martedì 30 aprile 2013
NUNZIA DE GIROLAMO, NEO MINISTRA DELL’AGRICOLTURA
NUNZIA DE GIROLAMO, NEO MINISTRA DELL’AGRICOLTURA
Sono seduto su una panchina del pontile di Ostia a leggere il giornale.
Cavolo, che notizie oggi!
In prima pagina, battibecchi da circolo.
In seconda pagina, lambiccati bizantinismi.
In terza pagina, ludi e motteggi.
In quarta pagina, eterne liti familiari
In quinta pagina, infervoramenti carnali
In sesta pagina, sbatacchiamenti
In settima pagina, oneste mignotte rie
In ottava pagina, dolorosi stupori
in nona pagina, premurose cordialità
In decima pagina, una foto di Nunzia De Girolamo, nuovo Ministro dell’Agricoltura del governo di Enrico Letta.
Questa notizia sì che mi interessa: ci lavoro pure io in questo ministero!
Vengo così a sapere che le neo ministra è nata a Benevento nel 1975 (ha quindi 37 anni) è un esponente del PDL ed é una fedelissima di Berlusconi.
È stata spesso presente in trasmissioni televisive ed è sposata con Francesco Boccia del Partito Democratico, considerato uomo molto vicino a Enrico Letta.
Assistente universitaria e anche avvocato: si è occupata spesso di diritto civile, commerciale, bancario e del lavoro.
Nel 2008 è stata eletta per la prima volta alla Camera, dove è stata nuovamente eletta nel 2013.
Dal marzo 2009 al novembre 2011 è stata infatti membro della commissione agricoltura.
Il tema più delicato che si troverà a dover affrontare è la ridefinizione della politica agricola comunitaria 2014-2020.
Andrà inoltre chiarita la questione inerente dei tempi di pagamento delle forniture agroalimentari pattuiti dal decreto Cresci-Italia varato dal Governo Monti.
Il settore agricolo preme per agevolazioni dopo gli aggravi fiscali rappresentati dall’Imu sui fabbricati naturali ed il giro sul gasolio.
Sono chiesti altresì interventi per favorire l’accesso al credito per gli agricoltori.
Il papà, Nicola De Girolamo, è il direttore del Consorzio Agrario ed è proprietario della Cantina del Taburno, conosciuta per la Falanghina e per l’Aglianico.
Leggo che in un trasmissione televisiva ha detto: “vengo da una terra contadina in assoluto. La mia famiglia è una famiglia che ha origini contadine e ne vado fiera".
Cavolo, c’è anche scritto che ha bollato ii veneti come contadini, in senso dispregiativo.
Mmh, io sono romano, però ammetto che definire in modo dispregiativo il Veneto (“una terra di contadini”) è stato però una piccola gaffe.
Tuttavia tutti possiamo sbagliare.
Del resto la giovane neo ministra dell'Agricoltura, nell'importante ruolo a cui è stata destinata, avrà la possibilità di dimostrare la sua considerazione per i contadini e anche per i veneti.
In ogni caso, al di là di questo piccolo incidente di percorso, mi ha fatto una buona impressione: sono soddisfatto.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
1 maggio 2013
PRIMO MAGGIO 2013
W il primo Maggio 2013.
Il mondo ha bisogno di pace e di giustizia per garantire a tutti l'accesso ai diritti umani fondamentali, gestendo il bene pubblico globale attraverso istituzioni internazionali democratiche.
Cibo, acqua, giustizia, libertà, pace e lavoro per tutti.
Festeggiare il 1 maggio è una scelta simbolica: infatti, il 1 maggio 1886, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue.
Da oltre un secolo questa è una festa di lotta e di impegno civile per tutti: lavoratori, disoccupati ed emarginati.
E' diventato un appuntamento anche il tradizionale concerto che i sindacati confederali organizzano in piazza San Giovanni a Roma.
Ma mi accorgo solo ora di non essermi ancora presentato.
Rimedio subito.
Mi chiamo Mario, Mario Pulimanti.
Sono romano ed abito ad Ostia.
Sono un uomo di città, abituato alla minacciosa e benigna cacofonia metropolitana.
Tanto che, a volte, le incursioni nel silenzio extraurbano mi innervosiscono.
Nessuno sa niente di me.
Mi sono tenuto fuori dai radar.
Le persone che hanno conosciuto mio padre, affermano che sono il suo ritratto.
Lui, il poeta Antonio Valeriano, ha più volte mostrato il proprio coraggio, ma ancora di più ne ha dimostrato nell'ultima battaglia, quella contro la malattia che nel 1992 lo ha ucciso, ma non piegato.
Ho sempre fatto tesoro dei suoi consigli.
So quando è il tempo di passare all'azione o di starne fuori.
Tuttavia ci sono cose che facciamo perché ne abbiamo voglia e altre che facciamo perché ci tocca.
Questione di sopravvivenza.
E' scontato dire che lavorare rientra nella seconda categoria.
Certo, le mie finanze non sono proprio solide.
Tuttavia non ho, per questo motivo, mai avuto problemi mentali o emotivo e non faccio uso di antidepressivi.
Ho i capelli precocemente argentati e amo prendere la vita con humour e noncuranza.
In Ufficio non ho fatto molta strada.
Non sono nemmeno rimasto al palo.
Non tiro certo a campare ma, non avendo raccomandazioni da sfruttare, dovrei mettere ancora di più l'anima nel mio lavoro.
In ogni caso mi sento il sole dentro questa mattina e non solo perché sta arrivando la festa del 1 maggio.
Rivolgo lo sguardo fuori dalle mura domestiche.
Ecco, l'ho fatto.
E cosa vedo intorno a me?
Liberali, radicali, membri delle minoranze tanto sul piano razziale quanto sull'orientamento sessuale, sostenitori dei programmi sociali, dell'assistenza sanitaria migliore per i poveri, del diritto all'aborto, dei diritti dei gay, dei detenuti, dei lavoratori che giustamente lottano per difendere i loro diritti continuamente messi in pericolo da forze reazionarie più o meno temibili.
Non amo i reazionari e detesto gli integralisti.
Entrambi da evitare come la peste.
Si pensa sempre che gli assolutisti, dogmatici e prepotenti, di qualsiasi colore politico, siano quelli che mettono le bombe negli edifici pubblici, ma quella gente non ha il monopolio quando si tratta di uccidere per i propri principi.
Tanto è vero che buona parte del terrorismo risulta essere opera di fanatici religiosi, i soli veri estremisti radicali.
Del resto gli eccessi confessionali non li ho mai compresi.
Sono robe medievali, che appartengono a culture a noi europei ormai lontane anni luce!
Quasi certamente in luoghi così distanti anche le regole del vivere sono diverse, forse ciò che è buono a Roma ed a Firenze non lo è a La Mecca o a Medina, dove gli uomini vedono la realtà secondo il loro modo di intendere e di considerare. Inquietante.
Ma sono riflessioni che non mi toccano più di tanto. Forse in quei posti la mancanza di libertà comprime ogni possibilità di progettare. Comunque io, cittadino dell'Urbe, auspico un ritorno alla riscoperta delle nostre tradizioni.
Ma adesso, silenzio!
Ho un'idea.
Vado a San Giovanni, dove sta per cominciare il concerto del 1 maggio, evento da non perdere per un appassionato di musica come me.
Il concerto si terrà a partire dalle ore 16 e fino alle 24 ed il presentatore dell'evento sarà Geppi Cucciari.
A salire sul mega palco allestito, da ormai quasi 25 anni, al centro di piazza San Giovanni e in diretta su Rai Tre saranno Elio e Le Storie Tese, Max Gazzè, Cristiano De Andrè, I Ministri, Africa Unite, Marta sui tubi, Motel Connection, Enzo Avitabile e i Bottari, Management del Dolore Post Operatorio e Marco Notari.
Ospite d’onore il Premio Oscar Nicola Piovani.
C’è però un lato amaro: il nome di grido doveva essere quello di Fabri Fibra. Annunciata a inizio mese, la sua presenza ha suscitato vibranti polemiche da parte di alcune associazioni contro la violenza sulle donne. I testi del rapper marchigiani sono stati accusati di inneggiare alla violenza. Dopo pochi giorni sono stati i sindacati a chiedere e ottenere l'estromissione di Fabri Fibra.
Mi dispiace dirlo, ma non condivido questa decisione.
Ma torniamo al concerto: novità assoluta sarà la presenza sul palco di un’orchestra rock diretta dal compositore e produttore musicale Vittorio Cosma e composta da Enzo Avitabile al sax, Boosta dei Subsonica alle tastiere, Fabrizio Bosso alla tromba, Stefano Di Battista al sax, Andrea Mariano dei Negramaro alle tastiere e sintetizzatori e Federico Poggipollini con Maurizio Solieri alle chitarre.
Inoltre i cento violoncellisti guidati da Giovanni Sollima suoneranno l’Inno di Mameli.
Nel corso della manifestazione saliranno sul palco anche Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca ed Emanuela Grimalda per recitare alcuni brani sul tema del lavoro.
Mentre per il concorso “1M Festival” dedicata alle band emergenti ad esibirsi al fianco dei grandi nomi della musica saranno: Almamediterranea, Le Metamorfosi, Aeguana Way, Honeybird and The Birdies, Crifiu, Toromeccanica.
Il Concerto Primo Maggio 2013 quest'anno diventerà anche un film o meglio, come precisano gli organizzatori, un vero e proprio "social movie".
I protagonisti saranno gli spettatori di Piazza San Giovanni che, attraverso un’applicazione per iPhone e Android creata ad hoc e scaricabile gratis, potranno girare un personale contributo video di 15 secondi che racconti l’esperienza del concertone.
Dalla partenza da casa all’arrivo in piazza, alla giornata intera di musica, fino al rientro dopo l’evento.
Il tutto verrà poi assemblato in un lungometraggio, dal titolo ‘One million eyes, baby‘.
Il coordinamento della regia sarà curato da Stefano Vicario.
Nondimeno ricordiamoci che, musica a parte, dietro a questo concerto c'è un'ideologia importante.
Quella della libertà.
Da difendere a ogni ora.
E non mi si venga a dire che sono un visionario o uno scaltro nostalgico.
Sono solo un idealista, forse utopista.
Probabilmente un ingenuo sognatore.
Buon 1 maggio a tutti!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
lunedì 29 aprile 2013
L'eccessiva pressione fiscale
Troppe tasse
Anche l'Europa sta smaltendo la sbornia del rigore a tutti i costi, finalmente capendo che continuando così, invece di guarire il malato lo si stava soffocando.
Per l'Italia la situazione è, come al solito, un po' più complessa a causa del nostro enorme debito pubblico che condiziona ogni scelta di politica economica e restringe i margini di azione del governo.
Tuttavia considerati i livelli record della nostra pressione fiscale, ulteriormente cresciuta nell'ultimo anno, e considerata anche l'esigenza di dare una scossa all'economia interna, penso che una politica che guardi alla ripresa e al ritorno alla crescita, non possa non porsi come obiettivo una progressiva riduzione delle tasse sul lavoro e sulle famiglie.
Anche da questo punto di vista bisogna voltar pagina.
In caso contrario un Paese come l'Italia appesantito da un fardello fiscale così pesante, ben difficilmente potrà riprendere il volo.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
Ritratti in miniatura (Studenti Biblici, Kit Carson, romani sinceri, Pulimanti’s family, Diabolik, Oz, razzismo, Teodoro Buontempo, Nunzia de Girolamo, filastrocca dei raccomandati)
Ritratti in miniatura (Studenti Biblici, Kit Carson, romani sinceri, Pulimanti’s family, Diabolik, Oz, razzismo, Teodoro Buontempo, Nunzia de Girolamo, filastrocca dei raccomandati)
Ho sempre creduto di avere un romanzo in testa.
Pensavo che la svolta del mio destino, il mio colpo di fortuna, mi avrebbe consentito di scriverlo.
Ho scarabocchiato migliaia di frasi banali in questi mesi, e non riesco a trovarlo.
Non c’é.
Se c’è, é nascosto.
Non sono tipo da vantarmi delle mie doti ben sapendo che la superbia può trasformarle in debolezze.
Ok, smetto di perdermi in questa specie di mondo degli spiriti.
Non mi devo preoccupare più di tanto.
Vabbé. mi converrà buttare giù i miei ricordi.
La mia confessione.
Eccola.
Porcaccia la miseria: cosa pensereste di una signora che si presentasse al vostro citofono la Domenica mattina presto, cercando di rifilarvi una rivista dal titolo “Svegliatevi” ?
E’ quello che è successo a me domenica.
Ho aperto, tutto assonnato, e mi sono trovato di fronte alle sette di mattina una Testimone di Geova che avrebbe potuto avere quarantacinque anni come settantacinque.
Era una di quelle donne che, dopo aver dimostrato quarantacinque anni per tutta la gioventù, venivano ricompensate perché continuavano a sembrare delle quarantacinquenni anche quando di anni ne avevano settantacinque.
E voi non definireste invadente una persona che suona il vostro campanello di casa la domenica mattina per parlarvi della fine del mondo?
Testimoni di Geova, alias Studenti Biblici: vedendoli, non posso fare a meno di pensare a una creatura di Dosytoevskij, uno di quegli emarginati che passano la vita a rimuginare, a partecipare a riunioni settarie e ad accarezzare giornali pieni di immagini subliminali.
Comunque, al di là delle amenità, mi presento subito.
Vivo ad Ostia, mi chiamo Mario e sono un cinquantasettenne con i capelli talmente bianchi, che a volte mi dicono che assomiglio a Kit Carson, il pard di Tex, che tra i pellerossa Navajo è proprio per questo motivo soprannominato Capelli d'Argento.
Inoltre, sono un amante dei tempi andati.
Per tagliare la legna per il camino preferisco l’ascia alla motosega.
A questo punto mi sembra già di sentirvi dire: “E a noi cosa ci importa di sapere queste cose?”
Ho spento già da un po’ la musica dolce che di solito ascolto per attenuare rumori immaginari che da qualche tempo tormentano la mia testa.
Io, nativo dello storico rione del Testaccio con discendenze trasteverine, cresciuto nel quartiere “giardino” della Garbatella e, dopo essermi sposato da 29 anni, residente ad Ostia “il mare di Roma” -e, quindi, profondamente romano e ben lieto di esserlo- posso, a ragione, affermare che noi romani, da più di duemila anni, a torto o a ragione, ci sentiamo superiori a tutti.
E’ un atteggiamento che fa parte della nostra storia, del nostro carattere e del nostro modo fanfarone, ma sincero, di affrontare la vita.
Ce lo vedete un romano fare la fila alla posta di Testaccio come Mr. Jones al post office di Kensington?
Ce lo vedete un romano parcheggiare la sua automobile come un danese a Copenaghen?
O ridere delle insipide barzellette fiamminghe?
E quando va in spiaggia vestirsi come quei tedeschi con sandali e calzini che incontri non solo sul lungomare di Ostia, ma anche, con lo stesso look, nel centro di Roma?
Ieri sera Gabriele, ventiseienne, goliardico nonché aspirante notaio mi ha chiesto se sapevo chi fossero gli Eunuchi e, vedendomi perplesso, sogghignando maliziosamente mi ha detto che gli eunuchi sono quelli che hanno costituito un sindacato: gli Evirati Arabi Uniti!
Barcollando, mi sono allora diretto sul divano dove Alessandro, diciottenne, perspicace nonché aspirante traduttore, era intento a leggere un libro sul Natale.
Vedendomi arrivare, a bruciapelo mi ha domandato: “Papà lo sai a quale velocità va il cammello dei re magi? A tutta mirra!”
Stamattina mio fratello Stefano, per telefono, mi ha così informato: “Mario, sai cosa cantano le ragazze? si-la-do”.
Perfetto, del resto ridere fa bene alla salute.
Comunque non sono tipo da restare a lungo di cattivo umore.
Non mi lamenterò.
I giorni delle lamentele sono finiti, ormai.
“Se Dio è buono, perché ha permesso che mio padre morisse?”
E’ la versione personale di una domanda classica, formulatami a bruciapelo da Simonetta: come possono accadere le cose brutte?
Anche io me la sono posta spesso, rifletto.
Le sorriso con aria imbarazzata, poi le do una risposta vaga accennando alle vie misteriose del Signore.
Simonetta chiaramente non è soddisfatta, ma lascia stare i suoi dubbi e rimane in silenzio.
Quella domanda me la ripresenterà.
Ne sono sicuro.
Sono più agitato di un budino: ripenso a papà Valeriano e a nonno Angelino.
Fa parte della vita sentire la mancanza dei morti.
Come papà, tendo a perdermi se sono concentrato su di un lavoro e a dimenticarmi di qualsiasi cosa o persona mi stia attorno.
Avevo una memoria fotografica: quello che vedevo o leggevo, lo ricordavo.
Adesso sta progressivamente diminuendo.
Quando la perderò del tutto?
Ci vorrà tempo.
Ho 57 anni e scuoto tristemente il capo accorgendomi di dimostrare tutti i miei anni.
E ciò mi sorprende.
Sono così testardo che, se ho già preso la mia decisione, non si riesce mai a farmi cambiare idea.
Anche se provengo da circoli cattolici, il mio non vuole essere un atteggiamento da boy-scout.
Mentre cammino in varie occasioni noto intorno a me stranezze da rimanere annichilito.
Come nei fumetti di Diabolik.
Basterebbe infatti che Ginko alzasse in volo gli elicotteri per dargli la caccia e catturalo tranquillamente.
Ma Ginko non ha mai elicotteri a disposizione, strano!
Papà Valeriano… aveva gli occhi di un verde difficilmente reperibile in natura.
Era un colore luminoso che suggeriva una purezza asettica.
Il suo sguardo era sereno.
Mi abbracciava spesso.
Le sue braccia erano un elemento architettonico di prima qualità, un riparo robusto e resistente che mi proteggeva da piogge, temporali, cicloni e ogni genere di furia scatenata.
Tempi universitari: sorrido a quel ricordo lontano.
Ero una specie di ribelle in quel periodo.
Portavo i capelli lunghi fino al bavero della giacca.
A nonno Angelino non piacevano per niente.
Un bravo nonno, però.
Ho imparato parecchio da lui.
Gliene do atto.
Alcuni amici avevano tentato di iniziarmi a quello strano miscuglio di esistenzialismo, comunismo, edonismo e narcisismo che era diventato il modo di pensare di molti ragazzi alla fine degli anni Settanta.
Non riuscendovi.
Militavo, infatti, nelle file di Gioventù Studentesca, madre dell’attuale CL.
E ascoltavo tanta musica.
Pink Floyd, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Jimi Hendrix, Janis Joplin.
Leonard Cohen, Johnny Cash, Willie Nelson.
Doors, Queen, Deep Purple, Tom Waits.
Il Jazz: Billie Holiday, Louis Armstrong, Diana Krall, Sydney Bechet, Lester Young, Django Reinhardt, Ottmar Liebert, Biréli Lagrène, Charlie Parker, Miles Davis..
La Bossa Nova: Maria Bethania, Antonio Carlos Jobim, Vinicius de Moraes, Chico Buarque de Hollanda, Stan Getz, Charlie Byrd, Tito Puente, Astrud Gilberto.
E poi Franco Califano e Claudio Baglioni.
E Lucio Battisti.
Basta con le cazzate!
In questo momento sono fuori da un bar e c’è un forte odore di caffè e vedo una macchina attraverso una vetrina.
Entro.
Qualche cliente fa tranquillamente uno spuntino di metà mattina: dirigenti in pausa, signore eleganti con le borse dello shopping…
Ordino un caffè.
Cerco di concentrarmi nella lettura di un giornale senza riuscirci per un solo istante
Esco dal bar.
Cammino e imbocco la porta del teatro Manfredi.
Ritiro una copia del calendario dei programmi.
Entro in una banca dall’altra parte della strada.
Prelevo duecento euro.
Esco, saluto la guardia di sicurezza che sorride e fa un cenno con la testa
Dio quanto amo il sorriso di una guardia di sicurezza.
E’ come l’acqua per un uomo che sta affogando.
Attraverso Corso Duca di Genova.
La giornata si sta facendo sempre più grigia, cade una pioggerella leggera e un vento irregolare mi soffia frammenti di foglie morte sul naso.
Taglio per Via Grenet su fino a Piazza Rendina.
Arrivo sul lungomare.
Rifletto.
Pensieri mistici.
Dostoevskij diceva che per rendere la realtà plausibile è assolutamente necessario mischiarci un pizzico d’invenzione.
Con questo non voglio dire che vedo il diavolo, la bocca dell’inferno o i quattro cavalieri dell’Apocalisse e tutti gli orrori dell’aldilà.
Né che sto attraversando un periodo in cui sono in una fase molto spirituale, nella quale mi dedico alla yoga e alla meditazione o al buddismo tibetano.
Né faccio uso di droghe.
No, sono solo arrivato a questa conclusione: per me è arrivato il momento della fine dei sogni.
Dei veri sogni.
Ho cercato invano un posto migliore.
Dov’è quel posto?
Nella Terra-che-non-c’è?
A Oz?
Temo che arrivino i pensieri più oscuri, che mi potrebbero sommergere come una marea crescente.
Arrivo al porto.
Mi siedo su una panchina.
Sfoglio il giornale.
In prima pagina si parla del razzismo.
Razzismo: si deve cercarlo in circoli intellettual-snob, imbucati in ristretti circoli salottielitari, dove ci sono le signore della gauche-caviar (sinistra al caviale) e poi mi saprete dire.
Ci sono, inoltre, molte persone del ceto medio italiano che non hanno nessuna simpatia per gli ebrei, i neri, i gay ed i musulmani -non hanno simpatia per nessuno che sia diverso da loro- ma è gente che se la passa bene e ha il controllo della propria vita, quindi non ha bisogno di fare qualcosa al riguardo.
Cavolo: questo è razzismo.
In seconda pagina leggo della morte di Teodoro Buontempo, 67 anni detto “er Pecora”, storico esponente dell'Msi, poi di An (che lasciò in polemica con Fini) e poi presidente de La Destra.
Girava spesso in bicicletta , un modello con i freni a bacchetta e il portapacchi sopra la ruota posteriore.
Poi tornava, al volante della sua Multipla, per le strade di ostia, quelle del XIII Municipio, il suo collegio.
Non ero iscritto al suo partito, però quando muore una persona, specialmente se avversario politico, non mi sembra giusto ne democratico gioire come se fosse morto un nemico.
Buontempo era solo una persona con idee diverse dalle mie che onestamente riteneva di battersi per il bene comune.
In terza pagina una foto di Nunzia De Girolamo, nuovo Ministro dell’Agricoltura del governo di Enrico Letta.
La notizia mi interessa: ci lavoro pure io in quel Ministero!
Vengo così a sapere che le neo ministra è nata a Benevento nel 1975 (ha quindi 37 anni) è un esponente del PDL ed é una fedelissima di Berlusconi.
È stata spesso presente in trasmissioni televisive ed è sposata con Francesco Boccia del Partito Democratico, considerato uomo molto vicino a Enrico Letta.
Assistente universitaria e anche avvocato: si è occupata spesso di diritto civile, commerciale, bancario e del lavoro.
Nel 2008 è stata eletta per la prima volta alla Camera, dove è stata nuovamente eletta nel 2013.
Dal marzo 2009 al novembre 2011 è stata infatti membro della commissione agricoltura.
Il tema più delicato che si troverà a dover affrontare è la ridefinizione della politica agricola comunitaria 2014-2020.
Andrà inoltre chiarita la questione inerente dei tempi di pagamento delle forniture agroalimentari pattuiti dal decreto Cresci-Italia varato dal Governo Monti.
Il settore agricolo preme per agevolazioni dopo gli aggravi fiscali rappresentati dall’Imu sui fabbricati naturali ed il giro sul gasolio.
Sono chiesti altresì interventi per favorire l’accesso al credito per gli agricoltori.
Il papà, Nicola De Girolamo, è il direttore del Consorzio Agrario ed è proprietario della Cantina del Taburno, conosciuta per la Falanghina e per l’Aglianico.
Leggo che i un trasmissione televisiva ha detto: “vengo da una terra contadina in assoluto. La mia famiglia è una famiglia che ha origini contadine e ne vado fiera".
Sì, sì: si presenta bene
Mi ha fatto una buona impressione: sono soddisfatto.
Tornando a casa, ripasso mentalmente la filastrocca dei raccomandati, un pezzo autobiografico che avevo scritto sdraiato su un lettino dello stabilimento “Venezia” qualche estate fa, ai tempi in cui ancora lavoravo all’Ufficio Legislativo del Ministero (ora sono due anni che sono riprecipitato “forzatamente” nella mia antica Direzione, quella del personale).
Ed ecco “la filastrocca dei raccomandati”, di Mario Pulimanti (…che sono io…):
“Quatto, da non sembrare un gatto, sbirciavo da dietro la credenza per cogliere cocci della mia esistenza.
Credevo di poter trovare la strada che rimettesse insieme la storia che pensavo infinita, invece era finita da quasi una vita.
In silenzio aprii lo sportello in cerca di un angolino nella vetrina.
Cercavo un posto che mi facesse osservare il mondo dall'alto.
Lo volevo cambiare ma mi mancavano le forze per accorciare le distanze.
Mostrai le mie maniche che avevo lavato, ma nella fretta mi ero dimenticato di usare il detergente quello profumato che piace alla gente.
Mi avrebbe permesso di non pagare le conseguenze.
Le bastonate sulla testa non sono bastate a farmi capire che i banchi davanti sono da sempre riservati ai raccomandati.”
Entro a casa.
Dalle finestre aperte davanti a me vedo il buio che scende su Ostia.
Entra un venticello caldo profumato di mare.
Ormai l’estate è quasi arrivata.
La vita è bella.
Nonostante tutto.
Proprio così.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
venerdì 26 aprile 2013
IMU, tassa patrimoniale mascherata
IMU, tassa patrimoniale mascherata
L'Imu (Imposta Municipale Unica) è una tassa sbagliata oltre che ingiusta.
Perché ha ulteriormente penalizzato il ceto medio ed ha aggravato la già profonda crisi del settore delle costruzioni.
Probabilmente quando é stata introdotta dal Governo Berlusconi -che comunque aveva previsto che non avrebbe dovuto gravare sulla prima casa- era un provvedimento inevitabile.
Il governo Monti ha poi modificato la natura dell'imposta rendendola di fatto una nuova ICI sulle abitazioni principali, facendola diventare una tassa patrimoniale mal mascherata.
A questo punto ritengo che sia necessario che il nuovo governo la modifichi nuovamente, individuando altre forme di recupero di risorse per le casse dello Stato.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
martedì 23 aprile 2013
DA OSTIA A....RENZI!
DA OSTIA A…RENZI
Mi chiamo Mario Pulimanti e sono nato lo
stesso mese e lo stesso anno di Pier Ferdinando Casini.
A dicembre del 1955.
Non lo stesso giorno, però.
Lui è nato il 3.
Io il 17.
Le differenze tra di noi sono sostanzialmente
sei, trascurabili.
Io lavoro
al ministero.
Io sono
socio onorario del Cral.
Io sono abbonato metrebus: doc, però.
Lui è sposato con Azzurra Caltagirone.
Io con Simonetta d’Ippoliti.
Figlia di Rosato, che ha superbamente ricoperto, fino alla
sua morte, l’incarico di presidente della Confraternita di San Bernardino.
Casini ha poi quattro figli: due figlie, Maria Carolina
e Benedetta con la prima moglie Roberta Lubich, figlia del celebre cardiologo Turno Lubich, ex moglie dell'industriale
del caffè Francesco Segafredo ed altri due figli
Caterina e Francesco con la seconda moglie, Azzurra.
Io ho due
figli: Gabriele e Alessandro.
Due mogli e quattro figli per lui.
Una moglie e due figli per me.
Mi ha raddoppiato!
Lui e’ di Bologna.
Ostia é la mia città.
Bè, insomma, quasi, perché per l’esattezza
sono un testaccio emigrato prima alla Garbatella e poi, in via definitiva, al
Lido.
Comunque non invidio Casini: specialmente in
questo periodo post-elettorale.
Me ne vado così a spasso per Ostia.
A Corso Duca di Genova passeggio lentamente,
senza nessuna fretta di vedere, visitare o ricordare.
L’odore di caffè in Via delle Zattere.
Uomini che non si voltano in Viale delle Repubbliche Marinare: sono in cerca di una scorciatoia per il paradiso.
Ragionevoli dubbi.
Piazza
dei Ravennati: osservo la gente, i contrasti, i turisti vestiti da turisti
accanto ai passanti locali.
Un postino su un angolo che chiacchiera col
portinaio di un palazzo di Viale Vasco de Gama.
In Via delle Baleniere uomini d’affari pieni
di fretta con il telefonino incastrato tra la spalla e l’orecchio.
Bellissime giovani donne in Via Isole del
Capoverde.
Un bastimento carico di discepoli
di Grillo al Pontile.
A Piazzale della Posta elegantissime signore.
Uomini delle contraddizioni in Via dell’Appagliatore.
Motociclette a tutta velocità sul lungomare.
L’odore di caffè in Via delle Zattere.
Biblioteca Elsa Morante: leggo un’autobiografia
di Nicole Kidman.
La Kidman è un archetipo, l’archetipo della
donna lunare: lo ammetto, ho un debole
per lei.
Gli scavi di Ostia Antica: noi, popolo di
lidensi, che condividiamo la nostra storia con il mondo intero.
Curioso: immagini di Papa Francesco di fronte
alla Chiesa di Nostra Signora di Bonaria.
Gelaterie in Via delle Zattere.
Zingari falsari con il loro mercatino: prodotti insostenibili.
In Via dei Pallottini incontro un amico.
Coincidenze karmiche.
Mentre prendiamo un caffè a Piazza Anco
Marzio, mi dice: “Può anche darsi che gli asceti stiano malissimo nel deserto a
mangiare insetti crudi sotto il sole, ma almeno hanno la gioia delle notti
solitarie, beatamente sdraiati sulle loro rupe come maragià”.
Leggende del mare.
Tutto ok, ha solo perso la sua squadra del cuore.
Autisti indisciplinati in Via Namaziano: pratiche di disgusto.
Ah, dimenticavo, non sono vergine.
Sono del sagittario…
“Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio!”
Un manifesto elettorale in Piazza Calipso.
Ma non è raffigurato Antonio La Trippa ma un individuo che corre per il
Campidoglio.
Un candidato sindaco.
Vuole liberare la città dal malaffare.
Sarà vero o si tratta solo dell’ennesimo racconta fiabe?
A me sembra un po’ dandy.
Disincantati in Via dei Fabbri Navali.
Libellule in Viale della Marina.
Via della Corazzata: dalla vetrina di un negozio vedo una barchetta di
cristallo.
E un candeliere.
E una luna di carta.
Sguardi estranei mi scrutano in Viale Paolo Orlando.
Note amare raccontano la vita sentimentale di un uomo al balcone in Viale
della Vittoria.
Viale Capitan Casella: l’impronta di un gatto.
Un parroco in Via dei Panfili.
Passeggiano vedovi in Via della Paranzella
Terroristi nani urlano a via Mezzadra.
I tulipani di Via Stiepovich.
Viale dei Sommergibili: trappola colorata.
Un calligrafo a Via Grenet.
Ok, ora sono un uomo che sa.
Sa cosa fanno un prete e una suora a letto: la famiglia cristiana.
Sì, sì: ora so. Ora che ho percorso fino in fondo la strada verso l’illuminazione
conosco il senso dell’arcano mistero: quale sia, cioè, il privilegio di essere
un ostiense.
Perciò, brindo.
Alle persone oneste.
Agli animali liberi.
Ai bambini felici.
Ad un papavero che cresce lungo una ferrovia.
Al mare alle sette di mattina.
All’arcobaleno.
Oh, perbacco, dimenticavo.
A Renzi: mi pare ottimo.
Sperando che presto per lui possa cominciare la sua avventura di Capo del
Governo.
Matteo, prosit!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
lunedì 22 aprile 2013
25 aprile 2013. Festa della Liberazione
25 aprile: Festa della
Liberazione
Il
prossimo 25 aprile sarà il 68° anniversario della Liberazione dell'Italia dagli
occupanti nazisti.
Una
pagina importante della storia italiana, che fu scritta grazie ai soldati
alleati ma con il contributo determinante degli italiani, partigiani e
militari, chiudendo il periodo della dittatura e aprendo la strada alla
libertà, alla nascita della Repubblica e alla nuova Costituzione.
Certo, la Festa della Liberazione è una
giornata per ricordarci che i diritti, il benessere, la libertà dei quali
godiamo non sono qualcosa di scontato.
Troppa gente se ne dimentica.
Non riesco a capire.
Eppure molti sono morti per garantirci queste
conquiste.
Forse il punto è questo: spetta a noi
difenderle, tenendole vive nella coscienza e negli atti di ogni giorno.
É proprio vero: per questo il 25 aprile deve
essere veramente una giornata di Festa!
Per capire meglio il significato di questa
festa, sarebbe bene per esempio ricordarsi di "Roma città aperta", il film che
racconta una storia ambientata nella Roma del 1944.
Un capo della Resistenza, l'ingegner Manfredi,
è braccato dai tedeschi.
Trova
rifugio da Pina, una donna del popolo, vedova con un figlio, che sta per
risposarsi con Francesco, un tipografo anche lui legato alla Resistenza.
Marcellino, il figlio di Pina, riesce a
mettere in contatto l'ingegnere con don Pietro, un prete che ha già collaborato
in passato con i partigiani.
Quando anche Francesco viene portato via, Pina
corre inseguendo il camion, ma una raffica di mitra la uccide sotto gli occhi
impietriti della gente e del figlio.
Manfredi viene sottoposto a tortura e muore,
ma senza parlare; don Pietro, anche lui arrestato, è costretto ad assistere
alla scena e maledice gli assassini.
Poi, nel piazzale di un forte, don Pietro,
fatto sedere su di una sedia, viene fucilato alla schiena sotto gli occhi dei
ragazzini della sua parrocchia.
E questa è la fine del film.
Ricordiamoci, quindi, che
uomini e donne di tutte le età sono morti allora, per garantirci i diritti
democratici dei quali oggi godiamo.
Grazie a loro.
Ecco, questo è lo spirito del 25
aprile.
La libertà va difesa ogni giorno: ancora oggi ci sono persone che non
sempre agiscono nel rispetto della libertà e della democrazia.
Noi tutti dobbiamo tenere gli occhi aperti se vogliamo custodire questo
bene prezioso che garantisce alle persone di vivere al meglio possibile.
Ma, come è risaputo, la storia del 25 aprile é chiara e definita e quei
valori sono in vigore per tutti.
La nostra Costituzione vale anche per
loro.
Come ha più volte ricordato il Presidente della Repubblica Napolitano, la
festa della Liberazione è di tutti.
Mario
Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
PD, partito di ex
Credo che a buon ragione si possa dire che sia definitivamente
giunto al capolinea il progetto politico che era all'origine del Pd e cioè
l'idea di far nascere, sulle ceneri dell'ex Pci e di una parte della ex Dc, un
moderno partito riformatore e progressista.
Attribuire eccessive responsabilità per questo default
politico a Pierluigi Bersani è però al tempo stesso sbagliato e ingeneroso.
Giunto a capo del partito, Bersani si è rivelato privo delle
qualità minime di un leader.
Bersani si è illuso che bastasse controllare l'apparato del
partito per conquistare poi Palazzo Chigi.
Del tutto inadeguato al ruolo e alla complessità della partita
politica in atto, Bersani ha inevitabilmente fallito.
Ma non è il killer del Pd.
È solo l'ultimo, e forse meno dotato, figlio di un'illusione:
quella che, di fronte al fallimento di un'ideologia e di un'esperienza
politica, bastasse cambiare nome a un partito, senza modificarne a fondo
culture e gruppi dirigenti.
Il Pd in questi anni non è mai riuscito a liberarsi della sua maledizione: quella di essere un partito di ex.
Proporsi come artefici del cambiamento, senza avere il
coraggio e la forza di rinnovare innanzitutto se stessi, è un'impresa quasi
impossibile.
Soprattutto in un mondo che cambia con tanta rapidità.
E in politica i conti aperti prima o poi si devono pagare.
Come sta puntualmente avvenendo per il Pd.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
venerdì 19 aprile 2013
21 Aprile: Natale di Roma. Nonché compleanno di mio fratello Stefano. E lo era anche di nonna Jole.
21
aprile.
Natale
di Roma.
Nonché
compleanno di mio fratello.
E
lo era anche di nonna Jole.
Mentre il mondo
è addormentato, la natura del tempo cambia.
Alcuni momenti
si coagulano, altri si diluiscono.
Il tempo diventa irregolare, elusivo, incerto.
A noi insonni, la notte sembra eterna, eppure
troppo breve.
Rimango sdraiato
a lungo, osservando le orme tremolanti che danzano sul soffitto, senza riuscire
a prendere sonno né a seguire il filo dei pensieri che mi frullano per la
testa, aspettando che si faccia giorno. A un certo punto mi addormento.
Dormo in modo
irregolare.
Sogno.
In parte sono
consapevole di stare sognando, in parte sono come travolto dalle immagini.
Sono sogni
brutti e inquieti.
Incubi.
Sogni terribili.
Apro gli occhi, ma non mi pare che ciò faccia
una grande differenza.
Vedo soltanto
una marea indistinta.
Rosa.
E allora mi rendo conto di non aver aperto gli
occhi e di essere ancora immerso nel sonno, pur contro la mia volontà.
Tento di aprire gli occhi aiutandomi con le
dita, ma le palpebre sembrano incollate.
Raddoppio gli sforzi, ansimando, incapace di
strapparmi dal sogno.
Poi, in un
attimo, mi sveglio.
I miei occhi sono spalancati, le mani tremanti
appoggiate al bordo del letto.
Sento la bocca
secca.
Mi fa male la
testa.
Viso e mani sono
insensibili.
Balzo in piedi,
rendendomi conto che ho dormito o comunque ho indugiato sui confini del regno
del sonno.
Ho la sensazione
che le mie gambe siano rigide come pezzi di legno.
Barcollando, mi
dirigo verso il bagno.
Accendo la luce.
Accecante.
Mi avvicino al
lavandino.
Mi spruzzo in
viso.
Avverto con
piacere il contatto con l’acqua fresca.
A questo punto
ricomincio a sentirmi umano, per quanto debole.
Vorrei
camminare, con lo sguardo fisso sulla luce del sole che si rispecchia sul mare.
Non sono però tipo da restare a lungo di
cattivo umore.
Prendo un caffè, pensando a Blade Runner.
Un film mitico.
Rivedo la scena finale sotto la
pioggia, in cui il replicante dice a Deckard: "Ho visto cose che non potresti immaginare. Navi da combattimento
in fiamme al largo dei bastioni di Orion. E ho visto i raggi beta balenare al
buio vicino alle porte di Tanhauser. E tutti questi momenti andranno perduti,
come lacrime nella pioggia".
Straziante.
Esco.
A quanto pare, è
una mattina fresca, dopo la leggera pioggia di ieri sera.
Erba bianca di
brina si stende lungo il prato di Piazza delle Repubbliche Marinare.
Davanti alla
fermata dello 01.
Pensionati in
cerca di sole con cani in cerca di piante.
Mamme con bambini troppo
piccoli per avere l’età di andare a scuola e adolescenti troppo pigri per
averne voglia.
Scendo dallo 01.
Prendo la metro.
Penso:
la fede è un dono, come l’amore e l’amicizia e la fiducia. Non può nascere
dalla ragione. La ragione può solo, in certi casi, aiutare a tenerla viva. E’
l’altro binario, quello che corre parallelo in una direzione che non è dato
sapere. Ma se la fede fa perdere la ragione, si perdono con lei l’amore,
l’amicizia, la fiducia, la bontà. E dunque la speranza.
Arrivo
in ufficio.
Penso di essere sempre
allegro e disponibile.
Mi limito a fare il mio
dovere meglio che posso.
E se qualcosa va storto non
mi metto subito a pensare che è colpa mia.
Un collega mi informa di
promozioni ambigue e di reggenze ai soliti raccomandati.
Così si dice, rispondo.
Tuttavia rimango un po’
turbato.
Per quanto amara può
risultare la verità, la mia innata esuberanza mi restituisce presto il
buonumore.
Oh, bene!
E’ già sera: esco dall’ufficio.
Sennonché all’ex Piazza Esedra -ora della
Repubblica- mi imbatto casualmente in mio fratello.
Così, prendiamo un caffè.
Bene, ho un’ottima scusa per
accantonare i pensieri amari che, mio malgrado, mi hanno accompagnato per tutto
il giorno.
“Un momento” dichiara ad un
certo punto in tono solenne “il prossimo 21 aprile, Natale di Roma, festeggerò
il mio compleanno, essendo nato 50 Natali di Roma. Avrei una proposta da fare:
perché non viene ripristinata a Roma la festività del Natale di Roma, dato che
in ogni parte del mondo si trova qualcosa che la ricorda ed è l'unica civiltà
ad avere radici cosi lunghe e ramificate?”
“Giusto, Stefano, hai
ragione”, convengo sorridendo.
Del resto sono
duemilasettecentosessantasei anni, mica uno.
Il prossimo Natale di Roma
sarà il tredicesimo compleanno del nuovo millennio.
Il 21 aprile, secondo la
tradizione, è il Natale di Roma: il giorno in cui Romolo, nel 753 a.c., avrebbe
tracciato il confine originario della città.
Forse questa è una data
leggendaria perché sembra che, prima che Romolo tracciasse il famoso solco
entro cui far nascere la città di Roma, alle pendici del Campidoglio già ci
fosse una piccola comunità.
La nascita di Roma, quindi,
risalirebbe a prima dell’anno 753 a. c. ma la leggenda, ricca di fascino, non
offusca la seduzione di Roma, città eterna, anzi la arricchisce di magia.
La data del 21 aprile ha una
spiegazione.
Nell’antico calendario
cadevano in questa data i festeggiamenti in onore di Pale, divinità della
fecondità.
Le Palilia, così queste feste
venivano chiamate, erano comuni a tutte le genti che si incontravano per
purificare con fumigazioni, il bestiame e le stalle.
Fra le capitali del mondo,
Roma è, a mio parere, quella che possiede il patrimonio archeologico di gran
lunga più rilevante.
Era la prima metà
dell’Ottocento quando Stendhal passeggiava estasiato per Roma in cerca della
classicità e del colore locale che tanto lo affascinavano.
Sono passati quasi duecento
anni da allora, il Tevere è sempre più giallo, il Papa si è ritirato dietro le
Mura del Vaticano e il romano è rimasto imperturbabile, menefreghista, pacioso
e scanzonato come lo definiscono i soliti e vecchi luoghi comuni in bocca a chi
non ha avuto la sorte di nascere sotto il cupolone.
Ma pochi sono ora i romani,
quasi una razza in via di estinzione, in una città imbarbarita e involgarita.
Quelli che ancora sono
convinti, a ragione, che tutto il mondo è provincia, solo Roma è città.
Gli stessi che rimangono indifferenti alle
false grandezze, alle mode effimere, al passaggio dei potenti, allo sfavillio
delle nuove ricchezze, e definiscono Roma l’unica città rimasta attraverso i
secoli indipendente e sovrana perché ha conosciuto due soli grandi poteri:
l’Impero e il Papato.
Roma: i deliri di Fellini.
Roma: il romanticismo di
Lord Byron.
Roma: la grandiosità
circense della Roma imperiale hollywoodiana.
Roma: le lezioni sull’arte
del Rinascimento.
Roma: il neorealismo di
Vittorio De Sica.
Roma: l’immagine infallibile
di Audrey Hepburn e Gregory peck allacciati in sella alla Vespa.
Buon compleanno Roma!
E buon compleanno caro
fratellone.
Ah, dimenticavo: il 21 aprile
sarebbe stato anche il compleanno di mia nonna Jole.
Sono ventidue anni che non
c’è più, ma la ricordo ancora com’era veramente: una donna speciale.
Auguri, nonna!
Saluto Stefano e torno a casa.
Qualsiasi traccia di malumore è ormai
cancellata.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
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Domenica 21 aprile, proprio nel giorno del Natale di Roma, la festività laica legata alla fondazione di Romolo nel 753 a.C. della città di Roma, il sindaco Alemanno insieme a una nutrita schiera di artisti amici di Franco Califano recentemente scomparso hanno deciso di dedicare al cantautore romano un concerto-tributo.
In Piazza del Popolo, a partire dalle ore 18.30 alle 24, saliranno sul palco 50 fra artisti e personalità per rendere omaggio a un grande nome della musica italiana autore di brani come "Minuetto” e “La nevicata del ‘56” per Mia Martini, “La musica è finita”per Ornella Vanoni, “Un grande amore e niente più” per Peppino Di Capri, solo per citarne alcune .
Sarà Roberto Fabbri ad aprire il mega concerto "Franco Califano: non escludo il ritorno”. Questo il nome dell’evento, che prende spunto da una frase tanto cara al cantautore romano, nata in occasione della collaborazione con i Tiromancino, tanto che è stata incisa anche sulla sua lapide.
Il chitarrista e compositore romano sarà sul palco insieme al Roberto Fabbri Guitar Quartet (Paolo Bontempi, Leonardo Gallucci, Luigi Sini e Roberto Fabbri). e proporrà un medley dei successi del Califfo: Minuetto, La musica è finita, Tutto il resto è noia, Io non piango, Mi innamoro di te
Proprio con questi brani, nel 2001 al Teatro Brancaccio di Roma, Fabbri con il suo quartetto apriva la seconda parte dei concerti del tour "Stasera canto io" di Franco Califano.
"Califano è stato un grande chansonnier – racconta Roberto Fabbri – le radici della sua ispirazione nascono nella tradizione della canzone romana ed arrivano ad eguagliare, se non superare per gusto e ironia, quella dei cugini d’oltralpe. Averlo conosciuto ed aver suonato con lui è stato per me un onore, oltre che un piacere ed un ricordo indimenticabile".
Prenderanno parte al concerto anche altri grandi nomi della musica italiana tar cui Fred Bongusto, Simone Cristicchi, Gianluca Grignani, Marco Masini, Raf, Peppino Di Capri, Amedeo Minghi, Noemi, Enrico Ruggeri e il giovane Antonio Maggio, vincitore della sezione giovani dell'ultimo Festival di Sanremo cheomaggerà il Califfo reinterpretando il brano “Tac”
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Domenica 21 aprile, proprio nel giorno del Natale di Roma, la festività laica legata alla fondazione di Romolo nel 753 a.C. della città di Roma, il sindaco Alemanno insieme a una nutrita schiera di artisti amici di Franco Califano recentemente scomparso hanno deciso di dedicare al cantautore romano un concerto-tributo.
In Piazza del Popolo, a partire dalle ore 18.30 alle 24, saliranno sul palco 50 fra artisti e personalità per rendere omaggio a un grande nome della musica italiana autore di brani come "Minuetto” e “La nevicata del ‘56” per Mia Martini, “La musica è finita”per Ornella Vanoni, “Un grande amore e niente più” per Peppino Di Capri, solo per citarne alcune .
Sarà Roberto Fabbri ad aprire il mega concerto "Franco Califano: non escludo il ritorno”. Questo il nome dell’evento, che prende spunto da una frase tanto cara al cantautore romano, nata in occasione della collaborazione con i Tiromancino, tanto che è stata incisa anche sulla sua lapide.
Il chitarrista e compositore romano sarà sul palco insieme al Roberto Fabbri Guitar Quartet (Paolo Bontempi, Leonardo Gallucci, Luigi Sini e Roberto Fabbri). e proporrà un medley dei successi del Califfo: Minuetto, La musica è finita, Tutto il resto è noia, Io non piango, Mi innamoro di te
Proprio con questi brani, nel 2001 al Teatro Brancaccio di Roma, Fabbri con il suo quartetto apriva la seconda parte dei concerti del tour "Stasera canto io" di Franco Califano.
"Califano è stato un grande chansonnier – racconta Roberto Fabbri – le radici della sua ispirazione nascono nella tradizione della canzone romana ed arrivano ad eguagliare, se non superare per gusto e ironia, quella dei cugini d’oltralpe. Averlo conosciuto ed aver suonato con lui è stato per me un onore, oltre che un piacere ed un ricordo indimenticabile".
Prenderanno parte al concerto anche altri grandi nomi della musica italiana tar cui Fred Bongusto, Simone Cristicchi, Gianluca Grignani, Marco Masini, Raf, Peppino Di Capri, Amedeo Minghi, Noemi, Enrico Ruggeri e il giovane Antonio Maggio, vincitore della sezione giovani dell'ultimo Festival di Sanremo cheomaggerà il Califfo reinterpretando il brano “Tac”
giovedì 18 aprile 2013
Impoverimento
L’impoverimento
della popolazione italiana è una conseguenza della politica di sfrenato
liberismo che da noi è aggravata dalla eccessiva tassazione che ricade
esclusivamente sul lavoro e sulla protezione della rendita.
Inoltre
da noi chi elude le tasse, falsifica i bilanci e delocalizza le produzioni, pur
restando nella legalità, si arricchisce per questo motivo in modo spropositato.
Mentre
noi, dipendenti e pensionati, siamo alla canna del gas.
Mario
Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
Vorrei un Presidente della Repubblica fuori dai giochi di potere
La Costituzione, nella scelta di candidati
alla presidenza della Repubblica, parla di cittadini italiani e non di politici.
Quindi sarebbe bene non cercare il Presidente
della Repubblica solo nella casta politica.
Infatti si potrebbe candidare un premio
nobel, un giornalista, uno scrittore, un magistrato oppure anche un cittadino
qualsiasi che si sia distinto in qualcosa di particolare.
Certo, il potere dei politici è più forte
delle regole costituzionali, anche perché ci sono troppi intrallazzi e
collusioni.
Peccato, però.
L’Italia
sarebbe sicuramente una nazione migliore se non ci fossero questi interessi di
parte a bloccare lo sviluppo del nostro paese.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
martedì 16 aprile 2013
L'attentato di Boston
Ordigni azionati a distanza da cellulari hanno provocato due esplosioni al traguardo della maratona di Boston, causando morti e feriti.
Sembra tutto ad un tratto essersi risvegliato il clima di piombo post 11 settembre.
Mah…spero non si dia la colpa alla Corea e si parta con un conflitto nucleare.
Comunque una vergogna colpire gente indifesa in un clima di festa.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
Sembra tutto ad un tratto essersi risvegliato il clima di piombo post 11 settembre.
Mah…spero non si dia la colpa alla Corea e si parta con un conflitto nucleare.
Comunque una vergogna colpire gente indifesa in un clima di festa.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
lunedì 15 aprile 2013
Lazio sfortunata
Lazio sfortunata
La rimonta della Lazio si è fermata sul più bello, quando sembrava che almeno i supplementari con il Fenerbahce fossero a portata di mano.
Il pareggio è avvenuto con l'unico tiro turco.
L'iniziativa è stata sempre della Lazio ed il Fenerbahce si è difeso anche con 10 uomini nella propria area.
Il portiere Demirel andrebbe ammonito ben presto per le continue perdite di tempo, come al 45' quando sembra colpito a morte da Kozak, che invece lo aveva saltato, senza toccarlo.
I Turchi tecnicamente sono stati ben poca cosa.
Altra cosa se ci fossero stati gli squalificati Mauri e Onazi, gli infortunati Dias, Konko e Pereirinha e inoltre se Klose e Ganzalez fossero stati in perfette condizioni.
Infatti la Lazio appartiene ad un'altra categoria.
La Lazio esce dalla Coppa contro una squadra apparsa alla sua portata, con appena un pizzico di buona sorte in più avrebbe passato il turno.
E soprattutto se all’andata ci fosse stato un arbitraggio diverso.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
La rimonta della Lazio si è fermata sul più bello, quando sembrava che almeno i supplementari con il Fenerbahce fossero a portata di mano.
Il pareggio è avvenuto con l'unico tiro turco.
L'iniziativa è stata sempre della Lazio ed il Fenerbahce si è difeso anche con 10 uomini nella propria area.
Il portiere Demirel andrebbe ammonito ben presto per le continue perdite di tempo, come al 45' quando sembra colpito a morte da Kozak, che invece lo aveva saltato, senza toccarlo.
I Turchi tecnicamente sono stati ben poca cosa.
Altra cosa se ci fossero stati gli squalificati Mauri e Onazi, gli infortunati Dias, Konko e Pereirinha e inoltre se Klose e Ganzalez fossero stati in perfette condizioni.
Infatti la Lazio appartiene ad un'altra categoria.
La Lazio esce dalla Coppa contro una squadra apparsa alla sua portata, con appena un pizzico di buona sorte in più avrebbe passato il turno.
E soprattutto se all’andata ci fosse stato un arbitraggio diverso.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
Il successore di Napolitano
I "grandi elettori" del nuovo Presidente della Repubblica dovranno individuare un nome che sia un punto di equilibrio tra diverse esigenze.
Non sarà facile.
Infatti non si può ignorare la domanda di rinnovamento che l'elettorato ha espresso con il voto di febbraio.
Inoltre Napolitano ha accentuato il ruolo politico del Presidente della Repubblica.
Come dice Matteo Renzi, serve un Presidente che “sia custode dell’unità in un tempo di grandi divisioni”.
Ecco perché vedrei bene Matteo Renzi premier e la Bonino Presidente della Repubblica.
In alternativa, Gino Strada.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
giovedì 11 aprile 2013
Bravo Matteo!
Bravo Matteo!
Per me Renzi rappresenta una bella risorsa per il futuro del nostro paese.
E’ di statura ben diversa dai politicanti attuali.
E, come lui, penso che si stia perdendo tempo inutile.
Le elezioni si sono svolte una quarantina di giorni fa.
E cosa è successo in tutto questo tempo?
Niente, assolutamente niente se non il tentativo di Bersani di agganciare i grillini e la nomina, da parte del presidente Napolitano, dei dieci saggi che non si sa bene su cosa dovrebbero esprimere la loro saggezza.
Bersani sta come quando giochi a sette e mezzo ed in mano hai un cinque.
Così non si va avanti nella vita.
Non è davvero una bella situazione.
Del resto, il Pd è andato alle elezioni sicuro di vincere e si è ritrovato con un risultato elettorale che, per formare un governo, rende necessarie alleanze con il Pdl o con il Movimento 5 Stelle.
In una situazione di questo tipo la tentazione di molti esponenti del PD è stata quella di prendere tempo: provare prima ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, trovando magari qualche intesa tra i partiti su questo punto, e dopo far ripartire le consultazioni e le trattative per il governo.
Siamo alle solite.
Uno dei vizi della politica è di considerare il tempo una variabile dipendente e di subordinare tutto il resto alle proprie dinamiche.
Oggi questo non è però possibile.
L'Italia ha bisogno di essere governata e di avere quanto prima un esecutivo nel pieno delle proprie funzioni.
Questa è la priorità.
Cosa ci riserverà il futuro?
Chi lo sa.
Se fosse per Renzi, un pragmatico che non si nasconde certo dietro usurati steccati ideologici, ci potrebbe essere un accordo col Pdl o nuove elezioni.
In ogni modo, comunque, dovrebbe essere messo in atto un tentativo di uscire dalle secche in cui si trova attualmente la politica del nostro Paese.
Perché non si può restare immobili ad osservare la nave che giorno dopo giorno affonda un po’ di più.
Sono d’accordo con Renzi, che secondo me ha posizioni chiare, ed una visione della politica più vicina alla soluzione concreta dei problemi che ai dibattiti senza costrutto che si svolgono spesso nelle direzioni dei partiti.
E Bersani, invece di autoflagellarsi come quei monaci mistici di una volta, trovi il coraggio di farsi da parte, lasciando spazio a questo giovanotto.
Bravo Matteo!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
Per me Renzi rappresenta una bella risorsa per il futuro del nostro paese.
E’ di statura ben diversa dai politicanti attuali.
E, come lui, penso che si stia perdendo tempo inutile.
Le elezioni si sono svolte una quarantina di giorni fa.
E cosa è successo in tutto questo tempo?
Niente, assolutamente niente se non il tentativo di Bersani di agganciare i grillini e la nomina, da parte del presidente Napolitano, dei dieci saggi che non si sa bene su cosa dovrebbero esprimere la loro saggezza.
Bersani sta come quando giochi a sette e mezzo ed in mano hai un cinque.
Così non si va avanti nella vita.
Non è davvero una bella situazione.
Del resto, il Pd è andato alle elezioni sicuro di vincere e si è ritrovato con un risultato elettorale che, per formare un governo, rende necessarie alleanze con il Pdl o con il Movimento 5 Stelle.
In una situazione di questo tipo la tentazione di molti esponenti del PD è stata quella di prendere tempo: provare prima ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, trovando magari qualche intesa tra i partiti su questo punto, e dopo far ripartire le consultazioni e le trattative per il governo.
Siamo alle solite.
Uno dei vizi della politica è di considerare il tempo una variabile dipendente e di subordinare tutto il resto alle proprie dinamiche.
Oggi questo non è però possibile.
L'Italia ha bisogno di essere governata e di avere quanto prima un esecutivo nel pieno delle proprie funzioni.
Questa è la priorità.
Cosa ci riserverà il futuro?
Chi lo sa.
Se fosse per Renzi, un pragmatico che non si nasconde certo dietro usurati steccati ideologici, ci potrebbe essere un accordo col Pdl o nuove elezioni.
In ogni modo, comunque, dovrebbe essere messo in atto un tentativo di uscire dalle secche in cui si trova attualmente la politica del nostro Paese.
Perché non si può restare immobili ad osservare la nave che giorno dopo giorno affonda un po’ di più.
Sono d’accordo con Renzi, che secondo me ha posizioni chiare, ed una visione della politica più vicina alla soluzione concreta dei problemi che ai dibattiti senza costrutto che si svolgono spesso nelle direzioni dei partiti.
E Bersani, invece di autoflagellarsi come quei monaci mistici di una volta, trovi il coraggio di farsi da parte, lasciando spazio a questo giovanotto.
Bravo Matteo!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
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