martedì 30 novembre 2010

Sara Pulimanti compie 5 anni: auguri!!!!





Oggi Sara Pulimanti, la figlia di mio fratello Stefano, compie 5 anni.
Sara, infatti, è nata il 30 novembre 2005, proprio nel giorno di S. Andrea, festa del Santo patrono di Collevecchio, paese d’origine di noi Pulimanti.
Sara, oggi una pioggia di stelle cadrà dal cielo!
La terra si riempirà di piccole sfumature luccicanti!
Quando le guarderai penserai a tuo zio Mario che ti fa un mare di auguri!!!
Buon compleanno, Sara.

domenica 28 novembre 2010

Mi toglierò i sassolini dalle scarpe




Non mi aspettavo un epilogo del genere.
Ho visto intorno a me un mare di volti e sguardi non sempre facile da decifrare, in questi ultimi mesi trascorsi a vagheggiare e accumulare tutto quel mondo che, pur non volendolo, mi portavo dietro, e condizionava il mio comportamento, le mie azioni, i miei pensieri. Ho visto intorno a me una montagna di immagini e suggestioni, fatti e leggende, suoni e rumori, parole e idee, ombre e colori, progetti e delusioni, urli e mormorii, tanfi e profumi, miserie e splendori, lacrime e sorrisi. Scene, scene, e ancora scene, che il tempo aveva già elaborato nella mia immaginazione, componendo ogni singola inquadratura, scegliendo ogni singolo volto, fissando i dialoghi dei personaggi, tracciando ogni loro percorso. La mia é una ricerca. Una ricerca c’è sempre, un cercare qualcosa, un trovare se stesso. Non si può essere sempre qualcun altro. Bisogna avere un ruolo proprio. Le maschere fanno parte di un modo di essere, che io rifiuto. Io sono solo me stesso. Ora spero di togliermi qualche sassolino dalla scarpe, Sono certo che mi prenderò molte rivincite. Adesso devo solo tranquillizzarmi, ma tra un pò farò valere i miei diritti e farò luce su quello che mi è accaduto in precedenza. Magari già oggi pomeriggio al teatro Manfredi, chissà! Del resto, togliersi i sassolini dalle scarpe da una enorme sensazione di sollievo.... Io negli ultimi tempi ne ho accumulati tanti (un'intera cava direi) e piano piano cerco di liberarmene.... Mi rendo conto che per togliermi alcuni sassolini devo scendere ad un livello che non è il mio... Devo scendere al livello delle persone con cui ho delle cose in sospeso... So che molti mi hanno detto che l'indifferenza è la migliore arma, ma in questo specifico caso non concordo... «Ho un sassolino nella scarpa, ahi, che mi fa tanto tanto male, ahi, Batto il piede in su, batto il piede in giù… giro, mi rigiro, sembro Belzebù…» La canzone di Natalino Otto mi fa capire che mi sono stancato di sentirmi parlare alle spalle.... Inoltre mi sono sempre chiesto: ma chi va in giro a costruire quadrati sull'ipotenusa? Ad maiora! Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

venerdì 26 novembre 2010

ASPETTANDO GODOT AL TEATRO MANFREDI




Aspettando Godot (En attendant Godot, 1952)

Pozzo. Le lacrime del mondo sono immutabili. Non appena qualcuno si mette a piangere, un altro, chi sa dove smette. E così per il riso. Non diciamo troppo male, perciò, della nostra epoca; non è più disgraziata delle precedenti. Ma non diciamone neanche troppo bene. Non parliamone affatto.

Pozzo. Poco fa mi chiamavate signore, tremando. Adesso mi fate delle domande. Qui va a finire male.

Estragone. E adesso che facciamo?

Vladimiro. Non lo so.

Estragone. Perché?

Vladimiro. Aspettiamo Godot.

Estragone. Già, è vero.


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Aspettando Godot : grandissimo successo a Parigi e poi in tutto il mondo.

I due protagonisti attendono un enigmatico personaggio che simboleggia forse l'irraggiungibilità o l'inesistenza di Dio.

Due vagabondi, Vladimir ed Estragon, attendono un personaggio misterioso, Godot; ma non conoscono né l'ora né il luogo in cui poterlo incontrare, ma soprattutto non sanno cosa fare nell'attesa.

Ad un tratto arriva sulla scena qualcuno, ma non si tratta di Godot: arrivano un vecchio, Lucky, carico di bagagli e tenuto al guinzaglio dal suo padrone, Pozzo, che vuole venderlo al mercato.

Più tardi un ragazzino annuncia che Godot non arriverà questa sera ma l'indomani.

Nel secondo atto ricompaiono tutti i personaggi del primo: Pozzo è cieco e Lucky muto.

Pozzo vorrebbe sapere che ore sono e dove si trova ma non riceve risposta.

Cala il buio: ricompare il ragazzo che annuncia che Godot non verrà neppure questa sera, ma sicuramente domani.

Ma si capisce che l'attesa sarà vana domani, sarà vana sempre.


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Quando fu chiesto a Beckett, in occasione della prima americana di Aspettando Godot, regia di Alan Schneider, chi o cosa rappresentasse Godot, rispose: "Se lo sapessi, l'avrei detto nel dramma".

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Nel corso degli anni ho apprezzato parecchie produzioni, inclusa una memorabile con Ugo Pagliai (Estragone) ed Eros Pagni (Vladimiro).

Per come io conosco Didi e Gogo, essi sono cupi, vaudevilliani, un po’ lenti nel capire e malinconici.
E’ importante che il ritmo trasmetta la sospensione del tempo.
Sono la noia ed il tedio delle loro vite che rendono reali i loro comici tentativi di suicidio su quell’albero tristemente sterile. Avere la cadenza giusta è assolutamente cruciale.
Se fatta troppo lentamente la commedia diviene mortale e snervante.

Ma, nella rappresentazione che si svolge in questi giorni al Teatro Manfredi di Ostia, il ritmo imposto da Claudio Boccaccini è fin troppo veloce.

Nei primi momenti della commedia é facile credere a Didi e Gogo, più che altro per il modo crudo e diretto con cui recitano il dialogo.

Forse, però, non viene lasciato abbastanza tempo per assorbire l’assurdo tedio e la poesia della loro disperazione.

In ogni caso, gli interventi comici prendono forma quando Gogo chiede una carota, ha bisogno di aiuto per andarsene o quando più tardi si mette le scarpe.

E, appropriatamente abbigliati nei logori costumi, Pietro de Silva e Felice Della Corte, nei panni di Didi e Gogo, sembrano effettivamente essere i disperati vagabondi con tendenze suicide di Beckett.

Il dialogo ci fa capire che hanno girato molto e che hanno perdite di memoria in cui un giorno scivolava nell’altro senza distinzione per 50 anni.

Del resto, in questa commedia il tempo è essenziale.


Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

giovedì 25 novembre 2010

Amicizie false




Carissimi, nella mia vita ho sempre cercato di dare veramente tanto.
Ho amato, ho rispettato, ho compreso e, soprattutto, sono sempre stato molto sincero con le mie amicizie.
I valori che ho appena citato sono per me fondamentali per la costruzione di un solido rapporto di amicizia.
Ho avuto un paio di veri amici, anche se, per la verità, l'amicizia vera veniva soltanto da me.
Col tempo ho dovuto scoprire che quei valori per me tanto importanti non erano evidentemente altrettanto importanti per alcuni miei “amici". .
A 55 anni suonati, mi ritrovo con una marea di conoscenze, diverse amicizie, ma poche amicizie profonde, di quelle con la A maiuscola, di quelle alle quali puoi raccontare non importa cosa, sapendo di essere capito e, anche se non lo sei, sa consigliarti per quello che è davvero meglio per te, e non per quello che vorresti sentirti dire, di quelle amicizie che sanno che ci sei sempre, non importa quanto la tua vita sia piena.
E che ci sono per te.
Mi sorge il dubbio che forse, chi parla di grandi amicizie creda nell'idea di tale sentimento ma che, fondamentalmente, la vera amicizia sia in effetti rara.
Che dite, parlo da deluso o concordate con me?

Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)

venerdì 12 novembre 2010

Fatti gli affari tuoi




Credo sia abbastanza difficile cercare di crearsi una vita serena badando solo alle proprie tendenze mentali, ai propri problemi, alle questioni della vita reale,alle abitudini, alle contraddizioni e alle complicazioni della vita.
Ma quando ti senti in dovere di occuparti anche dei problemi degli altri, il tentativo di raggiungere una maggiore serenità mentale diventa praticamente impossibile. Quante volte ci sorprendiamo a dire cose come : “Non lo farei se fossi in lui”, oppure “Non riesco a credere che abbia fatto una cosa del genere”, o ancora “Secondo me, tra di loro è successo questo e quello”…… Quante volte ci sentiamo seccati e irritati per cose che tu non solo non puoi controllare o migliorare, ma che proprio non sono affar tuo? Non vi sto consigliando di fregarvene del prossimo. Vi sto solo invitando a capire bene quando è giusto intromettersi in qualche cosa e quando è meglio lasciar perdere e pensare agli affari propri…che son sempre tanti e incasinati. Occuparsi degli affari propri va ben oltre evitare la tentazione di cercare di risolvere i problemi degli altri. Significa anche evitare di parlare dietro la schiena della gente, analizzare gli altri e pensare di aver capito chissà cosa dai comportamenti altrui. Uno dei motivi per cui molti di noi badano tanto ai problemi e alle mancanze degli altri, è per evitare di badare ai propri. Quando ti sorprendi ad impicciarti di cose che proprio non ti riguardano, prova ad aver un po’ di umiltà e la saggezza di tirarti indietro. In un batter d’occhio libererai tonnellate di energia per concentrarti invece sulle cose davvero importanti. Insomma…fatti gli affari tuoi!!!!!! (..io per primo)! Mario Pulimanti

martedì 9 novembre 2010

Concerto al Teatro Manfredi con Francesco Cuomo e Peppino di Capri



Ieri, lunedì 8 novembre, al teatro Nino Manfredi ho assistito ad un bellissimo concerto di musica napoletana, diviso in tre parti.
Nella prima parte si sono cimentati due cantanti lirici insieme al gruppo “In...cantando” in un repertorio di brani classici napoletani e da operette).
Nella seconda parte abbiamo ascoltato la splendida voce di Francesco Cuomo.
L’osservazione più ricorrente sugli spettacoli del maestro Cuomo è la sorpresa di una "novità" rispetto ad un repertorio abusato da più di mezzo secolo da tanti artisti: dalle villanelle del 1500 alle canzoni di Sergio Bruni di venti anni fa.
Gli arrangiamenti essenziali e la voce di Cuomo sostengono un punto di vista mai focalizzato da pur eccellenti interpreti e commentatori della storia della canzone napoletana.
Svaniscono il lamento e l’oleografia, affiorano una poesia alla ricerca del vero ed una storia senza abbellimenti o ideologismi.
Abbracciando le diverse epoche e stili, Francesco Cuomo ha espresso il concetto, attraverso alcune canzoni, il desiderio che si manifesti la bellezza, la malinconia come avvertimento della vicinanza dell’infinito, l’amore pieno di dolore ed il dolore pieno d’amore, l’attesa piena di speranza di un bene che non cambia strada.
A dare energia e gioia si è manifestato, con la splendida voce di Cuomo, quell’accento di euforica brillantezza che lui tende ad attenuare con fraseggi vocali di levigata compostezza, non dimenticando, altresì, il coinvolgimento del pubblico.
La terza parte è stata dedicata ad una voce, uno stile, un personaggio che non conosce generazioni: Peppino di Capri.
La serata si è prefissa l’obiettivo di riuscire a completare una scuola in Uganda.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)

giovedì 4 novembre 2010

"Il cimitero di Praga" di Umberto Eco




Boom di vendite in libreria per il nuovo romanzo di Umberto Eco.

E così la casa editrice Bompiani ha già deciso la prima ristampa di “Il cimitero di Praga”. Centomila copie saranno pronte nel giro di pochi giorni, per soddisfare le richieste già nel prossimo fine settimana.

La prima tiratura del romanzo che ha per protagonista il falsario ottocentesco Simone Simonini è stata di 230mila copie.

Una tiratura imponente, data la fama e la popolarità dell'autore, ma non sufficiente, evidentemente, a far fronte ai tanti lettori che nello scorso fine settimana si sono riversati nelle librerie per acquistare il libro, anche sull'onda delle polemiche sollevate da “L'Osservatore Romano” e dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni in occasione dell'uscita.

Da più parti è stata infatti espressa preoccupazione per il messaggio ambiguo che il romanzo lancerebbe sull'antisemitismo narrando la storia dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)