lunedì 28 dicembre 2009
La morte di Giulio Bosetti
venerdì 18 dicembre 2009
giovedì 17 dicembre 2009
Nevicava a Roma...e io nascevo...
Ehilà, oggi é il mio compleanno!
Sono nato, infatti, il 17 dicembre del 1955 a Testaccio.
Un mese dopo ci fu a Roma la famosa nevicata del'56, resa famosa dalla bellissima canzone di Mia Martini.
Mia madre dice sempre che io ero neonato e Roma era tutta coperta di neve. Nevicò il 2, il 9, il 18 e il 19 febbraio del 1956.
Per quattro giorni consecutivi le temperature rimasero sotto zero...
...e io avevo solo un mese!...
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Mario Pulimanti
sabato 12 dicembre 2009
Sergio Castellitto
Sergio Castellitto ha cominciato recitando, è cresciuto sperimentando anche la scrittura e la regia e ha finito per ottenere consensi unanimi da critica e pubblico. Una carriera coerente, aperta a settori diversi tra loro (compresa la fiction televisiva), ma capace di seguire una linea indipendente che rincorre storie e ruoli non banali, estranei a stereotipi o rigidità schematiche. Castellitto si inserisce in quel gruppo di miti che hanno segnato la storia del cinema italiano. E' uno dei pochi attori apprezzati e richiesti anche all'estero e ha lavorato con molti dei registi più importanti in circolazione. E' senz'altro lui il vero erede di Marcello Mastroianni. E' senz'altro lui l'erede dei passati anni d'oro del cinema italiano. (pubblicato da Mario Pulimanti)
Aforisma di Mario Pulimanti
martedì 8 dicembre 2009
Capodanno 2009 al Manfredi di Ostia
Regia Maurizio Castè Attori Dosto & Yevsky con la partecipazione di Donna Olimpia e di Bleck e N'Deker Da giovedì 31 dicembre 2009 A giovedì 31 dicembre 2009 Tariffe Intero 60€ - Ridotto 50€ Orario ore 22.30 Trama Dosto & Yevski, vincitori del premio televisivo “BRAVO GRAZIE” 2007 in onda su Rai Due, dopo tre anni di tournée in Argentina, Corea, Perù, Uruguay, Grecia, Francia ecc., tornano sulle scene teatrali italiane con un nuovo funambolico, esilarante e virtuosistico spettacolo intitolato: Allegro confuso ma non troppo. La scommessa di questi bizzarri musicisti comici (o comici musicisti? mah…) sta sempre nel sorprendere il pubblico con un uso della musica e degli strumenti ogni volta imprevedibile, creando incidenti e situazioni teatrali ingarbugliate, da cui sembra impossibile che riescano a uscire indenni (tanto loro che i loro poveri strumenti!). Tutto ciò senza mai ricorrere alla parola! Questa volta i Nostri sono alle prese con un palcoscenico che sembra vivere di vita propria, nella determinazione di rendere impossibile la loro performance (riflettori che saltano, quinte che crollano, strumenti che si ribellano, spartiti che scompaiono, panini che appaiono…). In questo catastrofico scenario si inseriscono degli altri personaggi, quelli che in teatro stanno abitualmente dietro le quinte e non si vedono mai, ovvero tecnici e affini. Il problema è che quelli di Dosto & Yevski sono decisamente quanto di peggio si potesse trovare. Prima della lista una sarta, Donna Olimpia (ben nota a chi conosce il duo), che non sopporta lo stress del suo lavoro, il suo sogno è cantare ma non riuscendoci si rifugia nella bottiglia, creando un sacco di problemi e dando luogo a numeri ad “alta gradazione”. Ma non finisce qua: ad aiutare (per così dire) i malcapitati musicisti ecco spuntare due improbabili tecnici, Blek e N’Deker, un macchinista e un elettricista che più strani non si può. Blek è una specie di “coso” dotato di voce gutturale e idioma incomprensibile, e N’Deker è afflitto da bulimia molesta e galoppante (non c’è modo di vederlo senza cibo!). Ma chi sono questi tre? Un vero macchinista? una sarta? un elettricista? attori? mimi? o sono stati mandati dalla concorrenza a boicottare il nuovo spettacolo di Dosto & Yevski? Lo scopriremo solo alla fine, dopo 80 minuti di martellanti follie, elettrizzante divertimento e continui taglia & cuci musicali.
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Capodanno al Teatro Nino Manfredi di Ostia.
Un consiglio a tutti quanti da parte di Mario Pulimanti!
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giovedì 3 dicembre 2009
Kill Bill 3
giovedì 26 novembre 2009
L'ultimo album di Claudio Baglioni
mercoledì 25 novembre 2009
sette sataniche
venerdì 13 novembre 2009
Remo Silvestro e Chiara di Bari al Teatro Manfredi
Piano- Antonio Zappulla
Basso- Fabio Penna
Tromba – Denis Fattori
Batteria- Milo Silvestro
Remo Silvestro
Chitarrista, pianista, arrangiatore ma soprattutto autore. Ha scritto circa trecento canzoni, pubblicandone più della metà, brani originali per film, musiche per documentari televisivi. Musicista di netta impostazione blues, ma curioso e aperto a molti altri stili musicali, ama infatti spaziare da un sound all’altro, dal jazz al country, dall’etnico alla musica brasiliana al funky. Per la musica leggera, va citato il successo ottenuto con la canzone scritta per Paola Turci ”Ringrazio Dio”, presente al festival di Sanremo e tradotta in portoghese dal grande chitarrista brasiliano Toquinho. Ha scritto canzoni per film televisivi come ”La luna nel pozzo” prodotto da RAIUNO o per il grande schermo nel film ”La prima volta” prodotto da Pupi Avati. Ha all’attivo dieci CD tra i suoi e quelli scritti e prodotti per altri artisti. Per anni Remo Silvestro, è stato protagonista nei più prestigiosi club europei come l’Atlantis di Basilea o il il New Morning di Ginevra. Il suo grande interesse per la ricerca musicale e la curiosità per tutta quella musica che lo attrae, lo ha portato a suonare e confrontarsi con molti musicisti di varia estrazione musicale, collaborazioni prestigiose con il percussionista americano Karl Potter,con il quale ha inciso il CD “Mal d’Africa”, la cantante blues di New York, Cristal White, il sassofonista Stefano Di Battista, stella del jazz internazionale, leggende del blues americano come il cantante di Chicago Harold Bradley il cantante soul della Florida Herbie Goins, il sassofonista Eric Daniel, l’organista Jimmy Holden i chitarristi King James Johnson (Alabama) e Mark Hanna (New York) con molti dei quali ha inciso e prodotto il CD ”live at Boa” e altri importanti jazzisti italiani come il pianista Claudio Colasazza, il batterista Pietro Iodice, il contrabbassista Dario Rosciglione, il chitarrista Lello Panìco, con i quali ha inciso il CD Men in Blue, ”A night with you”. Molte le collaborazioni con artiste donne di grande talento come la stessa Cristal White o la bravissima Joy Garrisson, l‘originale sassofonista e cantante Cristiana Polegri, la grintosa blues woman Stefania Calandra, le brave cantanti gospel Lucy Campeti e Giò Bosco. E’ stato più volte ospite in prestigiose trasmissioni musicali come quella di Renzo Arbore, D.O.C. in onda su RAIDUE. Presente a Sanremo giovani ’97, come autore e produttore musicale del cantante Daniele Vit nello staff di Michele Mondella, (promotore di Dalla, De Gregori, Morandi etc). Sua grande passione sono i cantautori intimisti americani, James Taylor è quello che più di ogni altro ha contribuito alla sua formazione chitarristica e vocale, forse per questo, spesso tributa intere serate al grande musicista di Boston con il quale ha avuto modo d’incontrarsi in occasione di un tour italiano del cantautore americano, luglio 2004. Negli ultimi anni si e’ occupato tra l’altro della direzione artistica del B.O.A. il Birrificio Ostiense Artigianale con annesso locale musicale di grande successo, dirigendo la ”House Blues Band”, gruppo fisso del club che ha ospitato diversi artisti di successo e insieme al direttore artistico teatrale Felice Della Corte ha organizzato gli eventi musicali del Teatro Nino Manfredi, come il Concerto di Natale Gospel e Ostia Blues. Sempre attento e disponibile al sociale, Remo Silvestro ha scritto e inciso una canzone che è diventata l’Inno per L’AISA (Associazione Italiana Sindromi Atassiche) e organizzato insieme al presidente dell’associazione, Carlo Rossetti, diversi concerti a favore della ricerca di questa rara malattia. ”We have a dream” è il titolo del singolo.
Chiara di Bari
Cantante e attrice romana. Nonostante la sua giovane età ha lavorato in numerose pièce teatrali tra le quali: “Elettra” di Sofocle, “Le luci di Algeri” di Gianni Guardagli per la regia di Claudio Frosi (premio Flaiano 2000), “Finale di partita” di Beckett, regia di Andrea Buscemi e come protagonista in”Macbeth” e “La Tempesta” di Shakespeare, regia di Giovanni Nardoni. Nel 2003 è in scena con “Per sempre Mio Divino Amore” di Lorenzo Cognatti in occasione della beatificazione in Vaticano di Don Umberto Terenzi. Tra il 1999 e il 2000ha preso parte come cantante e percussionista a “Canti di scena” di e con Vincenzo Cerami e Nicola Piovani (Premio Oscar per “La Vita è bella”). Nel 2002 entra a far parte del cast italiano di “Notre Dame de Paris” di Riccardo Cocciante, Luc Plamondon e Pasquale Panella nel quale lavora per sei anni nel ruolo di Fiordaliso e della passionale zingara Esmeralda. Nel 2005 viene scelta dal produttore francese Nicolas Talar e dal regista inglese Wayne Fowkes per interpretare, nella versione originale francese, sia il ruolo di Esmeralda che quello di Fiordaliso, nella tournée internazionale prevista in Asia: Corea, Taiwan e Singapore. La tournée si prolunga per ben due anni. Nel 2006 e nel 2007 è una dei protagonisti nella versione concertistica del Musical “Il Conte di Montecristo” di Francesco Marchetti e Robert Steiner per la regia di Gino Landi e Jocelyn. Sempre nel 2006 debutta alla Sala Nervi, in San Pietro, ne “La clinica, questa nostra casa”, un recital di presentazione del musical “ Actor Dei” per la regia di Federico Caramadre Ronconi. Nel 2007 è impegnata nel musical “Actor Dei”, liberamente ispirato alla vita di Padre Pio, di Attilio Fontana, Maria Grazia Fontana, Antonio Carluccio, Franco Ventura, Federico Capranica e Michela Andreozzi. Sempre nel 2007, tra settembre e ottobre , registra il suo primo video-clip “Un rendez-vous”, una canzone di Laurent Bàn, Pino Marcucci e Massimo Bizzarri, prodotto da Ermes Art Studios e realizzato da Federico Caramadre Ronconi. Il 2008 la vede debuttare a Roma, in gennaio, al Teatro Brancaccio e poi in tournée in Italia, come protagonista nella versione completa del Musical “Il Conte di Montecristo” nel ruolo di Mercedes per la regia di Gino Landi. A luglio dello stesso anno è una delle protagoniste de “La Strada” di Fellini, la nuova pièce teatrale del compositore Germano Mazzocchetti per la regia di Massimo Venturiello con Tosca e Massimo Venturiello che porta in tournée in tutta Italia fino a marzo del 2009. Nel settembre 2008 si lancia, insieme a Laurent Bàn, alla guida della sua prima produzione teatrale: “Marlene D. The Legend”, interpretato da Quince, in scena a Parigi al Theatre Lucernaire. Nell’aprile del 2009 debutta in Francia con la nuova piece teatrale musicale “Le journal d’Adam & Eve” di Riccardo Castagnari e Laurent Bàn. Il 1 luglio 2009 lo spettacolo Marlene D. vince il premio MARIUS come migliore spettacolo musicale nella categoria adattamento francese. Nell’estate del 2009 viene contattata dal produttore/autore della comedié musicale LA PETITE SIRENE, Christian Schittenhelm che le domanda di riprendere il ruolo protagonista dello show con il quale debutta alla fine di settembre per la regia di Sebastien Savin. A partire da dicembre sarà la nuova protagonista del musical HAIR, nel ruolo di Sheila, in tournée in Francia, Belgio e Svizzera.
Pubblicato da Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
martedì 20 ottobre 2009
Rossana Schiaffino
Carla Boni
martedì 6 ottobre 2009
Le sentinelle dell'arte
mercoledì 30 settembre 2009
A Simonetta D'Ippoliti, mia moglie
Ho smesso di fumare.
Vivrò una settimana di più ed in quella settimana pioverà a dirotto.
(Woody Allen)
giovedì 24 settembre 2009
La favola dell'amicizia
La favola dell'amicizia
C'era una volta un uomo che aveva il nido in un posto marino chiamato Ostia Lido.
Lui aveva moglie, due figli e tanti amici e non aveva né tristezza, né malattie, nè nemici.
Somigliava al cantante milanese chiamato Enzo Jannacci e la controfigura proposer di farne con tanti baci e pure molti abbracci.
A lui ciò non sembrò del tutto vero, ma il suo lavoro nel film non era certo a costo zero.
Ferito nell'ernia e con complicazioni in ufficio, declinò l'invito non senza sacrificio.
E in una notte di tempesta e tuoni fu ferito da accuse infondate e non consoni.
Fu accusato di scrivere commenti gravi e pesanti, ma sapeva che l'autore non era lui, Mario Pulimanti.
Quelle frasi orrende e proprio tanto folli opera eran invece di demoni brutti e molli.
Cercò di difendersi triste e disperato, ma gli amici non voller sentir il suo canto desolato.
Alzò gli occhi e vide papà Valeriano ondeggiar in una nube rosa tra un fagiano e un pellicano.
Sentì la sua voce forte e molto chiara che gli diceva: "Mariuccio smetti 'sta cagnara!
Quando si litiga con qualcuno e si dice qualcosa di brutto, si lasci una ferita e ci si comporti da farabutto.
Chi pianta un coltello in un amico, e poi la leva all'amico resterà una ferita ma a lui una gran pena longeva.
Non importa quante volte ci si scuserà, la ferita orrenda e sanguinante a putrefarsi rimarrà.
Fa male una ferita fisica quanto una verbale, sia essa accidentale, bestiale o paradossale.
Gli amici sono gioielli preziosi e molto rari, non vanno gettati nelle profondità dei grandi mari.
Gli amici ti fanno sorridere, ti vogliono bene, lo fanno di cuore, senza corde né catene.
Sono pronti ad ascoltarti alla bisogna e non si comportan mai, dico mai, da vil carogna.
Lor ti sostengono e ti aprono il loro cuore e lo fanno solo per tanto ma tanto amore.
E adesso va, va Mariuccio mio, oltre all'ernia non dire anche ad alcuni amici un brutto e triste addio.
Or ti lascio e lassù ritornerò, ma di vegliar su te mai mi stancherò".
Così disse il suo papà Valeriano e nel cielo scomparve volando piano piano.
Mario rimase solo e ammutolito e per un attimo si sentì assortito, smarrito e sbigottito.
Poi si asciugò una lacrima che bagnava il suo gran viso e all'improvviso si sentì come fosse in paradiso.
Ora aveva capito tutto, l'aveva detto il suo caro e buon papà, agli amici cari mai rinuncerà!
E a chi lo accusava di scriver amenità, sorridendo rispose che eran tutte falsità.
Cercasser altrove gli autori di tal misfatti, che lui era del tutto estraneo a simil e vili atti.
Così come lo eran la moglie e i figli belli, colpevoli non certo di frasi turpi, castelli o indovinelli.
Perciò disse all'improvviso, a grandi e piene voci: "Sol chi non lancerà acusse folli e tanto atroci
resterà amico mio e della mia famiglia, gli altri restasser pure nel loro parapiglia
che per noi non sarà certo una grande meraviglia."
Quindi se ne andò contento e tanto fortunato, con moglie, figli e veri amici, stimolato e non rassegnato.
La morale della favola é una e una sola: "l'amico vero non é una sciocca banderuola!"
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
La favola dell'amicizia
La favola dell'amicizia
C'era una volta un uomo che aveva il nido in un posto marino chiamato Ostia Lido.
Lui aveva moglie, due figli e tanti amici e non aveva né tristezza, né malattie, nè nemici.
Somigliava al cantante milanese chiamato Enzo Jannacci e la controfigura proposer di farne con tanti baci e pure molti abbracci.
A lui ciò non sembrò del tutto vero, ma il suo lavoro nel film non era certo a costo zero.
Ferito nell'ernia e con complicazioni in ufficio, declinò l'invito non senza sacrificio.
E in una notte di tempesta e tuoni fu ferito da accuse infondate e non consoni.
Fu accusato di scrivere commenti gravi e pesanti, ma sapeva che l'autore non era lui, Mario Pulimanti.
Quelle frasi orrende e proprio tanto folli opera eran invece di demoni brutti e molli.
Cercò di difendersi triste e disperato, ma gli amici non voller sentir il suo canto desolato.
Alzò gli occhi e vide papà Valeriano ondeggiar in una nube rosa tra un fagiano e un pellicano.
Sentì la sua voce forte e molto chiara che gli diceva: "Mariuccio smetti 'sta cagnara!
Quando si litiga con qualcuno e si dice qualcosa di brutto, si lasci una ferita e ci si comporti da farabutto.
Chi pianta un coltello in un amico, e poi la levi, per l'amico una ferita e per lui niente sollievi.
Non importa quante volte ci si scuserà, la ferita orrenda e sanguinante a putrefarsi rimarrà.
Fa male una ferita fisica quanto una verbale, sia essa accidentale, bestiale o paradossale.
Gli amici sono gioielli preziosi e molto rari, non vanno gettati nelle profondità dei grandi mari.
Gli amici ti incoraggiano, ti fanno sorridere, ti vogliono bene, lo lo fanno di cuore, senza corde né catene.
Sono pronti ad ascoltarti alla bisogna e non si comportan mai, dico mai, da vil carogna.
Lor ti sostengono e ti aprono il loro cuore e lo fanno sol,o per tanto ma tanto amore.
E adesso va va Mariuccio mio, oltre all'ernia non dire anche ad alcuni amici un brutto e triste.
Or ti lascio e lassù ritornerò, ma ti vegliar su te mai mi stancherò".
Così disse il suo papà Valeriano e nel cielo scomparve volando paino piano.
Mario rimase solo e ammutolito e per un attimo si sentì assortito, smarrito e sbigottito.
Poi si asciugò una lacrima che bagnava il suo gran viso e all'improvviso si sentì come fosse in paradiso.
Ora aveva capito tutto, l'aveva detto il suo caro e buon papà, agli amici cari mai rinuncerà!
E a chi lo accusava di scriver amenità, sorridendo rispose che eran tutte falsità.
Cercasser altrove gli autori di tal misfatti, che lui era del tutto estraneo a simil e vili atti.
Così come lo eran la moglie e i figli belli, colpevoli non certo di frasi turpi, castelli o indovinelli.
Perciò disse all'improvviso, a grandi e piene voci: "Sol chi non lancerà acusse folli e tanto atroci
resterà amico mio e della mia famiglia, gli altri restasser pure nel loro parapiglia che per noi non sarà certo una grande meraviglia."
Quindi se ne andò contento e tanto fortunato, con moglie, figli e veri amici, stimolato e non rassegnato.
La morale della favola é una e una sola: "l'amico vero non é una banderuola!"
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
domenica 20 settembre 2009
Pubblico impiego
di retromarcia, per evitare un' assurda differenziazione di trattamento. Non è il malato che va punito o penalizzato, ma il furbetto o il medico eventualmente compiacente.Resta invece, ed è una cosa positiva, la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti e degli amministratori insieme agli altri provvedimenti in materia di trasparenza amministrativa. Nulla di concreto si è fatto invece per
quanto riguarda il riconoscimento dei meriti, visto che i metodi di valutazione sembrano essere rimasti identici agli anni precedenti. Le schede di valutazione esistenti si basano su criteri poco oggettivi e danno la possibilità, ai preposti alla compilazione, di esprimere un voto abbastanza soggettivo e non vincolato ai risultati effettivamente raggiunti, come invece dovrebbe essere. Visto che il giudizio espresso
si converte poi in euro, il sistema non esclude a priori ingiustizie dovute a valutazioni viziate da scelte personali o di convenienza. Il problema sta quindi nel realizzare un sistema di valutazione con criteri talmente oggettivi che anche un estraneo possa esprimere un giudizio corretto. Forse è un'utopia, ma la valutazione di attestati, lavori documentati, titoli di studio, partecipazione a corsi e altro, sono cose chiedibili, dimostrabili e valutabili e non opinabili. Non è possibile che si dia un voto basso sulla formazione a persone che hanno partecipato a numerosi corsi con giudizi dal buono all'ottimo e, viceversa, voti alti a chi non ha fatto niente (questo è solo un esempio tra i tanti). Lo stesso dicasi per le alte cariche, che spesso sono meno controllate e godono quindi di maggior libertà di movimento. Si auspica che venga al più presto messo in atto un sistema di valutazione adeguato, giusto e non lesivo dei diritti, dell'immagine e del lavoro svolto dai dipendenti tutti, nessuno escluso.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia--Roma)
sabato 19 settembre 2009
Mary Travers
Mary Allin Travers, nata a Louisville, nel Kentucky, il 9 novembre 1936, si specializzò nel repertorio folk americano, precedendo Bob Dylan e Joan Baez, di cui poi riprese il repertorio.
Con Peter Yarrow e Noel "Paul" Stookey fondò nel 1961 il trio "Peter, Paul and Mary" che ebbe grande rilevanza mondiale. Lanciato dall'agente Albert Grossman, futuro impresario di Bob Dylan, grazie al contributo della Travers, attivista del Greenwich Village di New York dove si ritrovavano poeti beat e artisti folk, il trio propose melodie armoniose che accompagnavano testi politici e di denuncia sociale. Assistiti dall'arrangiatore Milt Okun, già collaboratore di Harry Belafonte, incisero il loro primo Lp nel 1962, con melodie simili a quelle dei contemporanei Weavers di pete Seeger e Woodie Guthrie. Il trio sopravvisse a tutti gli altri gruppi folk dell'epoca e nel 1962, con il terzo album "In the Wind", portò al successo alcune canzoni dello sconosciuto e giovanissimo Bob Dylan, due delle quali, "Blowin'in the Wind" e "Don't Think Twice, It's Alright"» scalarono rapidamente le classifiche. "Blowin' In the Wind", divenne grazie all’interpretazione del trio - che sostenne con Joan Baez l’esordio di Dylan al Festival di Newport -, divenne una delle canzoni inno del nascente movimento dei diritti civili del reverendo Martin Luther King, che Peter Paul & Mary accompagnarono in diversi momenti, compresa la marcia su Washington del 1963.
Il trio folk è stato premiato con cinque Grammy. Il gruppo si sciolse nel 1970 quando Mary decise di tentare la via della cantante solista, incidendo cinque album. La Travers è stata sposata con Barry Feinstein da cui ha avuto due figlie per poi divorziare. I tre componenti del gruppo sono poi tornati a suonare insieme nel 1978 e sono stati inseriti nel 1999 nella Vocal Group Hall of Fame.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
lunedì 14 settembre 2009
La Lazio-Juve di José Mourinho
E ben ha fatto José Mourinho a divertirsi raccontando come ha trascorso il suo sabato sera: "Ho spento la televisione dopo il gol di Mauri ma non per polemica con l’arbitro ma perché in ritiro mi aspettava un menù speciale, a base di calamari".
Del resto la Juve da sola non fa paura, non è più che una buona squadra che nel piattume generale dovrebbe arrivare seconda, ma bisogna solo sperare che l'Inter sia più forte della Juve.
Se non altro, finché non ci saranno arbitraggi scandalosamente contro l'Inter negli scontri con altre piccole come accadde in Perugia-Inter e Chievo-Inter del 2003.
Chissà se all'Inter toccherà concentrarsi completamente sulla Champions come vorrebbe il "palazzo" e l'opinione pubblica in generale, come fanno capire le recenti affermazioni pro-Juve (o anti-Inter?) di Lippi e Capello.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)
mercoledì 9 settembre 2009
Mike Bongiorno, grazie!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
martedì 8 settembre 2009
Pandemia, l'influenza che uccide
Si calcola che questo imponente laboratorio alla fine dell’epidemia sarà stato in grado di fornire oltre un miliardo di vaccini.
Nel mondo molte persone potranno avere accesso al vaccino perché rientrano nelle categorie considerate a rischio.
I governi di tutto il mondo si accingono a stanziare fondi straordinari per proteggere la popolazione da una pandemia che non solo potrebbe mietere migliaia di vittime, ma che inciderebbe non poco sulle finanze dei Paesi.
Si calcola che per un euro speso per il vaccino se ne risparmiano dai 20 ai 30 per visite e ricoveri e che l’indotto delle giornate di lavoro che verranno comunque perse supera di gran lunga il costo dei vaccini.
Le stime parlano già di almeno 300 milioni di euro di lavoro persi dall’industria italiana.
Cifre che danno il senso dell’impatto che questa pandemia provocherà a livello mondiale.
Il vaccino rimane l’unica strada percorribile.
Per non parlare dell’abbattimento quasi totale delle visite dal medico di base e del consumo degli antibiotici o dei farmaci da banco.
E il parco dei numeri si arricchisce anche di altre cifre, come ad esempio l’immane giro economico che ruota attorno a questa influenza.
Per quanto riguarda la messa in commercio del vaccino, la sperimentazione deve essere fatta con calma e serenità, anche se già si sa che i rischi sono minimi in quanto già si conosce la tecnica.
Poi si passerà alla fase della registrazione e dai primi di ottobre si potrà iniziare a distribuire le dosi.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
mercoledì 2 settembre 2009
Zaia e il vino
martedì 1 settembre 2009
Gelati OGM
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
Fernanda Pivano
Ha combattuto contro il tempo finché ha potuto. A settembre 2007 l'avevano portata in ospedale dopo una piccola ischemia cerebrale, che aveva superato come di consueto, scherzando e ridendo con infermieri e medici. Aveva superato anche un principio di infezione polmonare, poi un secondo ictus l'aveva abbattuta, ma non del tutto.. Alla clinica Don Gnocchi di Milano, dov'era rimasta ricoverata per oltre un mese, le sue funzioni si erano ridotte al minimo. Non parlava, faticava a mangiare, gli occhi spenti che fissavano nel vuoto per poi richiudersi in un sonno continuo. Le avevano portato un lettore di cd su cui ogni tanto suonavano le canzoni di Fabrizio De André. In uno degli ultimi momenti di lucidità era sembrata risvegliarsi e quasi danzare sorridendo seguendo la melodia e la voce del cantautore genovese che lei considerava il più grande poeta italiano del '900. I medici non le avevano dato speranze, ma lei si era alzata ancora una volta sul letto. Era tornata a casa per Natale, con un'autobiografia ancora da scrivere in parte e una maggiore difficoltà a esprimersi e a muoversi. Si era rimessa al lavoro, riuscendo a finire il primo volume della biografia e mettendo le basi per altri progetti. Era passato un anno. L'autunno e un problema ai reni l'avevano riportata in ospedale. Ma non si era arresa. Alla commemorazione di Fabrizio De André, in tv da Fazio a gennaio, aveva voluto esserci di nuovo. Dalla sua camera d'ospedale continuava a lavorare ad aiutare, a scrivere l'ultimo capitolo della sua biografia. La sua lunga battaglia contro il passare del tempo è stata vinta fino al limite del possibile. Così oggi siamo tutti un po' orfani. A 92 anni Fernanda Pivano ha scelto di non combattere più. Il suo fisico ha ceduto forse cosciente del fatto che la sua vita, fatta di racconti e di memoria, non le avrebbe forse più consentito di incontrare la gente e tenere vivo il ricordo di una stagione della cultura che l'aveva vista per quasi un secolo protagonista. "Hemingway si è sparato quando ha capito che non poteva più scrivere", ricordava del vecchio anziano amico di gioventù sui cui libri aveva cominciato ragazza il suo lavoro di traduttrice di scrittori americani, dopo che Cesare Pavese, suo maestro al liceo, l'aveva spinta a tradurre e pubblicare i versi dell'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Era un grande spirito libero ed entusiasta. Le piaceva raccontare e raccontarsi. Non parlava di sé, parlava delle persone che amava, i suoi scrittori, i suoi poeti, le persone con cui aveva condiviso passione, curiosità, esperienze e visione del mondo. E'stata un motore della cultura, sempre controcorrente. Ed è stata anche una grande giornalista. Sul suo sito internet l'11 Settembre 2001 scrisse : "Con molto dolore per i morti e per la tragedia devo dichiararmi perdente e sconfitta perché ho lavorato 70 anni scrivendo esclusivamente in onore e in amore della non violenza e vedo il pianeta cosparso di sangue". La sua scomparsa è una enorme perdita. Così oggi siamo tutti un po' orfani. Ora, a noi, restano i suoi libri.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
)
La nuova TV
La nuova tv? Ad animarla, in questa fase di transizione, sono più le scelte strategiche e tecnologiche dei player consolidati o emergenti, che un'effettiva innovazione di contenuti, molto spesso ripetitivi, impoveriti dalla crisi che non risparmia la creatività e appiattiti sui desideri di un'audience in caduta libera, insidiata da Internet e dai personal media. E infatti le cronache dell'estate hanno dato molto risalto a temi un po' laterali come l'irresistibile ascesa del digitale terrestre, la fuga dal satellite di Sky, per fine contratto e mutata politica aziendale, della Rai di Mauro Masi, il lancio ferragostano, insieme alla rivale Mediaset, della piattaforma concorrente TivùSat. Fino alla controffensiva della tv di Murdoch, che sciorina programmi e previsioni da qui ai mondiali di calcio dell'estate 2010, battendo soprattutto, e non a caso, sul chiodo dell'alta definizione, unica novità che avvantaggi concretamente l'utente di qualunque fede calcistica o cinematografica e dia finalmente un senso alla proliferazione dei mega schermi full HD… Per il resto, infatti, la polverizzazione dell'offerta, favorita anche da un uso disinvolto ma non sempre illuminato della leva tecnologica, sta creando più di un problema agli utenti che vogliono stare al passo con i tempi o semplicemente continuare a vedere ciò che vedevano prima, più o meno passivamente. Ci si aspettava una radicale semplificazione e il trionfo dell'interattività, ma in assenza di un'infrastruttura comune e neutrale, si assiste invece alla moltiplicazione dei decoder.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
Operazione badanti
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
mercoledì 12 agosto 2009
Caro prezzi
C’è molto vento oggi a Ostia.
Mentre entro a casa, rifletto.
Un'estate calda per i prezzi e adesso sta per arrivare anche un autunno incandescente?
Con questo non voglio dire che vedo il diavolo, la bocca dell’inferno o i quattro cavalieri dell’Apocalisse e tutti gli orrori dell’aldilà.
Né che sto attraversando un periodo in cui sono in una fase molto spirituale, nella quale mi dedico alla yoga e alla meditazione o al buddismo tibetano.
Né faccio uso di droghe.
No, ho solo letto il giornale.
Cosa ho letto?
Della recente altalena dei prezzi.
La benzina, a giugno aveva toccato dei picchi altissimi ma a luglio il prezzo è sceso del 2\%, anche se è salito quello del gasolio: +0,9\%.
Adesso nuovo allarme viene dai prezzi dei generi alimentari.
Dal 2001 i costi erano rimasti quasi stabili.
Ora l'impennata di alcuni beni primari: l'acqua più 14,7\%, (circa 20 euro all'anno).
Il latte sale dall'8 al 12\% e così i suoi derivati.
Mentre il costo del pacco da mezzo chilo di pasta passerà da una media di 60 a 75 centesimi il pane è aumentato, come burro, il caffè, i formaggi.
Apro la porta.
Si avvicina Simonetta. “Pulisciti i piedi” mi dice.
Detto ciò, torna in sala da pranzo abbandonandomi ai miei pensieri.
Dopo essermi pulito i piedi sullo zerbino, la seguo. “E’ meglio che andiamo di là, in cucina” dice.
“Cosa c’è?” mi chiede.
“Bè, è proprio questo il punto, vedi” replico. “Siccome finora pensano di averci tassato poco, si rifanno ora con le bollette. Si comincia con quelle della luce e del gas che, dal primo ottobre, registreranno un aumento rispettivamente dell'1,9\% e dell'1,7\%. Significa che si dovranno sborsare in più all'anno 23 euro di cui 8 euro in più per l'elettricità e 15 euro in più per le spese di gas. Tutto riconferma che l'Italia è uno dei Paesi più cari d'Europa.”
“C’è dell’altro?” chiede Simonetta, offrendomi una tazzina di caffè.
“Oh, sì.” continuo “Secondo le associazione dei consumatori una famiglia alla fine di quest'anno avrà speso in media 1.098 euro in più rispetto al 2008. Anche la birra aumenta: l'orzo (la base del malto), infatti, è salito del 40\% in 12 mesi. Come non bastasse raddoppiano i costi per la revisione dell'auto, un'operazione che ogni anno coinvolge 12 milioni di autoveicoli. Lo ha denunciato l'Adiconsum, spiegando che in seguito alla decisione del ministro dei Trasporti che ha accolto le richieste degli artigiani, il costo della revisione passa da 25 a 45 euro più Iva. In pratica, considerando l'Iva, un raddoppio del costo dell'operazione”concludo.
“Non è male” risponde lei, sarcastica.
“Lascia stare. Sono arrabbiato e basta”.
Simonetta mi guarda.
Io sono fumante di rabbia.
E’ ovvio che non riuscirà a farmi parlare ancora del caro prezzi.
Non questo pomeriggio e forse mai più.
“Senti, Mario, so come ti senti. Mi sento male anch’io.”
“Okay, Simonetta, sul lavoro ho qualche problema. Lo ammetto. E ora ci si mette pure il caro prezzi".
“Questo è vero” conferma lei. “Ma la vita non va sempre secondo le regole.”
Poi scoppia a ridere, aggiungendo: “Cosa vuoi fare, allora, caro il mio Don Chisciotte lidense?”
“Non lo so” replico “Credo di non poter fare nulla.
Lei riflette un istante. “Chi se ne importa!” esclama e finisce il suo caffè.
“Allora usciamo a fare una passeggiata sul lungomare”.
La ringrazio per la sua disponibilità ed esco di nuovo nel vento.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
venerdì 7 agosto 2009
Zaia, un ministro in gamba
venerdì 31 luglio 2009
La pillola del giorno dopo
Via libera a maggioranza dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) alla pillola abortiva Ru 486. Il Consiglio di amministrazione dell'Aifa ha infatti approvato l'immissione in commercio del farmaco in Italia. La pillola abortiva è già venduta in vari paesi. Intanto non si placano le polemiche a livello politico, mentre il Vaticano annuncia la scomunica per coloro che la useranno. È un “veleno letale, non un farmaco”: è come l'aborto chirurgico, quindi un “peccato, un delitto” che comporta la scomunica della Chiesa per chi la usa, la prescrive o partecipa a qualsiasi titolo all'iter. Lo afferma monsignor Giulio Sgreccia, emerito presidente dell'Accademia per la vita, che auspica un intervento da parte del governo e dei ministri competenti. Perché - spiega - non “è un farmaco, ma un veleno letale” che mina anche la vita delle madri, come dimostrano i 29 casi di decesso. La Ru486 - afferma Mons. Sgreccia - è uguale, come la Chiesa dice da tempo, all'aborto chirurgico: un “delitto e peccato in senso morale e giuridico” e quindi comporta la scomunica automatica. La posizione della Chiesa è sempre stata ferma sull'argomento: l'aborto è sempre aborto, sia se fatto in clinica o in casa. Così come più volte sostenuto anche dal vicepresidente della Pontificia accademia per la vita, mons. Jean Laffitte, che all'inizio di quest'anno, quando si è riaperta la discussione per l'uso in Italia, aveva affermato che la cosidetta pillola del giorno dopo, non va usata nemmeno in caso di stupro. Come sottolineato anche dal no della Santa Sede circa l'uso della pillola abortiva nel 1999 per le donne violentate durante la guerra del Kosovo, alle quali la pillola veniva fornita in un kit dell'Onu. O, più di recente, nelle dure prese di posizione della Chiesa nel 2005, quando a Torino nelle strutture pubbliche si iniziò l'uso sperimentale del farmaco. Dal canto suo l’endocrinologo francese Emilie-Etienne Baulieu, inventore della Ru486, sottolinea come la pillola abortiva sia sicura ed efficace. “Quelli che la boicottano sono in realtà i nemici della libertà di scelta delle donne”. A chi dare ragione? Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
Federica Pellegrini
Alcolismo
domenica 26 luglio 2009
Una mamma che muore
Sono triste.
Ho appena saputo che é morta la mamma di un mio caro amico.
Quando se ne va una mamma, se ne va un pezzo di cuore, se ne vanno in un colpo solo anni di vita, di ricordi, di affetti.
Se ne va la gioia.
Feruccio, mi dispiace.
Tanto.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)venerdì 24 luglio 2009
Ostia d'estate
Il sole già splende, il cielo è azzurro e un vento fresco scuote rumorosamente le insegne degli stabilimenti.
Sto passeggiando verso il porto, dopo aver sorseggiato con calma una tazza di caffè sul balcone e dato una scorta ai quotidiani.
Mi sono svegliato presto.
Ieri sera, quasi all’una, dopo aver mangiato gli spaghetti cacio e pepe e aver bevuto un goccio di vino, sono andato a letto pieno di pensieri strani.
E allora non sono riuscito a dormire.
In parte era colpa del bruciore allo stomaco per aver mangiato a quell’ora tarda e in parte è stata colpa dei sogni inquietanti che ho fatto nei brevi istanti in cui mi sono appisolato.
Mi sono svegliato diverse volte di soprassalto, con il cuore che mi batteva all’impazzata e vaghe e brutte immagini che scivolavano lungo i viscidi pendii del mio subconscio.
Sono rimasto sdraiato a fare respiri lenti e profondi, finché non sono riuscito ad addormentarmi un’ora prima che mi svegliasse una telefonata.
Da favola: avevano sbagliato numero!
Annuso l’aria, umida ma abbastanza fresca per questo periodo dell’anno, e do un’occhiata all’orologio.
Le sei e mezzo.
Sembra che sarà un’altra bella giornata; e molto lunga, per giunta.
Ricordi, sensazioni, cose così…
Non so perché.
Ripenso a quando, da bambino, giocavo a Collevecchio.
Un nostro vicino, amico di mio nonno, mi offriva sempre dei dolci appena sfornati dalla moglie.
Era un uomo alto e tarchiato, largo quasi quanto era alto, ma muscoloso e sano.
Indossava spesso uno stretto gilet sulla camicia e un paio di ampi pantaloni.
Forse allora non avrà avuto più di quaranta anni, ma il lavoro dei campi lo aveva invecchiato, come dimostravano le rughe profonde e la pella ruvida sul suo volto robusto.
Penso al lavoro.
Mi rammento che ho parlato ieri con un giovane collega.
Uno che viene preso sempre in giro senza alcuna pietà.
Hanno una vena maligna gli altri miei colleghi.
Sarà probabilmente per il suo look. Ieri, per esempio.
Indossava una giacca di velluto a coste verde bottiglia, con le toppe di pelle sui gomiti e un paio di pantaloni marroni un tantino consumati, sempre di velluto, nonostante il caldo.
Aveva la cravatta annodata male e il colletto della camicia ripiegato all’insù dalla parte destra.
Dal taschino della giacca spuntava una sfilza di penne e matite.
Sul volto il colorito terreo proprio di chi non passa molto tempo all’aria aperta.
Mi siedo su una panchina.
Dal vicino bar arrivano le notizie del radiogiornale.
Sta parlando Pierferdi.
Un politico che apprezzo. Molto.
E’ determinato Pier Ferdinando Casini durante questa intervista su GR1.
L'ex presidente della Camera sta sottolineando che “il ruolo dell'Udc è alternativo alla sinistra. Il Partito Democratico si rivolge ad un'altra casa, a quella del socialismo europeo. Noi abbiamo fatto una scelta ben diversa”.
Che dite?
State cominciando a trovare il tutto un po’ campato in aria?
Tranquilli. Ho quasi terminato. Manca solo qualche frase.
Ho una vecchia Opel Corsa.
E’ davvero ora di comprare un’auto nuova, lo so, ma ultimamente non ho avuto il tempo né i soldi per farlo.
Presto lo farò ma, per il momento, l’Opel continua a portarmi dovunque voglia andare.
Oggi, vicino al porto, c’è una improvvisata vendita dell’usato, dove noto persone indecise se comprare o meno telefoni cellulari poco affidabili a pochi euro.
Anche cartucce d’inchiostro di dubbio funzionamento a cinquanta centesimi.
Si sono fatte le nove e mezzo.
Ritorno verso casa.
Arrivo al mercato dell’Appagliatore.
Offre verdure coltivate nelle zona di Maccarese, formaggi tipici della campagna romana come il pecorino, carni di vitello e di maiale biologici.
Ho sempre pensato che tutti i vitelli e i maiali fossero biologici -per non parlare del vino, della frutta e della verdura- prima che Simonetta mi spiegasse che in realtà si intendeva allevati biologicamente, ossia senza fare uso di pesticidi o prodotti chimici.
Mi chiedo: perché non dicono così, allora?
Devo pensare a cosa farò da grande: e dovrà essere qualcosa che ne valga la pena.
Beh, scrivere vale la pena, no?
Se lo si fa seriamente.
Anche perché in ufficio, negli ultimi tempi, ci sono state volte che riflettendo sulle cose che faccio mi si è quasi accapponata la pelle: ho provato un vero odio per me stesso.
Tu, che mi stai leggendo, devi sapere che lavorare in questo modo…non ti fa sentire esattamente a posto con te stesso, te l’assicuro.
A peggiorare le cose, il caffè bevuto a un bar vicino al porto ha cominciato ben presto a comprimermi la vescica.
Giungo a una decisione: bisogna ritornare a casa.
Intanto sudo.
Mi asciugo il viso con un fazzoletto.
Incontro mio figlio Gabriele. “Oh, grande, papà! Allora sei a spasso pure tu”.
“Sembrerebbe di sì” replico .
“Potevi dirmelo, saremmo usciti insieme”.
“Quando sono uscito, tu dormivi” rispondo.
“Ok, papà. Adesso però devo andare, ciao”. E se ne va.
Incontro un amico. “Che ci fai qui?” dice.
“Passeggiavo. Tu?”
“Abito qui vicino. Da qualche mese”.
“Dai, vieni, ti prego. E’ sempre bello vederti” dice, invitandomi a salire a casa sua.
Insiste.
Ancora confuso, mi limito a dire di sì e rimango lì impalato, mentre lui mi fa strada.
Poi mi incammino anch’io verso di lui.
Arriviamo. Mi fa cenno di entrare in casa. Entro.
“Posso offriti qualcosa?”.
Controllo l’orologio. “Tra poco devo raggiungere mia moglie, ma prima possiamo prenderci un caffè”.
“Bene. Il caffè è perfetto” replica.
“Vieni, andiamo in veranda”.
“In veranda? Perfetto” rispondo.
“Le verande sono luoghi rilassanti. Sono una sorta di rifugio in cui estraniarsi dal mondo reale” dice.
Dopo un po’ rientriamo.
“Hai una bella casa” dico, mentre mi siedo su una poltrona a fiori con il coprischienale di pizzo.
“Grazie” risponde con un sorriso.
Un orologio ticchetta sulla mensola del caminetto, accanto a una fotografia racchiusa in una cornice.
Le dieci e venticinque.
Nella foto, che sembra essere scattata in montagna, ci sono lui e sua moglie.
E’ un uomo duro, tutto d’un pezzo, uno della vecchia guardia, che si sta avvicinando in fretta al pensionamento.
Ha i capelli grigi, tagliati a spazzola in modo austero, i lineamenti marcati, squadrati e negli occhi socchiusi un luccichio che intimorisce.
La gente dice che non ha senso dell’umorismo, ma io, che lo conosce bene, sono certo che sia un bravo uomo.
Mi dice: “I vescovi italiani sono favorevoli ad una legge che tuteli la libertà religiosa, ma tale legge non può mettere sullo stesso piano della Chiesa cattolica sette o movimenti religiosi che suscitano allarme sociale; né il matrimonio cattolico può essere equiparato a quello di altre religioni, come l'islam, che prevedono anche la poligamia”.
“Certo” rispondo.
“Difatti alla Chiesa cattolica non piace la proposta di legge che introduce il principio della laicità addirittura quale fondamento della legge sulla libertà religiosa, poiché è un'affermazione forzata, in quanto, secondo pronunciamenti della Corte Costituzionale, è la libertà religiosa a concorrere a strutturare il principio di laicità” specifica.
“Giusto, faccio io, infatti, a differenza della Chiesa cattolica, ebrei e protestanti hanno manifestato la loro soddisfazione per il nuovo testo che difende la laicità dello Stato ed equipara sostanzialmente le diverse religioni tra di loro. Anche le organizzazioni musulmane che fanno parte della Consulta per l'Islam si sono mostrate piuttosto favorevoli, pur esprimendo qualche riserva sulla creazione di un albo dei ministri del culto” aggiungo.
“Hai ragione, Mario” osserva lui. “ So per certo che la Chiesa critica apertamente molti punti della proposta di legge a partire dai paragrafi sul matrimonio, dato che nella tradizione giuridica italiana si vede specificato il riconoscimento della derivazione degli effetti civili dal matrimonio cattolico. In questo testo di legge questo aspetto del matrimonio cattolico viene assunto come paradigma di tutti i matrimoni, passaggio che non ci è rispettoso della religione cattolica”.
“Spiegati meglio” dico.
Allora lui esclama a gran voce “Mentre prima il rito celebrato dalle confessioni non cattoliche veniva considerato un matrimonio civile celebrato in forma speciale, con il nuovo testo di legge ogni tipo di nozze religiose finisce per equivalersi anche negli effetti civili”.
Si interrompe un attimo per bere.
“Ciò rischia di divenire problematico per le unioni consacrate da fedi, come quella musulmana, che prevedono forme di poligamia. Non si possono riconoscere effetti civili a questi matrimoni senza un approfondimento di tali implicazioni” conferma.
Vedendomi interessato, mi avverte che “anche l'intenzione di istituire un registro delle confessioni religiose presenti in Italia, a prescindere da chi ha un concordato o meno un'intesa con lo Stato e chi non ne ha, suscita seria preoccupazione tra i vescovi cattolici, perché si tratta di una novità, i cui esiti, per quel che si può prevedere al momento, potrebbero comportare un rischio di omologazione tra realtà religiose che rimangono invece fortemente differenziate. Ciò vale anche per l'accesso ai programmi televisivi o ai fini della destinazione del 5 per mille. L'esigenza di favorire l'integrazione di nuovi gruppi e quindi la pacifica convivenza non deve tradursi in forme di ingiustificato cedimento di fronte a dottrine o pratiche che suscitano allarme sociale e che contrastano con principi irrinunciabili della nostra civiltà giuridica”, conclude.
“Appunto” commento. Con una smorfia guardo fuori dalla finestra. Sembra che stia rimuginando su quello che il mio amico ha appena detto. “Così pare” replico. “L’unica soluzione sarebbe cambiare governo. Con Casini come premier. Questa è la mia opinione, almeno”.
“Credo che tu abbia ragione” dice. “E questa non è l’unica cosa che non mi piace di questo Governo. A volte sembra proprio che facciano cose sgradevoli come questa proposta di legge…anche in questo caso si poteva evitare, secondo me…già, non dobbiamo trarne piacere” osserva.
“Non capisco. Che vuoi dire?” gli chiedo.
“Hai ragione, Mario. Non spetta a noi giudicare. Comunque, quello che voglio dire è che le cose potrebbero andare meglio” ipotizza.
Lo guardo con aria perplessa “Bè, e noi del resto cosa potremmo fare di preciso? Solo parlarne in giro. Per quello che può servire, poi” ribatto.
“Direi di sì” replica.
“Che facciamo noi, nel frattempo?” dico.
“Non lo so” risponde.
“Abbiamo avuto Governi peggiori ma, abbiamo elementi sufficienti per dire a occhio e croce, che questo Governo potrebbe fare ancora meglio” replico.
Lui scoppia a ridere. “Non ti preoccupare, Mario. Beviamo una vodka fredda. Forse è la cosa migliore”.
“Bè, mi sentirò un po’ meglio dopo aver bevuto” dico distogliendo lo sguardo.
“Mi sembri un tantino sconvolto. Spero che la vodka ti piaccia” dice.
“Certo. Mi piace parecchio” replico.
“Penso anche ai giovani dei centri sociali, come quelli del Vittorio occupato. Alcuni sono impegnati politicamente e la cosa può sfociare nella violenza se si mettono insieme a tipi sbagliati e ora che i trafficanti privi di scrupolo si sono inseriti nello spaccio della droga c'è un pericolo in più. Molti di loro sono disorientati a come va il mondo e cercano delle risposte. Ma sono tutti di buona famiglia. Perché diavolo vogliono scappare per andare a vivere in luride casa occupate e squallidi monolocali?” dice.
“Non ci arrivo proprio” rispondo.
“Una via di fuga, magari. Qualcosa di nuovo. Qualcosa di diverso” aggiunge.
“Interessante” commento.
Mi alzo. Lo saluto.
Uscendo di nuovo nel vento caldo di Ostia penso che in parole povere non so dove stia andando.
Tutto ciò che so è che devo camminare.
Forse dovrei dare un’occhiata al supermercato per vedere se c’è Simonetta.
Comincia a piovere.
Ma va! In piena estate!
Allora mi volto dalla parte opposta.
Mi avvio verso casa sotto la pioggia.
Finalmente.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)