mercoledì 30 settembre 2009

A Simonetta D'Ippoliti, mia moglie



Ho smesso di fumare.
Vivrò una settimana di più ed in quella settimana pioverà a dirotto.
(Woody Allen)

giovedì 24 settembre 2009

La favola dell'amicizia




La favola dell'amicizia

C'era una volta un uomo che aveva il nido in un posto marino chiamato Ostia Lido.
Lui aveva moglie, due figli e tanti amici e non aveva né tristezza, né malattie, nè nemici.
Somigliava al cantante milanese chiamato Enzo Jannacci e la controfigura proposer di farne con tanti baci e pure molti abbracci.
A lui ciò non sembrò del tutto vero, ma il suo lavoro nel film non era certo a costo zero.
Ferito nell'ernia e con complicazioni in ufficio, declinò l'invito non senza sacrificio.
E in una notte di tempesta e tuoni fu ferito da accuse infondate e non consoni.
Fu accusato di scrivere commenti gravi e pesanti, ma sapeva che l'autore non era lui, Mario Pulimanti.
Quelle frasi orrende e proprio tanto folli opera eran invece di demoni brutti e molli.
Cercò di difendersi triste e disperato, ma gli amici non voller sentir il suo canto desolato.
Alzò gli occhi e vide papà Valeriano ondeggiar in una nube rosa tra un fagiano e un pellicano.
Sentì la sua voce forte e molto chiara che gli diceva: "Mariuccio smetti 'sta cagnara!
Quando si litiga con qualcuno e si dice qualcosa di brutto, si lasci una ferita e ci si comporti da farabutto.
Chi pianta un coltello in un amico, e poi la leva all'amico resterà una ferita ma a lui una gran pena longeva.
Non importa quante volte ci si scuserà, la ferita orrenda e sanguinante a putrefarsi rimarrà.
Fa male una ferita fisica quanto una verbale, sia essa accidentale, bestiale o paradossale.
Gli amici sono gioielli preziosi e molto rari, non vanno gettati nelle profondità dei grandi mari.
Gli amici ti fanno sorridere, ti vogliono bene, lo fanno di cuore, senza corde né catene.
Sono pronti ad ascoltarti alla bisogna e non si comportan mai, dico mai, da vil carogna.
Lor ti sostengono e ti aprono il loro cuore e lo fanno solo per tanto ma tanto amore.
E adesso va, va Mariuccio mio, oltre all'ernia non dire anche ad alcuni amici un brutto e triste addio.
Or ti lascio e lassù ritornerò, ma di vegliar su te mai mi stancherò".
Così disse il suo papà Valeriano e nel cielo scomparve volando piano piano.
Mario rimase solo e ammutolito e per un attimo si sentì assortito, smarrito e sbigottito.
Poi si asciugò una lacrima che bagnava il suo gran viso e all'improvviso si sentì come fosse in paradiso.
Ora aveva capito tutto, l'aveva detto il suo caro e buon papà, agli amici cari mai rinuncerà!
E a chi lo accusava di scriver amenità, sorridendo rispose che eran tutte falsità.
Cercasser altrove gli autori di tal misfatti, che lui era del tutto estraneo a simil e vili atti.
Così come lo eran la moglie e i figli belli, colpevoli non certo di frasi turpi, castelli o indovinelli.
Perciò disse all'improvviso, a grandi e piene voci: "Sol chi non lancerà acusse folli e tanto atroci
resterà amico mio e della mia famiglia, gli altri restasser pure nel loro parapiglia
che per noi non sarà certo una grande meraviglia."
Quindi se ne andò contento e tanto fortunato, con moglie, figli e veri amici, stimolato e non rassegnato.
La morale della favola é una e una sola: "l'amico vero non é una sciocca banderuola!"

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

La favola dell'amicizia




La favola dell'amicizia

C'era una volta un uomo che aveva il nido in un posto marino chiamato Ostia Lido.
Lui aveva moglie, due figli e tanti amici e non aveva né tristezza, né malattie, nè nemici.
Somigliava al cantante milanese chiamato Enzo Jannacci e la controfigura proposer di farne con tanti baci e pure molti abbracci.
A lui ciò non sembrò del tutto vero, ma il suo lavoro nel film non era certo a costo zero.
Ferito nell'ernia e con complicazioni in ufficio, declinò l'invito non senza sacrificio.
E in una notte di tempesta e tuoni fu ferito da accuse infondate e non consoni.
Fu accusato di scrivere commenti gravi e pesanti, ma sapeva che l'autore non era lui, Mario Pulimanti.
Quelle frasi orrende e proprio tanto folli opera eran invece di demoni brutti e molli.
Cercò di difendersi triste e disperato, ma gli amici non voller sentir il suo canto desolato.
Alzò gli occhi e vide papà Valeriano ondeggiar in una nube rosa tra un fagiano e un pellicano.
Sentì la sua voce forte e molto chiara che gli diceva: "Mariuccio smetti 'sta cagnara!
Quando si litiga con qualcuno e si dice qualcosa di brutto, si lasci una ferita e ci si comporti da farabutto.
Chi pianta un coltello in un amico, e poi la levi, per l'amico una ferita e per lui niente sollievi.
Non importa quante volte ci si scuserà, la ferita orrenda e sanguinante a putrefarsi rimarrà.
Fa male una ferita fisica quanto una verbale, sia essa accidentale, bestiale o paradossale.
Gli amici sono gioielli preziosi e molto rari, non vanno gettati nelle profondità dei grandi mari.
Gli amici ti incoraggiano, ti fanno sorridere, ti vogliono bene, lo lo fanno di cuore, senza corde né catene.
Sono pronti ad ascoltarti alla bisogna e non si comportan mai, dico mai, da vil carogna.
Lor ti sostengono e ti aprono il loro cuore e lo fanno sol,o per tanto ma tanto amore.
E adesso va va Mariuccio mio, oltre all'ernia non dire anche ad alcuni amici un brutto e triste.
Or ti lascio e lassù ritornerò, ma ti vegliar su te mai mi stancherò".
Così disse il suo papà Valeriano e nel cielo scomparve volando paino piano.
Mario rimase solo e ammutolito e per un attimo si sentì assortito, smarrito e sbigottito.
Poi si asciugò una lacrima che bagnava il suo gran viso e all'improvviso si sentì come fosse in paradiso.
Ora aveva capito tutto, l'aveva detto il suo caro e buon papà, agli amici cari mai rinuncerà!
E a chi lo accusava di scriver amenità, sorridendo rispose che eran tutte falsità.
Cercasser altrove gli autori di tal misfatti, che lui era del tutto estraneo a simil e vili atti.
Così come lo eran la moglie e i figli belli, colpevoli non certo di frasi turpi, castelli o indovinelli.
Perciò disse all'improvviso, a grandi e piene voci: "Sol chi non lancerà acusse folli e tanto atroci
resterà amico mio e della mia famiglia, gli altri restasser pure nel loro parapiglia che per noi non sarà certo una grande meraviglia."
Quindi se ne andò contento e tanto fortunato, con moglie, figli e veri amici, stimolato e non rassegnato.
La morale della favola é una e una sola: "l'amico vero non é una banderuola!"

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

domenica 20 settembre 2009

Pubblico impiego


Sono state ripristinate le vecchie fasce di reperibilità per le visite mediche fiscali del pubblico impiego, che erano state modificate a inizio anno con il ben noto decreto legge del Ministro Brunetta. Si è quindi ritenuto opportuno non diversificare più tale trattamento tra pubblico e privato, poiché non sussistono motivi oggettivi per operare in tale senso. Grazie all'operato dei sindacati è stata fatta una sorta
di retromarcia, per evitare un' assurda differenziazione di trattamento. Non è il malato che va punito o penalizzato, ma il furbetto o il medico eventualmente compiacente.Resta invece, ed è una cosa positiva, la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti e degli amministratori insieme agli altri provvedimenti in materia di trasparenza amministrativa. Nulla di concreto si è fatto invece per
quanto riguarda il riconoscimento dei meriti, visto che i metodi di valutazione sembrano essere rimasti identici agli anni precedenti. Le schede di valutazione esistenti si basano su criteri poco oggettivi e danno la possibilità, ai preposti alla compilazione, di esprimere un voto abbastanza soggettivo e non vincolato ai risultati effettivamente raggiunti, come invece dovrebbe essere. Visto che il giudizio espresso
si converte poi in euro, il sistema non esclude a priori ingiustizie dovute a valutazioni viziate da scelte personali o di convenienza. Il problema sta quindi nel realizzare un sistema di valutazione con criteri talmente oggettivi che anche un estraneo possa esprimere un giudizio corretto. Forse è un'utopia, ma la valutazione di attestati, lavori documentati, titoli di studio, partecipazione a corsi e altro, sono cose chiedibili, dimostrabili e valutabili e non opinabili. Non è possibile che si dia un voto basso sulla formazione a persone che hanno partecipato a numerosi corsi con giudizi dal buono all'ottimo e, viceversa, voti alti a chi non ha fatto niente (questo è solo un esempio tra i tanti). Lo stesso dicasi per le alte cariche, che spesso sono meno controllate e godono quindi di maggior libertà di movimento. Si auspica che venga al più presto messo in atto un sistema di valutazione adeguato, giusto e non lesivo dei diritti, dell'immagine e del lavoro svolto dai dipendenti tutti, nessuno escluso.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia--Roma)

sabato 19 settembre 2009

Mary Travers


La cantante statunitense Mary Travers, vocalist del trio "Peter, Paul and Mary" che negli anni Sessanta trasformò in inni della protesta contro la guerra nel Vietnam e a favore dei diritti civili canzoni come "Blowin'in the Wind", "If I Had a Hammer" e "Where Have All the Flowers Gone?", è morta all'età di 72 anni.
Mary Allin Travers, nata a Louisville, nel Kentucky, il 9 novembre 1936, si specializzò nel repertorio folk americano, precedendo Bob Dylan e Joan Baez, di cui poi riprese il repertorio.
Con Peter Yarrow e Noel "Paul" Stookey fondò nel 1961 il trio "Peter, Paul and Mary" che ebbe grande rilevanza mondiale. Lanciato dall'agente Albert Grossman, futuro impresario di Bob Dylan, grazie al contributo della Travers, attivista del Greenwich Village di New York dove si ritrovavano poeti beat e artisti folk, il trio propose melodie armoniose che accompagnavano testi politici e di denuncia sociale. Assistiti dall'arrangiatore Milt Okun, già collaboratore di Harry Belafonte, incisero il loro primo Lp nel 1962, con melodie simili a quelle dei contemporanei Weavers di pete Seeger e Woodie Guthrie. Il trio sopravvisse a tutti gli altri gruppi folk dell'epoca e nel 1962, con il terzo album "In the Wind", portò al successo alcune canzoni dello sconosciuto e giovanissimo Bob Dylan, due delle quali, "Blowin'in the Wind" e "Don't Think Twice, It's Alright"» scalarono rapidamente le classifiche. "Blowin' In the Wind", divenne grazie all’interpretazione del trio - che sostenne con Joan Baez l’esordio di Dylan al Festival di Newport -, divenne una delle canzoni inno del nascente movimento dei diritti civili del reverendo Martin Luther King, che Peter Paul & Mary accompagnarono in diversi momenti, compresa la marcia su Washington del 1963.
Il trio folk è stato premiato con cinque Grammy. Il gruppo si sciolse nel 1970 quando Mary decise di tentare la via della cantante solista, incidendo cinque album. La Travers è stata sposata con Barry Feinstein da cui ha avuto due figlie per poi divorziare. I tre componenti del gruppo sono poi tornati a suonare insieme nel 1978 e sono stati inseriti nel 1999 nella Vocal Group Hall of Fame.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

lunedì 14 settembre 2009

La Lazio-Juve di José Mourinho


Mi si sono alzate le antenne dopo il Lazio-Juve di sabato sera.
E ben ha fatto José Mourinho a divertirsi raccontando come ha trascorso il suo sabato sera: "Ho spento la televisione dopo il gol di Mauri ma non per polemica con l’arbitro ma perché in ritiro mi aspettava un menù speciale, a base di calamari".
Del resto la Juve da sola non fa paura, non è più che una buona squadra che nel piattume generale dovrebbe arrivare seconda, ma bisogna solo sperare che l'Inter sia più forte della Juve.
Se non altro, finché non ci saranno arbitraggi scandalosamente contro l'Inter negli scontri con altre piccole come accadde in Perugia-Inter e Chievo-Inter del 2003.
Chissà se all'Inter toccherà concentrarsi completamente sulla Champions come vorrebbe il "palazzo" e l'opinione pubblica in generale, come fanno capire le recenti affermazioni pro-Juve (o anti-Inter?) di Lippi e Capello.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)

mercoledì 9 settembre 2009

Mike Bongiorno, grazie!


Mi sveglio di scatto da un sonno senza sogni. Non ho bisogno che di un attimo per ricordarmi che Mike Bongiorno ieri è morto. Con lui è morto anche un po’ della mia gioventù. Mike é morto per un infarto. Stava preparando le valigie per il rientro in Italia quando si è accasciato al suolo. La moglie Daniela ha subito chiamato la portineria e il medico il quale però, dopo aver fatto a Mike un massaggio cardiaco, ha dovuto constatarne il decesso. Mi alzo. Chiudo gli occhi e desidero che il pavimento smetta di ondeggiarmi sotto i piedi. Mi trovo in uno stato di paralisi intellettuale. Soffro i postumi di una sbronza. La morte di Mike per me ha avuto l’effetto di una sbronza. La situazione è irreale e il mio cervello rifiuta di funzionare. Non avrei mai creduto che Mike potesse morire. Lo credevo immortale. Mike stava preparando la nuova edizione di Rischiatutto su Sky, per rilanciare il suo volto dopo il benservito di Mediaset. Vado verso il bagno. Una volta in bagno mi appoggio contro la porta e cerco di riordinare i pensieri. Sono più scosso di quanto avrei mai creduto possibile. Poi mi rendo conto lentamente di avere la vescica che sta per scoppiare, e che una doccia è una necessità dopo il tumulto della notte, provocato dall’improvvisa notizia della morte di Mike. Quando ho terminato scivolo in camera da letto e infilo jeans e una T-shirt con scritto “Non sono grasso. Sono soft”. Dopo un attimo di riflessione cerco una giacca che ho gettato sopra una sedia. Vado in cucina. Mi preparo un caffè. Il profumo di caffè si spande per l’appartamento. Faccio un profondo respiro e ritorno in salone. Ripenso a Mike. Era il volto più noto del piccolo schermo. Le sue gaffe e la signorilità lo hanno fatto apprezzare da generazioni di italiani. Papà mi raccontava che nei primi anni della televisione in casa c’erano ancora e solo le radio. Bisognava andare al bar per vedere Mike Bongiorno o Mario Riva. Sale affollate e fumose, zeppe di famiglie che del boom non volevano perdersi nemmeno la pubblicità o l’intervallo con le pecore e la musica sonnolenta. Non c’era bar a Roma che non facesse affari con il famoso programma di Mike, un tipo pallido, sorprendente, che veniva dall’America di Paperon de’ Paperoni. Parlava con uno strano accento, come se pensasse in inglese e parlasse in italiano. E fu così che papà corse ad acquistare una TV. Per godersi Mike comodamente a casa sua. Solo che non stava poi tanto comodo, dato che tutti gli inquilini del palazzo correvano a casa sua per vedere Mike. E poi sono nato io. E’ proprio vero: sono nato con Mike. Risuonerà sempre nelle mie orecchie il suo “Allegria!” Grazie Mike.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

martedì 8 settembre 2009

Pandemia, l'influenza che uccide



Dietro alla pandemia opera il sistema dei vaccini, che si è messo in modo con una velocità incredibile.
Si calcola che questo imponente laboratorio alla fine dell’epidemia sarà stato in grado di fornire oltre un miliardo di vaccini.
Nel mondo molte persone potranno avere accesso al vaccino perché rientrano nelle categorie considerate a rischio.
I governi di tutto il mondo si accingono a stanziare fondi straordinari per proteggere la popolazione da una pandemia che non solo potrebbe mietere migliaia di vittime, ma che inciderebbe non poco sulle finanze dei Paesi.
Si calcola che per un euro speso per il vaccino se ne risparmiano dai 20 ai 30 per visite e ricoveri e che l’indotto delle giornate di lavoro che verranno comunque perse supera di gran lunga il costo dei vaccini.
Le stime parlano già di almeno 300 milioni di euro di lavoro persi dall’industria italiana.
Cifre che danno il senso dell’impatto che questa pandemia provocherà a livello mondiale.
Il vaccino rimane l’unica strada percorribile.
Per non parlare dell’abbattimento quasi totale delle visite dal medico di base e del consumo degli antibiotici o dei farmaci da banco.
E il parco dei numeri si arricchisce anche di altre cifre, come ad esempio l’immane giro economico che ruota attorno a questa influenza.
Per quanto riguarda la messa in commercio del vaccino, la sperimentazione deve essere fatta con calma e serenità, anche se già si sa che i rischi sono minimi in quanto già si conosce la tecnica.
Poi si passerà alla fase della registrazione e dai primi di ottobre si potrà iniziare a distribuire le dosi.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

mercoledì 2 settembre 2009

Zaia e il vino


Chi considera ubriaco un cittadino che ha bevuto un bicchiere di vino a cena pecca di proibizionismo e fallisce il bersaglio. Lo afferma il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia, replicando al direttore dell'Osservatorio nazionale Alcol dell'Iss, Emanuele Scafato, che considera già un rischio per la sicurezza stradale bere due bicchieri di vino. Inoltre Zaia spiega che “bisogna finirla di considerare ubriaco chi beve due bicchieri: è in atto una criminalizzazione del vino che non ha senso alcuno e che sta uccidendo uno dei comparti più pregiati del made in Italy”. Del resto, aggiunge il ministro, “la scienza ci dice anche che un moderato consumo di vino ha effetti benefici sul cuore e sul sistema cardiovascolare”. Secondo il Ministro, è poi necessario agire su più fronti, rifuggendo dalla comoda scappatoia della criminalizzazione indistinta e a tutti i costi. I giovani, e non soltanto loro, non si limitano a bere, ma usano farmaci, droghe, leggere e pesanti. Quante morti sono causate da questo genere di abusi? Quante dalla distrazione? Quante, ancora, sono legate all'inesperienza di guida? A mio parere Zaia fa bene ad evidenziare la differenza tra uso corretto del vino ed abuso. I fautori del proibizionismo non sanno distinguere tra consumo consapevole e l'abuso. Del resto anche famosi medici affermano che due bicchieri di vino in un soggetto sano e bevuti durante un normale pasto difficilmente superano lo 0,5. E, invece di colpevolizzare il vino in astratto, sarebbe opportuno promuovere una cultura del bere non solo responsabile ma intelligente.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

martedì 1 settembre 2009

Gelati OGM

Un gelato Ogm che non si scioglie in Italia almeno per un po' di tempo. Dopo le reazioni scatenate in Italia dalla notizia del via libera a fine giugno da parte della Commissione Europea alla proteina sintetica Isp (Ice structuring protein) derivata da un lievito geneticamente modificato, l'Unilever, titolare del brevetto e proprietaria dell'Algida, ha assicurato che quest'anno in Italia e in Europa la proteina Isp non sarà utilizzata nei suoi gelati, inoltre, fonti aziendali, spiegano che allo stato l'eventuale utilizzo della proteina in futuro è un'ipotesi del tutto residuale. "L'eventuale utilizzo - spiegano dall'Unilever - sarà valutato solo dopo approfonditi test di mercato sul gradimento dei consumatori e in ogni caso sarebbe limitato a pochi gelati", in particolare ai gelati alla frutta (si è parlato del Solero) e dietetici. In ogni caso la sperimentazione durerebbe due o tre anni prima dei quali il gelato che non si scioglie non sarà proposto al mercato e «quando e se» sarà proposto la proteina Isp sarà indicata in etichetta. La proteina Isp, ammessa dall'Efsa e dall'Ue nella categoria dei novel foods, permette al gelato di non sciogliersi nonostante il caldo consentendo forme particolari e maggiore qualità nel caso degli sbalzi termici che possono capitare durante il trasporto. Se per il momento in Italia e in Europa questi gelati non sono ancora in commercio, lo sono già invece negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

Fernanda Pivano


Ha combattuto contro il tempo finché ha potuto. A settembre 2007 l'avevano portata in ospedale dopo una piccola ischemia cerebrale, che aveva superato come di consueto, scherzando e ridendo con infermieri e medici. Aveva superato anche un principio di infezione polmonare, poi un secondo ictus l'aveva abbattuta, ma non del tutto.. Alla clinica Don Gnocchi di Milano, dov'era rimasta ricoverata per oltre un mese, le sue funzioni si erano ridotte al minimo. Non parlava, faticava a mangiare, gli occhi spenti che fissavano nel vuoto per poi richiudersi in un sonno continuo. Le avevano portato un lettore di cd su cui ogni tanto suonavano le canzoni di Fabrizio De André. In uno degli ultimi momenti di lucidità era sembrata risvegliarsi e quasi danzare sorridendo seguendo la melodia e la voce del cantautore genovese che lei considerava il più grande poeta italiano del '900. I medici non le avevano dato speranze, ma lei si era alzata ancora una volta sul letto. Era tornata a casa per Natale, con un'autobiografia ancora da scrivere in parte e una maggiore difficoltà a esprimersi e a muoversi. Si era rimessa al lavoro, riuscendo a finire il primo volume della biografia e mettendo le basi per altri progetti. Era passato un anno. L'autunno e un problema ai reni l'avevano riportata in ospedale. Ma non si era arresa. Alla commemorazione di Fabrizio De André, in tv da Fazio a gennaio, aveva voluto esserci di nuovo. Dalla sua camera d'ospedale continuava a lavorare ad aiutare, a scrivere l'ultimo capitolo della sua biografia. La sua lunga battaglia contro il passare del tempo è stata vinta fino al limite del possibile. Così oggi siamo tutti un po' orfani. A 92 anni Fernanda Pivano ha scelto di non combattere più. Il suo fisico ha ceduto forse cosciente del fatto che la sua vita, fatta di racconti e di memoria, non le avrebbe forse più consentito di incontrare la gente e tenere vivo il ricordo di una stagione della cultura che l'aveva vista per quasi un secolo protagonista. "Hemingway si è sparato quando ha capito che non poteva più scrivere", ricordava del vecchio anziano amico di gioventù sui cui libri aveva cominciato ragazza il suo lavoro di traduttrice di scrittori americani, dopo che Cesare Pavese, suo maestro al liceo, l'aveva spinta a tradurre e pubblicare i versi dell'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Era un grande spirito libero ed entusiasta. Le piaceva raccontare e raccontarsi. Non parlava di sé, parlava delle persone che amava, i suoi scrittori, i suoi poeti, le persone con cui aveva condiviso passione, curiosità, esperienze e visione del mondo. E'stata un motore della cultura, sempre controcorrente. Ed è stata anche una grande giornalista. Sul suo sito internet l'11 Settembre 2001 scrisse : "Con molto dolore per i morti e per la tragedia devo dichiararmi perdente e sconfitta perché ho lavorato 70 anni scrivendo esclusivamente in onore e in amore della non violenza e vedo il pianeta cosparso di sangue". La sua scomparsa è una enorme perdita. Così oggi siamo tutti un po' orfani. Ora, a noi, restano i suoi libri.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

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La nuova TV


La nuova tv? Ad animarla, in questa fase di transizione, sono più le scelte strategiche e tecnologiche dei player consolidati o emergenti, che un'effettiva innovazione di contenuti, molto spesso ripetitivi, impoveriti dalla crisi che non risparmia la creatività e appiattiti sui desideri di un'audience in caduta libera, insidiata da Internet e dai personal media. E infatti le cronache dell'estate hanno dato molto risalto a temi un po' laterali come l'irresistibile ascesa del digitale terrestre, la fuga dal satellite di Sky, per fine contratto e mutata politica aziendale, della Rai di Mauro Masi, il lancio ferragostano, insieme alla rivale Mediaset, della piattaforma concorrente TivùSat. Fino alla controffensiva della tv di Murdoch, che sciorina programmi e previsioni da qui ai mondiali di calcio dell'estate 2010, battendo soprattutto, e non a caso, sul chiodo dell'alta definizione, unica novità che avvantaggi concretamente l'utente di qualunque fede calcistica o cinematografica e dia finalmente un senso alla proliferazione dei mega schermi full HD… Per il resto, infatti, la polverizzazione dell'offerta, favorita anche da un uso disinvolto ma non sempre illuminato della leva tecnologica, sta creando più di un problema agli utenti che vogliono stare al passo con i tempi o semplicemente continuare a vedere ciò che vedevano prima, più o meno passivamente. Ci si aspettava una radicale semplificazione e il trionfo dell'interattività, ma in assenza di un'infrastruttura comune e neutrale, si assiste invece alla moltiplicazione dei decoder.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)


Operazione badanti

È scattata l'operazione badanti. Una partita che potrebbe mettere in gioco fino a 750 mila richieste. Fino al 30 settembre si possono versare i 500 euro necessari per accedere alla sanatoria. Intanto è sull'onere che le famiglie italiane si troveranno a sostenere, che cominciano a circolare perplessità e qualche polemica. La Comunità di Sant'Egidio parla di "tassa per le famiglie" e di "una politica contro le famiglie, oltre che contro la dignità degli immigrati". Le Acli ricordano che da pagare ci sono anche i contributi a partire dal primo luglio. Di certo c'è che il valore complessivo della sanatoria non è di poco conto. Da qui a fine settembre, se le istanze arriveranno a 750 mila, l'incasso sarà di 450 milioni di euro, considerato il solo forfait di 500 euro che serve a sanare il lavoro in nero dal 1 aprile al 30 giugno. Oltre a questa somma, ricorda ancora l'Acli, "molte famiglie non sanno che bisogna versare i contributi all'Inps per il periodo che va dal primo luglio fino al momento in cui le famiglie saranno convocate allo sportello unico", struttura che da ottobre riceverà le domande di regolarizzazione. Ma, secondo l'Acli, c'è anche un altro aspetto. "Molti tenteranno di far passare per esempio un muratore, finora pagato in nero, per un collaboratore familiare".
Mario Pulimanti
(Lido di Ostia -Roma)