martedì 19 aprile 2011

Manfridi al Manfredi


Il presidente del teatro Manfredi, Luciano Colantoni, ci invita tutti quanti al teatro stasera e domani.
Seguite il suo consiglio.
Non lo deludete....
altrimenti....
"Lucia chiudi tutto...."


...............

Lo spettacolo "Paesaggi: cronache e altre storie" è tratto dagli scritti di Giuseppe Manfridi uno dei più importanti autori italiani contemporanei (Anja, Ultrass.....) e diretto da Claudio Boccaccini (Anja, Sottobanco, Aspettando Godot, Per il resto tutto bene....).
19 giovani interpreti attraverso musiche,balli, brani ...recitati, danno vita ad una sorta di viaggio immaginario realizzando così uno spettacolo colorato e immenso pieno di divertimento e poesia.

Costo del biglietto intero € 12.00, ridotto abbonati € 10.00.

Info/ prenotazioni 0656324849

Cordialità

Luciano Colantoni

martedì 12 aprile 2011

Il teatro si chiude (ci vediamo a Collevecchio)




Ci vuole coraggio.
Per vivere.
Un coraggio da eroi.
A quanti fiumi di ingiustizia bisogna assistere in una vita intera.
Un’inondazione ininterrotta.
Ci sarebbero tutti i presupposti per effettuare una sequenza multipla di omicidi e andare a dormire candidi e rilassati, senza rimpianti.
L’ho capito solo ora.
Ora che nulla può più alterare il mio battito cardiaco.
Qualche volta ho inciampato, convulso, nella mancanza di senso di quello che stavo facendo e questi attimi laceranti mi hanno fatto soffrire come un cane zoppo e randagio.
Tutte le repliche hanno una fine.
E finiscono pure tutti i copioni.
E io sto esaurendo gli uni e gli altri.
Il teatro si chiude.
Torno a casa.
Mi infilo a letto.
Fuori sta piovendo.
Mi addormento.
E, dopo anni di mancanza, faccio un sogno.
Questo.
Ho nove anni e papà mi tiene per mano.
Sposto lo sguardo alla mia destra e anche mio nonno mi tiene per mano.
Camminiamo lungo via del Cavone, in un sabato mattina assolato ed invernale che non tornerà mai più.
Indosso, con orgoglio adulto, un piccolo cappotto marrone.
Fa freddo ma io ho le mani calde.
E sono felice. Perché sono al sicuro.
Come non lo sono stato mai più.
Loro sono allegri.
Poi, all’improvviso, senza motivo, domando quando accadrà che loro moriranno.
E loro, senza scomporsi, con grande sicurezza, mi dicono che loro non moriranno.
Io ci credo.
E sorrido mentre guardo, intorno a me, una campagna ancora pulita.
Invece mi stavano mentendo.
E, da quell’istante, sono cominciati tutti i miei guai.
E tutte le mie gioie.
Il sole è tramontato.
Il sogno è terminato.
Ma io, da quel momento, non mi sono più svegliato.
Ancora un attimo, papà.
Arrivo, arrivo.
Ci vediamo a Collevecchio.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

lunedì 11 aprile 2011

Buona Pasqua, papà! (L'amore si nutre di amore)




Ricordo mio padre. Antonio Valeriano Pulimanti.
La morte se l’è venuto a prendere un giorno di Pasquetta. Del novantadue.
Roma era un lungo tramonto.
Ma non fa niente, papà.
La morte non fa proprio niente quando poco prima che ti addormentassi, fortunatamente, io, Stefano e Antonella, tutti insieme ti avevamo promesso che quel dolore che sentivi non era nulla.
Noi saremmo rimasti, per tutto il resto della vita, i tuoi figli.
Ecco, questo siamo stati. I tuoi figli, insostituibili.
L’amore è l’insostituibilità.
Solo i figli sanno difendere i genitori.
Con una forza che li rende potentissimi.
E invincibili.
Io all’amore, ci credo.
Papà, ti voglio ragguagliare su cosa ti sei perso in questi ultimi venti anni, dopo la tua morte.
I telefoni cellulari.
Un cumulo di musica di merda.
I televisori al plasma.
La tivvù privata prima e la tivvù via cavo poi.
Plotoni di vegetariani che rompono i coglioni.
La morte dei negozi di dischi.
Le lampadine a basso consumo che fanno una luce di merda.
L’Ikea e i mobili tutti uguali nelle case da Pantelleria a Milano.
Il cambio di una classe politica corrotta con una nuova ugualmente corrotta ma più volgare.
Il tonno fresco col sesamo su tutte le barche degli arricchiti.
Il sesamo tra i denti e dunque il boom del filo interdentale.
I cinesi a tonnellate nei quartieri vicini alle stazioni.
Le colf ucraine, dominicane, rumene, albanesi, marocchine.
Terremoti e inondazioni.
Suicidi di imprenditori e uomini politici che pensavano che andare in carcere non stesse bene, un atto di maleducazione davvero intollerabile nei loro confronti.
Computer sparpagliati ovunque.
Ragazze di Tallin, Riga, Vilnius. Capitali di Estonia, Lettonia, Lituania.

Voragini senza la terraferma alla fine.
Insomma una serie di cose.
Mi sono rotto il cazzo, papà.
Sorrido mentre guardo il mare di Ostia ancora pulito.
E tutte le mie gioie.
Ma ora il sole è tramontato.
Il sogno è terminato.
Fuori, al di là dell’amore, è tutto uno stupro.
Papà, ancora un attimo, che ci sono.
Sì, sì...ora vorrei tanto telefonarti per dirti, sottovoce, che ti voglio sempre bene. Che ti ricordo com’eri veramente: un papà speciale. Un papà intelligente. Soprattutto un papà buono.
Buona Pasqua, papà!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).

mercoledì 6 aprile 2011

Come gabbiani in amore


Mi trovo vicino alla spiaggia di Castel Porziano, tra il mare e la macchia mediterranea delle tenute di Capocotta e Castel Porziano.



E’ una delle pochissime aree del litorale in cui la natura non ha lasciato il posto a palazzi e stabilimenti balneari.
Sta piovendo.
E io sto in bici.
Tremo.
Tiro su la bici e mi metto a pedalare lungo il lungo il sentiero, senza quasi accorgermi della pioggia.
Circa quattrocento metri più avanti, al centro di una radura tra le dune e il settimo cancello, c’è una grossa, bassa villa circondata da una recinzione sulla quale alcuni discreti cartelli avvertono che è proprietà privata.
Non si vedono luci, nonostante il buio provocato dal temporale.
Appoggio la bici a un cespuglio e percorro un viottolo in salita, che si inoltra tra la vegetazione giallastra e malsana e le felci verdi simili a merletti.
Quando arrivo in cima ala duna il vento sembra volermi buttare giù..
E’ uno shock, una volta in cima alla duna, trovarmi di fronte questo spettacolo, questo dell’impenetrabile emisfero grigio di nubi in corso e il mare gonfio di onde che si schiantano contro la riva in una continua, furibonda detonazione.
Alla mia destra la costa bassa e sabbiosa si allontana con un curva di circa un chilometro e mezzo e termina nella scogliera del settimo cancello, che sporge nel mare avvolta in una nebbia di spruzzi.
Mi detergo meglio gli occhi dalla pioggia per vedere meglio e penso.
Il vento sibila come un nazionalista di riguardo, sollevando spruzzi dalla superficie delle onde, lanciandole sulla spiaggia simili ai liquidi profili di un contingente di invasione, ma a metà spiaggia questi spruzzi si dissolvono.
Poi, il temporale si spegne improvvisamente.
Tiro un sospiro di sollievo, come se fossi stato strappato alla morte.
Tornando a casa, prendo una strada diversa da quella che ho percorso prima.
E’ un crepuscolo umido e cupo, come se uno dei nuvoloni del temporale non ce l’abbia fatta a squarciarsi, ma sia calato lentamente a terra insediandosi sulla spiaggia.
Sono felice come un bambino bello.
Inoltrandomi verso casa, vedo alcuni gabbiani, che volavano bassi con i lenti movimenti delle loro ali grigie. "Sono in amore", penso.
Il piacere del sesso lo hanno tutti gli animali, o almeno quasi tutti credo.
Come noi umani.
Il sesso, la ginnastica più popolare della storia.
Ma è solo adrenalina che pompa a tremila per sette minuti e ti accantona pure il raffreddore per quegli istanti, poi tutto riprecipita nel prima, un po’ peggio di prima, visto che non hai l’autonomia necessaria per ricominciare immediatamente con la giostra.
E’ anche vero che, come canta Antonello nostro: “…non c’è sesso senza amore…”
Mi viene in mente una poesia di Pablo Neruda.
"Oh invadimi con la tua bocca bruciante,
indagami, se vuoi,
coi tuoi occhi notturni,
ma lasciami nel tuo nome navigare e dormire."
Sì, come gabbiani in amore.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).

lunedì 4 aprile 2011

La preghiera di Mario Pulimanti




O Bambino bambinello, fammi luce nel cervello.
Madonnina benedetta, io ti prego, dammi retta.
Asinello dolce e pio, il successo fallo mio.
Un consiglio anche dal bue, che mi dice … preparati una costina di maiale al barbecue! Al barbecue!
Mi sono impigliato.
Lungo frastuono.
Bottiglie di lacrime.
Martellante disagio.
Collezioni di ragni e scarafaggi.
Il pianoforte di mia sorella.
Parchi pieni di bambini sul passeggino, di ciclisti e di gente che mangia il gelato.
Mascara sulle ciglia.
Riflesso giallastro di lampioni.
Barba lunga.
Sapore di pioggia e di carne alla griglia.
Capelli profumati di pulito, di frutta.
Respiro sul collo.
Viso abbronzato pieno di rughe.
Problemi di prostata.
File infinite di brutte ville a un piano.
Rumore di traffico.
Cartelloni pubblicitari.
Strade sopraelevate.
Vele che si muovono al vento.
Finestre del soggiorno.
Passeggiate domenicali.
Gente che passa frettolosa.
Pensieri critici.
Nostalgie terribili.
Capelli dietro la testa.
Immagini macabre.
Capolavori famosi.
Letti sfatti.
Gladiatori e corride.
Ghigliottina.
Confini incustoditi.
Sole che sorge a nord.
Vento che porta l’odore del mare.
Piccole risse.
Mani che si stringono.
Cestini pieni di porri e altre verdure.
Finestre.
Scale.
Ascensori.
Lei, che nel litigio indeterminato trova un’intima vertigine di soddisfazione che non la fa desistere. Mai. Mai.
Se desiste è solo per una presa d’aria per poi ricominciare daccapo.
Con nuovo vigore.
Io, invece, di indole, pur di scongiurare un litigio, sarei pronto a mettere l’orologio sopra al polsino della camicia.
Ma adesso basta.
C’è ben poco da fare prima dell’alba.
Ora voglio infilare gli occhiali da vista e guardare la vecchiaia.
Te lo giuro bambinello, tu che stai nella capanna davanti al bue e all’asinello.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).