Stop alla violenza sulle donne
Le donne di
qualsiasi età, estrazione culturale e ceto sociale subiscono violenza da parte
degli uomini di casa, anche padri o fratelli. Questa violenza è la prima causa di
morte nel mondo per le donne:
addirittura più degli incidenti stradali e delle malattie. E, dato che le
violenze si consumano prevalentemente in privato, è difficile che queste
vengano denunciate. Per questo motivo sarebbero opportuno che ci fossero delle
campagne di sensibilizzazione al problema e aiuti più concreti verso chi avesse
il coraggio di denunciare il proprio aguzzino. Io sono, ovviamente, contro tutte
le violenze sulle donne, le quali
rispetto a noi uomini hanno sempre vissuto situazioni di subordinazione
e discriminazione. Questo non vuol dire però condannare a priori gli uomini e
assolvere le donne, ma solamente di prendere atto di ciò che la cronaca ci consegna,
dato che in questa dolorose vicende il ruolo di vittima e quello di carnefice
sono inequivocabili. Nel diritto romano la moglie era un vero e proprio
possesso del marito. E le cose non erano cambiate neppure durante il Medioevo,
dato anche che in questo periodo il diritto feudale prevedeva chela terra si
tramandasse per discendenza maschile. Ora, anche se nei paesi industrializzati la donna sembra aver definitivamente
raggiunto l’uomo nei diritti, non si sono però ancora estinte del tutto
forme di violenza fisica, psicologica ed economica. Certo, l’incapacità di mediare
le tensioni all'interno della coppia e in altre situazioni, facendo prevalere,
fino alle conseguenze più estreme, il proprio io rispetto a tutto il resto è
una caratteristica negativa della nostra società, e accomuna uomini e donne.
Questo atteggiamento deriva difatti da una incapacità di gestire con equilibrio
situazioni di rottura e di difficoltà relazionali, e di questa situazione le
donne pagano senza dubbio il prezzo più alto. Quindi è
giusto prevedere leggi severe per chi si macchia di delitti orrendi. Purché poi
le pene previste vengano applicate. Ma nel caso delle violenze di cui sono
vittime le donne e i soggetti più deboli, non è sufficiente elevare il numero
di anni di carcere. L'ex fidanzato che ha dato fuoco a Sara non credo si
sarebbe comportato diversamente neppure se, per un reato come quello che ha
commesso, fosse prevista in Italia la pena di morte. Infatti la questione è
anche più profonda e tocca nel vivo il nostro sistema di relazioni umane, tra
uomo e donna innanzitutto. All'origine degli episodi di violenza nei confronti
delle donne c'è quasi sempre un malinteso rapporto di odio e amore, di rabbia e
passione che per molti aspetti è connaturato al rapporto di coppia, ma che oggi
sempre più spesso esplode in modo drammatico. E le vittime di questa
degenerazione sono quasi sempre le donne. perché nell'uomo il rapporto
affettivo con un altra persona, magari neppure ricambiato o ormai
definitivamente concluso, non riesce a prescindere dal concetto di possesso.
Una dimensione ossessiva e dominatrice che qualcuno cerca di spacciare per
amore ma che in realtà è il suo esatto contrario e infatti spesso nel suo folle
percorso incrocia la strada della morte. Per questo non credo sia sufficiente
modificare il codice penale. Bisogna intervenire anche su altri piani e
sviluppare una nuova e diversa etica dei sentimenti. Dove, come prima cosa, il
concetto di possesso lasci il posto a quello di rispetto.
Mario
Pulimanti (Lido, di Ostia –Roma)
Nessun commento:
Posta un commento