Gli stipendi d'oro
della Rai pagati col canone in bolletta
E’ stato
di forte sdegno da parte dei cittadini il primo effetto della pubblicazione online delle
retribuzioni di cento dirigenti e giornalisti Rai che percepiscono compensi oltre i 200omila euro
l’anno. Alla faccia della spending review!
Per
esempio 650mila
vanno a Campo Dall’Orto, 392mila a Marano
(numero uno
della Pubblicità), 360.000 a Leone (da oltre vent’anni alla Rai) e 244mila a Piero Marrazzo ex presidente della regione Lazio. Certo, in questi casi si tratta di dirigenti che
occupano le posizioni di più alta responsabilità e la cui permanenza in quegli
incarichi dovrebbe essere anche legata al raggiungimento di obiettivi e
risultati. Ma ciò che è invece davvero scandaloso è il fatto che nella Rai ci
sono anche molte persone che godono di alti stipendi, in molti casi senza avere
neppure un incarico o ricoprendo funzioni che certamente non giustificano
quegli emolumenti. Il vero buco nero è questo: da un lato la Rai vuole essere
considerata come un’azienda che sta sul mercato e si confronta con la
concorrenza, ma dall’altro si comporta come il peggiore dei carrozzoni pubblici
in cui chi perde l’incarico resta comunque in azienda e mantiene il suo lauto
stipendio. Ovviamente a spese dei cittadini. Forse prima che il tetto agli
stipendi, andrebbe messo il tetto al numero di dirigenti e direttori. In
realtà, un buon
metodo per meglio capire un modello sociale ed economico, come il sistema televisivo, è fare i
confronti con quelli degli altri paesi europei. In
Spagna, ad esempio, la situazione è decisamente migliore. Qui, infatti, la
Televisión Española (TVE) -l'azienda pubblica televisiva operante in Spagna-
è sostenuta economicamente dalle sovvenzioni governative e da altre fonti come
la vendita di programmi all'estero, poiché in Spagna ormai da decenni è stato
abolito il canone televisivo a causa dell'alta evasione. La TVE
complessivamente fa parte della Fondazione RTVE, l'ente pubblico
spagnolo per le trasmissioni radio-televisive, riorganizzato dopo le due
riforme tv volute dal governo Zapatero. Dal 1º gennaio 2010 TVE non trasmette più
pubblicità, ad eccezioni di quelli degli eventi sportivi e i cosiddetti
"patrocini culturali". Quindi per
equipararsi all’Europa la RAI dovrebbe ridurre la pubblicità e abolire la
lottizzazione, ovvero il controllo diretto della Rai da parte del mondo politico.
Inoltre andrebbe eliminato il canone TV,
che è una tassa ingiusta perché va contro il principio della libertà di scelta
e introduce un principio di concorrenza sleale.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)