
Ricordo mio padre. Antonio Valeriano Pulimanti.
La morte se l’è venuto a prendere un giorno di Pasquetta. Del novantadue.
Roma era un lungo tramonto.
Ma non fa niente, papà.
La morte non fa proprio niente quando poco prima che ti addormentassi, fortunatamente, io, Stefano e Antonella, tutti insieme ti avevamo promesso che quel dolore che sentivi non era nulla.
Noi saremmo rimasti, per tutto il resto della vita, i tuoi figli.
Ecco, questo siamo stati. I tuoi figli, insostituibili.
L’amore è l’insostituibilità.
Solo i figli sanno difendere i genitori.
Con una forza che li rende potentissimi.
E invincibili.
Io all’amore, ci credo.
Papà, ti voglio ragguagliare su cosa ti sei perso in questi ultimi venti anni, dopo la tua morte.
I telefoni cellulari.
Un cumulo di musica di merda.
I televisori al plasma.
La tivvù privata prima e la tivvù via cavo poi.
Plotoni di vegetariani che rompono i coglioni.
La morte dei negozi di dischi.
Le lampadine a basso consumo che fanno una luce di merda.
L’Ikea e i mobili tutti uguali nelle case da Pantelleria a Milano.
Il cambio di una classe politica corrotta con una nuova ugualmente corrotta ma più volgare.
Il tonno fresco col sesamo su tutte le barche degli arricchiti.
Il sesamo tra i denti e dunque il boom del filo interdentale.
I cinesi a tonnellate nei quartieri vicini alle stazioni.
Le colf ucraine, dominicane, rumene, albanesi, marocchine.
Terremoti e inondazioni.
Suicidi di imprenditori e uomini politici che pensavano che andare in carcere non stesse bene, un atto di maleducazione davvero intollerabile nei loro confronti.
Computer sparpagliati ovunque.
Ragazze di Tallin, Riga, Vilnius. Capitali di Estonia, Lettonia, Lituania.
Voragini senza la terraferma alla fine.
Insomma una serie di cose.
Mi sono rotto il cazzo, papà.
Sorrido mentre guardo il mare di Ostia ancora pulito.
E tutte le mie gioie.
Ma ora il sole è tramontato.
Il sogno è terminato.
Fuori, al di là dell’amore, è tutto uno stupro.
Papà, ancora un attimo, che ci sono.
Sì, sì...ora vorrei tanto telefonarti per dirti, sottovoce, che ti voglio sempre bene. Che ti ricordo com’eri veramente: un papà speciale. Un papà intelligente. Soprattutto un papà buono.
Buona Pasqua, papà!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma).
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