I problemi di Nuova Ostia
Eccomi qui: mi
chiamo Mario e vivo ad Ostia. A mia moglie Simonetta che afferma che io,
dall’alto dei miei 60 anni e quasi novanta chili di peso, comincio a somigliare
sempre di più al fratello gemello di Oliver Hardy, sono solito rispondere che
anche Einstein non era bello, però che fisico!... Ma bando alle distrazioni.
Dicevo che abito ad Ostia. Esattamente a Corso Duca di Genova, all’altezza di
Piazza delle Repubbliche Marinare. Da casa mia, per andare al Porto di Ostia,
si deve percorrere la zona di Nuova Ostia, da alcuni definita il ghetto di
Ostia. Oltretutto è a Nuova Ostia, in via dell'Idroscalo, che è stato ucciso
Pier Paolo Pasolini in un luogo desolato, polveroso e abbandonato, come il
monumento a lui dedicato, scrostato e in rovina. La cronaca ci racconta che la
mattina del 2 novembre 1975 in un campo in via dell'Idroscalo fu scoperto il
cadavere di un uomo. Sarà Ninetto Davoli a riconoscere il corpo di Pier Paolo
Pasolini. Nella notte i carabinieri fermarono Giuseppe Pelosi, detto "Pino
la rana", alla guida di una Giulietta 2000 che risulterà di proprietà
proprio di Pasolini. Pelosi, interrogato dai carabinieri, confessò l'omicidio.
Raccontò di aver incontrato Pasolini presso la Stazione Termini, e dopo una
cena in un ristorante, di aver raggiunto il luogo del ritrovamento del
cadavere; lì, secondo la versione di Pelosi, Pasolini avrebbe tentato un
approccio sessuale, e vistosi respinto, avrebbe reagito violentemente: da qui,
la reazione di Pelosi che culminò nell'omicidio del grande poeta-regista.
Purtroppo in questi giorni la stele in sua memoria è stata spezzata e
ricoperta di insulti. “Ma quale poeta e
maestro: frocio e pedofilo, era questo”: l'atto di vandalismo intellettuale
a firma Militia copre i versi del poeta. Lo sfregio al
monumento a Pasolini è stato un gesto scellerato, che offende tutti noi
italiani. E’ un atto vigliacco organizzato da persone che predicano e
praticano la violenza e la sopraffazione e non si fermano nemmeno dinanzi alle
pacifiche testimonianze della memoria. Si può comunque distruggere la sua
lapide, ma non si riuscirà mai a cancellare la storia straordinaria di un
grande intellettuale italiano, uno dei più grandi intellettuali del Novecento. Un'altra brutta storia
avvenuta in questi giorni a Ostia Nuova è stato il furto all'ambulatorio veterinario Asl Rmd di via
Antonio Forni 39. Un malvivente è entrato nella clinica
per animali e, dopo aver bloccato la dottoressa di turno, si è diretto
verso la cassa portandola via con sè. Quella
di Ostia Nuova è una realtà particolare. Ci sono tante famiglie, moltissimi
bambini. Le case popolari di via Marino Fasan,
piazza Lorenzo Gasparri, le macerie dell'ormai ex Skate Park,
la palestra degli Spada
balzata agli onori della cronaca e soprattutto
via Antonio Forni, che fa angolo proprio con via Cagni dove lo scorso 22
ottobre Massimo Cardoni era stato attinto da colpi di
pistole alle gambe. Lì, in via Forni, il 22 novembre 2011, furono colpiti a morte Giovanni “Baficchio” Galleoni e Franco “Sorcanera” Antonini. Ma
ora vorrei
parlare di quello che accade per arrivare al Porto di Ostia. Niente di male se
si ha l’accortezza di percorrere il Lungo Mare. I problemi sorgono, invece, se
si ha l’incauta idea
di addentrarsi per le zone
interne di Nuova Ostia Qui, tra strani individui che scorazzano per vie ad
angolo retto, circoli culturali e sezioni politiche coesistono fianco a fianco
con i negozietti a gestione familiare in cui si possono cambiare assegni,
pagare bollette e comprare parrucche, artigianato africano, liquori e mobilio
vario. Molti degli edifici più vecchi sono deserti e parecchi sono recintati o
sigillati da porte metalliche coperte di graffiti. Dietro le strade più
affollate, elettrodomestici a pezzi aspettano che qualcuno venga a razziarli e
la spazzatura si ammonticchia agli angoli delle case e davanti ai marciapiedi.
Erbacce e giardini di fortuna invadono i lotti abbandonati. Le affissioni
reclamizzano gli spettacoli dei teatri di Ostia, il Pegaso, il Fara Nume, ma
anche il più importante Teatro Nino Manfredi, mentre centinaia di manifestini
coprono pareti e staccionate, annunciando spettacoli e show di qualche compagnia
locale di attori semisconosciuti. I ragazzi si raccolgono a gruppetti. Passando
con la mia macchina a via Forni, vicino a Piazza Gasparri, nel cuore di Nuova
Ostia, ho notato alcuni di loro che seguivano la mia macchina -non
riconoscendola come una della zona- con cautela, diffidenza e, in qualche caso,
con aperto disprezzo. Non mi è, comunque, venuto in mente di parcheggiare.
Infatti in queste vie, nell’inferno di sporcizia e di violenza con bestemmie
che piovono da tutte le parti, è pericoloso parcheggiare. O, meglio, ritrovare
la macchina dopo il parcheggio. O comunque, l’autoradio, la ruota di scorta,
gli specchietti laterali, le targhe, le tendine di Topolino, i seggiolini, i
cerchioni delle ruote, il volante, i fari, i tergicristalli. La gente è pronta
a tutto per mettere insieme venti euro. Ma pure dieci. Il giorno dopo, in un
attimo di follia, ho ripercorso, e questa volta a piedi, lo stesso tragitto.
Camminavo, quindi, sotto i pilastri di cemento di Nuova Ostia toccandomi
continuamente la tasca di dietro per tastare il portafogli. In questi posti non
sai mai chi puoi incontrare. Un secondo ci vuole che ti hanno rubato anche i
trigliceridi che hai nelle arterie. Una volta proprio sotto i pilastri di
Piazza Gasparri ci stavano accampati due barboni. Questo mi ha fatto
riflettere. L’aumento della povertà e delle disuguaglianze sociali, con il
relativo insorgere di nuovi modelli di marginalità sociale ed economica, è un
fenomeno comune a tutti i paesi occidentali. La presenza di un consistente numero
di persone senza casa costituisce un elemento ricorrente di marginalità sociale
nei paesi economicamente avanzati, come l’Italia. Io ritengo che per
fronteggiare soddisfacentemente il problema le amministrazioni locali
dovrebbero poter mobilitare una persona ogni mille abitanti, come affiancatore
di un emarginato grave (sia un suo familiare o un volontario o un operatore
stipendiato) per far avanzare gradatamente la persona che esce
dall’emarginazione. Difatti, riassumere in carica questi cittadini espulsi
dalla piena cittadinanza comporta certamente il costo di un coinvolgimento
tanto dell’amministrazione pubblica, quanto delle reti di solidarietà. A mio
parere questa è la sola strada da seguire per aiutare persone che vivono per
strada, permettendo loro di poter tornare a vivere come persone normali ed
evitando, tra l’altro, che loro stessi possano diventare veicolo di gravi
infezioni sia verso loro stessi che verso gli altri. Ma torniamo alla mia
passeggiata dell’altro giorno a Nuova Ostia. Non è facile comprendere le
dinamiche di questa zona, né cercare di capire quali sono i motivi profondi del
disagio e della povertà che si respirano camminando lungo le sue vie oscure e
tristi. Non è facile superare le barricate che separano la cosiddetta Ostia da
Nuova Ostia che è, senza dubbio, la zona più desolata del Lido. E’ certo che
sono pochi coloro che, consapevoli di un contesto sociale tanto pericoloso e di
un clima particolarmente turbolento, intendano trasferirvisi neanche per
trascorrere un breve soggiorno. E non vorrei esagerare dicendo che mi sembra un
ambiente abbandonato a se stesso intriso di sofferenza e delusione, dove vigono
regole dure e brutali. Ma è purtroppo quello che penso. Ritornando indietro,
però, verso Piazzale della Posta, lo scenario cambia: gli edifici deserti sono
stati abbattuti o ristrutturati, i cartelloni fuori dai cantieri mostrano quali
residenze idilliache presto rimpiazzeranno le costruzioni preesistenti. Difatti
la zona appena limitrofa a Corso Duca di Genova, infine, è bella e alberata,
con marciapiedi puliti. Le file di vecchi edifici sono in buone condizioni. Ci
sono i bloccasterzo ai volanti delle auto, anche se il parco macchine include
anche vecchie Fiat od improbabili Skoda. Andando avanti si esce finalmente da
Nuova Ostia. Prima di arrivare sotto il mio portone c’è un palazzo di arenaria,
con la facciata ricca di decorazioni scolpite nella pietra ed il ferro battuto
di un nero lucente sotto il sole della tarda mattinata. E più avanti due
splendide palazzine risalenti agli anni sessanta. Parcheggio vicino a quella di
destra, davanti alla fermata dello 01. “Ecco, questa è casa mia”.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
Nessun commento:
Posta un commento