
Davanti al camino, sfoglio un album di fotografie.
Sorrido vedendo le foto di papà.
Da quanto è morto?
Da diciotto anni.
Ne è passato di tempo, ormai, ma il ricordo è ancora vivo.
Bruciante.
Proprio come allora.
Da quando papà non c’è più,mi sento ancor più legato a lui.
Perché mi manca.
Probabilmente è il segno di una volontà che ci vuole legati per sempre.
Mi manca il suo umorismo, la sua acuta osservazione degli altri.
Mi manca la sua educazione, la sua cultura che non esibiva mai.
Mi mancano le sue parole, i suoi messaggi, le sue battute con i tempi comici perfetti.
Mi manca la sua faccia tonda, aperta e fiduciosa.
Con un accenno di opulenza che lui per altro portava con molta leggerezza.
Mi manca la sua stuzzicante ingenuità sempre pronta a rilevarsi in un sorriso.
Ricordi…
Tornano sempre, anche quando non dovrebbero…
Brandelli di passato.
Stilettate di dolore, di angoscia.
“La vita è solo un sogno.”
Quella frase, le ultime parole di un uomo che credevo invincibile.
Immortale.
Oggi vorrei tanto telefonargli per dirgli, sottovoce, che gli voglio sempre bene.
Che lo ricordo com’era veramente: un papà speciale.
Un papà intelligente.
Soprattutto un papà buono.
Quando mi addormento in poltrona, mentre nel camino il fuoco si spegne lentamente, sulle pagine lucide dell’album spiccano ancora le tracce delle mie lacrime.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
---------------------
Papà era un poeta.
Questa è una delle sue ultime poesie.
L’ha scritta pochi giorni prima di morire.
E’ dedicata al suo primogenito.
E’ dedicata a me.
Ciao papà!
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La morte non è niente.
Sorrido vedendo le foto di papà.
Da quanto è morto?
Da diciotto anni.
Ne è passato di tempo, ormai, ma il ricordo è ancora vivo.
Bruciante.
Proprio come allora.
Da quando papà non c’è più,mi sento ancor più legato a lui.
Perché mi manca.
Probabilmente è il segno di una volontà che ci vuole legati per sempre.
Mi manca il suo umorismo, la sua acuta osservazione degli altri.
Mi manca la sua educazione, la sua cultura che non esibiva mai.
Mi mancano le sue parole, i suoi messaggi, le sue battute con i tempi comici perfetti.
Mi manca la sua faccia tonda, aperta e fiduciosa.
Con un accenno di opulenza che lui per altro portava con molta leggerezza.
Mi manca la sua stuzzicante ingenuità sempre pronta a rilevarsi in un sorriso.
Ricordi…
Tornano sempre, anche quando non dovrebbero…
Brandelli di passato.
Stilettate di dolore, di angoscia.
“La vita è solo un sogno.”
Quella frase, le ultime parole di un uomo che credevo invincibile.
Immortale.
Oggi vorrei tanto telefonargli per dirgli, sottovoce, che gli voglio sempre bene.
Che lo ricordo com’era veramente: un papà speciale.
Un papà intelligente.
Soprattutto un papà buono.
Quando mi addormento in poltrona, mentre nel camino il fuoco si spegne lentamente, sulle pagine lucide dell’album spiccano ancora le tracce delle mie lacrime.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
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Papà era un poeta.
Questa è una delle sue ultime poesie.
L’ha scritta pochi giorni prima di morire.
E’ dedicata al suo primogenito.
E’ dedicata a me.
Ciao papà!
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La morte non è niente.
La morte non è niente.
Sono soltanto nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io, e tu sei sempre tu.
Ciò che eravamo prima uno per l’altro, lo siamo ancora.
Chiamami “Papone”, col vecchio vezzeggiativo, che ti è familiare.
Parlami nello stesso modo che hai sempre usato.
Non cambiare il tono di voce.
Non assumere un’aria forzata di solennità o di tristezza.
Ridi come facevi sempre ai piccoli scherzi che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Gioca, ridi e pensami.
Il mio nome sia sempre la parola familiare di primapronunciato senza enfasi, senza traccia di tristezza.
La mia vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto.
È la stessa di prima.
C’è una continuità che non si spezza.
Perchè dovrei essere fuori dalla tua mente?
Solo perchè sono fuori dalla tua vista?
Ti sto aspettando, solo per un attimo, in un posto qui vicino,proprio dietro l’angolo.
Va tutto bene, Mariuccio!
Antonio Valeriano Pulimanti
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Sono soltanto nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io, e tu sei sempre tu.
Ciò che eravamo prima uno per l’altro, lo siamo ancora.
Chiamami “Papone”, col vecchio vezzeggiativo, che ti è familiare.
Parlami nello stesso modo che hai sempre usato.
Non cambiare il tono di voce.
Non assumere un’aria forzata di solennità o di tristezza.
Ridi come facevi sempre ai piccoli scherzi che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Gioca, ridi e pensami.
Il mio nome sia sempre la parola familiare di primapronunciato senza enfasi, senza traccia di tristezza.
La mia vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto.
È la stessa di prima.
C’è una continuità che non si spezza.
Perchè dovrei essere fuori dalla tua mente?
Solo perchè sono fuori dalla tua vista?
Ti sto aspettando, solo per un attimo, in un posto qui vicino,proprio dietro l’angolo.
Va tutto bene, Mariuccio!
Antonio Valeriano Pulimanti
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