Profughi pagati da
noi cittadini
La maggiore parte
di coloro che entrano in Italia persone in fuga dai loro luoghi di nascita e
alla ricerca di migliori condizioni di vita. Scelta umanamente comprensibile,
ma per la legge italiana costoro sono clandestini ed è un po' paradossale che a
chi entra nel nostro Paese infrangendo la legge noi diamo assistenza e pure un
contributo economico. La realtà è che noi non possiamo accogliere e ospitare
chiunque voglia entrare in Italia. Non c'è accoglienza, diffusa o meno, che
tenga. Vanno fissati limiti e gestiti i flussi. E se la classe politica non è
in grado o non intende impedire che ciò avvenga, deve anche assumersi la
responsabilità di spiegare ai cittadini che tutto questo ha un costo sociale ed
economico che, inevitabilmente, ricade su tutti i contribuenti. Anche con un
peggioramento dei servizi che già talvolta lasciano alquanto a desiderare. Con
la dissennata politica del salva profughi ad ogni costo, l'Italia è infatti
destinata al collasso economico e sociale. Del resto la politica del salva
profughi, attuata attraverso onlus e cooperative varie, sfrutta economicamente
la situazione a spese della collettività' e a danno di noi cittadini. Infatti
per mantenere un profugo lo Stato spende oltre 30 euro al giorno, mentre, con
un paradosso, per un invalido italiano al 100% lo Stato spende solo la metà di
questa cifra. Inoltre tra
alloggio e altre spese un clandestino che si fa registrare guadagna molto più
del poliziotto o del militare che lo accoglie allo sbarco. E dire che a giugno in Sicilia è esplosa una rivolta in un centro
d'accoglienza. Gli immigrati protestavano perché era saltato il collegamento
Sky per gli Europei di calcio.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
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