mercoledì 27 ottobre 2010

FUTURO E LIBERTA', IL 31 OTTOBRE AL CINEMA ADRIANO




FUTURO E LIBERTA', IL 31 OTTOBRE AL CINEMA ADRIANOLA PRIMA ASSEMBLEA DEI CIRCOLI DI GENERAZIONE ITALIA
Il 31 ottobre al Cinema Adriano si terra' la prima assemblea dei circoli di Generazione Italia del Lazio, alla presenza di Gianfranco Fini. Per quella data in realtà potrebbe trattarsi già di una convention dei militanti di Futuro e Libertà nel Lazio. La fondazione del nuovo partito che fa capo all'ex segretario di An e' attesa per i prossimi giorni e gli iscritti a Generazione Italia diventeranno automaticamente anche tesserati di Fli. Lo scorso 2 ottobre all'Hotel Princess si e' svolta una prima riunione degli aderenti ai 102 circoli di Generazione Italia che attualmente esistono nel territorio regionale. "Per il 31 ottobre sono convinto che arriveremo a 200 circoli, gli iscritti confluiranno automaticamente in Futuro e Libertà quando diventerà un partito a tutti gli effetti" spiega l'europarlamentare e coordinatore romano di Fli Potito Salatto. La nuova formazione politica assicura il suo sostegno al centrodestra ed alle giunte Alemanno e Polverini, ma rivendica spazio per le sue proposte. "Noi siamo sostenitori delle giunte Alemanno e Polverini, perché le abbiamo votate – prosegue Salatto - però, o loro prendono atto di questa nuova realtà ed accettano i nostri suggerimenti e le nostre critiche, o dovremo prendere le distanze". Nelle prossime settimane e' atteso un possibile rimpasto della giunta Alemanno a seguito dell'aumento degli assessorati legato alla creazione di Roma Capitale, per Salatto: "Dopo il rimpasto ci sarà qualche adesione a Futuro e Libertà tra i consiglieri comunali". Poi aggiunge: "Con le amministrazioni comunali non abbiamo le mani legate, alle prossime amministrative sul territorio ognuno potrà scegliere le alleanze che vuole". Discorso diverso in Consiglio regionale. "In Comune aspettiamo che Alemanno faccia il suo rimpasto, poi valuteremo - sottolinea Antonio Buonfiglio, sottosegretario all'Agricoltura e coordinatore regionale di Fli - non vogliamo fare da sponda o prestarci a giochetti di chi vuole una poltrona, ne' a raccogliere i delusi. In Consiglio regionale invece credo che quanto prima potrebbe avvenire qualcosa". Attualmente alla Pisana Fli ha come referente privilegiato Rocco Pascucci, capogruppo dell'Mpa, presente alla riunione dei circoli di Generazione Italia. "Ho scelto l'Mpa una settimana dopo essere stato eletto, se in quel momento ci fosse stato già Fli avrei fatto quest'altra scelta - spiega Pascucci - oggi non ci sono motivi per cui io lasci l'Mpa, però mi auguro che qualche altro consigliere crei il gruppo di Fli, con cui sono aperto al dialogo". Pascucci sottolinea il rischio "che nel Lazio con la Polverini si ripeta quello che avviene al governo, c'e' uno solo che decide assieme a pochi altri". Ed aggiunge: "Non vorrei che anche qui a decidere siano solo la Polverini e l'Udc. Io faccio parte della maggioranza, ma ad esempio del piano della rete ospedaliera so solo quello che ho letto dai giornali, non sappiamo in che direzione stiamo andando".

Mario Pulimanti

venerdì 15 ottobre 2010

FACEBOOK



Su Facebook sono sempre più diffusi profili fasulli con foto e nickname finti.
Il motivo? Semplice, la gelosia. Aprendo un account taroccato, infatti, si fa amicizia col proprio partner per vedere come si comporta. Chi si nasconde, poi, non si rivela. Così spesso la relazione prosegue su due binari paralleli, da un lato la vita reale, dall'altro il web sottotraccia. E questa non è l'unica modalità di tentativo di controllo aperta da Internet per i malati di gelosia. Ci sono anche software-spia da montare sul pc del partner per controllare i messaggi che arrivano dai social network, come Facebook. Un'ossessione di controllo che può facilmente diventare paranoia. Una cosa è guardare una persona di fronte a te leggere un libro, altra è farlo da un pertugio, dietro una porta chiusa. I social network diventano così una sorta di buco della serratura, per spiare i movimenti dell'altro. Dalla curiosità alla smania di controllo il passo rischia di essere troppo breve. Così si avvelena un rapporto, senza che poi sia accaduto niente di realmente grave, almeno sul piano reale. Un fenomeno, quello dei falsi nickname, in aumento. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

martedì 12 ottobre 2010

Ciao, papà!




Davanti al camino, sfoglio un album di fotografie.
Sorrido vedendo le foto di papà.
Da quanto è morto?
Da diciotto anni.
Ne è passato di tempo, ormai, ma il ricordo è ancora vivo.
Bruciante.
Proprio come allora.
Da quando papà non c’è più,mi sento ancor più legato a lui.
Perché mi manca.
Probabilmente è il segno di una volontà che ci vuole legati per sempre.
Mi manca il suo umorismo, la sua acuta osservazione degli altri.
Mi manca la sua educazione, la sua cultura che non esibiva mai.
Mi mancano le sue parole, i suoi messaggi, le sue battute con i tempi comici perfetti.
Mi manca la sua faccia tonda, aperta e fiduciosa.
Con un accenno di opulenza che lui per altro portava con molta leggerezza.
Mi manca la sua stuzzicante ingenuità sempre pronta a rilevarsi in un sorriso.
Ricordi…
Tornano sempre, anche quando non dovrebbero…
Brandelli di passato.
Stilettate di dolore, di angoscia.
“La vita è solo un sogno.”
Quella frase, le ultime parole di un uomo che credevo invincibile.
Immortale.
Oggi vorrei tanto telefonargli per dirgli, sottovoce, che gli voglio sempre bene.
Che lo ricordo com’era veramente: un papà speciale.
Un papà intelligente.
Soprattutto un papà buono.
Quando mi addormento in poltrona, mentre nel camino il fuoco si spegne lentamente, sulle pagine lucide dell’album spiccano ancora le tracce delle mie lacrime.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)


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Papà era un poeta.
Questa è una delle sue ultime poesie.
L’ha scritta pochi giorni prima di morire.
E’ dedicata al suo primogenito.
E’ dedicata a me.
Ciao papà!

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La morte non è niente.

La morte non è niente.
Sono soltanto nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io, e tu sei sempre tu.
Ciò che eravamo prima uno per l’altro, lo siamo ancora.
Chiamami “Papone”, col vecchio vezzeggiativo, che ti è familiare.
Parlami nello stesso modo che hai sempre usato.
Non cambiare il tono di voce.
Non assumere un’aria forzata di solennità o di tristezza.
Ridi come facevi sempre ai piccoli scherzi che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Gioca, ridi e pensami.
Il mio nome sia sempre la parola familiare di primapronunciato senza enfasi, senza traccia di tristezza.
La mia vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto.
È la stessa di prima.
C’è una continuità che non si spezza.
Perchè dovrei essere fuori dalla tua mente?
Solo perchè sono fuori dalla tua vista?
Ti sto aspettando, solo per un attimo, in un posto qui vicino,proprio dietro l’angolo.
Va tutto bene, Mariuccio!

Antonio Valeriano Pulimanti


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martedì 5 ottobre 2010

SOLE MALEDETTO



Parlo di esistenze nascoste e ambigue,


passioni tristi,


seduzioni basse


e chiacchiere da cuscino;


su binocoli e cannocchiali,


voyeurismi pericolosi


e cleptomanie gaglioffe.


Non riesco ad agire


perché per tutto il tempo,


nonostante gli scoppi d’indignazione,


penso di commettere un terribile errore,


una sequela


di terribili errori.



solemaledetto1


Le cose non possono stare


come io sono sempre


più certo che stiano.


“Che cosa sto facendo?”


mi chiedo sgomento


mentre ritraggo il pugno


che ha appena sfiorato


la parete, contrito;


mentre distruggo deliberatamente


la mia carriera.



solemaledetto3





Ricordo i cortili della Garbatella


quando noi bambini


giocavamo a calcio,


con i pantaloni corti,


le bretelle,


il pallone supersantos


comprato alla bottega


facendo una colletta.


Ricordo il Parco dell’EUR.


Mi sembra di sentire


il profumo dei suoi alberi


di eucalipto.


Ah, gli anni sessanta!



solemaledetto4


Qualcuno mi minaccia?


Non siamo arrivati a quel punto.


Qualcuno mi tormenta.


Ma c’è dell’altro.


Qualcosa mi turba.


Sono disorientato


da come va il mondo


e cerco delle risposte.


Forse sto guardando


nei posti più sbagliati,


ma intanto guardo.


Vedo un futuro


per niente roseo


davanti a me.


Scuoto la testa.


Non lo so.


Potrebbe essere tutto diverso.


Oh, sì. Suppongo.


Per tutti gli dei,


l’unica soluzione


è alzarsi


e provare


a fare qualcosa


per distrarmi.



solemaledetto41


Fin da piccolo


mi sono posto


alcune domande


che non hanno risposta:


da dove vengo?


a chi appartengo?


chi sono?


sono domande


che possono sembrare


banali


ma non è così.



solemaledetto11


Mi sono sempre chiesto


cosa c’era


prima di me,


da dove veniva


chi mi ha voluto.


A quale luogo mentale appartengo?


Mio padre,


mia madre,


la loro città, Roma,


sono stati il principio della mia vita,


ma sento di venire


da molto più lontano


forse da un altro pianeta;


in me ci sono


tanti interessi


che non trovano


una corrispondenza familiare.



aquila


Tutte queste cose


mi fanno pensare


che sono anche


figlio


di un mondo


senza confini geografici


e nel contempo


figlio di un’infanzia


che mi ha fatto essere


l’uomo che sono.


Ma troppe domande rimangono insolute


e allora


ho pensato


di cercare le risposte


nelle storie


della mia famiglia.



solemaledetto2


Ho forse


ereditato


qualcosa


del D.N.A.


dei miei antenati?


Chissà


se loro


amavano scrivere,


se amavano il bello,


il colore,


i fiori,


il mare,


la natura…


insomma


le cose


che


piacciono a me?


Chissà


se erano etruschi,


tutto è possibile.



solemaledetto5


La mia anima non sembra tormentata


ma lo è


perché tutte queste domande


non mi fanno esser tranquillo.


Io amo definirmi


una mente pensante


non una persona


perché così mi vede la gente


che mi sta intorno.


Naturalmente non i miei amici veri


perché quelli


mi considerano


come uomo


e come persona!


Ma sono pochi


quelli che la pensano così.


Vedete


quante


domande


mi


pongo.



solemaledetto12


Da piccolo


ho sempre sentito il bisogno


di raccontarmi favole.


Ho tante cose


da dire


ma non so


dove



come


le vado a trovare.




Sembra quasi


che tutto


voglia parlare


di un passato da raccontare,


ma io


che posso raccontare


se non quello


che ho sentito fabulare?



solemaledetto6


Mi sarebbe più facile


raccontarmi


per quello che sono stato


e per quello


che sono attraverso


ciò che provo,


ma quello che mi appartiene


sarebbe


un mondo di tristezza


mescolato all’allegria


che


ha sempre un bambino


o uno dotato


di un carattere gioioso.


Scende ancora la pioggia


ed io sono


qui davanti


alla mia finestra lidense


a ricordare


le mie domande iniziali.



solemaledetto7


Con questa vita frenetica


si può solo ricordare


con rimpianto


il bel mondo antico


dove


la tranquillità


era di casa.


Ora


questo solo


rimpiango:


non essere


più figlio


di quel tempo!


Di quel tempo


che permetteva


anche


molte ipocrisie


oggi


meno facili!


Credo


di aver dato


a me stesso


delle risposte significative


sul mio passato


e


sul mio futuro,


sugli amici vecchi e nuovi,


su chi mi crede una mente pensante,


cioè quasi un robot


senza un cuore,


né un passato


né futuro.




solemaledetto8


Da queste risposte


è emerso


che


io


un cuore


ce l’ho


e


che dev’essere


tenuto a bada.


Ho scoperto


che


ho un passato,


un presente


e un futuro.



solemaledetto9


Ma intanto


la pioggia


se n’è andata,


e non penso


più di provenire


da un altro pianeta.


Ora


so di appartenere


a questo mondo.


Di essere stato voluto


da mio padre


e


da mia madre.


Di avere


molti amici


anche se alcuni


non mi hanno meritato


o forse


non mi hanno capito.



solemaledetto10


Non sono


venuto


da qualche


galassia sconosciuta:


sono uno di voi,


e questo mi conforta!







Dopo aver passato la giornata a Roma, in tarda serata torno a Ostia.
Seduto in veranda, sento i canti serali degli uccelli nascosti tra gli alberi.
L’aria tiepida risuona dei loro canti.
Sono le nove di sera.
E’ una magnifica serata di inizio ottobre, e la giornata è stata bella.
Rifletto: ho cambiato punto di vista sulle cose.
Ero fortunato. Il lavoro mi dava stimoli. Ora non più.
Credevo nella giustizia. Ora non più.
Credevo negli ideali. Ora non più.
Avevo un sacco di carne al fuoco. Si è bruciata.
Ero coinvolto in progetti interessanti. Sono svaniti nel nulla.
Il cibo mi ha fatto venire la nausea.
Sospiro con aria dolente.
Pensare mi manda in paranoia.
Scuoto la testa.
Mi trovo insopportabile, e perdo il controllo: “Mario, sei solo un cinico cantastorie” sibilo, tanto forte da farmi sentire.
Gabriele rimane senza fiato. Il mio auto-insulto è sbalorditivo. “Che dici, papà?”. Se ne va via disgustato, rivolgendomi un ghigno insolente.
Ho le mani fredde. Fisso la luna.
Schiocco le dita colto da un’illuminazione.
Domani vado al mare. Mi pare una bella cosa. Lo è.
Mi stringo le mani. Rientro a casa.
Auguro buona notte a Alessandro.
Gabriele mi guarda e fa dei gesti goliardici con le mani.
Simonetta mi tiene gli occhi addosso.
Non ricambio il suo sguardo.
Faccio una doccia; il bagno è piccolo e pulito.
L’acqua è calda, il sapone ha un ottimo profumo.
Rimango sotto il getto e mi levo la puzza di sudore e rabbia dalla pelle.
Prendo la schiuma da barba.
Mi rado con vari movimenti verso il basso.
Mi guardo allo specchio.
Indugio ad ascoltare le voci in salotto, all’altro lato della casa.
Entro in camera.
Mi sdraio sul letto.
Incrocio le braccia e fisso il soffitto.
E poi mi addormento.


aquila1


Mario Pulimanti


(Lido di ostia -Roma)