venerdì 15 aprile 2016

Se volevo piacere a tutti nascevo Bugia


Se volevo piacere a tutti nascevo Bugia

L’amicizia non è un semplice sentimento, è un valore. Ma, come accade per molti altri valori, non sempre regge l'urto dei tempi e delle avversità. Lo scrittore statunitense Ambrose Bierce ha detto che  l’amicizia è una nave grande per portare due persone quando si naviga in buone acque, ma riservata a una sola quando le acque si fanno difficili. Per questo scrittore l’amicizia non è che il vestito buono dell’egoismo, una maschera che l’uomo si mette, ma che si toglie subito alle prime difficoltà.  Ragionamento cinico ma purtroppo vero. Se volevo piacere a tutti nascevo Bugia.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

Qualcosa mi turba


Qualcosa mi turba

Mi chiamo Mario. Mario Pulimanti. Non ho un passato bohémien. No, credo proprio di no. Sono insoddisfatto del mio lavoro. O meglio, del mio stipendio. Sì, credo di sì. Okay, lo ammetto: ho qualche problema. Potrei ottenere più soldi come molti miei colleghi più fortunati? O meglio, più raccomandati? Perché no? Rifletto: ma non ci arrivo da solo? Non ho sponsor. Bè, forse è meglio andare a dormire. Mi sveglio alla tre del mattino, in preda al sudore. Temo che per questa notte non chiuderò più occhio. Così mi metto seduto, prende il bicchiere d’acqua che ho lasciato sul comodino e lo prosciugo, quindi lo riempio di nuovo.  Mancano diverse ore all’alba. E queste sono le ore peggiori, le ore in cui le mie insoddisfazioni hanno la meglio su di me. Penso. Qualcuno mi minaccia? Non siamo arrivati a quel punto. Qualcuno mi tormenta. Ma c’è dell’altro. Qualcosa mi turba. Soprattutto in ufficio. Sono disorientato da come va il mondo e cerco delle risposte. Forse sto guardando nei posti più sbagliati, ma intanto guardo. Cosa c’è di male nel desiderare la pace nel mondo? Niente. Vedo un futuro per niente roseo davanti a me. Scuoto la testa. Non lo so. Potrebbe essere tutto diverso. Oh, sì. Suppongo. Per tutti gli dei, l’unica soluzione è alzarsi e provare a fare qualcosa per distrarmi. Non ho intenzione di camminare per casa a questa ora del mattino, così accendo l’abat-jour, prendo “ I pilastri della terra” di Ken Follet dal comodino e mi appoggio con la schiena sui cuscini per leggere. Quando la pallida luce dell’alba comincia a diffondersi su Ostia, il libro ormai mi è caduto sul petto e io sonnecchio tranquillo, immerso in un sonno privo di sogni.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

venerdì 8 aprile 2016

Difendere i beni comuni (Referendum Trivelle & altro)


Difendere i beni comuni (Referendum Trivelle & altro)

Sono favorevole ai referendum sociali contro le leggi renziane sulla scuola, lo sblocca Italia e per l’acqua pubblica.

Il referendum contro le trivelle è il primo passo di una lunga stagione referendaria che vedrà nel prossimo autunno un momento importante di verifica con la consultazione popolare sull’Italicum e la riforma costituzionale.

 Il percorso dei referendum sociali è sostenuto da un’alleanza tra i movimenti per la scuola pubblica, per l’acqua bene comune, contro la devastazione ambientale, le trivellazioni e il piano nazionale per vecchi e nuovi inceneritori.

E’ infatti importante che vengano presto emanate norme migliori su acqua, servizi pubblici essenziali, beni comuni, trasporto urbano, l’uso comune del patrimonio pubblico e lotta contro la speculazione edilizia.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

giovedì 7 aprile 2016

Il fenomeno cocaina non va sottovalutato


Il fenomeno cocaina non va sottovalutato

In Italia capita che a un automobilista siano sequestrate auto e patente per aver bevuto un paio di bicchieri di vino. Capita anche che due ragazzi assumono cocaina e poi uccidono un loro amico, dormendo poi con il suo cadere accanto. Certamente é giusto vigilare anche sul bicchiere di vino in più bevuto durante la cena con amici o lanciare allarmi sull'eccessivo consumo di carni rosse, ma ci sono emergenze sociali molto più gravi, come la grande diffusione di droga sudamericana in Italia che sono sottovalutate. Infatti da noi  si possono comprare sacchetti  di cocaina, con la facilità con cui si può chiedere un caffè.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

venerdì 1 aprile 2016

I problemi di Nuova Ostia


I problemi di Nuova Ostia

 

Eccomi qui: mi chiamo Mario e vivo ad Ostia. A mia moglie Simonetta che afferma che io, dall’alto dei miei 60 anni e quasi novanta chili di peso, comincio a somigliare sempre di più al fratello gemello di Oliver Hardy, sono solito rispondere che anche Einstein non era bello, però che fisico!... Ma bando alle distrazioni. Dicevo che abito ad Ostia. Esattamente a Corso Duca di Genova, all’altezza di Piazza delle Repubbliche Marinare. Da casa mia, per andare al Porto di Ostia, si deve percorrere la zona di Nuova Ostia, da alcuni definita il ghetto di Ostia. Oltretutto è a Nuova Ostia, in via dell'Idroscalo, che è stato ucciso Pier Paolo Pasolini in un luogo desolato, polveroso e abbandonato, come il monumento a lui dedicato, scrostato e in rovina. La cronaca ci racconta che la mattina del 2 novembre 1975 in un campo in via dell'Idroscalo fu scoperto il cadavere di un uomo. Sarà Ninetto Davoli a riconoscere il corpo di Pier Paolo Pasolini. Nella notte i carabinieri fermarono Giuseppe Pelosi, detto "Pino la rana", alla guida di una Giulietta 2000 che risulterà di proprietà proprio di Pasolini. Pelosi, interrogato dai carabinieri, confessò l'omicidio. Raccontò di aver incontrato Pasolini presso la Stazione Termini, e dopo una cena in un ristorante, di aver raggiunto il luogo del ritrovamento del cadavere; lì, secondo la versione di Pelosi, Pasolini avrebbe tentato un approccio sessuale, e vistosi respinto, avrebbe reagito violentemente: da qui, la reazione di Pelosi che culminò nell'omicidio del grande poeta-regista. Purtroppo in questi giorni la stele in sua memoria è stata spezzata e ricoperta di insulti. “Ma quale poeta e maestro: frocio e pedofilo, era questo”: l'atto di vandalismo intellettuale a firma Militia copre i versi del poeta. Lo sfregio al monumento a  Pasolini è stato  un gesto scellerato, che offende tutti noi italiani. E’ un atto vigliacco organizzato da persone che predicano e praticano la violenza e la sopraffazione e non si fermano nemmeno dinanzi alle pacifiche testimonianze della memoria. Si può comunque distruggere la sua lapide, ma non si riuscirà mai a cancellare la storia straordinaria di un grande intellettuale italiano, uno dei più grandi intellettuali del Novecento. Un'altra brutta storia avvenuta in questi giorni a Ostia Nuova è stato il furto all'ambulatorio veterinario Asl Rmd di via Antonio Forni 39. Un malvivente è entrato nella clinica per animali e, dopo aver bloccato la dottoressa di turno, si è diretto verso la cassa portandola via con sè.  Quella di Ostia Nuova è una realtà particolare. Ci sono tante famiglie, moltissimi bambini. Le case popolari di via Marino Fasan, piazza Lorenzo Gasparri, le macerie dell'ormai ex Skate Park, la palestra degli Spada balzata agli onori della cronaca e soprattutto via Antonio Forni, che fa angolo proprio con via Cagni dove lo scorso 22 ottobre Massimo Cardoni era stato attinto da colpi di pistole alle gambe. Lì, in via Forni, il 22 novembre 2011, furono colpiti a morte Giovanni “Baficchio” Galleoni e Franco “Sorcanera” Antonini.  Ma ora vorrei parlare di quello che accade per arrivare al Porto di Ostia. Niente di male se si ha l’accortezza di percorrere il Lungo Mare. I problemi sorgono, invece, se si ha l’incauta idea di addentrarsi per le zone interne di Nuova Ostia Qui, tra strani individui che scorazzano per vie ad angolo retto, circoli culturali e sezioni politiche coesistono fianco a fianco con i negozietti a gestione familiare in cui si possono cambiare assegni, pagare bollette e comprare parrucche, artigianato africano, liquori e mobilio vario. Molti degli edifici più vecchi sono deserti e parecchi sono recintati o sigillati da porte metalliche coperte di graffiti. Dietro le strade più affollate, elettrodomestici a pezzi aspettano che qualcuno venga a razziarli e la spazzatura si ammonticchia agli angoli delle case e davanti ai marciapiedi. Erbacce e giardini di fortuna invadono i lotti abbandonati. Le affissioni reclamizzano gli spettacoli dei teatri di Ostia, il Pegaso, il Fara Nume, ma anche il più importante Teatro Nino Manfredi, mentre centinaia di manifestini coprono pareti e staccionate, annunciando spettacoli e show di qualche compagnia locale di attori semisconosciuti. I ragazzi si raccolgono a gruppetti. Passando con la mia macchina a via Forni, vicino a Piazza Gasparri, nel cuore di Nuova Ostia, ho notato alcuni di loro che seguivano la mia macchina -non riconoscendola come una della zona- con cautela, diffidenza e, in qualche caso, con aperto disprezzo. Non mi è, comunque, venuto in mente di parcheggiare. Infatti in queste vie, nell’inferno di sporcizia e di violenza con bestemmie che piovono da tutte le parti, è pericoloso parcheggiare. O, meglio, ritrovare la macchina dopo il parcheggio. O comunque, l’autoradio, la ruota di scorta, gli specchietti laterali, le targhe, le tendine di Topolino, i seggiolini, i cerchioni delle ruote, il volante, i fari, i tergicristalli. La gente è pronta a tutto per mettere insieme venti euro. Ma pure dieci. Il giorno dopo, in un attimo di follia, ho ripercorso, e questa volta a piedi, lo stesso tragitto. Camminavo, quindi, sotto i pilastri di cemento di Nuova Ostia toccandomi continuamente la tasca di dietro per tastare il portafogli. In questi posti non sai mai chi puoi incontrare. Un secondo ci vuole che ti hanno rubato anche i trigliceridi che hai nelle arterie. Una volta proprio sotto i pilastri di Piazza Gasparri ci stavano accampati due barboni. Questo mi ha fatto riflettere. L’aumento della povertà e delle disuguaglianze sociali, con il relativo insorgere di nuovi modelli di marginalità sociale ed economica, è un fenomeno comune a tutti i paesi occidentali. La presenza di un consistente numero di persone senza casa costituisce un elemento ricorrente di marginalità sociale nei paesi economicamente avanzati, come l’Italia. Io ritengo che per fronteggiare soddisfacentemente il problema le amministrazioni locali dovrebbero poter mobilitare una persona ogni mille abitanti, come affiancatore di un emarginato grave (sia un suo familiare o un volontario o un operatore stipendiato) per far avanzare gradatamente la persona che esce dall’emarginazione. Difatti, riassumere in carica questi cittadini espulsi dalla piena cittadinanza comporta certamente il costo di un coinvolgimento tanto dell’amministrazione pubblica, quanto delle reti di solidarietà. A mio parere questa è la sola strada da seguire per aiutare persone che vivono per strada, permettendo loro di poter tornare a vivere come persone normali ed evitando, tra l’altro, che loro stessi possano diventare veicolo di gravi infezioni sia verso loro stessi che verso gli altri. Ma torniamo alla mia passeggiata dell’altro giorno a Nuova Ostia. Non è facile comprendere le dinamiche di questa zona, né cercare di capire quali sono i motivi profondi del disagio e della povertà che si respirano camminando lungo le sue vie oscure e tristi. Non è facile superare le barricate che separano la cosiddetta Ostia da Nuova Ostia che è, senza dubbio, la zona più desolata del Lido. E’ certo che sono pochi coloro che, consapevoli di un contesto sociale tanto pericoloso e di un clima particolarmente turbolento, intendano trasferirvisi neanche per trascorrere un breve soggiorno. E non vorrei esagerare dicendo che mi sembra un ambiente abbandonato a se stesso intriso di sofferenza e delusione, dove vigono regole dure e brutali. Ma è purtroppo quello che penso. Ritornando indietro, però, verso Piazzale della Posta, lo scenario cambia: gli edifici deserti sono stati abbattuti o ristrutturati, i cartelloni fuori dai cantieri mostrano quali residenze idilliache presto rimpiazzeranno le costruzioni preesistenti. Difatti la zona appena limitrofa a Corso Duca di Genova, infine, è bella e alberata, con marciapiedi puliti. Le file di vecchi edifici sono in buone condizioni. Ci sono i bloccasterzo ai volanti delle auto, anche se il parco macchine include anche vecchie Fiat od improbabili Skoda. Andando avanti si esce finalmente da Nuova Ostia. Prima di arrivare sotto il mio portone c’è un palazzo di arenaria, con la facciata ricca di decorazioni scolpite nella pietra ed il ferro battuto di un nero lucente sotto il sole della tarda mattinata. E più avanti due splendide palazzine risalenti agli anni sessanta. Parcheggio vicino a quella di destra, davanti alla fermata dello 01. “Ecco, questa è casa mia”.

 Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)