Molti, ritenendo che il mondo non è mai stato tanto vicino alla distruzione, affermano che molte sono le cause di questa corsa alla distruzione, a cominciare dalla gravissima scarsità di acqua, petrolio, gas, carbone e altre risorse naturali.
I paesi ricchi come Stati Uniti, Giappone e Cina si sono accaparrati la fetta più consistente di queste risorse, lasciando alle nazioni più povere gli avanzi.
Io, uomo di pace, ritengo che il problema trascende quello, storico e complesso, di chi ha e chi non ha.
E’ fondamentalmente una questione di ignoranza e intolleranza, elementi pressoché inscindibili. Quasi mai ci si imbatte nell’ignoranza senza la sua perversa gemella, l’ignoranza.
Alcuni, invece, ritengono che la fine del mondo é sì vicina, ma per motivi di ordine morale.
Pazzi fanatici. Adepti al culto di Geova che credono in un’ecatacombe purificatrice, che spazzerà via ogni corruzione e riporterà Geova nel mondo, dopo che questo sarà stato purificato.
Io, a mia volta, ritengo indispensabile il ruolo del G-8, indispensabile per affrontare i crescenti problemi comuni.
Oltre ai temi economico-finanziari e del rincaro delle materie prime, il G-8 ora tratta i problemi dell’Africa e dell’ambiente, la proliferazione nucleare, il terrorismo e la pirateria.
Il G-8 fu costituito nel 1975 da un nucleo originario di cinque Paesi - Usa, Francia, Germania, Regno Unito e Giappone - per affrontare la crisi monetaria di allora. Italia e Canada vi entrarono poco dopo e la Russia nel 1998.
Alle sue riunioni partecipano varie organizzazioni internazionali e, da qualche anno, cinque fra i maggiori Paesi emergenti: Cina, India, Brasile, Messico e Sud Africa (G-5) . Progressivamente, il G-8 ha poi ampliato le sue competenze. Oggi si interessa anche di sicurezza, economia ed ecologia. È un foro informale, con un summit annuale a livello di Capi di Stato e di Governo e varie riunioni ministeriali.
Non vi vengono assunti impegni vincolanti.
Le sue raccomandazioni, di conseguenza, sono purtoppo spesso disattese. La revisione della composizione e dei compiti del Gruppo non rientra nell’agenda della riunione che dal 7 al 9 luglio si terrà in Giappone, ad Hokkaido.
Forse verrà inserita in quella del Summit del 2009 con la presidenza italiana. Sarà un compito arduo, che impegnerà a fondo la nostra diplomazia, tanto più che il G-8 è l’unico organismo mondiale a cui l’Italia partecipa a pieno titolo.
La crescita dei Paesi emergenti potrebbe delegittimare la sua partecipazione al gruppo. All’Italia converrebbe -per mantenere il proprio rango- un G-8 a geometria variabile, con l’attuale nucleo permanente, a cui si aggiungerebbero di volta in volta le potenze emergenti, a seconda degli argomenti trattati.
Del resto la situazione in Africa è peggiorata, nonostante la crescita del Pil dovuta alle entrate dalle materie prime, ma di cui si appropriano le sue corrotte ed inefficienti classi dirigenti.
L’Asia ha oltre ogni ottimismo già superato gli obiettivi di sviluppo del millennio, fissati dall’Onu nel 2000. Essi tra l’altro prevedono che, tra il 1990 e il 2015, il numero di persone con reddito inferiore ad un dollaro al giorno e di quelle che soffrono la fame venga dimezzato, e che l’educazione elementare venga estesa a tutta la popolazione. La povertà e la fame in Africa sono invece peggiori di quelle del 1990.
Sono poi destinate ad aggravarsi per l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Potrebbero scoppiare carestie, rivolte e guerre civili; aumentare criminalità, terrorismo e fondamentalismo; originarsi incontenibili ondate immigratorie verso il Nord. Tali rischi andrebbero fronteggiati con massicci aiuti finanziari, con la distribuzione di sementi e fertilizzanti, con l’approvazione del Doha Round, con la rinuncia a produrre etanolo dai cereali e con l’eliminazione dei sussidi pubblici alle agricolture occidentali.
Nel G-8, tutti si dichiareranno d’accordo con tali misure, ma nessuno assumerà impegni vincolanti. Quindi, non se ne farà niente. D’altronde, è sempre accaduto così dal 2005, quando Tony Blair collocò l’Africa al primo posto delle priorità del G-8.Per l’ambiente, si auspicherà l’adesione degli Usa e della Cina al Protocollo di Kyoto.
Si discuterà anche degli emendamenti da proporre al Trattato di Non Proliferazione, nella Conferenza di Revisione del 2010. Potrebbero consistere nel divieto di costruire impianti per l’arricchimento dell’uranio e per il riprocessamento del combustibile spento, volto a recuperare il plutonio. In compenso, si sottolineerà come la creazione di uno o più banche mondiali di rifornimento delle barre garantirà il combustibile ai Paesi che hanno rinunciato a produrlo in proprio.
Per il terrorismo e la criminalità sarà come al solito auspicato il supporto tecnico ed addestrativo da parte dei Paesi avanzati a favore di quelli emergenti. Qualcosa di più concreto, ad esempio pattugliamenti congiunti, potrà essere previsto per contrastare la pirateria, aumentata negli ultimissimi anni.
Per i partecipanti, il summit di Hokkaido sarà un’occasione d’incontro, allietata dalle immancabili manifestazioni no-global. I problemi principali verranno rimandati al summit 2009, quando vi parteciperà il successore di Bush. Anche per questo, la presidenza italiana del G-8 sarà molto impegnativa.
Spengo il pc.
Arrossisco fino alla punta delle orecchie.
E’ che…mi piacerebbe un G-8 risolutivo.
Un sogno?
Forse.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)