Addio, Fabrizio Fratangeli…Principe delle armonie.
C’è un tempo nella vita di ognuno nel
quale i ricordi dei momenti e dei fatti degli uomini, che hanno inciso, con
maggior forza, le fibre più intime dell’anima, riaffiorano, vividi e lucidi,
con il loro enorme carico di memorie, dolori, speranze, paure, illusioni…attimi
di gioia, prove d’amicizia e d’affetto.
E’ successo al sottoscritto.
Stavo consultando su Internet dei
cataloghi, per il mio lavoro quotidiano di Coordinatore della Biblioteca
Storica Nazionale dell’Agricoltura quando, come un fulmine a ciel sereno, mi
appare una notizia: è morto Fabrizio Fratangeli.
Fabrizio Fratangeli, nato a Velletri
l’11 giugno 1957.
Consigliere del Municipio VIII.
Delegato alla
Cultura.
Vice-Presidente
Vicario.
Presidente dell’Associazione S.
Vincenzo de Paoli e delle Figlie della Carità.
Ideatore del concorso fotografico
Vittorio Bachelet dal 1980.
B.F.I. (Benemerito della Fotografia
Italiana).
Presidente Associazione Nuova Era.
Fabrizio Fratangeli morto a Roma il
10 giugno 2016.
Resto pietrificato.
Il cervello non invia più impulsi,
il cuore si ferma e non ossigena più i miei muscoli, sembra che tutta la mia
persona affoghi nel lago del nulla.
Quasi ad accusare e condannare il mio
computer, ambasciatore della ferale notizia, abbandono la mia postazione, e
telefono subito al mio carissimo amico Giorgio Tolentino, per averne la
conferma che lui purtroppo mi dà.
Riesco solo ad esclamare: Addio, Fabrizio.
Non si dice così quando si perde un
amico?
Addio è sempre una parola difficile
da pronunciare.
E noi resteremo increduli, quasi
impigliati in quella parola così definitiva, perché ogni volta che la si
pronuncia, una persona, un sentimento profondo, muoiono una volta di più.
Addio Fabrizio.
La tua eredità non farà litigare
nessuno, perché appartiene a tutti ed è racchiusa in quattro parole, uno stile
di vita: bontà, morale, entusiasmo, impegno.
Quando muore un Amico si ferma il mondo per un
istante.
Sembra quasi voglia cadere
nell’abisso del Nulla.
Tu perdi ogni riferimento reale.
Corri con la mente nelle vie del
passato quasi a rincorrere e catturare, per fissarle, le immagini di chi si sta
incamminando verso un Mondo a fianco, di cui, però, da vivo, non hai
percezione.
Cerchi di sfrondare i pensieri di
tutto ciò che non riguardi i vostri incontri, le chiacchierate, anche solo i
gesti scambiati.
La tua è stata una vita di
straordinaria ricchezza culturale, sociale, umana.
Eri schivo di ogni atteggiamento
teatrale, con la modestia di chi ha coscienza del proprio valore.
Eri solare e magnifico era il tuo
approccio mentale alle cose, fatto di gentilezza e umanità.
La tua idea era, sempre, quella
della rivoluzione del buon senso e di un comportamento, impopolare, di cui oggi
se ne avverte, insieme a te, la prematura scomparsa: la gentilezza.
Era il tuo stile di vita.
Tu incarnavi, sempre, l’idea, che
nelle relazioni umane sia ancora possibile mettersi nei panni degli altri. Hai
battuto insomma il palcoscenico attivo della socialità.
Grazie Fabrizio…da me, da Giorgio, da tutti i tuoi amici e da tutti i componenti
dei tuoi gruppi, per gli insegnamenti di vita che hai elargito a larghe mani.
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Del resto, nessuno muore sulla
terra
finchè vive nel cuore di chi resta.
Addio, Fabrizio…Principe delle armonie.
E ti prego, Fabrizio,
ogni tanto da lassù apri il sipario e mandaci ancora un pezzetto dei tuoi
insegnamenti, farciti di etica e di altruismo, perché ci aiutino
a vivere meglio.
E se puoi cerca i
miei genitori.
Dì loro che sto
bene.
Che aspetto il mio
treno.
Fra me e il Cielo.
Il tuo amico Mario
Pulimanti