giovedì 30 gennaio 2014

Pensione alle casalinghe

Ritengo che le casalinghe siano considerate ingiustamente non produttive dal punto di vista economico, dato che se non ci fossero le mamme come farebbero molte famiglie a conciliare i vari impegni? Chi andrebbe a prendere i bimbi a scuola visto che gli orari non si conciliano mai con quelli degli uffici? La realtà è che fanno risparmiare parecchi soldi allo Stato, senza contare il fatto che c’è moltissimo lavoro in Italia che viene fatto da quelle che vengono definite casalinghe ma in realtà non lo sono affatto perché aiutano il marito nella piccola azienda di famiglia. Ci troviamo così di fronte a occupazioni sommerse proprio in un Paese che ufficialmente ha il più alto tasso di casalinghe. Sarebbe auspicabile tutelare il lavoro reale rispetto al non lavoro percepito con un’ipotesi pensionistica, richiedendo ad esempio che nell’età della pensione di ogni lavoratrice sia riconosciuto uno sconto per ogni figlio avuto, ma anche un reddito minimo per quelle che non hanno un impiego. Questo sarebbe un segno di civiltà, tenuto conto che oggi per la casalinga non ci sono stipendi e neppure bonus. Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)

mercoledì 29 gennaio 2014

Sì all’Europa della solidarietà, no a quella della finanza

Non rifiuto l’Europa e non sono nemmeno colpito dal dilagante e pericoloso euroscetticismo invocato da forze nazionaliste e xenofobe, ma credo nel ritorno ai veri valori dell’Europa, quella dei cittadini, dei diritti, dell’ambiente. L’Europa attuale ha smarrito gli ideali originali, tradendo la volontà degli stessi Padri costituenti. Dovrebbe invece tornare ad essere concepita come un’idea di comunità di popoli legati ad una cultura e solidarietà, con un ruolo centrale nella politica mondiale. In contrapposizione all’Europa attuale: della finanza, della Troika, che impoverisce e strangola i Paesi in nome dell’austerity e del rigore. Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)

venerdì 24 gennaio 2014

L’eccessiva popolarità del ministro Kyenge

Personalmente considero il ministro Kyenge un'ottima persona che sul tema dell'integrazione e della cittadinanza ha legittime, anche se discutibili, opinioni. Molti si chiedono: Cécile Kyenge è diventata ministro perché è più brava, più capace, più competente, più simpatica delle colleghe, oppure perché è nera? Ritengo che se la Kyenge non fosse stata di colore non ci sarebbe stata tutta questa attenzione nei suoi confronti. Del resto finora però non ha dimostrato particolari capacità politiche ne é riuscita a determinare svolte di qualche importanza nella politica italiana sull'immigrazione. Con le sue dichiarazioni ha suscitato dibattiti, ma nulla più. Per questo motivo reputo eccessivo sostenerla come se fosse la paladina dei diritti umani, non notando in lei nulla di eccezionale e non vedendola neppure adatta in questo suo ruolo, considerato che è un medico. Inoltre nella stessa maggioranza di governo alcune delle sue posizioni in tema di integrazione e immigrazione non sono affatto condivise. E, tenuto conto che le inutilmente sguaiate iniziative dei suoi contestatori e gli insulti a lei rivolti dai più beceri razzisti patentati del nostro paese sono dovuti unicamente al colore della sua pelle, sono convinto che, se non fosse stato per questo motivo, il nome del ministro Kyenge, con tutta probabilità, conquisterebbe assai raramente le prime pagine dei giornali o dei siti.

giovedì 23 gennaio 2014

La proposta di riforma elettorale è molto meglio del Porcellum

La proposta di riforma elettorale è molto meglio del Porcellum La proposta di riforma elettorale in discussione è migliore del Porcellum perché, consegnando a noi elettori il diritto a indicare chi debba governare e chi debba stare all'opposizione, scongiura il rischio di larghe intese o di strane alleanze. Però ritengo che, per meglio garantire la governabilità, sarebbe meglio alzare al 40%, invece del 35% proposto, il tetto al di sopra del quale scatta il premio che consente alla coalizione o al partito che ha ottenuto il quorum di avere il 51 per cento dei seggi e quindi di governare. Si obietta che la riforma in discussione, inoltre, non prevede le preferenze. Tuttavia questo ostacolo potrebbe essere superato introducendo le primarie per legge all'interno dei partiti, un po' come accade negli Stati Uniti per la scelta dei candidati alla presidenza. Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)

Il permaloso Cuperlo

Il permaloso Cuperlo Gianni Cuperlo ha lasciato la carica di presidente del PD perché si è sentito offeso dal segretario Matteo Renzi che ha detto che Cuperlo, paladino di un sistema elettorale che preveda le preferenze, alle ultime elezioni si era fatto mettere nel listino bloccato del Pd, una rosa di nomi decisi da Bersani (allora segretario) che avrebbe evitato la pericolosa e faticosa conta delle primarie. Dimissioni giustamente accettate da Renzi, il quale vuole rompere con le liturgie tipiche dei partiti e del mondo ex Pci in particolare. E lo ha dimostrato. Dentro e fuori il Pd qualcuno lo ha accusato di aver accettato senza battere ciglio l'addio di Cuperlo e di non aver fatto nulla per fargli cambiare idea. Ma se il presidente di un partito assume una decisione così grave come quella di dimettersi, i casi sono due: o ha fatto una scelta meditata o finge. Nell'uno come nell'altro caso è giusto accettare le dimissioni. Se sono meditate e convinte le dimissioni vanno rispettate, se sono una manfrina vanno accettate ugualmente perché, in tal caso, non sono degne di un presidente. Amici del PD, mi permetto di rivolgervi un consiglio: dimenticatevi Cuperlo e tenetevi stretto l’ottimo Renzi. Ve ne sarei grato come l’ergastolano con il presidente della Repubblica dopo che ha ricevuto la grazia. Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)

martedì 21 gennaio 2014

L’Hollande innamorato

Scoop del settimanale francese Closer che ha pubblicato foto che dimostrano la relazione segreta fra il presidente francese François Hollande, 59 anni, e l'attrice Julie Gayet, 41 anni. Sembra che il presidente, ex marito dell'esponente del partito socialista Ségolène Royal e attualmente impegnato con la giornalista Valerie Trierweiler, tra dicembre e gennaio, è andato in scooter, munito di regolare casco, nella casa parigina dell'attrice, dove "ha preso l'abitudine di passare la notte". A me Hollande in questa vicenda non riesce ad essere particolarmente simpatico, apparendomi abbastanza patetica questa sua love story in motorino. E le sue vibrate proteste per la privacy violata mi sembrano risibili. Nessuno vieta a nessuno di trasformarsi, a 59 anni, in un ragazzino e scorrazzare per le strade del centro di Parigi per raggiungere la propria amata e amante. Ma se uno ha di queste intenzioni, forse dovrebbe pensarci bene prima di candidarsi alla Presidenza della Repubblica francese e certamente non dovrebbe stupirsi se, prima o poi, lo scoprono con le mani nel sacco e la notizia fa inevitabilmente e immediatamente il giro del mondo. Certo, quanto a antipatia il prode Hollande viene surclassato da un'altra protagonista di questo triangolo presidenziale: Valérie Trierweiler, la compagna ufficiale di Hollande. La sua teatrale reazione alla notizia della relazione del presidente con l'attrice Julie Gayet (immediato ricovero all'ospedale per grave choc emotivo) è assolutamente degna della première dame de France. In fondo Veronica Lario, che certamente ha vissuto un'esperienza matrimoniale con Silvio Berlusconi piuttosto turbolenta, si limitò a mandare qualche puntuta e polemica lettera ai giornali, vendicandosi poi al momento della separazione con la ben nota richiesta di alimenti milionari. Valérie Trierweiler no: noblesse oblige, si è calata nei panni della regina ferita e tradita. Isolata in un ospedale parigino, ha trovato però modo di far sapere, attraverso fonti amiche, che forse in futuro potrà perdonare il fedifrago compagno, ma ora è altamente indignata “per essere stata ridicolizzata di fronte alla Francia tutta”. Qualche ragione, ovviamente, la première dame, ce l'ha. Ma forse non dovrebbe dimenticare che lei, prima di assurgere al ruolo di compagna del Presidente, è stata per molti anni l'amante di Hollande, quando l'allora segretario del Ps era ancora sposato con Ségolène Royal, non una signora qualsiasi, ma una politica di successo a tal punto da essere candidata nel 2007 all'Eliseo. Non voglio ricordare il vecchio detto “chi la fa l'aspetti”, ma, visti i precedenti, un più prudente e misurato riserbo da parte della signora Valérie in questo caso sarebbe stato opportuno. Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)

lunedì 20 gennaio 2014

IL RENZUSCONI

Matteo Renzi ha fatto bene ad incontrare Silvio Berlusconi per parlare della riforma elettorale. Non condivido le critiche della minoranza del Pd contro l'incontro Renzi-Berlusconi. Come si può pensare di cambiare il sistema elettorale senza dialogare con Berlusconi, che è il leader del secondo partito italiano? A mio parere Renzi ha fatto bene a ignorare questi divieti della sua minoranza. Purtroppo una parte della sinistra non ha ancora capito che finché non l'avrà chiaramente sconfitto politicamente, i conti con Berlusconi, piaccia o non piaccia, dovrà continuare a farli. Ben venga quindi anche questo incontro, il renzusconi: non è il partito che deve seguire la base, deve essere il partito ad educare la base e a farle accettare le cose che il partito ritiene giusto fare. Del resto Renzi ha giustamente pensato che se si é arrivati a fare un governo di larghe intese con Berlusconi si può anche discutere con lui di riforma elettorale. Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)

Baciarsi fa bene alla salute

Baciare è l'essenza del romanticismo, da lì nasce la passione: sembra che il bacio derivi dall’uso della madre di passare piccoli bocconi ai figli in fase di svezzamento, già ai tempi degli uomini delle caverne. Ma ora viene usato come dimostrazione d'affetto in quanto le labbra sono la parte scoperta del nostro corpo più sensibile e che ci dà piacere. Difatti le labbra sono provviste di terminazioni nervose estremamente sensibili che quando giungono a contatto con le labbra o la pelle di un'altra persona formano un'unione fatta di un linguaggio proprio. Proprio così: quanta passione c'è in un bacio. E quanta salute. Appunto: un bacio appassionato è tutta salute. Infatti sembra che basti un gesto semplice, sincero passionale come baciarsi per avere benefici sulla salute. Del resto i poeti lo cantano da sempre. Ne cito alcuni. Pablo Neruda : “Ti manderò un bacio con il vento, e so che lo sentirai, ti volterai senza vedermi ma io sarò lì. In un bacio, saprai tutto quello che è stato taciuto.” Catullo: “Dammi mille baci e poi cento, poi altri mille e poi altri cento, e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri cento ancora”. Edmond Rostand, nel Cyrano de Bergeraque, dice “E che cos'è un bacio? Un apostrofo rosa fra le parole t'amo, un segreto detto sulla bocca”. Lord Byron “Vieni, posa la testa sul mio petto, ed io t'acquieterò con baci e baci.” William Shakespeare: “E così con un bacio io muoio.” Alda Merini: “L'amore è vivere duemila sogni fino al bacio sublime.” Ccharles Pierre Baudelaire “Quei giuramenti, quei profumi, quei baci infiniti, rinasceranno.” Ma ora arriva anche la conferma della medicina moderna. Baciarsi fa bene alla salute. E il corpo ne trae maggiore beneficio soprattutto se ci si bacia con passione. Quindi il bacio non è un semplice scambio di tenerezze. Lo dice chiaro e tondo la scrittrice Andréa Demirjian, che è convinta che il bacio non solo migliora l'umore, ma grazie al suo effetto vasodilatatore aiuta a combattere vari tipi di dolore fisico e persino le carie. Secondo lei baciarsi mette in circolo ormoni del buon umore e del piacere e sostanze che fanno bene al cervello e al resto del corpo, tanto che sembra che gli uomini che sono salutati da un bacio della partner prima di andare al lavoro siano più produttivi. Segno che essere baciati aumenta l'autostima. Meglio del sesso: ed anche se alcuni ricercatori affermano che anche fare sesso stimoli l'intelligenza, il bacio resta sempre uno dei piaceri più dolci dell'esistenza. Ebbene sì: un bacio ci salverà: e bisognerebbe farlo il più possibile. Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)

martedì 14 gennaio 2014

Aumentano le rapine nelle case

Allungo il braccio verso la bottiglia di vino bianco, me ne verso un dito. Avvicino il giornale agli occhi. Allora, cosa leggo? Ecco: con la crisi aumentano i furti in appartamento, fenomeno che desta preoccupazione e allarme sociale e colpisce soprattutto abitazioni vuote nella fascia oraria dalle 17,00 alle 20,00. Un furto in casa cambia la vita alla persona derubata, che rischia di essere colpita da una vera e propria sindrome che causa senso di insicurezza, perdita di fiducia in se stessi e negli altri, aggressività verso il prossimo e persino depressione. Il furto in casa è cosa particolare. E’ uno stupro della salvaguardia, la brusca rivelazione che non basta chiudere la porta per lasciare fuori la violenza di un mondo ribollente di dolore e di paure. E’ la cronaca nera che ti arriva addosso, proprio a te che magari non facevi nulla di male, che credevi di essere esente dalle brutture e invulnerabile al crimine. E’ la fine della tranquillità, l’evento ch dà una spallata definitiva all’ordine che con fatica hai costruito, alla serenità di un’oasi che ritenevi inviolabile. Ed ecco il risultato: una casa buttata per aria, mani criminali che rovistano tra le tue cose portandoti via, oltre ai valori, la pace domestica. Poso il giornale. Mi chiedo cosa si possa fare. Forse per tutelarsi converrebbe adottare adeguate misure di sicurezza, come chiudere sempre bene porte e finestre quando si esce. Inoltre, se all'interno dell'edificio non c'è nessuno, lasciare accesa una luce oppure installare un sistema d'illuminazione che ogni tanto si accende e si spegne. Questo potrebbe essere un buon deterrente per i potenziali scassinatori. Oppure prestare attenzione a situazioni insolite nel quartiere. Infine, se si hanno dei sospetti, converrebbe subito chiamare il 117. Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)

venerdì 10 gennaio 2014

Scandalo rifiuti urbani

Siamo alle solite. Anni di indagini, intercettazioni telefoniche, perizie contabili, pedinamenti hanno portato all’arresto di sette persone nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti del Lazio. Tra questi anche Manlio Cerroni, proprietario dell’area della discarica di Malagrotta. Di questo modello di gestione dei rifiuti è responsabile la politica corrotta, l’imprenditoria, il malaffare, le logiche emergenziali e commissariamenti vari. Infatti l’inchiesta della Procura di Roma ha sconvolto un sistema di potere che ha permesso che un pugno di imprenditori da anni si spartisse un business che vale miliardi di euro l'anno, grazie a uno Stato che ha di fatto deciso di affidare ai privati un servizio pubblico strategico. Hanno quindi hanno ragione i cittadini, i comitati e le realtà sociali che da tempo si spingono oltre la protesta, verso proposte alternative all’attuale gestione dei rifiuti urbani. E poi ci si chiede perche paghiamo bollette per la nettezza urbana così care! Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)

giovedì 9 gennaio 2014

Sono un romano non europeizzato

Sono ormai quattordici anni che in Italia possediamo l’euro. La moneta unica europea ci ha fatto entrare, in questo modo, pienamente in Europa. Tuttavia, l’entrata dell’Italia in Europa ha significato anche l’entrata di Roma in Europa. E quindi di noi romani. Ma, mentre il resto dell’Italia si sta progressivamente europeizzando, non mi sembra che lo stesso stia capitando qui da noi, “nell’urbe eterna”. Tanto è vero che, contrariamente ai padani i quali sono ben felice di sentirsi mitteleuropei, o ai piemontesi i quali sognano di fare un po’ i francesi, o agli snob fiorentini che vorrebbero tanto chiamare le loro colline Chiantistiche, a noi romani, invece, di diventare inglesi, o francesi, o tedeschi, o per lo meno spagnoli non ci interessa per niente. Ci sentiamo romani, e basta. Quindi, superiori agli altri. Ed io, nativo dello storico rione del Testaccio con discendenze trasteverine, cresciuto nel quartiere “giardino” della Garbatella e da 30 anni residente ad Ostia “il mare di Roma” (quindi, profondamente romano e ben lieto di esserlo) posso affermare che noi romani, da più di duemila anni, a torto o a ragione, ci sentiamo superiori a tutti. Del resto, come diceva il marchese Onofrio del Grillo, duca di Bracciano, “Che ci volete fare: io so io, e voi non siete un ca**o!”. E’ un atteggiamento che fa parte della nostra storia, del nostro carattere e del nostro modo fanfarone, ma sincero, di affrontare la vita. Ce lo vedete un romano fare la fila alla posta di Testaccio come Mr. Jones al post office di Kensington? Ce lo vedete un romano parcheggiare la sua automobile come un danese a Copenaghen? O ridere delle insipide barzellette fiamminghe? E quando va in spiaggia vestirsi come quei tedeschi con sandali e calzini che incontri non solo sul lungomare di Ostia, ma anche, con lo stesso look, nel centro di Roma? No, non è bastato certamente l’euro a convincerci che un wurstel vale una coscia d’abbacchio né che la pancetta con le uova fritte sia più saporita dei rigatoni con la pajata o della coda alla vaccinara che cucinava mia nonna Jole. E, fortunatamente, allo stesso modo la pensano anche i miei figli Gabriele e Alessandro e tanti loro amici. Il romano è un osso duro per l’Europa. Prima di piegarci ad un nuovo modo di vivere e di pensare passeranno molti anni, forse diverse generazioni. E, probabilmente non ci riusciranno mai! Del resto sono un cittadino romano, erede della grande tradizione intellettuale keynesiana che da James Meade, a Kaldor, a Godley denunciò i pericoli delle unificazioni monetarie, consapevole della necessità di preservare la flessibilità dei cambi, oltre che del controllo dei movimenti di capitale, per assicurare la possibilità nazionale di politiche di piena occupazione. Ricerca economica di prima qualità ha recentemente ribadito l’incompatibilità di rigidi sistemi di cambio fissi con la piena occupazione, la democrazia e persino la stabilità finanziaria. Sarebbe un sogno se i nostri governanti finissero una buona volta col considerare l’europeismo come la propria linea del Piave, perché così facendo continuerebbero a non fare gli interessi del paese ma quelli della Merkel. Vabbè, l’avete capito: mi sento romano, e basta. Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)

mercoledì 8 gennaio 2014

Governo, nano incantatore suonatore di piffero

Quando c’è la crisi economica il Paese diventa povero e i poveri diventano, se possibile, ancora più poveri. Al contrario, durante le crisi economiche i ricchi diventano ancora più ricchi. Ed è proprio quello che sta accadendo ora in Italia. Le professioni di ottimismo del governo -un nano incantatore, suonatore di piffero- sono in contrasto con la realtà dei fatti. Le aziende chiudono continuamente, la cassa integrazione tende a trasformarsi in mobilità, cioè in licenziamenti collettivi, mentre la politica ignora del tutto le misure che dovrebbero essere prese per alimentare legittime speranze di ripresa, come la politica industriale, il sostegno ai redditi da lavoro, la redistribuzione della ricchezza e del lavoro e la lotta alla precarietà, che purtroppo continuano ad essere temi estranei al vocabolario dei nostri governanti. Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

martedì 7 gennaio 2014

I 2 marò, prigionieri in India

Non ritengo giusto che i due incolpevoli marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, vengano giudicati in India per un episodio accaduto in mare aperto su nave italiana. I due marò continuano a essere prigionieri in terra straniera senza che a loro carico sia finora emersa una sola prova. Anzi periodicamente dall'India giungono notizie di strane manovre e di operazioni politiche quantomeno sospette. Mentre dall'Italia non si hanno notizie di iniziative diplomatiche di qualche rilievo. Penso che un Paese non dovrebbe consentire che due suoi cittadini innocenti siano trattati così. Bene perciò ha fatto il presidente Napolitano a ricordare Girone e Latorre nel suo discorso di fine anno. Inoltre, in una situazione analoga (la tragedia del Cermis) ci si è comportati diversamente. Infatti in questo caso i piloti di un aereo americano -che volando a bassa quota spezzò i cavi della funivia provocando molte vittime- non vennero trattenuti in Italia, ma rimandati nel loro paese (gli Usa) dove furono giustamente giudicati da un tribunale americano. E quindi, a rigor di logica, pure nel caso dei due marò dovrebbero essere i giudici italiani a emettere un verdetto. In ogni caso, bisogna ammettere che la vicenda dei due marò è stata gestita male fin dall’inizio. Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

venerdì 3 gennaio 2014

Viva la Befana (Epifania 2014)

Amo Babbo Natale. Però da buon romano gli preferisco la Befana. Non é uno scherzo. Ve lo giuro. Sì sto parlando proprio di lei, della misteriosa vecchina che, a cavalcioni di una scopa, con il suo naso aquilino e indossando un gonnellone scuro e ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle e un fazzoletto in testa, porta doni ai bambini buoni la notte tra il 5 e il 6 gennaio. A quelli cattivi porta invece una calza piena di carbone. I bambini le preparano, in un piatto, un mandarino o un’arancia e un bicchiere di vino. Il mattino successivo insieme ai regali troveranno il pasto consumato e l’impronta della mano della Befana sulla cenere sparsa nel piatto. In definitiva, lei è la personificazione della festività dell’Epifania che ricorda in ambito cristiano l’omaggio che i Re Magi offrirono a Gesù Bambino. State scuotendo la testa? E va bene, é giusto così. Sforzandomi di apparire rispettoso ma risoluto, non mi rimane che cantare allora: “La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, col cappello alla romana: Viva, viva la Befana!”. Basta così. Spengo il pc. Sono troppo stanco per scrivere ancora. La testa mi fa male. Allungo la mano per tastarmi la fronte e sento un forte bruciore. Mi sdraio sul letto, giro lentamente la testa e socchiudo un occhio. Domani è il 6 gennaio. Mi chiedo: cosa mi porterà la Befana? Poi mi addormento. Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

giovedì 2 gennaio 2014

Topi da biblioteca rubano negli armadietti della biblioteca Elsa Morante di Ostia

Furti in serie commessi nella biblioteca Elsa Morante di Ostia, negli ultimi giorni. I furti si verificano a più riprese. I fruitori della biblioteca multimediale Elsa Morante di Ostia arrivano, depongono gli effetti personali negli armadietti, che chiudono utilizzando una chiave, che è diversa per ogni armadietto. Eppure, quando li riaprono, li trovano vuoti. Un bel mistero. A farne le spese questa mattina è stato anche mio figlio Alessandro che, nel riaprire l’armadietto, non ha più trovato lo zaino che vi aveva lasciato custodito contenente non solo materiali per lo studio, ma anche effetti personali e chiavi. Ho saputo che in altre biblioteche italiane, dove si sono verificati furti del genere, le forze di polizia locali sono riuscite a trovare i colpevoli, appostandosi tra gli scaffali dei libri, come dei normali lettori. Hanno quindi osservato giorni e giorni, incrociando i loro sospetti con le riprese delle telecamere, e chiudendo il cerchio, denunciando a piede libero i presunti autori dei furti. In questi casi le indagini condotte dai militari dell’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia, sono state avviate dopo la presentazione delle denunce e la comprensibile preoccupazione degli addetti delle strutture culturali di quei Comuni, che hanno permesso, attraverso pazienti servizi di osservazione ed anche grazie alla visione delle immagini del sistema di videosorveglianza, di identificare i ladri che si allontanavano, una volta compito il furto, dopo aver aperto gli armadietti in uso ai frequentatori di quelle biblioteche. Questo non potrebbe avvenire anche nella biblioteca Elsa Morante di Ostia? Nel frattempo mio figlio, che ha avuto sempre la precauzione di chiudere a chiave l’armadietto, si ritrova derubato di molti effetti personali importanti. Mah, cosa volete che vi dica? Non mi resta che sorridere, insieme a tutte le mie rughe. Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)