
Tra una settimana pubblicherò sul blog il testo dI una mia breve sceneggiatura.
Questa volta non si é trattato di scrivere una sceneggiatura, ma semplicemente di trascriverla. Proprio così, trascriverla. Come se fosse già esistita da qualche parte. Non con tutte le parole necessarie, ma molte, molte di più. Non in una struttura compiuta, ma in tutti gli schemi narrativi possibili. Non con tutti i suoi personaggi, ma con un mare di volti e sguardi non sempre facile da decifrare.
Riportare, quindi, mettere in bella copia, riscrivere tutto quanto si era sedimentato nella mia mentein questi ultimi mesi trascorsi a vagheggiare e accumulare tutto quel mondo che, pur non volendolo, mi portavo dietro, e condizionava il mio comportamento, le mie azioni, i miei pensieri.
Ho così prodotto una montagna di immagini e suggestioni, fatti e leggende, suoni e rumori, parole e idee, ombre e colori, progetti e delusioni, urli e mormorii, tanfi e profumi, miserie e splendori, lacrime e sorrisi.
Scene, scene, e ancora scene, che il tempo aveva già elaborato nella mia immaginazione, componendo ogni singola inquadratura, scegliendo ogni singolo volto, fissando i dialoghi dei personaggi, tracciando ogni loro percorso.
Ho scritto di me e di ciò che mi è accaduto in questi ultimi mesi.
Più che un’autobiografia in senso stretto, é un racconto di luoghi e di sapori perduti, come i tonnarelli cacio e pepe cucinati da mia nonna.
La mia é stata una ricerca. Una ricerca c’è sempre, un cercare qualcosa, un trovare se stesso. Non si può essere sempre qualcun altro. Bisogna avere un ruolo proprio.
Le maschere fanno parte di un modo di essere, che io rifiuto.
Io sono solo me stesso.
Amici, vi saluto con un ciao perché la vespa costa troppo!
Mario Pulimanti
(Lido di Ostia -Roma)
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