilio Vaticano II, che "la chiesa è innanzitutto una comunità, il popolo di Dio, in cui tutti ricevono lo Spirito Santo, tramite il sacramento della confermazione del battesimo, detto comunemente cresima". Accompagno Alessandro in Chiesa per l'ultimo ritiro in preparazione della Cresima. Faccio per andarmene. Simonetta si volta e mi fulmina con lo sguardo. "Non andartene via, mi devi accompagnare al supermercato". La Suprema Generalessa si sta ancora allontanando, con me umile scudiero al suo fianco, quando nell'oratorio risuonano delle voci che mi chiamano. Mi volto. Il Vice Parroco mi dice: "Se qualcuno fosse perplesso o non si sentisse chiamato, ricordi la frase di sant’Agostino "Se non ti senti chiamato, datti da fare perché il Signore ti chiami". Queste parole di Don Andrea spero non siano gettate al vento.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

giovedì 2 ottobre 2008

Terzo Festival del Cinema a Roma




Ecco.

Sta arrivando il III Festival Internazionale del Film di Roma (22-31 ottobre) presieduto da Gianluigi Rondi.
Il Festival presenterà 150 film. Interverrà anche Al Pacino per la consegna del Marc'Aurelio aureo alla carriera; David Cronenberg per commenti a scene chiave del suo cinema ("La zona morta", "La mosca", "Inseparabili", "Crash"); Michael Cimino che illustrerà scene di alcuni musical. Ci saranno poi Viggo Mortensen, il Re della trilogia "Il signore degli anelli", Toni Servillo e Carlo Verdone in un confronto di reciproca ammirazione. In programma anche cortometraggi fra cui opere di Bozzetto, fratelli Pagot, Lionni, Gianini-Luzzati. Il Festival ha base nell'Auditorium Parco della musica, sette sale per un totale di 8000 posti. Le sezioni sono: Anteprime, Cinema 2008, Alice nella città, L'altro cinema Extra, La fabbrica dei progetti, Focus sul Brasile e sul Mercato dei film. Il Festival s'inaugura con l'opera seconda di Maria Sole Tognazzi, "L'uomo che ama", con Monica Bellucci, Pierfrancesco Favino e Ksenia Rappaport, e si chiude con "L'ultimo Pulcinella" tratto da Maurizio Scaparro da un suo testo teatrale, con Massimo Ranieri. La selezione ufficiale ha 20 film in gara di cui 13 in spazio Anteprima per il premio Marc'Aurelio d'oro dato dal pubblico, mentre tre Marc'Aurelio d'argento saranno scelti per film, attore, attrice, da una giuria di critici istituita da Rondi. Importanti i 6 film fuori concorso di cui quattro in Anteprima: "Der Baader Meinhof komplex" di Uri Edel con Martina Gedeck, Alexandra Maria Lara e Bruno Ganz, sull'epopea della banda armata terroristica tedesca che imperversò a metà anni settanta; lo storico romantico "The Duchess" con Keira Knightley, Ralph Fiennes e Charlotte Rampling, sulla vita di Lady Georgiana Spencer antenata di Lady Diana; la commedia drammatico con Agnès Jaoui "Parlez-moi de la pluie"; il fantasy horror "Missing" girato su una isola giapponese da Tsui Hark; il collettivo "8" sul tema della lotta mondiale alla povertà fissata nel 2000 dall'Onu, storie brevi firmate fra gli altri da Jane Campion, Gus Van Sant, Wim Wenders, Mira Nair. Fra le Anteprime in gara: "Easy virtue" con Jessica Biel, Colin Firth, Kristin Scott Thomas, dal testo di Coward già film di Hitchcock nel 1928; il duello d'attori in "Pride and glory" fra Edward Norton e Colin Farrel. Proiezioni speciali di mezzanotte: il western "Appaloosa" con Ed Harris; il romantico avventuroso hard "The garden of Eden" da Hemingway con Mena Suvari, Caterina Murino e Matthew Modine. Attesa per il fantasy per ragazzi "Twilight" tratto dal primo dei romanzi di Stephenie Meyer, erede della saga Harry Potter. Da altre sezioni: in Alice nella città diretta da Gianluca Giannelli, 13 film e 5 incontri letterari; in Fabbrica dei progetti diretta da Teresa Cavina, 26 nuove sceneggiature e 14 film di quegli autori in cerca di produttori che hanno già esordito; in Focus Occhio sul mondo, 22 film del Brasile fra anteprime e retrospettive; nel Mercato internazionale del film, diretto da Giorgio Gosetti, in arrivo 600 operatori per 110 titoli disponibili; nella sezione L'altro cinema Extra diretto da Mario Sesti, 10 film eccentrici e 18 documentari, più 10 memorabili interpretazioni di Al Pacino. Buona visione. A tutti. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

mercoledì 1 ottobre 2008

Emicrania degli amanti



Piove.
Inizio ad irritarmi.
Oggi non é che un altro di una lunga serie di giorni tristi, segnati dal grigiore quotidiano.
Paragono i miei sogni alla realtà.
Mi assale la tristezza.
Fortunatamente incontro mio fratello.
Quando Stefano mi raggiunge, facendosi largo tra una selva di persone, gli vado incontro e un sorriso illumina il mio viso stanco.
Gli sono infinitamente riconoscente, perché mi capisce,
perché mi aiuta, perché c'é.
Non é solo un fratello, é un amico.
Lo guardo con orgoglio.
Questo uomo é assolutamente fuori dall'ordinario.
Entriamo in un bar.
Ci sediamo ad un tavolo.
"Mario -mi dice- lo sai che chi soffre di mal di testa farebbe meglio a non tradire: stress psicologico e sforzo fisico durante il rapporto clandestino possono scatenare la cefalea degli amanti, che rappresenta una minaccia per quasi il 15% degli italiani".
"Bé, come lo hai saputo" taglio corto.
"Oh, accidenti, me l'ha detto Marco" mi rivela.
"Questo tipo di cefalea -mi spiega- riguarda soprattutto gli uomini, che hanno in genere un ruolo più attivo durante il rapporto, con un'intensità proporzionale all'eccitazione. Si tratta quasi sempre di individui già emicranici, nei quali una serie di fattori (come alimenti afrodisiaci, farmaci che favoriscono le prestazioni, affaticamento fisico e stress psicologico dovuto alla relazione clandestina) possono scatenare fortissimi attacchi di cefalea che possono durare fino a tre ore".
È importante che le persone colpite ne parlino con il medico -mi raccomanda Stefano- perché il fenomeno deve essere indagato a fondo.
"Nel 3-4% dei casi - conclude - si può infatti nascondere anche un piccolo aneurisma cerebrale: per questo sto suggerendo ai miei amici di darsi una calmata, magari di affrontare un periodo di astinenza".
Stefano si scosta una ciocca di capelli dalla fronte.
Terminata la colazione usciamo.
La pioggia si é fatta fitta e sottile.
Mi avvolgo nell'impermiabile, mi copro la testa e seguo Stefano, che non si cura delle gocce d'acqua che gli scivolano sul viso.
La strada é vuota.
Ci allontaniamo, ridacchiando.
La discussione é conclusa.
Ve lo giuro.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)