Podemos
e M5S
In Spagna i due grandi partiti tradizionali, il Pp
di Rajoy e il Psoe di Sánchez, stanno perdendo consensi a favore di Podemos.
Infatti é praticamente finito il modello stabile che ha governato la Spagna
dopo la morte di Franco. Il logoramento dei grandi partiti, la loro corruzione,
il clientelismo, hanno fatto marcire le istituzioni, il sistema di potere
e i suoi stessi contrappesi dalla monarchia alla stampa.
In tutto ciò trova la genesi il movimento del “15M” manifestatosi nella
Puerta del Sol di Madrid, poi sono seguite “las Mareas” e le Marce della
Dignità. Il grido comune era: “No nos representan”, i partiti non rappresentano
i votanti, bensì interessi delle elite finanziarie.
Così è nata Podemos.
E poi quello stesso sistema ha generato Ciudadanos, una piccola formazione
nata per porre un freno al movimento di Iglesias: Ciudadanos è la Podemos
di destra, ma più debole.
Più volte l’esperienza di Podemos è stata
accostata a quella del M5S di Beppe Grillo.
Una cosa
importante che accomunaM5S con Podemos è che entrambi sono nati dalle piazze.
Si da poca importanza a questo fatto ma secondo me è essenziale.
Entrambi
i movimenti sono appartenuti da attivisti e non politici riciclati. Podemos e il M5S rappresentano una terza via rispetto ai
partiti classici. Beppe Grillo e Pablito Iglesias desiderano recuperare il welfare che
il capitalismo ha smantellato.
Difatti le somiglianze più evidenti tra Podemos e M5S sono il rifiuto
delle misure di austerità, l’opposizione al fiscal compact, le critiche
alla Bce
e alla burocrazia europea e maggior partecipazione popolare.
Le differenze sono invece
rappresentate dall’uso massiccio della televisione, dalla visione
europeista di Iglesias e, soprattutto, dalle ispirazioni ideologiche.
Anche
Podemos è postideologico, nel senso che sottolinea la continua prevalenza dei
dati di realtà sulle forzose interpretazioni astratte, tuttavia richiama sempre
i suoi ispiratori di pensiero (poco presenti invece nel M5S): soprattutto
Ernesto Laclau, Chantal Mouffe, Antonio Gramsci, Pier Paolo Pasolini e Altiero
Spinelli.
Molto
sentita inoltre, in Podemos, la vicinanza con le esperienze di lotta
antiliberista in alcuni Paesi dell'America latina, dai Sem Terra brasiliani
all'Ecuador di Correa (ma anche il Venezuela di Chávez).
Quindi Pablo
Iglesias riesce in quello che per la politica italiana è un miracolo:
raccogliere i voti della destra pur presentandosi come forza di sinistra. Senza
però fare la guerra alla moneta unica.
Basti ricordare che Nacho Alvarez, uno degli economisti del team
di Podemos, ha recentemente illustrato la proposta del partito che, prendendo
atto dell’insostenibilità del debito spagnolo, avanza l’idea di una
ristrutturazione consistente in un mix composto da riduzione degli interessi,
allungamento delle scadenze e taglio (haircut) del debito.
L’obiettivo di Podemos, secondo
Alvarez, non è quello di uscire dall’euro, ma neppure di rimanervi a qualsiasi
costo.
Una posizione che mette al primo
posto il benessere del paese.
Eppure non è così in Spagna, dove
Podemos viene accusata di voler importare il modello venezuelano.
Invece è perfettamente logico dire,
come fa Podemos, che il debito è insostenibile e che non si possono accettare
decenni di stagnazione per il rifiuto di riformare le politiche e le
istituzioni dell’eurozona.
A questo punto spero vivamente che
presto ci siano contatti tra il
Movimento cinque stelle e il giovane partito spagnolo Podemos di Pablo Iglesias
anche se Podemos non è contro la moneta
unica, bensì esclusivamente contro le politiche economiche di austerità che
sono state attuate negli ultimi anni.
Però per fare questo è necessario
che il M5S si decida una buona volta da che parte stare.
O con Nigel
Farage, il leader reazionario dell’Ukip, o
con la sinistra.
Capisco
che non vuole perdere voti né da una parte né dall'altra ma questo
atteggiamento alla lunga non paga.
Mario
Pulimanti (Lido, di Ostia –Roma)