mercoledì 31 agosto 2011

Ho spento anche la luna!


E’ sera, passeggio sul lungomare di Ostia, tra persone sgarbate, barboni ubriachi, signore profumate, transessuali impomatati, studenti svogliati ed anche un po’ bulli.
Adesso vi state chiedendo chi sono io?
Beh, eccovi accontentati.
Mi chiamo Mario. Mario Pulimanti. Sono nato sotto il segno del Sagittario ed a dicembre raggiungerò la veneranda età di 56 anni.
Da tempo ho lasciato alle spalle la timidezza dell’infanzia e dell’adolescenza.
Spesso mi accorgo di avere gli occhi gonfi e rossi per la troppa consuetudine con lo schermo del PC, che uso sia al lavoro che a casa, agli angoli della bocca cominciano da tempo a farsi avanti rughe profondamente incise, il profilo della mascella non è sfuggito all’incipiente doppio mento.
I capelli, una volta neri, sono ormai bianchi e, per di più, in questo momento reclamano disperatamente un taglio.
La mia non è una faccia che attira simpatia, eppure, al contempo, è una faccia che non nasconde nulla, una faccia di cui ci si può fidare.
Negli ultimi mesi in ufficio ho perso fino all’ultima molecola del mio amor proprio, mi hanno tenuto lontano da incarichi e reggenze anche se non ho mai pensato di suicidarmi.
Ehi, non mi va di essere inquadrato per uno che molla. Esatto.
Torno a casa.
Leggo il giornale
Assurdo. Ma cosa c’è scritto oggi? Cavolo, l’inflazione sale ancora. Gli aumenti più significativi riguarderebbero ricreazione, spettacoli, cultura, prodotti alimentari e bevande analcoliche. Leggo anche che in Italia il 15% delle famiglie arriva con molta difficoltà alla fine del mese. Di colpo, ogni traccia di buonumore sparisce dai tratti del mio viso.
In un impulso di collera trattenuta cerco, allora, di pensare ad altro.
Penso a mio nonno Angelino. Mi diceva che ai suoi tempi era piuttosto facile avere rapporti con le donne abbandonate con figli: cercavano un nuovo consorte cui addossare la prole, e ciò le rendeva molto disponibili. Certo occorreva tutto un rituale di seduzione, però l’esito era quasi garantito. Erano altri tempi. Altre donne.
Allungo un braccio verso una bottiglia, riempio due bicchieri e dico a Simonetta “Sarò franco. Nonno aveva ragione: le donne, prima dell’emancipazione femminile, erano più dolci. Oggi tutto è cambiato”. Mentre dico questo, lei fa una smorfia ma, dopo una breve esitazione, non ritiene opportuno rispondere alla mia provocazione.
Approfitto dello scampato pericolo per uscire sul balcone.
Penso a mia nonna Jole. E’ morta tanti anni fa. Ma a volte è come se risentissi la sua risatina e mi sembra di vederla ancora rovesciare il capo all’indietro. “Ti si sta proprio aprendo davanti un nuovo mondo , ragazzo mio!”. Non si sbagliava. Ma, come diceva mio padre, in questa vita purtroppo non si può avere tutto.
Penso a papà. E’ morto qualche anno fa e la sua perdita mi ha segnato profondamente. Aveva solo sessantasei anni. Ho giurato davanti al corpo ancora caldo di mio padre di coltivare la modestia come una virtù. Però in ufficio questo non mi è utile. Il lavoro non è una cena tra amici. Si uccide e si viene uccisi. Si tratta di prendere qualcosa che l’altro non ti darebbe mai spontaneamente. E se te lo dà, tanto vale sputare sul piatto, perché è avvelenato. Mi sembra già di sentirvi dire che barba, in bilico tra curiosità e compassione. Oggi è una giornata non tanto per la quale. Vabbè, è stato un autentico shock scoprire che l’inflazione sale ancora!
Ne parlo con Gabry che mi ha raggiunto fuori, per fumarsi una sigaretta.
A suo parere, siamo di fronte ad un'emergenza costituzionale e sarebbe auspicabile una nuova etica pubblica per ridefinire il modello sociale dell'Italia, un compito che inevitabilmente metterebbe in crisi l'attuale sistema istituzionale e politico. Secondo Gabry, non è tollerabile che i partiti sottraggano risorse all'economia per mantenere la propria struttura di potere, pena la loro stessa credibilità politica. Non è tollerabile far prevalere il proprio tornaconto nel non pagare le tasse a scapito del valore della convivenza civile e del futuro dei giovani come lui.Una rinnovata etica pubblica sarebbe, a suo dire, necessaria affinché l’Italia Paese potesse risollevarsi. E tutti i partiti non si dovrebbero sottrarre a questa condizione.
Grande, grandissimo Gabry. Giù il cappello, continui sempre a stupirmi!
Salgo nella mia stanza e me ne rimango per un po’ nell’oscurità ad ascoltare il cigolio della vecchia insegna del ristorante di fronte e l’incessante rimbombo e risucchio della marea al di là della strada vuota.
Mi concedo un gin and tonic, in poltrona. Notevole.
Improvvisamente, Alex accende la lampada della scrivania.
Quell’improvvisa esplosione di rosso nella stanza mi fa sobbalzare trascinandomi fuori dalle mie meditazioni.
Ha un diavolo per capello ed è stanco. E deluso. Molto.
Mi saluta con grugniti monosillabici che fanno somigliare a brani di Shakespeare quelli di un gorilla.
“Che cosa c’è” gli chiedo. “Hai una voce strana.”
“Ho avuto una discussione con ragazzi con un’opinione politica diversa dalla mia. Su problemi riguardanti i giovani di Ostia.”
“No!”
Mi descrive l’accaduto ed emetto esclamazioni di circostanza e, dopo un po’, l’ansia scompare dalla sua voce.
E appena ho l’occasione riporto la conversazione sull’argomento che gli sta davvero a cuore: la Lazio!
“Ce la fai domenica ad andare allo stadio?”
“Certo, ero solo leggermente sotto shock.”
“Bene, allora te ne regalo un altro di shock. Pensavo di venire anch’io all’Olimpico.”
“Che cosa?”
Se non fosse stato seduto sul divano ci sarebbe caduto sopra.
“Ma fammi il piacere, papà! Sono anni che non vai allo stadio. E poi io ci andrò con una ragazza.”
Sento la sua risatina e mi sembra di vederlo rovesciare il capo all’indietro.
Per qualche secondo me ne rimango a guardarlo come un idiota, poi mi stendo sul letto.
“Ti si sta proprio aprendo davanti un nuovo mondo, ragazzo mio!”
Non mi sbaglio.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).

lunedì 29 agosto 2011

Alemanno fischiato ad Ostia


Domenica 28 agosto 2011.
Piazza Santa Monica. Ad Ostia.
In programma Marco Masini in concerto e lo spettacolo pirotecnico nell’ambito della Festa in onore di Sant’Agostino patrono e Santa Monica.
Bellissima la serata, bellissime le canzoni di Marco che ad un certo punto invita il sindaco Gianni Alemanno a salire sul palco.
Oh, Gesù! Una bordata di fischi ed insulti si rovescia sul primo cittadino di Roma.
Ma fatemi il piacere!
La politica non mi interessava minimamente, né da bambino, né da adolescente, e pensavo che quelli fissati per la politica fossero un po’ strani.
Tra l’altro, lo penso ancora.
Mi piace giocare a pallone, mi piace andare a teatro e al cinema.
E passeggiare vicino al mare.
D’accordo: non ho mai sognato di poter diventare un politico e molti studenti attivi in politica li trovavo delle perfette nullità.
Ma ritengo che anche in politica rispettare chi non la pensa come te sia un comportamento democratico.
Mi soffio il naso.
Batto un piede sul selciato, e torno a casa.
Con un inizio di emicrania.
Questo episodio mi ha turbato.
Ecco, credo che dovrò prendere un analgesico.
No, meglio sbronzarmi.
Entro a casa.
Mi verso del vino e lascio la bottiglia.
Poi prendo il telecomando e lo punto di scatto verso il televisore.
Gabry mi guarda perplesso. “Perché debbo vedere il telegiornale.”
Si versa da bere anche lui, sollevando il bicchiere. “Salute!”, mi dice.
Lo imito. “Salute!”
Lo so che è dura ammetterlo, ma penso che stasera qui ad Ostia abbiamo fatto una brutta figura.
Vuoto il bicchiere in trenta secondi.
Vino bianco.
Sollevo la bottiglia e leggo l’etichetta.
Apprendo così che i vigneti erano coltivati in un terreno trattato in armonia con il ciclo lunare, usando infiorescenza di salvia.
“Papà, ti piace?” mi chiede Gabry.
“Lo trovo leggero e fruttato, con un’ombra di aroma di fiori e nocciole”.
Delizioso.
Sto già meglio.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).

venerdì 19 agosto 2011

Mia zia, suora, uccisa sulle strisce pedonali!


Mi chiamo Mario.
Mario Pulimanti e mi piace scrivere.
Abito vicino al mare.
Non è proprio una gran giornata.
Fa molto caldo questa mattina sulla metro di Ostia.
Sto andando al lavoro.
Ho vicino mio figlio Gabriele, diretto a Roma 3, la sua Università.
“Guarda qui papà”, mi dice, porgendomi il giornale.
“E allora?” dico diviso tra il cipiglio della concentrazione e l’anticipazione di un sorriso, nella speranza che si tratti di una notizia allegra.
Sto per leggere quando, di colpo, vedo quello che c’è scritto.
Raggelo, stupefatto.
E’ solo un trafiletto, ma cosi drammatico e sconvolgente che quasi non ci credo: “Una suora, Milvia Pulimanti, 70 anni, originaria di Collevecchio ma domiciliata a Roma, è morta ieri mattina dopo essere stata investita da un’auto del ministero degli Interni in via dei Monti Tiburtini. La donna, poco dopo le otto stava attraversando all’altezza della stazione della metropolitana, sulle strisce, quando è sopraggiunta l’automobile a bordo della quale c’era solo il conducente. La donna, soccorsa, è stata portata all’ospedale Sandro Pertini, a non più di mezzo chilometro, dove purtroppo è arrivata già priva di vita per le gravissime lesioni interne”.
Cavolo: Milvia, mia zia, la figlia di Fausto Pulimanti, fratello di mio nonno Angelino!
Continuo a leggere: “Verrà eseguita l’autopsia per stabilire la presumibile velocità della vettura al momento dell’impatto. Il guidatore è sotto inchiesta per omicidio colposo”.
Non ha senso: qualcosa non torna.
Sulle strisce!
Mi stringo nelle spalle.
Un'auto blu, un'Alfa 166 del ministero dell'Interno, assegnata a un dirigente del dicastero!
Non so se riuscirò a farmene una ragione.
Alla guida dell'auto c’era un poliziotto!
A questo punto mi dichiaro battuto.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).

venerdì 12 agosto 2011

Si viveva...peggio...prima!


Nel 1861 la durata della vita, che oggi è arriva quasi a 90 anni, all’epoca era limitata a 29, appena pochi mesi più che in epoca romana.
La mortalità infantile, dall’anno dell’Unità d’Italia, è scesa da quota 228 a 3.6, e la percentuale di lavoro minorile dal 64 al 3.6% (ma per i maschi superava l’81%); a saper leggere era un italiano su 4, ogni insegnante doveva gestire una classe di 36 alunni, saliti a oltre 44 nel 1931, e poi scesi a 9.6 nel 2001.
Drammatico il dato del reddito pro-capite, che nel 1861 era paragonabile a quello dell’Africa odierna: 4 italiani su 10 non avevano risorse neppure per soddisfare i bisogni essenziali.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).

martedì 9 agosto 2011

SEPARAZIONE




Prima di sposarci, pensiamoci dieci volte.
E prima di separarci, pensiamoci cento volte, se non siamo abbienti.
Tra le nuove e inattese cause di povertà ci sono infatti le separazioni.
Un numero crescente di uomini a stipendio fisso non ce la fa letteralmente più a versare gli alimenti.
In Italia vivono 4 milioni di papà separati, un quinto dei quali vive sotto la soglia della povertà.
Molte situazioni drammatiche di aggressione coniugale post separazione affondano anche in questo clima di impotenza economica e di rabbia.
E’ indubbio che la frase “allora mi separo”, detta alla prima difficoltà, potrebbe rientrare se, di fronte alla crisi, piccola o grande, prevalesse per lo meno il tentativo della conciliazione, e del superamento della difficoltà, invece che la distruzione del legame.
Soprattutto se ci sono dei figli piccoli.
Anche da separati in casa, in modo civile ed educato, fondato sulla collaborazione e il rispetto.
Almeno fino a quando la situazione economica non sia appianata in modo soddisfacente per entrambi i coniugi, oltre che per i figli.
Animosità, ripicche, vendette portano invece ad esasperare toni e animi e a concludere separazioni al coltello.
Il punto dolente è economico, ci piaccia o no: se il reddito è medio alto, c’è spazio per separazioni anche sanguinose, senza troppi danni sul fronte della sopravvivenza materiale.
Ma se il reddito è basso, la separazione può essere fatta solo pensando seriamente alla possibilità di gestire la propria vita in modo soddisfacente, nonostante il crollo di reddito, così da mantenere alti l’autostima, l’umore, la possibilità stessa di porsi in modo dignitoso e autorevole davanti ai figli.
Inoltre, in molti casi, la via del recupero della qualità della relazione di coppia può rivelarsi vincente, specialmente se ci sono figli piccoli.
Qualche volta succede…
Perché non provarci, prima di cadere nel baratro della povertà post-separazione?
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).