venerdì 12 agosto 2016

Gli stipendi d'oro della Rai pagati col canone in bolletta


Gli stipendi d'oro della Rai pagati col canone in bolletta

E’ stato di forte sdegno da parte dei cittadini il primo effetto della pubblicazione online delle retribuzioni di cento dirigenti e giornalisti Rai che percepiscono compensi oltre i 200omila euro l’anno. Alla faccia della spending review! Per esempio 650mila vanno a Campo Dall’Orto, 392mila a Marano (numero uno della Pubblicità),  360.000  a Leone (da oltre vent’anni alla Rai) e 244mila a Piero Marrazzo ex presidente della regione Lazio. Certo, in questi casi si tratta di dirigenti che occupano le posizioni di più alta responsabilità e la cui permanenza in quegli incarichi dovrebbe essere anche legata al raggiungimento di obiettivi e risultati. Ma ciò che è invece davvero scandaloso è il fatto che nella Rai ci sono anche molte persone che godono di alti stipendi, in molti casi senza avere neppure un incarico o ricoprendo funzioni che certamente non giustificano quegli emolumenti. Il vero buco nero è questo: da un lato la Rai vuole essere considerata come un’azienda che sta sul mercato e si confronta con la concorrenza, ma dall’altro si comporta come il peggiore dei carrozzoni pubblici in cui chi perde l’incarico resta comunque in azienda e mantiene il suo lauto stipendio. Ovviamente a spese dei cittadini. Forse prima che il tetto agli stipendi, andrebbe messo il tetto al numero di dirigenti e direttori. In realtà, un buon metodo per meglio capire un modello sociale ed economico, come il sistema televisivo, è fare i confronti con quelli degli altri paesi europei.  In Spagna, ad esempio, la situazione è decisamente migliore. Qui, infatti, la Televisión Española (TVE)  -l'azienda pubblica televisiva operante in Spagna- è sostenuta economicamente dalle sovvenzioni governative e da altre fonti come la vendita di programmi all'estero, poiché in Spagna ormai da decenni è stato abolito il canone televisivo a causa dell'alta evasione. La TVE complessivamente fa parte della Fondazione RTVE, l'ente pubblico spagnolo per le trasmissioni radio-televisive, riorganizzato dopo le due riforme tv volute dal governo Zapatero. Dal 1º gennaio 2010 TVE non trasmette più pubblicità, ad eccezioni di quelli degli eventi sportivi e i cosiddetti "patrocini culturali". Quindi per equipararsi all’Europa la RAI dovrebbe ridurre la pubblicità e abolire la lottizzazione, ovvero il controllo diretto della Rai da parte del mondo politico. Inoltre andrebbe eliminato il canone TV, che è una tassa ingiusta perché va contro il principio della libertà di scelta e introduce un principio di concorrenza sleale.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

giovedì 11 agosto 2016

Profughi pagati da noi cittadini


Profughi pagati da noi cittadini
 
La maggiore parte di coloro che entrano in Italia persone in fuga dai loro luoghi di nascita e alla ricerca di migliori condizioni di vita. Scelta umanamente comprensibile, ma per la legge italiana costoro sono clandestini ed è un po' paradossale che a chi entra nel nostro Paese infrangendo la legge noi diamo assistenza e pure un contributo economico. La realtà è che noi non possiamo accogliere e ospitare chiunque voglia entrare in Italia. Non c'è accoglienza, diffusa o meno, che tenga. Vanno fissati limiti e gestiti i flussi. E se la classe politica non è in grado o non intende impedire che ciò avvenga, deve anche assumersi la responsabilità di spiegare ai cittadini che tutto questo ha un costo sociale ed economico che, inevitabilmente, ricade su tutti i contribuenti. Anche con un peggioramento dei servizi che già talvolta lasciano alquanto a desiderare. Con la dissennata politica del salva profughi ad ogni costo, l'Italia è infatti destinata al collasso economico e sociale. Del resto la politica del salva profughi, attuata attraverso onlus e cooperative varie, sfrutta economicamente la situazione a spese della collettività' e a danno di noi cittadini. Infatti per mantenere un profugo lo Stato spende oltre 30 euro al giorno, mentre, con un paradosso, per un invalido italiano al 100% lo Stato spende solo la metà di questa cifra. Inoltre  tra alloggio e altre spese un clandestino che si fa registrare guadagna molto più del poliziotto o del militare che lo accoglie allo sbarco. E dire che a giugno in Sicilia è esplosa una rivolta in un centro d'accoglienza. Gli immigrati protestavano perché era saltato il collegamento Sky per gli Europei di calcio.
 
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
 
 

mercoledì 10 agosto 2016

Destra, sinistra e centro non significano più niente





 

Destra, sinistra e centro non significano più niente

Dire ora  di essere di destra, di sinistra o di centro appare sempre più difficile. Ed anche se la corsa al centro appassiona la politica da quando è scomparsa la Dc, più che guardare al centro i partiti dovrebbero interessarsi dei tanti elettori che hanno deciso di non votare più. Infatti ritengo che le sfide elettorali future si misureranno non tanto sulla capacità di sottrarre all'avversario consensi al centro, ma su quella di recuperare i voti di chi ha scelto di rinunciare al diritto di voto. Perciò è sbagliato continuare ad etichettare superficialmente come reazioni populiste comportamenti sempre più diffusi in settori dell'opinione pubblica. Le pulsioni che attraversano la società vanno ascoltate dalle classi dirigenti dei vari partiti, senza liquidarle -come invece fanno- in modo spregevole e altezzoso. In un mondo che cambia così rapidamente l'incertezza sul presente e sul futuro è l'elemento prevalente, con cui è necessario fare i conti. È questo il vero centro della politica attuale. L'altro centro è ormai sempre più un'astrazione cara a certa politica, che dimostra, ancora una volta, di essere troppo lontana dalla realtà.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)