martedì 29 aprile 2014

1 maggio 2014, festa del lavoro. Perduto.

1 maggio 2014, festa del lavoro. Perduto. La festa del 1 maggio è la giornata in cui come ogni anno si festeggeranno i lavoratori in molti Paesi di un mondo che ha sempre più bisogno di pace e di giustizia per garantire a tutti l’accesso ai diritti umani fondamentali, gestendo il bene pubblico globale attraverso istituzioni internazionali democratiche. Cibo, acqua, giustizia, libertà, pace e lavoro per tutti. Festeggiare il 1 maggio è una scelta simbolica: infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue. Da oltre un secolo questa è una festa di lotta e di impegno civile per tutti: lavoratori, disoccupati ed emarginati. L’articolo 1 della nostra Costituzione recita infatti che: “l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione " . Questo è vero, penso, anche se per un momento, giuro, mi viene quasi voglia di dire che l’Italia è una repubblica affondata dai ministri del lavoro. Insomma dal 1990 é diventato un appuntamento anche il tradizionale concertone che i sindacati confederali organizzano in piazza San Giovanni a Roma. Luogo del concerto è Piazza di San Giovanni in Laterano che dalla prima edizione raccoglie una media di un milione di partecipanti. Solo nel 2000, in una Roma impegnata nello svolgimento del Giubileo, il concertone si è svolto eccezionalmente a Tor Vergata. Quest’anno a salire sul palco durante la kermesse oltre ai conduttori Edoardo Leo, Francesca Barra e Dario Vergassola, ci sono i seguenti artisti: Statuto, Clementino, Bandabardò, Piero Pelù, Rocco Hunt, Tiromancino, Modena City Ramblers, Stefano Di Battista E 50 Sax Del Conservatorio Di Santa Cecilia. Si continua con Francesco Di Bella, Taranproject con Daniele Ronda, Perturbazione, Brunori Sas, Enrico Capuano, P-Funking Band, Levante, Alberto Bertoli e infine Crifiu. E’ previsto inoltre l’intervento di importanti personalità del nostro Paese, come Aldo Cazzullo, Carlo Petrini di Slow Food e la giornalista e conduttrice Federica Sciarelli. Il tutto condito dall’accompagnamento musicale di Nino Frassica e Max Paiella. Ora, non vorrei passare per cinico ricordando l’aforisma di Woody Allen: “non voglio raggiungere l'immortalità con il mio lavoro. Voglio arrivarci non morendo”. Ed è proprio di fronte a questa importante affermazione che il mio amico Carmelo, barista palermitano, sogghignando replica: “un tempo, nei comizi del primo maggio si parlava dei diritti del lavoro. Oggi, si parlerà del diritto al lavoro.” Lo scrittore Cesare Cantù sembra che ci abbia pensato su un momento prima di dire che: “il peggior mestiere è quello di non averne alcuno.” Qualche variazione sul tema la offre Nicole Kidman, gnocca da crampo mandibolare, precisando: “il potere del lavoro e quello della creatività possono essere la tua salvezza.” Questa considerazione mi fa quasi cadere le braccia, tanto è scolastica. Ma nel senso elementare, se non materna. Mette poi tutti a tacere mio fratello Stefano dichiarando che in Italia un giovane su due è disoccupato. L’altro è sul tetto dell’azienda. Sto andando in trance da autogol. A questo punto dico la mia: “a giudicare dai recenti dati sull’aumento della disoccupazione, il Primo Maggio sarà l’ennesima giornata della memoria”. Non funziona. Benché sia imbarazzante ammetterlo. Ok, risolvo la questione in via definitiva citando S. Francesco D'Assisi: “ chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista”. Non ho capito niente: 1 maggio, non è più come prima. 2014: aumenta la disoccupazione giovanile ed aumentano i licenziamenti. Forse è una festa che sta un po’ perdendo di significato. Festa del lavoro. Perduto. Vabbè, comunque sempre buon 1 Maggio 2014 a tutti quanti, da parte di Mario Pulimanti. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

giovedì 24 aprile 2014

Stranieri in Italia

Gli attuali flussi migratori di stranieri verso l’Italia alimenta soprattutto gli affari degli scafisti e delle organizzazioni criminali che gestiscono questi movimenti. Chi arriva sulle nostre coste ha dei diritti, ma anche dei doveri. E il primo dovere è quello di rispettare le leggi della nazione in cui è entrato. Non si può dare accoglienza, vitto e alloggio a chiunque lo desideri. E questo non per mancanza di solidarietà, ma perché ciò non è materialmente possibile. Quindi solidarietà ma anche rigore. Solo da un equilibrata applicazione di questi due concetti può derivare una seria politica dell'immigrazione. Il resto è solo propaganda. Infatti ora l’Italia è attesa da compiti impegnativi, dato che la nostra nazione sarà sempre più contrassegnata dalla presenza e dal ruolo dei cittadini stranieri che, per questo stesso motivo, insieme a noi possono contribuire ad allestire -con fatica, intelligenza, creatività, rigore e pazienza- lo scenario di un futuro interculturale. E per far questo serve, insomma, l’impegno di tutti per la costruzione di spazi e tempi di condivisione, che raccolgano indistintamente italiani e immigrati attorno all’obiettivo del comune progresso del paese: questo sarà il migliore antidoto contro l’esclusione e la povertà. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

mercoledì 23 aprile 2014

25 aprile 2014: festa della Liberazione

25 aprile 2014: festa della Liberazione Il prossimo 25 aprile sarà il 69° anniversario della Liberazione dell'Italia dagli occupanti nazisti. Una pagina importante della storia italiana, che fu scritta grazie ai soldati alleati ma con il contributo determinante degli italiani, partigiani e militari, chiudendo il periodo della dittatura e aprendo la strada alla libertà, alla nascita della Repubblica e alla nuova Costituzione. Certo, la Festa della Liberazione è una giornata per ricordarci che i diritti, il benessere, la libertà dei quali godiamo non sono qualcosa di scontato. Troppa gente se ne dimentica. Non riesco a capire. Eppure molti sono morti per garantirci queste conquiste. Forse il punto è questo: spetta a noi difenderle, tenendole vive nella coscienza e negli atti di ogni giorno. É proprio vero: per questo il 25 aprile deve essere veramente una giornata di Festa! Per capire meglio il significato di questa festa, sarebbe bene per esempio ricordarsi di "Roma città aperta", il film che racconta una storia ambientata nella Roma del 1944. Un capo della Resistenza, l'ingegner Manfredi, è braccato dai tedeschi. Trova rifugio da Pina, una donna del popolo, vedova con un figlio, che sta per risposarsi con Francesco, un tipografo anche lui legato alla Resistenza. Marcellino, il figlio di Pina, riesce a mettere in contatto l'ingegnere con don Pietro, un prete che ha già collaborato in passato con i partigiani. Quando anche Francesco viene portato via, Pina corre inseguendo il camion, ma una raffica di mitra la uccide sotto gli occhi impietriti della gente e del figlio. Manfredi viene sottoposto a tortura e muore, ma senza parlare; don Pietro, anche lui arrestato, è costretto ad assistere alla scena e maledice gli assassini. Poi, nel piazzale di un forte, don Pietro, fatto sedere su di una sedia, viene fucilato alla schiena sotto gli occhi dei ragazzini della sua parrocchia. E questa è la fine del film. Ricordiamoci, quindi, che uomini e donne di tutte le età sono morti allora, per garantirci i diritti democratici dei quali oggi godiamo. Grazie a loro. Ecco, questo è lo spirito del 25 aprile. La libertà va difesa ogni giorno: ancora oggi ci sono persone che non sempre agiscono nel rispetto della libertà e della democrazia. Noi tutti dobbiamo tenere gli occhi aperti se vogliamo custodire questo bene prezioso che garantisce alle persone di vivere al meglio possibile. Ma, come è risaputo, la storia del 25 aprile é chiara e definita e quei valori sono in vigore per tutti. La nostra Costituzione vale anche per loro. Come ha più volte ricordato il Presidente della Repubblica Napolitano, la festa della Liberazione è di tutti. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

martedì 22 aprile 2014

Pensioni basse

Molti italiani ricevono la pensione da quando avevano meno di cinquant’anni, con un costo all’erario di duecento miliardi di euro che sono i soldi che lo Stato avrebbe infatti risparmiato nel corso degli anni se i baby pensionati fossero andati in pensione all'età normalmente prevista. Del resto le baby pensioni e tutti gli altri privilegi previdenziali non si possono tagliare trattandosi di diritti acquisiti. Ed a fare le spese di questa ingiusta situazione sono soprattutto quei cittadini che, pur avendo lavorato quarant’anni versando i relativi contributi, percepiscono però pensioni basse: l'elevata spesa previdenziale italiana lascia pochi margini per aumenti o bonus. Purtroppo questa è l’amara realtà. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

venerdì 18 aprile 2014

21 aprile 2014.Natale di Roma.Pasquetta.Compleanno di Stefano.E lo era anche di nonna Jole.

21 aprile 2014. Natale di Roma. Pasquetta. Compleanno di Stefano. E lo era anche di nonna Jole. Mentre il mondo è addormentato, la natura del tempo cambia. Alcuni momenti si coagulano, altri si diluiscono. Il tempo diventa irregolare, elusivo, incerto. A noi insonni, la notte sembra eterna, eppure troppo breve. Rimango sdraiato a lungo, osservando le orme tremolanti che danzano sul soffitto, senza riuscire a prendere sonno né a seguire il filo dei pensieri che mi frullano per la testa, aspettando che si faccia giorno. A un certo punto mi addormento. Dormo in modo irregolare. Sogno. In parte sono consapevole di stare sognando, in parte sono come travolto dalle immagini. Sono sogni brutti e inquieti. Incubi. Sogni terribili. Apro gli occhi, ma non mi pare che ciò faccia una grande differenza. Vedo soltanto una marea indistinta. Rosa. E allora mi rendo conto di non aver aperto gli occhi e di essere ancora immerso nel sonno, pur contro la mia volontà. Tento di aprire gli occhi aiutandomi con le dita, ma le palpebre sembrano incollate. Raddoppio gli sforzi, ansimando, incapace di strapparmi dal sogno. Poi, in un attimo, mi sveglio. I miei occhi sono spalancati, le mani tremanti appoggiate al bordo del letto. Sento la bocca secca. Mi fa male la testa. Viso e mani sono insensibili. Balzo in piedi, rendendomi conto che ho dormito o comunque ho indugiato sui confini del regno del sonno. Ho la sensazione che le mie gambe siano rigide come pezzi di legno. Barcollando, mi dirigo verso il bagno. Accendo la luce. Accecante. Mi avvicino al lavandino. Mi spruzzo in viso. Avverto con piacere il contatto con l’acqua fresca. A questo punto ricomincio a sentirmi umano, per quanto debole. Vorrei camminare, con lo sguardo fisso sulla luce del sole che si rispecchia sul mare. Non sono però tipo da restare a lungo di cattivo umore. Prendo un caffè, pensando a Blade Runner. Un film mitico. Rivedo la scena finale sotto la pioggia, in cui il replicante dice a Deckard: "Ho visto cose che non potresti immaginare. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orion. E ho visto i raggi beta balenare al buio vicino alle porte di Tanhauser. E tutti questi momenti andranno perduti, come lacrime nella pioggia". Straziante. Esco. A quanto pare, è una mattina fresca, dopo la leggera pioggia di ieri sera. Erba bianca di brina si stende lungo il prato di Piazza delle Repubbliche Marinare. Davanti alla fermata dello 01. Pensionati in cerca di sole con cani in cerca di piante. Mamme con bambini troppo piccoli per avere l’età di andare a scuola e adolescenti troppo pigri per averne voglia. Scendo dallo 01. Prendo la metro. Penso: la fede è un dono, come l’amore e l’amicizia e la fiducia. Non può nascere dalla ragione. La ragione può solo, in certi casi, aiutare a tenerla viva. E’ l’altro binario, quello che corre parallelo in una direzione che non è dato sapere. Ma se la fede fa perdere la ragione, si perdono con lei l’amore, l’amicizia, la fiducia, la bontà. E dunque la speranza. Arrivo in ufficio. Penso di essere sempre allegro e disponibile. Mi limito a fare il mio dovere meglio che posso. E se qualcosa va storto non mi metto subito a pensare che è colpa mia. Un collega mi informa di promozioni ambigue e di reggenze ai soliti raccomandati. Così si dice, rispondo. Tuttavia rimango un po’ turbato. Per quanto amara può risultare la verità, la mia innata esuberanza mi restituisce presto il buonumore. Oh, bene! E’ già sera: esco dall’ufficio. Sennonché all’ex Piazza Esedra -ora della Repubblica- mi imbatto casualmente in mio fratello. Così, prendiamo un caffè. Bene, ho un’ottima scusa per accantonare i pensieri amari che, mio malgrado, mi hanno accompagnato per tutto il giorno. “Un momento” dichiara ad un certo punto in tono solenne “il prossimo 21 aprile, Natale di Roma, festeggerò il mio compleanno, essendo nato 51 Natali di Roma fa. E quest’ anno il 21 aprile capiterà pure di Pasquetta. Avrei una proposta da fare: perché non viene ripristinata a Roma la festività del Natale di Roma, dato che in ogni parte del mondo si trova qualcosa che la ricorda ed è l'unica civiltà ad avere radici cosi lunghe e ramificate?” “Giusto, Stefano, hai ragione”, convengo sorridendo. Del resto sono duemilasettecentosessantasette anni, mica uno. Il prossimo Natale di Roma sarà il quattordicesimo compleanno del nuovo millennio. Il 21 aprile, secondo la tradizione, è il Natale di Roma: il giorno in cui Romolo, nel 753 a.c., avrebbe tracciato il confine originario della città. Forse questa è una data leggendaria perché sembra che, prima che Romolo tracciasse il famoso solco entro cui far nascere la città di Roma, alle pendici del Campidoglio già ci fosse una piccola comunità. La nascita di Roma, quindi, risalirebbe a prima dell’anno 753 a. c. ma la leggenda, ricca di fascino, non offusca la seduzione di Roma, città eterna, anzi la arricchisce di magia. La data del 21 aprile ha una spiegazione. Nell’antico calendario cadevano in questa data i festeggiamenti in onore di Pale, divinità della fecondità. Le Palilia, così queste feste venivano chiamate, erano comuni a tutte le genti che si incontravano per purificare con fumigazioni, il bestiame e le stalle. Fra le capitali del mondo, Roma è, a mio parere, quella che possiede il patrimonio archeologico di gran lunga più rilevante. Era la prima metà dell’Ottocento quando Stendhal passeggiava estasiato per Roma in cerca della classicità e del colore locale che tanto lo affascinavano. Sono passati quasi duecento anni da allora, il Tevere è sempre più giallo, il Papa si è ritirato dietro le Mura del Vaticano e il romano è rimasto imperturbabile, menefreghista, pacioso e scanzonato come lo definiscono i soliti e vecchi luoghi comuni in bocca a chi non ha avuto la sorte di nascere sotto il cupolone. Ma pochi sono ora i romani, quasi una razza in via di estinzione, in una città imbarbarita e involgarita. Quelli che ancora sono convinti, a ragione, che tutto il mondo è provincia, solo Roma è città. Gli stessi che rimangono indifferenti alle false grandezze, alle mode effimere, al passaggio dei potenti, allo sfavillio delle nuove ricchezze, e definiscono Roma l’unica città rimasta attraverso i secoli indipendente e sovrana perché ha conosciuto due soli grandi poteri: l’Impero e il Papato. Roma: i deliri di Fellini. Roma: il romanticismo di Lord Byron. Roma: la grandiosità circense della Roma imperiale hollywoodiana. Roma: le lezioni sull’arte del Rinascimento. Roma: il neorealismo di Vittorio De Sica. Roma: l’immagine infallibile di Audrey Hepburn e Gregory peck allacciati in sella alla Vespa. Buon compleanno Roma! E buon compleanno caro fratellone. Ah, dimenticavo: il 21 aprile sarebbe stato anche il compleanno di mia nonna Jole. Sono ventitre anni che non c’è più, ma la ricordo ancora com’era veramente: una donna speciale. Auguri, nonna! Saluto Stefano e torno a casa. Qualsiasi traccia di malumore è ormai cancellata. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

giovedì 17 aprile 2014

Falsi pacifisti

Durante la manifestazione di Roma un video ha dimostrato che un ragazzo, sdraiato a terra per proteggere una sua compagna caduta durante gli scontri di piazza, è stato calpestato da un agente in borghese. Questo ragazzo è poi diventato un simbolo: il pacifista massacrato dalla polizia. La realtà, confermata da altre immagini, è un po' diversa: il ragazzo calpestato proprio tanto pacifista non era. Ci sono diverse foto che lo ritraggono mentre partecipa attivamente agli scontri, scagliandosi contro le forze dell'ordine. E questa è una parte di realtà che in molti hanno preferito tacere o ignorare. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

mercoledì 16 aprile 2014

Meritocrazia inutile

La diffusa attitudine a non rispettare le regole ha purtroppo un ruolo importante nella tradizione italiana, quasi un simbolo totemico. Questo è il risultato di un sistema che ignora i meriti e privilegia invece nella selezione delle sue classi dirigenti le logiche di appartenenza piuttosto che i risultati e la capacità di raggiungerli. Ritengo che la competizione sia uno dei motori della società, ed è quindi negativo il fatto che in Italia ci sia invece una competizione che mortifica la meritocrazia e che si sviluppa senza regole chiare e uguali per tutti. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

martedì 15 aprile 2014

Il Governo deve trovare le risorse per i contratti del pubblico impiego

I Documenti di economia e finanza (Def) hanno sempre omesso la programmazione delle risorse per le retribuzioni del pubblico impiego. Ma ora è tempo che il Governo trovi le risorse per i contratti del pubblico impiego. Un ulteriore blocco dei contratti sarebbe inaccettabile. I pubblici dipendenti hanno già persa una grande parte del loro potere d'acquisto, e adesso il famoso differenziale tra pubblico e privato non può essere più utilizzato come un'arma. Difatti è una grande ingiustizia pretendere che i dipendenti pubblici, ai quali si sta ora chiedendo uno sforzo di modernizzazione, producano risultati mentre si impoveriscono e continuano a veder negate aspettative basilari come un rinnovo di contratti . Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

mercoledì 9 aprile 2014

I diritti del lavoratori calpestati

I diritti del lavoratori calpestati La liberalizzazione dei rapporti di lavoro, giunta al suo atto finale con il decreto del ministro Poletti, non aumenta l’occupazione ma solo la precarietà. Sul tema del costo del lavoro sarebbe opportuna una inversione di rotta rispetto alle attuali politiche basata sullo sviluppo di un intervento pubblico in settori innovativi e ad alta intensità di lavoro, unita ad un salario minimo orario e a forme di reddito di cittadinanza, nonché all’estensione dei diritti dei lavoratori, ora calpestati. Comunque, coraggio: con gli ottanta euro in busta paga in più gli acquisti schizzeranno le fabbriche riapriranno gioiose e copiose e tornerà il boom economico. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

martedì 8 aprile 2014

L’eccesso di spesa regionale della Sicilia

La Regione autonoma siciliana é la regione italiana con le spese più alte, grazie all’allegro impiego di denaro pubblico tra assunzioni senza concorso, numero enorme di dipendenti e aziende in liquidazione da anni. Infatti le spa regionali sono andate avanti per anni tra continue perdite e ricapitalizzazioni, tutto a spese della Regione. Quella siciliana è un'autonomia che può forse avere giustificazioni sul piano storico, ma è intollerabile ed economicamente insostenibile alla luce del pessimo e scandaloso uso che ne è stato fatto in questi decenni. Nonostante tutto, il presidente siciliano difende coi denti l’autonomia dell’isola: ma quale autonomia è se i soldi che spreca sono quelli che gli passa lo Stato centrale e l’Unione Europea? Sarebbe opportuno eliminare le sacche di inefficienza, razionalizzare funzioni, fabbisogni e dotazioni organiche e facilitare la mobilità. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

venerdì 4 aprile 2014

Basta sacrifici!

Renzi è senz’altro un riformatore vero, però si sta muovendo a fatica poiché all’interno del suo partito c’è chi è ancora convinto che il sistema debba essere inamovibile nella sua realtà, rifiutando di fare fino in fondo i conti con la fine di una lunga ma superata tradizione politica. Il punto debole di Renzi, dunque, è quello di essere incredibilmente applaudito dalla destra e, nello stesso tempo, criticato invece da alcuni suoi compagni di partito. Tuttavia, se dentro il Pd prevarrà in modo definitivo la linea Renzi, sarà la fine di una vecchia sinistra litigiosa e divisa ma contemporaneamente sarà anche la nascita di una nuova sinistra, i cui contenuti siano distanti dalle politiche neoliberiste, applicate dalla Thatcher e da Reagan, che sono all’origine dell’attuale crisi. Politiche che, non mettendo al centro il tema del lavoro, hanno lasciato l’economia in mano ai finanzieri. Infatti l’economia non è una scienza esatta, è piegabile da una parte o dall’altra. Oggi è piegata a favore dei potentati economici e sta producendo una barbarie. Questa nuova sinistra dovrà essere in grado di porsi contro le politiche di austerità che l’Europa ci impone. All’origine della crisi infatti c’è proprio l’abbattimento degli stipendi. In Italia si consuma meno di prima, perché la gente non arriva alla fine del mese. O riesce ad aumentare pensioni e salari o non si uscirà dalla congiuntura economica. Occorre un salario sociale per i disoccupati. Andrebbe anche fatta una bella tassa sui grandi patrimoni ed andrebbe messo un tetto alle pensioni. Insomma, andrebbe fatta fare un’operazione di redistribuzione del reddito dall’alto in basso, considerato che la gente non cambia la macchina, non cambia più le scarpe. Oggi, quindi, per dare un calcio alla crisi va ridistribuito il reddito dall’alto in basso per far ripartire i consumi. Perciò: basta sacrifici, basta con le spese per i cacciabombardieri, no all’Europa della finanza e sì a quella della solidarietà e degli investimenti. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

giovedì 3 aprile 2014

Pubblico impiego danneggiato

Si fa sempre più necessario un rilancio della Pubblica Amministrazione che si basi sulla valorizzazione del capitale umano presente e sulla ripresa delle assunzioni, in un processo di ristrutturazione che incida sugli assetti organizzativi ricorrendo sia alla ridistribuzione del personale sia ad eventuali prepensionamenti per favorire il ricambio generazionale. Tutto ciò deve però avvenire con la massima tutela nei confronti dei lavoratori, trovando inoltre al più presto le risorse da destinare ai rinnovi economici per il prossimo triennio. Infatti, prima di proseguire ogni tipo di discorso sul pubblico impiego, unica categoria che ha subito danni permanenti, senza possibilità di recupero, sarebbe necessario risolvere tutti i problemi relativi alla questione salariale. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

mercoledì 2 aprile 2014

Renzi-Garcia contro la casta dei senatori zebrati

Le posizioni contrarie alla modifica dell'attuale Senato sono tesi conservatrici in quanto contrarie alla modifica dello status quo. Infatti i conservatori dicono che il superamento del bicameralismo (cioè di due Camere, Montecitorio e Palazzo Madama, che fanno esattamente la stessa cosa) non sia un tentativo di rendere più efficiente il sistema legislativo e decisionale, ma l'anticamera di una svolta autoritaria. Nella realtà, come è successo tante altre volte, anche sulla questione del Senato si cerca di paralizzare ogni tentativo di cambiamento facendolo scivolare nella giungla della trattativa infinita e dei veti contrapposti. Allo stato attuale sono convinto che Garcia abbia le stesse possibilità di vincere lo scudetto di quante ne abbia Renzi di far approvare la riforma del Senato. Da parte mia, spero che questa volta i reazionari di qualsiasi colore non vincano. Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)