sabato 25 settembre 2010

Ostia non é Los Angeles




Tra una settimana pubblicherò sul blog il testo dI una mia breve sceneggiatura.
Questa volta non si é trattato di scrivere una sceneggiatura, ma semplicemente di trascriverla. Proprio così, trascriverla. Come se fosse già esistita da qualche parte. Non con tutte le parole necessarie, ma molte, molte di più. Non in una struttura compiuta, ma in tutti gli schemi narrativi possibili. Non con tutti i suoi personaggi, ma con un mare di volti e sguardi non sempre facile da decifrare.
Riportare, quindi, mettere in bella copia, riscrivere tutto quanto si era sedimentato nella mia mentein questi ultimi mesi trascorsi a vagheggiare e accumulare tutto quel mondo che, pur non volendolo, mi portavo dietro, e condizionava il mio comportamento, le mie azioni, i miei pensieri.
Ho così prodotto una montagna di immagini e suggestioni, fatti e leggende, suoni e rumori, parole e idee, ombre e colori, progetti e delusioni, urli e mormorii, tanfi e profumi, miserie e splendori, lacrime e sorrisi.
Scene, scene, e ancora scene, che il tempo aveva già elaborato nella mia immaginazione, componendo ogni singola inquadratura, scegliendo ogni singolo volto, fissando i dialoghi dei personaggi, tracciando ogni loro percorso.
Ho scritto di me e di ciò che mi è accaduto in questi ultimi mesi.
Più che un’autobiografia in senso stretto, é un racconto di luoghi e di sapori perduti, come i tonnarelli cacio e pepe cucinati da mia nonna.
La mia é stata una ricerca. Una ricerca c’è sempre, un cercare qualcosa, un trovare se stesso. Non si può essere sempre qualcun altro. Bisogna avere un ruolo proprio.
Le maschere fanno parte di un modo di essere, che io rifiuto.
Io sono solo me stesso.
Amici, vi saluto con un ciao perché la vespa costa troppo!

Mario Pulimanti
(Lido di Ostia -Roma)

martedì 14 settembre 2010

Luna nera




Lì, di fronte al teatro.
Sorride il ragazzo, senza stringermi la mano. “Perché non ti dai pace?”
Mi asciugo le lacrime dagli occhi.
Pace, pace, queste parole mi girano in testa.
Guardo lontano.
Sì, c’è il dolore, cose del mio passato che non voglio affrontare.
Sì, ci sono cose del futuro che probabilmente mi faranno piangere.
In lontananza scorgo una piccola luce brillare rossa in una distesa di macchine intrigate.
E’ troppo lontana perché possa vederla bene, ma mi concentro e lentamente, molto lentamente, qualcosa di quella luce, qualcosa delle parole del giovane maschio cominciano a infondermi calma.
Chiudo gli occhi e mi appoggio a uno schienale immaginario.
“Cosa stai pensando?” domanda il giovanotto. “Perché quel sorriso?”.
Non rispondo.
Scuoto la testa e mi aggrappo all’immagine del piccolo fuoco in lontananza, al suono delle parole del ragazzo ripetute all’infinito, all’inizio di qualcosa che assomiglia alla pace.
Sorrido perché ora so di aver ragione.
Posso permettermelo.
Posso darmi pace.
Alzo gli occhi. La luna é nera.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

lunedì 13 settembre 2010

Verso il baratro




Il mio cervello impiega qualche istante a registrare forme e colori, e quando lo faccio mi manca il respiro.

Comincio ad ansimare, emettendo respiri superficiali e faticosi.

Una buona cosa quando non hai molto per cui vivere é che smetti di prendertela a cuore.

Non mi sono trasformato nell'arcangelo Gabriele.

Dico sul serio.

Ho svilippato facilmente la capacità di recupero di fronte a tutto ciò che nel mondo é male e alla fine mi é diventato naturale come aprire gli occhi il mattino o sbadigliare quando sono stanco. Sorrido perché ora so di avere ragione.

Posso permettermelo.

L'idea mi fa gelare il sangue nelle vene, perciò tutte le volte che posso mi giro dall'altra parte e mi sforzo il più possibile di non pensarci.

A meno che non sia un qualcuno, ma un qualcosa.

Qualcosa di non umano.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

giovedì 9 settembre 2010

Il Bau Bau





C’è silenzio.
Poi, con un grugnito, il Bau Bau si sposta.
Non cerco di alzarmi, non mi interessa più.
Resto steso di schiena con il braccio penzolante, floscio, lungo il fianco e le dita sul pavimento e lascio vagare lo sguardo sul soffitto.
Lassù vedo città e montagne.
Vedo stelle e nubi.
Levito, volo e nient’altro conta.
Non conta che da qualche parte, nell’angolo della stanza, il Bau Bau stia inserendo la spina dell’apparecchio nella parete.
Non conta quando sento il rumore della sega elettrica.
Tutto ciò che conta è continuare a volare, sicuro di poter raggiungere le stelle.
Over the rainbow.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

martedì 7 settembre 2010

MAFIA AD OSTIA




Da anni ormai Ostia è al centro di diversi episodi di criminalità, dal riciclaggio all’usura, dal traffico di droga al racket delle estorsioni, dalla prostituzione al lavoro nero. Insomma, tutti segnali che fanno pensare alla presenza della criminalità organizzata in questo territorio.
Negli anni Ottanta dettava legge, nel territorio ostiense, Nicolino Selis appartenente alla Banda della Magliana, con l’inizio della parabola discendente di quest’ultima, Ostia è diventata territorio di conquista per mafia, ‘ndrangheta e camorra.
Gli anni novanta registrano l’affermazione dei Cuntrera, dei Triassi, e soprattutto degli uomini di “don” Carmine Fasciani. Proprio quest’ultimo diventa progressivamente il padrino incontrastato del litorale romano, controllando il narcotraffico, l’usura e il racket.
Una storia lunga quella di Carmine Fasciani, in passato legato alla Banda della Magliana, che dalla provincia aquilana lo porta a Ostia per avviare una serie di attività imprenditoriali: esercizi commerciali, sale giochi, locali notturni.
Tra questi il Rondò Club all’Infernetto, una discoteca trasgressiva” connessa con i casinò di Montecarlo nonché con altri night a luci rosse della capitale.
Il locale, un’insospettabile copertura per riciclare denaro sporco e per essere il luogo di incontro con i trafficanti, venne chiuso dopo mesi di appostamenti.
Nel 1999 i primi mandati d’arresto iniziano a colpire don Carmine ed altre persone del suo clan, l’accusa è associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Nel corso di questa operazione, soprannominata “Black beach 2”, “don” Carmine riuscì a far perdere le sue tracce, mentre i carabinieri irrompevano nella sua villa all' Infernetto, scappando per i prati sfuggì alla cattura e si rifugiò all’estero.
Venne arrestato pochi mesi dopo in Germania: aveva con sé un miliardo di lire.
Dal 2001 ad oggi sono state diverse le inchieste, gli arresti, le condanne e i sequestri di beni che hanno colpito il clan di Fasciani.
Oramai divenuto una vera e propria «cupola» composta da boss della mala romana, strozzini insospettabili, impiegate incensurate e un ex collaboratore di giustizia che taglieggiava i commercianti di Ostia, Acilia, Eur e Pomezia.
Questo è emerso da un’inchiesta del 2003, nell’ambito della quale il procuratore antimafia Andrea De Gasperis ha chiesto il rinvio a giudizio di 12 persone per usura, estorsione, lesioni personali e riciclaggio.
Tutte persone legate a “don” Carmine, già in carcere, familiari e soci in affari, come la moglie, il fratello Nazzareno e l' ex pentito Raffaele Esposito.
Anche dopo l’arresto del boss, infatti, il traffico internazionale di stupefacenti era controllato dal suo clan, a gestire il tutto era la moglie Silvia Bartoli, finita anche lei in manette nel dicembre 2009 insieme ad altre 35 persone tra l’Italia e la Spagna.
Tra gli arrestati anche Alberto Piccari, ex militante dell'organizzazione terroristica di estrema destra Nar.
L’ultima operazione, in ordine di tempo, che ha colpito il clan di Fasciani, è stata portata a termine il 9 marzo dai Carabinieri di Ostia, su ordine del Tribunale di Roma, a seguito di richiesta della Direzione distrettuale Antimafia di Roma.
Si tratta di un sequestro di beni per una decina di milioni di euro ad affiliati e prestanomi vicini al boss Carmine Fasciani.
L'operazione, secondo gli inquirenti, è un duro colpo al patrimonio dell'organizzazione, accumulato grazie ad anni di attività illecite, consistente in 9 tra appartamenti e ville, un supermercato, una lavanderia, pizzerie, box auto, quote di società che gestiscono un’autofficina e due ristoranti e varie autovetture.
Due degli appartamenti posti sotto sequestro si trovano a Capistrello, in provincia dell’Aquila, paese di origine del boss. Inoltre, è emerso anche il coinvolgimento di “don” Carmine, nel grande scandalo di questi ultimi giorni, ovvero la truffa Fastweb e Telecom Sparkle, per via dei contatti con il faccendiere Gennaro Mokbel.
Questi, il cervello della maxi truffa, secondo gli inquirenti si sarebbe rivolto al boss per avere il via libera per condurre una campagna elettorale su Ostia, territorio controllato da Fasciani e dal suo clan.