Il
pericolo della risoluzione Onu sul tema nutrizione, che interessa da vicino il
Made in Italy con la minaccia dell’etichetta al semaforo per i prodotti
tradizionali della Dieta Mediterranea, per il momento sembra sventato. Il
Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del
turismo, Gian Marco Centinaio ha infatti detto che finalmente l’Onu è
tornata sui suoi passi e ha dovuto ammettere che i nostri prodotti, le
eccellenze del made in Italy, non sono dannose per la salute. Che
l’enogastronomia italiana è sana e di qualità. Sui nostri alimenti non ci
sarà quindi nessun bollino nero. Difatti l’etichetta a semaforo è senz’altro
pericolosa per l’Italia. Casomai sarebbe opportuno un’icona a batteria che
indichi la percentuale di nutrienti e che consenta di visualizzare le
componenti nutrizionali quali calorie, grassi, zuccheri e sale. Il
Ministro Centinaio ha così sventato quello che sembrava un vero e proprio
attacco per mettere in difficoltà i prodotti tipici italiani. Del resto è
lampante che indicazioni ingannevoli e fuorvianti non fanno bene all’economia
di nessun Paese. Ora il ministro Centinaio giustamente ha fatto presente che è
il momento di occuparsi di promozione, tutela e tutto ciò che possa aiutare
concretamente il settore, vigilando affinché i prodotti italiani siano tutelati
e salvaguardati in ogni parte del mondo. Bravo ministro! Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)
Mario Pulimanti
giovedì 20 dicembre 2018
mercoledì 12 dicembre 2018
Madrid, cuore pulsante di una nazione affascinante e contraddittoria
Madrid, cuore pulsante di una nazione affascinante e
contraddittoria
Sono un tifoso dell'Atletico Madrid ed amo
la Spagna, avendo tra l’altro lontane origini castiglionesi (il papà di mia
nonna Jole -quindi mio bisnonno materno- si chiamava Alejandro Gómez García
e viveva in un viottolo nel barrio madrileno de La Latina).
Madrid è la capitale di Spagna fin dal 1562 quando fu proclamata tale dal re
Filippo II. E a partire da tale evento la città ha seguito un costante, anche
se travagliato, percorso che la ha portata a consolidare il suo ruolo primario
di capitale divenendo centro sia politico che finanziario del paese ma anche
protagonista culturale ed artistica in Europa e nel Mondo. In seguito alla
caduta del regime franchista, è stato re di Spagna Juan Carlos di Borbone
deciso a donare un nuovo splendore alla capitale. La reazione agli anni bui del
franchismo danno vita alla celebre “movida”, di cui Madrid ne è il centro
indiscusso. Inoltre, la ventata di novità portata dal nuovo re hanno fatto sì
che Madrid si è affermata anche come capitale culturale e meta ricercatissima
dai turisti internazionali. Chi è stato a Madrid è molto improbabile che non abbia una foto davanti
alla famosa Statua dell’Orso e del Corbezzolo.
La Statua dell'Orso e del Corbezzolo è
il simbolo della città di Madrid. L'orso ed il
corbezzolo sono riprodotti nella bandiera della città di Madrid e nel logo
dell'Atletico Madrid (la mia squadra del cuore).
La
statua si trova nella piazza più importante e frequentata di Madrid, Puerta del Sol. Poggiata su una
struttura cubica in granito, vi è un
grande orso in pietra e bronzo che si innalza verso l’albero di
corbezzolo per mangiarne i frutti e poggiando le zampe sul suo tronco. La
statua è alta 4 metri e pesa circa 20 tonnellate. Ma qual è la storia di questa
statua? Perché è stata scelta come simbolo della città di Madrid tanto da
essere il soggetto principale della sua bandiera? L’orso è un animale che,
prima dell’urbanizzazione, viveva in queste zone, mentre il corbezzolo con il
prato sottostante ricordano una diatriba
tra la cittadinanza e il Consiglio Comunale che si risolse con
l’assegnazione della proprietà degli alberi alla cittadinanza, mentre i terreni
erbosi andarono al secondo. Madrid:
Città
dalle mille anime, capitale fortemente ancorata alle tradizioni, cuore pulsante
di una nazione affascinante e contraddittoria.
Aupa Atleti siempre! Mario Pulimanti (Lido di
Ostia-Roma)
Madrid, el corazón de una nación fascinante y contradictoria.
Soy un fanático del Atlético de Madrid y amo a España, teniendo entre otras cosas lejos de los orígenes castellanos (el padre de mi abuela Jole, mi bisabuelo materno) se llamaba Alejandro Gómez García y vivía en una calle del barrio madrileño de La Latina. . Madrid es la capital de España desde 1562 cuando fue proclamada por el rey Felipe II. Y a partir de este evento, la ciudad ha seguido un camino constante, aunque problemático, que lo ha llevado a consolidar su papel principal como capital, convirtiéndose en un centro político y financiero del país, pero también en un actor cultural y artístico en Europa y en el mundo. Tras la caída del régimen franquista, el rey de España, Juan Carlos de Borbón, decidió dar a la capital su nuevo esplendor. La reacción a los años oscuros del franquismo dio vida a la famosa "movida", de la que Madrid es el centro indiscutible. Además, el aliento de novedad que trajo el nuevo rey ha significado que Madrid también se ha establecido como una capital cultural y buscada por turistas internacionales. Los que han estado en Madrid es muy poco probable que tengan una foto frente a la famosa Estatua del Oso y el Árbol de la Fresa. La Estatua del Oso y la Fresa es el símbolo de la ciudad de Madrid. El oso y la fresa se reproducen en la bandera de la ciudad de Madrid y en el logotipo del Atlético de Madrid (mi equipo favorito). La estatua se encuentra en la plaza más importante y popular de Madrid, la Puerta del Sol. Descansando sobre una estructura de granito cúbico, hay un gran oso de piedra y bronce que se eleva hacia el árbol de fresa para comer los frutos y descansar. Patas en su tronco. La estatua mide 4 metros de altura y pesa unas 20 toneladas. Pero ¿cuál es la historia de esta estatua? ¿Por qué fue elegido como símbolo de la ciudad de Madrid tanto como para ser el sujeto principal de su bandera? El oso es un animal que, antes de la urbanización, vivía en estas áreas, mientras que el árbol de fresa con el césped debajo recuerda una diatriba entre la ciudadanía y el Concejo Municipal que resultó en la asignación de propiedad de los árboles a la ciudadanía, mientras que Los pastizales fueron a la segunda. Madrid: Ciudad de mil almas, capital fuertemente anclada a las tradiciones, el corazón palpitante de una nación fascinante y contradictoria.
Aupa Atleti siempre! Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)
martedì 23 ottobre 2018
DEDICATO A MIA MOGLIE SIMONETTA
Ricordo quando eravamo giovani. Quando stavamo
meglio. Quando avevamo tutto il futuro davanti a noi. Che dire oggi? Giriamo
qua e la come attori persi nella scena. Collevecchio. Roma. Ostia. Poi Gabriele
e quindi Alessandro. Abbiamo appreso dalla vita l'amaro frutto della vecchiaia.
Tango. Se ho la testa giù nel fango la tiro sempre su. Spargo sincere lacrime
su tutto quello che non torna più. Nonna Jole. Mamma. Papà. Rosato e Venía. Tu
sei bella anche oggi. Sai cadere quasi sempre in
piedi. Stavi sveglia ad aspettare che tornassi. Oggi ci sono anche loro che
guardano il sole attraverso un vaso di mele. Sembra incredibile amarli più di
così: Margot, Lupin, Niña e Neve. L'amore non ha un confine. Non c'è più spazio per
tenerlo dentro. Uscivamo dal mare, bagnati di amore. E tu ora, così pallida.
Sempre bella. Come ho fatto ad andare controvento? Chiudo gli occhi. La
bellezza del somaro. Enzo Jannacci. Sergio Castellitto. Ricordi, insieme.
Chiudo gli occhi. E vedo tutti i colori del buio. Sorridi ancora. E sono ancora
imperatore. Anche se molte stelle sono cadute. ¡Adelante, mi esposa! Mario
Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
giovedì 13 settembre 2018
Spettacolare Atletico Madrid
Spettacolare Atletico Madrid
Sono un tifoso dell'Atletico Madrid e
posso dire che la mia squadra può sorridere, in maniera convinta, dopo l’ultima
campagna abbonamenti. Infatti, che il
prestigio e lo spessore dell'Atletico
Madrid siano cresciuti vertiginosamente in questi ultimi anni è un
dato di fatto impossibile da obiettare: soltanto nelle ultime tre stagioni la
mai squadra ha centrato una finale di Champions League nel 2016, una semifinale
l'anno successivo e poi, nella scorsa stagione appena trascorsa, la finale poi
vinta contro l'Olympique Marsiglia di Europa League. La stagione 2018/2019 è
iniziata da pochissimo, e ha visto noi Colchoneros sconfiggere gli odiati
"cugini" del Real Madrid nella finale di Supercoppa UEFA. Probabilmente
proprio per questo motivo il mio club presieduto da Enrique Cerezo, ha chiuso
una campagna abbonamenti da record: oltre
60mila tifosi hanno rinnovato o sottoscritto la tessera, una febbre che
lascerà pochissimi posti liberi a quel Wanda Metropolitano che già la
scorsa stagione aveva fatto segnare numeri mai visti. All'Atletico
Madrid da giocatore dal 1994 al 1997 e dal 2003 al 2005, Diego Simeone siede in
panchina dal 2011: con lui noi Colchoneros abbiamo vinto una Liga, una Coppa
del Re, due Supercoppe UEFA e due Europa League. Il tutto mentre cresce con una rapidità mai vista il numero di soci del
club, che a inizio mese ha superato quota 120mila. Merito degli ottimi
risultati raggiunti dall'Atletico
Madrid negli ultimi anni, che hanno assestato il club tra i migliori della Liga e d'Europa e
portato quella consapevolezza nei propri mezzi che ha permesso al club ad
esempio di trattenere la stella Antoine Griezmann, a lungo sembrato promesso
sposo al Barcellona. Il francese ha scelto di restare, convinto dal piano del
club e di Simeone, e questa scelta può in un certo senso aver rafforzato in noi
tifosi l'idea che siamo ormai diventati una realtà solida e ambiziosa e che il
futuro non potrà essere che roseo. Preso atto che la campagna acquisti è stata
buona (sono arrivati Rodrigo, Gelson Martins, Arias e Kalinic, mentre il
colpo è stato Lemar dal Monaco) sicuramente forse il vero acquisto è stato trattenere Griezmann, il portierone Oblak e
Simeone, simboli di una squadra che ha dimostrato di non temere alcun
avversario. Ecco così spiegato il record di abbonati: le tessere sono tutte
completamente esaurite, e l'82% (il 3% in più rispetto alla scorsa stagione) di
queste contiene il "pacchetto completo", decisamente più costoso ma
comprendente anche le gare giocate dall'Atletico Madrid in
Coppa del Re e soprattutto in Europa. Sono stati lasciati diecimila posti a disposizione per chi non è
abbonato, tifosi occasionali o semplici turisti: in questo senso sono
stati messi in vendita i biglietti per le prossime otto partite di campionato,
già naturalmente presi d'assalto. Un chiaro segnale di fiducia da parte della
tifoseria - chi non lo ha sottoscritto spesso abita fuori città e ha problemi
logistici nel raggiungerla nei giorni feriali - nei confronti di un club che ha
già dimostrato di lottare sempre all'ultimo su ogni fronte. A maggior ragione
quest'anno, che vedrà la finale di
Champions League andare in scena proprio al Wanda Metropolitano:
sognare di alzare quella coppa sfuggita per un soffio in ben due occasioni non
è affatto proibito. Aupa
Atleti siempre! Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)Perciò io, i miei figli Gabriele ed Alessandro Pulimanti insieme ai nostri
4 cagnolini Margot, Lupin, Neve e Nina in coro cantiamo: "Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri Simonetta, tanti auguri a te!!!!!!!"
la foto é di qualche
anno fa con io Simonetta più giovani e Gabriele ed Alessandro molto piccoli....
lassismo.
Dopo ciò che ho subito sono ora fortemente convinto che Ostia Ponente sia un quartiere ghetto, teatro dello spaccio, del degrado, della criminalità ai livelli d Secondigliano, Scampia, Forcella e i Quartieri Spagnoli a Napoli, Librino a Catania, Quarto Oggiaro a Milano, Begato a Genova, Corviale a Roma, Arghillà a Reggio Calabria, Zen a palermo, San Paolo a Bari.
Dopo ciò che ho subito sono ora fortemente convinto che Ostia Ponente sia un quartiere ghetto, teatro dello spaccio, del degrado, della criminalità ai livelli d Secondigliano, Scampia, Forcella e i Quartieri Spagnoli a Napoli, Librino a Catania, Quarto Oggiaro a Milano, Begato a Genova, Corviale a Roma, Arghillà a Reggio Calabria, Zen a palermo, San Paolo a Bari.
martedì 21 agosto 2018
I miei cagnolini, amore puro
I miei cagnolini: Margot, Lupin, Neve e Nina. Questi piccoli piccoli vivaci cagnolini attendono la maggior parte del loro tempo in attesa che noi rientriamo a casa ogni giorno. È sorprendente quanto amore e gioie ci portino nella nostra vita.
Di che razza sono?Amore puro.
Ieri sera ero triste. Molto triste. Dopo aver avuto il cuore affranto per ore, approfittai del primo momento di solitudine per piangere molto amaramente. All’improvviso due testoline pelose emerse da dietro il cuscino, premendosi contro la mia faccia, sfregando orecchie e musetto contro di me con sensibile agitazione e asciugando le lacrime a mano a mano che scendevano. Erano Neve e Nina. Chi pensa che i cani non abbiano un’anima, non ha mai guardato un cane negli occhi.
L’amore di un cane è puro. Il cane ti dona una fiducia totale. Non tradirò mai i miei cagnolini. Anche se alcuni discepoli di Belzebù mi chiedono di farlo....
Margot, Lupin, Neve e Nina non si curano di chiedersi se io abbia torto o ragione; non gli interessano se io abbia fortuna o no, se sono ricco o povero, istruito o ignorante, santo o peccatore. Sono i miei compagni e ciò gli bastano. Loro mi saranno accanto per confortarmi, proteggermi e dare, se occorre, per me, la loro. Mi saranno fedeli nella fortuna come nella miseria. Sono i miei cagnolini!
È l'antica amicizia, la gioia di essere cane e di essere uomo, tramutata in un solo animale ("la antigua amistad, la dicha de ser perro y ser hombre convertida en un solo animal que camina moviendo seis patas y una cola con rocío." Pablo Neruda).
Lord Byron disse che “Il cane possiede la bellezza senza la vanità. La forza senza l'insolenza. Il coraggio senza la ferocia. E tutte le virtù dell'uomo senza i suoi vizi.”
Margot, Lupin, Neve e Nina cani sono il mio ponte di unione con il paradiso. Non sanno cosa sia il male né la gelosia né la delusione. Mi amano, e basta.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
Di che razza sono?Amore puro.
Ieri sera ero triste. Molto triste. Dopo aver avuto il cuore affranto per ore, approfittai del primo momento di solitudine per piangere molto amaramente. All’improvviso due testoline pelose emerse da dietro il cuscino, premendosi contro la mia faccia, sfregando orecchie e musetto contro di me con sensibile agitazione e asciugando le lacrime a mano a mano che scendevano. Erano Neve e Nina. Chi pensa che i cani non abbiano un’anima, non ha mai guardato un cane negli occhi.
L’amore di un cane è puro. Il cane ti dona una fiducia totale. Non tradirò mai i miei cagnolini. Anche se alcuni discepoli di Belzebù mi chiedono di farlo....
Margot, Lupin, Neve e Nina non si curano di chiedersi se io abbia torto o ragione; non gli interessano se io abbia fortuna o no, se sono ricco o povero, istruito o ignorante, santo o peccatore. Sono i miei compagni e ciò gli bastano. Loro mi saranno accanto per confortarmi, proteggermi e dare, se occorre, per me, la loro. Mi saranno fedeli nella fortuna come nella miseria. Sono i miei cagnolini!
È l'antica amicizia, la gioia di essere cane e di essere uomo, tramutata in un solo animale ("la antigua amistad, la dicha de ser perro y ser hombre convertida en un solo animal que camina moviendo seis patas y una cola con rocío." Pablo Neruda).
Lord Byron disse che “Il cane possiede la bellezza senza la vanità. La forza senza l'insolenza. Il coraggio senza la ferocia. E tutte le virtù dell'uomo senza i suoi vizi.”
Margot, Lupin, Neve e Nina cani sono il mio ponte di unione con il paradiso. Non sanno cosa sia il male né la gelosia né la delusione. Mi amano, e basta.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
sabato 18 agosto 2018
Gabriele ed Alessandro, in bocca al lupo!
Mio figlio Gabriele sta studiando epr diventare Notaio. certo che in una nazione diversa dalla nostra non avrebbe problemi. In una nazione, cioè, dove primeggia la meritocrazia e non la raccomandazione. Stesso discorso vale per l'altro mio figlio Alessandro, grande letterato, che probabilemnte dovrà emigrare all'estero per trovare lavoro. Qui In itralia non cìè posto per chi merita, ma solo per chi è raccomandato. Basta vedere quello che è successo a me nell'ambito del mio lavoro. Fortunatamente tra poco andrò in pensione e non vedrò più le ingiustizuie colossali che orbitano davanti ai miei occhi in ufficio.
Del resto l'Italia, senza più scuola, con moda, design e persino lo sport in declino, con una classe politica sempre più imbelle, è tornata ad essere, come diceva il Principe di Metternich, espressione geografica. La sua industria è stata svenduta dal neo-capitalismo, alleato a politici senza scrupoli. Offesa anche nell'Ambiente, dell'Italia forte e prospera di mezzo secolo fa non resta più nulla.
Il 2 agosto 1847 il principe di Metternich, ministro degli Esteri dell’imperatore d’Austria, scrisse al conte Dietrichstein: «La parola Italia è una espressione geografica, una qualificazione che riguarda la lingua, ma non ha il valore politico che gli sforzi degli ideologi rivoluzionari tendono a imprimerle». Sono passati 171 anni ma penso che sì, sia proprio così, oggi il Principe di Metternich avrebbe sacrosanta ragione: l’Italia è un’espressione geografica. Da una classe politica imbelle, ma abilissima a curare i propri interessi materiali, e da un neo-capitalismo ingombrante, arido, legato in modo perverso al potere politico, l’Italia è stata in questi ultimi anni svenduta, sfruttata, offesa, sfigurata. Svenduta a Cina, Francia, Germania; sfruttata appunto da politici senza scrupoli, offesa e sfigurata da neo-palazzinari senza un grammo di gusto, senza un briciolo di senso estetico. L’Ambiente stesso ha ricevuto colpi durissimi, basti pensare al progetto ferroviario Torino-Lione, il famigerato TAV, sprovvisto di ogni carattere di ordine pratico, caldeggiato, imposto da conventicole di affaristi legati (ci risiamo) a una classe politica che per il proprio indecente protagonismo, la propria rumorosa invadenza, i propri, osceni appetiti monetari; dovrebbe soltanto vergognarsi di se stessa – se solo avesse una coscienza. Se fosse sensibile al sacro principio del ravvedimento…
L’Italia di cinquanta o sessant’anni fa rappresentava un Paese all’avanguardia in vari settori. All’avanguardia nella petrolchimica, nella lavorazione della gomma, nell’industria automobilistica, nel Design (non ancora chiamato così), nelle comunicazioni sia stradali che telefoniche, all’avanguardia nell’urbanistica, nel sistema scolastico influenzato da provvidenziali aspetti sociali quali la refezione ogni mattina fra le 10 e le 11: latte, pane, burro e biscotti per gli scolari italiani, ricchi o poveri che fossero, dal Trentino alla Sicilia. L’Italia di allora che, pur uscita dalla catastrofe della Seconda Guerra Mondiale, bene o male sapeva accudire i propri figli, ed era, ed è, terra priva di materie prime.
Che cosa resta di quell’Italia? Nulla. La Nazione se la sono mangiata, a quattro palmenti, non tanto i democristiani, i socialisti, i repubblicani del periodo 1946-1992, quanto i millantatori che sull’onda di Mani Pulite (1992-1993) pretesero di farci credere d’essere “portatori” di “giustizia”, “onestà”, “meritocrazia”: tutto il contrario, come s’è visto. Con Mani Pulite venne sancito, venne avallato, il saccheggio dell’Italia. Si spalancarono le porte a un’iniziativa privata gaglioffa, volgare, perfino becera. Si fecero ponti d’oro a cinesi e indiani i cui “negozi” sfigurano il centro di Roma; sfigurano, con le loro orrende chincaglierie, Corso Vittorio Emanuele, Via Ostiense, Via Marmorata, Via del Corso, e chi più ne ha, più ne metta. Ma s’intende: dobbiamo gelosamente conservarcela la patente di Paese “civile”, “democratico”: quindi, porte aperte a chiunque, ci mancherebbe altro. Questa è la via che porta alla rovina; la via che porta alla sparizione dell’Italia costruita, bene o male, negli ultimi cent’anni.
Il timbro italiano è anch’esso sparito. Sparito nella Moda, sparito nell’edilizia e nell’urbanistica; sparito anche nel Cinema. La nostra edilizia attuale è una paccottiglia di cattivo gusto, di orrenda pretenziosità. La nostra urbanistica, inaugurata negli anni Settanta, è un insulto alle esigenze, alle necessità dell’essere umano.
Nel panorama cinematografico non c’è un Visconti, non c’è un Pietrangeli, un Germi, un Emmer, un Bolognini.
Nella Moda è scomparsa la grisaglia, fresca, assai fresca. Scomparsi il Tweed e il Cachemire. La Gabardina e la Flanella… Non restano che “tessuti” di natura sintetica… L’insulto al Bello.
Certo che oggi l’Italia è un’”espressione geografica”. Il suo Governo nulla conta nel quadro internazionale: non conta nemmeno come “l’asso di picche”. Il suo Sport, nemmeno a parlarne: un disastro la mancata partecipazioneai mondiali di calcio, per non parlare dell’Atletica un tempo dominata da Mennea, Tilli, Pavoni; dalla Simeoni, dalla Dorio.
L’Italia è perciò tornata una espressione geografica! Del resdto l'Italia è un paese nato dalle corporazioni (termine in realtà moderno per indicare le arti). E' infatti un dato acquisito che non può essere rilevata una chiara e diretta continuità con le istituzioni del mondo classico. La diffusa comparsa delle arti – prevalentemente nelle città dell’Italia centro-settentrionale e con tratti distintivi abbastanza generalizzati – è infatti da collocare nella piena età comunale. Le forme di associazionismo artigiano attestate prima del secolo XII erano organismi controllati dall’autorità pubblica, circoscritti ai pochi ambiti lavorativi ritenuti fondamentali per la sussistenza della società cittadina, e risultano limitati a un numero ristretto di centri urbani. Solamente dal terzo decennio del secolo XII, con tempi e sviluppi che variano da contesto a contesto, cominciarono a comparire associazioni artigiane su base volontaria. Collegate in taluni casi con i sodalizi confraternali, queste associazioni erano svincolate dall’autorità pubblica: una novità che testimonia la capacità degli appartenenti ai mestieri di organizzarsi in forme istituzionali proprie e di codificare in piena autonomia norme comportamentali, rese esplicite dalla redazione di statuti. Proprio questi statuti lasciano trasparire come le corporazioni esercitassero un’autorità su di un largo spettro di ambiti e prerogative, a partire dalle relazioni fra i singoli, grazie all’elaborazione di codici etici, fino al disciplinamento del quadro sia della produzione di beni e sia dell’approvvigionamento di materie prime. Non solo, le arti si ponevano come organismi preposti al regolamento delle strutture lavorative, soprattutto nella salvaguardia e nella trasmissione del sapere tecnico attraverso la regolamentazione dell’apprendistato. A questa autorità decisionale va aggiunto l’aspetto religioso, solidale e assistenziale, espletato attraverso il già citato collegamento con le confraternite religiose. L’autorità assunta dalle arti e in particolare la loro funzione di coordinamento e di sostegno delle singole botteghe sollecitavano un’adesione pressoché generalizzata, nonostante in questa prima fase l’iscrizione all’arte non fosse obbligatoria al fine di esercitare un mestiere.
Già a partire dal pieno secolo XII, dunque, le corporazioni assommarono un potere sia economico – attraverso la gestione del settore produttivo, spazio vitale per l’economia cittadina – sia giurisdizionale. L’assunzione di tale connotato quasi pubblico da parte delle corporazioni rese necessario l’instaurarsi di un rapporto dialettico con le istituzioni di governo. Le arti cominciarono così ad acquisire una valenza politica – espressa con modalità ed esiti diversi da città in città – che si avverte già verso la metà del secolo XII.
Comunque il potere economico assunto dalle arti non necessariamente implica uno sviluppo sul piano politico. Se vi furono realtà come Firenze dove le arti guadagnarono l’accesso al potere e mantennero la responsabilità assistenziale attraverso la gestione degli ospedali della città, dal lato opposto dello spettro, in una città pur economicamente importante come Milano, i paratici non riuscirono a trovare un sbocco politico, mentre in altre realtà, come Venezia, nonostante la forte e pervasiva presenza delle associazioni di mestiere che si intersecavano alle confraternite religiose la precoce affermazione del ceto mercantile e la subordinazione delle arti alla magistratura della Giustizia Vecchia mantenne saldamente in equilibrio i poteri, frenando qualsiasi pretesa da parte delle arti.
Va comunque detto che la storiografia ha sottolineato come le corporazioni uscissero trasformate da questa continua dialettica con le istituzioni cittadine: già a partire dagli ultimi decenni del secolo XIII le arti cominciarono a essere ordinate a seconda del peso politico esercitato da ciascuna. Contestualmente cominciarono a perdere il connotato solidaristico delle origini e si trasformarono in organismi con un assetto interno nettamente verticistico. A questa progressiva gerarchizzazione interna contribuirono anche le particolari congiunture economiche di metà secolo XIV che resero necessaria una più accentuata difesa degli spazi d’azione di quanti già appartenevano alle arti. La chiusura è ravvisabile nella tendenza a porre severe limitazioni all’accesso alle corporazioni – e di conseguenza all’esercizio dei mestieri e alla mobilità sociale – a quanti non facevano parte dei nuclei familiari degli iscritti all'arte. Le corporazioni si trasformarono così in gruppi privilegiati; una posizione che tuttavia sarà frenata con l’ascesa delle signorie cittadine e la successiva transizione verso gli stati territoriali. Le istituzioni corporative, ormai considerate come un freno all’autorità pubblica o come un valido strumento per attuare una strategia di controllo sul territorio, cominciarono a subire una politica volta a limitarne l’autonomia.
E' così, difatti. l'Italia L'Italia è sempre stato un Paese "incompiuto": il Risorgimento incompleto, la Vittoria mutilata, la Costituzione inattuata, la democrazia incompiuta.
Inftti l’Italia è il porto franco di un paese franco. Un’espressione geografica in cui si possono scaricare migranti presi direttamente dagli scafisti, senza alcuna autorizzazione e senza alcun controllo. La missione delle Ong è racchiusa in un motto elegante: «Fuck Italia» (Fanculo Italia). Non un soccorso, doveroso sempre e comunque. Una consegna.
Come fosse un carico di sigarette o di stupefacenti. In questo modo quei bravi giovani delle Ong non salvano migranti in pericolo: portano clandestini nell’«espressione geografica» d’Europa alimentando le cospicue risorse economiche degli scafisti, che rappresentano ormai – grazie al laissez faire, al laissez passer troppo a lungo consentito dall’Italia – una formidabile lobby finanziaria e politica.
Finora soltanto un paio di Ong hanno firmato il nostro protocollo. Le altre dicono: mai persone armate a bordo. Si dà il caso che le persone armate siano della polizia di uno Stato che ha il pieno diritto di conoscere chi gli viene in casa e con quali modalità arriva. Su questo il governo deve essere fermissimo. Nessuna nave che non rispetta queste regole deve poter attraccare nei nostri porti.
Dobbiamo insomma diventare più protagonisti a difesa dei nostri interessi nazionali per ridurre il numero di quelli che ci considerano una pur importante «espressione geografica».
Per poter ridare una speranza concreta anche ai nostri giovani che cercano lavoro.
Gabriele e Alessandro, in bocca al lupo!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
Del resto l'Italia, senza più scuola, con moda, design e persino lo sport in declino, con una classe politica sempre più imbelle, è tornata ad essere, come diceva il Principe di Metternich, espressione geografica. La sua industria è stata svenduta dal neo-capitalismo, alleato a politici senza scrupoli. Offesa anche nell'Ambiente, dell'Italia forte e prospera di mezzo secolo fa non resta più nulla.
Il 2 agosto 1847 il principe di Metternich, ministro degli Esteri dell’imperatore d’Austria, scrisse al conte Dietrichstein: «La parola Italia è una espressione geografica, una qualificazione che riguarda la lingua, ma non ha il valore politico che gli sforzi degli ideologi rivoluzionari tendono a imprimerle». Sono passati 171 anni ma penso che sì, sia proprio così, oggi il Principe di Metternich avrebbe sacrosanta ragione: l’Italia è un’espressione geografica. Da una classe politica imbelle, ma abilissima a curare i propri interessi materiali, e da un neo-capitalismo ingombrante, arido, legato in modo perverso al potere politico, l’Italia è stata in questi ultimi anni svenduta, sfruttata, offesa, sfigurata. Svenduta a Cina, Francia, Germania; sfruttata appunto da politici senza scrupoli, offesa e sfigurata da neo-palazzinari senza un grammo di gusto, senza un briciolo di senso estetico. L’Ambiente stesso ha ricevuto colpi durissimi, basti pensare al progetto ferroviario Torino-Lione, il famigerato TAV, sprovvisto di ogni carattere di ordine pratico, caldeggiato, imposto da conventicole di affaristi legati (ci risiamo) a una classe politica che per il proprio indecente protagonismo, la propria rumorosa invadenza, i propri, osceni appetiti monetari; dovrebbe soltanto vergognarsi di se stessa – se solo avesse una coscienza. Se fosse sensibile al sacro principio del ravvedimento…
L’Italia di cinquanta o sessant’anni fa rappresentava un Paese all’avanguardia in vari settori. All’avanguardia nella petrolchimica, nella lavorazione della gomma, nell’industria automobilistica, nel Design (non ancora chiamato così), nelle comunicazioni sia stradali che telefoniche, all’avanguardia nell’urbanistica, nel sistema scolastico influenzato da provvidenziali aspetti sociali quali la refezione ogni mattina fra le 10 e le 11: latte, pane, burro e biscotti per gli scolari italiani, ricchi o poveri che fossero, dal Trentino alla Sicilia. L’Italia di allora che, pur uscita dalla catastrofe della Seconda Guerra Mondiale, bene o male sapeva accudire i propri figli, ed era, ed è, terra priva di materie prime.
Che cosa resta di quell’Italia? Nulla. La Nazione se la sono mangiata, a quattro palmenti, non tanto i democristiani, i socialisti, i repubblicani del periodo 1946-1992, quanto i millantatori che sull’onda di Mani Pulite (1992-1993) pretesero di farci credere d’essere “portatori” di “giustizia”, “onestà”, “meritocrazia”: tutto il contrario, come s’è visto. Con Mani Pulite venne sancito, venne avallato, il saccheggio dell’Italia. Si spalancarono le porte a un’iniziativa privata gaglioffa, volgare, perfino becera. Si fecero ponti d’oro a cinesi e indiani i cui “negozi” sfigurano il centro di Roma; sfigurano, con le loro orrende chincaglierie, Corso Vittorio Emanuele, Via Ostiense, Via Marmorata, Via del Corso, e chi più ne ha, più ne metta. Ma s’intende: dobbiamo gelosamente conservarcela la patente di Paese “civile”, “democratico”: quindi, porte aperte a chiunque, ci mancherebbe altro. Questa è la via che porta alla rovina; la via che porta alla sparizione dell’Italia costruita, bene o male, negli ultimi cent’anni.
Il timbro italiano è anch’esso sparito. Sparito nella Moda, sparito nell’edilizia e nell’urbanistica; sparito anche nel Cinema. La nostra edilizia attuale è una paccottiglia di cattivo gusto, di orrenda pretenziosità. La nostra urbanistica, inaugurata negli anni Settanta, è un insulto alle esigenze, alle necessità dell’essere umano.
Nel panorama cinematografico non c’è un Visconti, non c’è un Pietrangeli, un Germi, un Emmer, un Bolognini.
Nella Moda è scomparsa la grisaglia, fresca, assai fresca. Scomparsi il Tweed e il Cachemire. La Gabardina e la Flanella… Non restano che “tessuti” di natura sintetica… L’insulto al Bello.
Certo che oggi l’Italia è un’”espressione geografica”. Il suo Governo nulla conta nel quadro internazionale: non conta nemmeno come “l’asso di picche”. Il suo Sport, nemmeno a parlarne: un disastro la mancata partecipazioneai mondiali di calcio, per non parlare dell’Atletica un tempo dominata da Mennea, Tilli, Pavoni; dalla Simeoni, dalla Dorio.
L’Italia è perciò tornata una espressione geografica! Del resdto l'Italia è un paese nato dalle corporazioni (termine in realtà moderno per indicare le arti). E' infatti un dato acquisito che non può essere rilevata una chiara e diretta continuità con le istituzioni del mondo classico. La diffusa comparsa delle arti – prevalentemente nelle città dell’Italia centro-settentrionale e con tratti distintivi abbastanza generalizzati – è infatti da collocare nella piena età comunale. Le forme di associazionismo artigiano attestate prima del secolo XII erano organismi controllati dall’autorità pubblica, circoscritti ai pochi ambiti lavorativi ritenuti fondamentali per la sussistenza della società cittadina, e risultano limitati a un numero ristretto di centri urbani. Solamente dal terzo decennio del secolo XII, con tempi e sviluppi che variano da contesto a contesto, cominciarono a comparire associazioni artigiane su base volontaria. Collegate in taluni casi con i sodalizi confraternali, queste associazioni erano svincolate dall’autorità pubblica: una novità che testimonia la capacità degli appartenenti ai mestieri di organizzarsi in forme istituzionali proprie e di codificare in piena autonomia norme comportamentali, rese esplicite dalla redazione di statuti. Proprio questi statuti lasciano trasparire come le corporazioni esercitassero un’autorità su di un largo spettro di ambiti e prerogative, a partire dalle relazioni fra i singoli, grazie all’elaborazione di codici etici, fino al disciplinamento del quadro sia della produzione di beni e sia dell’approvvigionamento di materie prime. Non solo, le arti si ponevano come organismi preposti al regolamento delle strutture lavorative, soprattutto nella salvaguardia e nella trasmissione del sapere tecnico attraverso la regolamentazione dell’apprendistato. A questa autorità decisionale va aggiunto l’aspetto religioso, solidale e assistenziale, espletato attraverso il già citato collegamento con le confraternite religiose. L’autorità assunta dalle arti e in particolare la loro funzione di coordinamento e di sostegno delle singole botteghe sollecitavano un’adesione pressoché generalizzata, nonostante in questa prima fase l’iscrizione all’arte non fosse obbligatoria al fine di esercitare un mestiere.
Già a partire dal pieno secolo XII, dunque, le corporazioni assommarono un potere sia economico – attraverso la gestione del settore produttivo, spazio vitale per l’economia cittadina – sia giurisdizionale. L’assunzione di tale connotato quasi pubblico da parte delle corporazioni rese necessario l’instaurarsi di un rapporto dialettico con le istituzioni di governo. Le arti cominciarono così ad acquisire una valenza politica – espressa con modalità ed esiti diversi da città in città – che si avverte già verso la metà del secolo XII.
Comunque il potere economico assunto dalle arti non necessariamente implica uno sviluppo sul piano politico. Se vi furono realtà come Firenze dove le arti guadagnarono l’accesso al potere e mantennero la responsabilità assistenziale attraverso la gestione degli ospedali della città, dal lato opposto dello spettro, in una città pur economicamente importante come Milano, i paratici non riuscirono a trovare un sbocco politico, mentre in altre realtà, come Venezia, nonostante la forte e pervasiva presenza delle associazioni di mestiere che si intersecavano alle confraternite religiose la precoce affermazione del ceto mercantile e la subordinazione delle arti alla magistratura della Giustizia Vecchia mantenne saldamente in equilibrio i poteri, frenando qualsiasi pretesa da parte delle arti.
Va comunque detto che la storiografia ha sottolineato come le corporazioni uscissero trasformate da questa continua dialettica con le istituzioni cittadine: già a partire dagli ultimi decenni del secolo XIII le arti cominciarono a essere ordinate a seconda del peso politico esercitato da ciascuna. Contestualmente cominciarono a perdere il connotato solidaristico delle origini e si trasformarono in organismi con un assetto interno nettamente verticistico. A questa progressiva gerarchizzazione interna contribuirono anche le particolari congiunture economiche di metà secolo XIV che resero necessaria una più accentuata difesa degli spazi d’azione di quanti già appartenevano alle arti. La chiusura è ravvisabile nella tendenza a porre severe limitazioni all’accesso alle corporazioni – e di conseguenza all’esercizio dei mestieri e alla mobilità sociale – a quanti non facevano parte dei nuclei familiari degli iscritti all'arte. Le corporazioni si trasformarono così in gruppi privilegiati; una posizione che tuttavia sarà frenata con l’ascesa delle signorie cittadine e la successiva transizione verso gli stati territoriali. Le istituzioni corporative, ormai considerate come un freno all’autorità pubblica o come un valido strumento per attuare una strategia di controllo sul territorio, cominciarono a subire una politica volta a limitarne l’autonomia.
E' così, difatti. l'Italia L'Italia è sempre stato un Paese "incompiuto": il Risorgimento incompleto, la Vittoria mutilata, la Costituzione inattuata, la democrazia incompiuta.
Inftti l’Italia è il porto franco di un paese franco. Un’espressione geografica in cui si possono scaricare migranti presi direttamente dagli scafisti, senza alcuna autorizzazione e senza alcun controllo. La missione delle Ong è racchiusa in un motto elegante: «Fuck Italia» (Fanculo Italia). Non un soccorso, doveroso sempre e comunque. Una consegna.
Come fosse un carico di sigarette o di stupefacenti. In questo modo quei bravi giovani delle Ong non salvano migranti in pericolo: portano clandestini nell’«espressione geografica» d’Europa alimentando le cospicue risorse economiche degli scafisti, che rappresentano ormai – grazie al laissez faire, al laissez passer troppo a lungo consentito dall’Italia – una formidabile lobby finanziaria e politica.
Finora soltanto un paio di Ong hanno firmato il nostro protocollo. Le altre dicono: mai persone armate a bordo. Si dà il caso che le persone armate siano della polizia di uno Stato che ha il pieno diritto di conoscere chi gli viene in casa e con quali modalità arriva. Su questo il governo deve essere fermissimo. Nessuna nave che non rispetta queste regole deve poter attraccare nei nostri porti.
Dobbiamo insomma diventare più protagonisti a difesa dei nostri interessi nazionali per ridurre il numero di quelli che ci considerano una pur importante «espressione geografica».
Per poter ridare una speranza concreta anche ai nostri giovani che cercano lavoro.
Gabriele e Alessandro, in bocca al lupo!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
martedì 17 luglio 2018
l'Atletico Madrid ha vinto il mondiale russo
Sono un tifoso dell'Atletico Madrid e posso
dire che la mia squadra può sorridere, in maniera convinta, dopo il Mondiale di
Russia: sono davvero tante le stelle che hanno brillato di luce propria durante
la competizione iridata, che si è conclusa con la vittoria della Francia ma che
ha visto davvero tanti colchoneros mettersi in evidenza. I tre campioni del
mondo, certamente, ma non solo: se Antoine Griezmann si è consacrato come uno
dei calciatori più completi e forti del pianeta, al suo fianco si è espresso al
meglio un talento come Lucas Hernandez, titolare fisso sulla corsia mancina,
mentre Deschamps non ha avuto bisogno dell'apporto di Thomas Lemar, che pure
era stato il grande colpo della Liga prima dell'inizio delle ostilità in
Russia. Grande esperienza in Russia per Diego Godin e José Maria Gimenez, che
hanno costruito un vero muro per l'Uruguay, in grado di fermare persino
Cristiano Ronaldo. Sebbene a Madrid Simeone non li usi sovente insieme, questo
Mondiale ha confermato un affiatamento super che potrebbe fare molto comodo ai
colchoneros. Sebbene sia stata la Francia a ottenere coppa e gloria, quello
appena concluso è stato senza dubbio anche il Mondiale della Crozia: Sime
Vrsaljko ha disputato sette gare di altissimo livello, confermando uno degli
esterni più capaci d'Europa e non solo. Bene anche il collega Filipe Luis, che
ha raccolto l'eredità di Marcelo dopo l'infortunio, mentre chi non ha certo
brillato sono proprio gli spagnoli Saul (mai utilizzato dopo un Europeo Under
21 stellare) e Koke, che avranno comunque modo di rifarsi con il club. Molto
meglio, anche se il suo Mondiale è durato poco, Diego Costa. Aúpa Atleti siempre! Mario Pulimanti (Lido di
Ostia –Roma)
Soy un fan del Atlético de Madrid y puedo decir
que mi equipo puede sonreír, tan convencido, después de la Copa Mundial de
Rusia: hay tantas estrellas que han brillado espléndidamente durante la
competición Campeonato Mundial, que terminó con la victoria Francia, sino que
realmente se ha visto muchas colchoneros salir. Los tres campeones del mundo, sin
duda, pero no sólo si Antoine Griezmann se consagró como uno de los jugadores
más completos y fuertes en el planeta, a su lado se expresó mejor un talento
como Lucas Hernández, papel regular en el carril de la izquierda, mientras
Deschamps no tenía necesidad de ingesta de Thomas Lemar, que también había sido
un gran éxito en la Liga antes del comienzo de las hostilidades en Rusia. Gran
experiencia en Rusia por Diego Godin y José María Giménez, que han construido
un muro real para Uruguay, incapaz de detener incluso Cristiano Ronaldo. A
pesar de que Simeón en Madrid no se utilicen con frecuencia juntos, esta Copa
Mundial ha confirmado una armonía súper que podría hacer muy conveniente para
colchoneros. Si bien era la Francia para conseguir la copa y la gloria, la que
acaba de terminar no hubiera sido sin duda el Mundial Crozia Sime Vrsaljko ha
jugado siete partidos al más alto nivel, lo que confirma uno de los más capaces
en Europa y no sólo externa. También buen colega Filipe Luis, que recogió el
legado de Marcelo después de la lesión, mientras que los que ciertamente no son
precisamente el brillo españoles Saúl (nunca utilizado después de un estelar de
Europa Sub-21) y Koke, que todavía tendrá una forma de reconstruir con el club.
Mucho mejor, aunque su mundo no duró mucho tiempo, Diego Costa. Aupa Atleti
siempre! Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)Perciò io, i miei figli Gabriele ed Alessandro Pulimanti insieme ai
nostri 4 cagnolini Margot, Lupin, Neve e Nina in coro cantiamo: "Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri Simonetta, tanti auguri a te!!!!!!!"
la foto é di qualche
anno fa con io Simonetta più giovani e Gabriele ed Alessandro molto piccoli....
lassismo.
Dopo ciò che ho subito sono ora fortemente convinto che Ostia Ponente sia un quartiere ghetto, teatro dello spaccio, del degrado, della criminalità ai livelli d Secondigliano, Scampia, Forcella e i Quartieri Spagnoli a Napoli, Librino a Catania, Quarto Oggiaro a Milano, Begato a Genova, Corviale a Roma, Arghillà a Reggio Calabria, Zen a palermo, San Paolo a Bari.
Dopo ciò che ho subito sono ora fortemente convinto che Ostia Ponente sia un quartiere ghetto, teatro dello spaccio, del degrado, della criminalità ai livelli d Secondigliano, Scampia, Forcella e i Quartieri Spagnoli a Napoli, Librino a Catania, Quarto Oggiaro a Milano, Begato a Genova, Corviale a Roma, Arghillà a Reggio Calabria, Zen a palermo, San Paolo a Bari.
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