venerdì 27 maggio 2011

Uffa!


Ostia. Dopo la cena al “Capriccio di Mare” di via Triremi nel corso della quale mi sono consolato con le delizie di Aldo, accompagnato da due o tre bicchieri di Falanghina (Aldo serve al bicchiere dei vini da urlo), sono tornato a casa, dove, appesantito dal cibo e cullato dal vino, mi sono messo a letto, certo di crollare pressoché subito addormentato dal sonno del giusto.
Macché.
“Tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne sono soltanto attori”. William Shakespeare, Come vi piace, atto II, scena settima.

Dopo due ore di lotta libera con le lenzuola, mi sono arreso e mi sono alzato.
Ho provato a leggere un po’, ma senza risultati.

“Dì un po’, che passatempo hai in serbo per stasera? Spettacoli, musiche?” William Shakespeare, Sogno di una notte di mezz’estate, atto V, scena prima.

Il fatto è che quelle parole pronunciate dai miei colleghi oggi in ufficio mi stanno continuando a trivellarmi il cervello da tutta la sera; “Firenze…Ente Toscano Sementi… il tuo incarico sospeso ad un filo….”
Spero che non abbiano visto giusto.

“Vieni, o notte che tutto accechi, benda i teneri occhi del dolce giorno”. William Shakespeare, Macbeth, atto III, scena seconda.

Dopo qualche minuto, arrendendomi alla mia inquietudine, mi sono messo al computer ed ho aperto il motore di ricerca, sul qual ho digitato due semplici termini.
E, dopo aver letto l’articolo di Wikipedia relativo a quei due termini, la parola mi è tornata in mente.
I termini sono “incarico” e la parola è “:rinnovo”.
Un abuso senza precedenti. Ovviamente. E’ un’idea assurda, campata per aria.
Accendo la tivvù. Stanno trasmettendo “Paranoia Agent”, uno sceneggiato televisivo giapponese diretto da Satoshi Kon. In questo episodio un ragazzo ubriaco ha appena oltrepassato la sottile linea tra la semplice molestia e l’aggressione. La ragazza urla. Spengo la tivvù.
Esco sul balcone.
Il vento porta l’odore del mare.
Da una finestra al piano terra, abitata da un improponibile ciccio ciccione, filtra un po’ di luce, il bagliore azzurrognolo tipico dei vecchi televisori.
Mi si affianca Gabry, appena rientrato dal lavoro.
Mi guarda con i suoi occhi azzurrissimi.
“Ci sarà qualcuno sveglio a quest’ora?” mi chiede.
“Il signore anziano del piano di sotto” rispondo. “Dorme di giorno e di notte guarda vecchi film in bianco e nero che scarica illegalmente da internet.”
Mi volto di scatto
Che affollamento questo balcone.
Dietro me spunta Simonetta.
Strizzo gli occhi per vederla meglio.
“Ma non dormi mai?” dice.
Ecco anche Alex. Camicia azzurra sbottonata e un paio di jeans elegantemente strappati.
“Cazzo, papà! Non devi credere a tutto quello che ti dicono. Eccoli, stanno arrivando. E ce l’hanno con te!”.
Sbatto gli occhi.
Batto il palmo sul muro.
Guardo l’orologio.
Sono le due di notte.
“Cristo!” esclamo “prenderò due pillole di valeriana”.
Gabry sorride.
“I miei alti incantamenti vanno al segno, e tutti questi miei nemici sono prigionieri della loro pazzia. William Shakespeare, La tempesta, atto III, scena terza.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).

lunedì 23 maggio 2011

Ministero dell'Agricoltura a Milano


Quanto vale la vittoria del centrodestra a Napoli?
E a Milano?
Secondo il senatore dell'Idv Luigi Li Gotti la maggioranza avrebbe già fatto i conti: due ministeri il capoluogo lombardo, uno quello campano.
Sarebbe questa la grande sorpresa in serbo per riconquistare gli elettori ai ballottaggi per le amministrative.
Li Gotti, conversando con i cronisti alla Camera, precisa di aver ricevuto l'indiscrezione da fonti della maggioranza.
La Lega avrebbe in mente di decentrare due dicasteri per imprimere una svolta alla sfida tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia.
Per bilanciare la sostanziosa concessione, sarebbe pronto un trasferimento anche per Napoli.
“A me - confida il senatore dell'Idv -hanno parlato del trasferimento di due ministeri a Milano, di cui uno sarebbe quello dell'Agricoltura, e di un ministero a Napoli, che dovrebbe essere quello delle Attività Produttive”.
“Calderoli -prosegue- dovrebbe a breve presentare un provvedimento per decidere il decentramento di questi dicasteri.
Noi penalisti questa roba la chiamiamo voto di scambio.
E si tratterebbe di un qualcosa che accrescerebbe a dismisura il potere e il peso della Lega".
"Non mi sembra nulla che assomigli all' alta politica -conclude- è la solita compravendita di voti. Davvero una bella sorpresa!".
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).

mercoledì 11 maggio 2011

Cavolo, mi hanno rubato la macchina!


Esco per accompagnare Alessandro a scuola.
Ci dirigiamo a Piazza Cutinelli Rendina, dove ieri ho parcheggiato la macchina.
Ford Fiesta.
Azzurra.
Carrozzeria Berlina.
“Papà...papà...” sussurra Alex tra i denti.
“Papà cosa?”, sussulto scrutando già in panico la strada.
“Dove hai messo la macchina?”
Come un lampo che arriva a ciel sereno il tempo si ferma, quei secondi di stasi che precedono le prime gocce di un temporale.
Tutto sembra immobile e statico.
Sgomento, paura e panico....
Poi mi rendo conto.
Il lampo acceca la mia mente, distogliendola da quel torpore che per un attimo l’ha resa priva di ogni smorfia, di ogni battito di ciglia.
“Oh Signore!” esclamo “La macchina...si sono fregati la macchina!...porca troia!”
Squilla il telefonino. E’ mio fratello.
“Pronto? Stefano?...”
“ Ciao Mario! Come stai?”
“Come uno che sta affogando in un porcile...”
“Che succede? Qualche problema?”
“Sì!”
“Dimmi, che è successo?”
“Mi hanno fregato la macchina! Era parcheggiata qui, ora non c'è più!"
“Mario…ma che cosa stai dicendo?”
“Dico la verità...ti stupisci ancora che succedano simili cose?”
“Ma cosa ci fanno?... La tua macchina é del ’99!”
“Sarà stata pure dell’altro secolo, ma ora sto a piedi!”
“Non ti preoccupare, piuttosto ora chiama la Polizia" sentenzia. E riattacca.
Dolore.
Pulsazioni di una emicrania.
Inevitabile.
Ma certo non giusto.
Mi vergogno della mia fragilità, del mio mal di testa.
Ecco: sono un paranoico terminale.
Ma cavolo, mi hanno rubato la macchina!
Ecco Gabriele.
Lo informa dell’accaduto.
Gabry. Alex.
Giovani, articolazioni sciolte, infinite possibilità.
Stufi dei miei lamenti mi consigliano di pensare a chi sta veramente male.
Rispondo: si tengano pure la loro, di sofferenza.
Io mi tengo la mia.
Ottimi persuasori, comunque. Sto già molto meglio.
Va bene, va bene. Vado alla Stazione di Polizia. Anzi, no. Da quella dei Carabinieri. Mi è più vicina.
Vediamo di chiudere questa storia al più presto!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

mercoledì 4 maggio 2011

PROFUMO DI MARE


Ceno.
Gabriele esce. Pure Alessandro. Simonetta non c’é.
Bevo un bicchiere d’acqua e guardo l’orologio sul muro. 22,00.
Mi affaccio sul balcone.
Con la bottiglia in mano, guardo la chiara notte d’estate.
Sotto la mia finestra c’è una spiaggetta.
Dei neodiplomati mezzi ubriachi si stanno schizzando l’uno con l’altro, infradiciandosi i vestiti.
Guardo il mare scuro.
“Questa è casa mia” penso.
Rientro a casa.
Mi siedo sul divano.
Chiudo gli occhi e sento ondeggiare la stanza: ho bevuto troppo vino.
Poso il bicchiere sullo scolapiatti e mi rendo conto di avere ancora fame.
Devono esserci dei cracker nella credenza.
“Cazzo!” impreco.
Solo grissini.
Perfetto: esco.
Appena fuori, a Corso duca di Genova, alzo la faccia verso il cielo e prendo qualche bel respiro profondo.
Attraverso Piazza Cutinelli Rendina.
Passo per Via delle Triremi.
Arriva a Piazza Scipione l’Africano
Mi riempio i polmoni e tengo le braccia verso il mare. “Adoro Ostia”.
Mi fermo a comprare un gelato al bar di Gioacchino.
Passeggio sul lungomare Paolo Toscanelli.
Direzione. Pontile.
Mi incuriosisce la coppia di persone cha cammina davanti a me.
Se vedete due uomini in giacca e cravatta, entrambi con una borsa di pelle, uno dei quali regge in mano un mazzetto di giornalini su cui campeggia minacciosa la scritta “Svegliatevi”, cosa pensate?
Guarda che bella cravatta?
Quest’uomo mi ricorda qualcuno?
No, no, fidatevi. La quasi totalità delle persone non classifica dette manifestazioni dei suoi sensi come persone, o vestiti, o altro: pensa semplicemente “Tò, i Testimoni di Geova” e, se può, cambia strada.
Sono sicuri che siamo la fine del mondo è vicina, basandosi su ciò che è scritto nell’Apocalisse di Giovanni. Nella Bibbia.
Sbagliano. Vangelo di Matteo. Capitolo ventiquattro, versetto trentasei. Gesù parla della venuta della fine del mondo. “Ma quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno li sa, nemmeno gli angeli del cielo”.
Anche il versetto quattro, che dice di non credere a chi predice la fine dei giorni, è interessante: “Badate che nessuno vi seduca. Perché molti verranno nel mio nome”. Mi sembra chiaro. Nessuno sa quando sarà la fine del mondo. E non bisogna credere a chi dice che la fine del mondo è vicina, anche quando si presenta come emissario del Signore.
Quindi, c’é una contraddizione.
Quindi: se ciò che è scritto nella Bibbia è tutto vero, sono degli impostori.
D’altra parte, se quello che c’è scritto nella Bibbia non è necessariamente tutto vero, sono degli illusi. Non scordiamoci che la Bibbia è lo stesso libro che dice che il Sole gira intorno alla Terra, la quale avrebbe circa diecimila anni. In un testo che fornisce queste informazioni, se permettete, io non nutro una fiducia incondizionata, tale da prendere alla lettera tutti ciò che vi è scritto. Permettetemi di essere pignolo: é un libro che, in certi punti, andrebbe riletto con occhi attuali.
In entrambi i casi, non vedo perché uno dovrebbe dargli retta.
In ogni caso, sono fanatici. Io non sopporto i convinti.
Non ho niente contro le altre persone, finché si comportano in modo razionale e non travalicano la mia libertà.
Il che avviene piuttosto di rado.
La tua libertà finisce dove inizia quella degli altri.
In poche parole: ho le mie convinzioni, ma non ti impedisco di fare nulla. Non interagisco con la tua libertà.
Invece il mondo è pieno di persone che litigano, alla strenua difesa delle proprie idee.
La storia è piena di tali episodi.
Pensate, per esempio, a Cesare e Antonio.
Pensate a Churchill e Stalin.
Pensate a Zidane e Materazzi.
Arrivato a Piazza dei Ravennati, mi guardo alle spalle.
Poi attraverso la strada.
E’ mezzanotte passata.
E’ una sera fresca, senza vento.
Qualcosa dentro di me si è finalmente sciolto: l’iceberg che nei lunghi mesi invernali mi aveva oppresso non c’è più e la brezza marina mi da un senso di leggerezza.
Respiro l’aria fresca della chiara notte estiva e passo davanti all’ Old Wild West, che è definito un “Ristorante Tex Mex Steak House”.
Old Wild West. E’ qui che sta lavorando il ventiquattrenne Gabriele. Così si paga pure l’università.
Tra poco si laurea. In Legge. Come me.
Tre esami. Più la tesi. E vai!
Alessandro, 17 anni, invece è al penultimo anno del Classico.

Eh, sì: ho 2 figli che studiano, che studiano veramente, come il nipote di Totò e Peppino nella famosa lettera.

Saluto velocemente Gabriele. Riprendo a camminare.

Via Cardinal Ginnasi.

Giro per via dei Pallottini.

Passo davanti al Teatro Nino Manfredi, gestito da Luciano, Paolo e Felice.
Gli occhi mi brillano.
Non fingo, non esagero: sono amici.
Piazza della Stazione Vecchia. Piazzale della Posta. Incrocio Via Orazio dello Sbirro, Via Stefano Cansacchi, Via Giuliano da Sangallo, Via Pietro Ercole Visconti, Via delle Sirene, Via Franco Mezzadra, Piazza delle Repubbliche Marinare. Mi fermo poco prima di Via Francesco Grenet. Per l’esattezza, al 253 di Corso Duca di Genova. Sono arrivato a casa.
Tutti si impegnano al massimo per smuovere le cose.
Io, non più.
Mi sono arreso.
Da uno come me, cos’altro vi aspettate?
Gesù! Nel cassetto, al posto della novalgina, trovo una foto sbiadita: io e papà alla piscina del Foro Italico Avevo 8 anni. Lui 37. Dietro a noi, zio Gianni.
Prendo la foto, la osservo per un paio di secondi, fissandola con una luce intensa negli occhi.
Diamine, papà, perché non sei qui?
Chiudo gli occhi e lo vedo come se lo avessi davanti.
Poi riprendo la foto e la lascio lì, nel cassetto.
Stringo i pugni: non ho più il mal di testa.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).