“Così è...se vi pare” di
Pirandello al teatro Nino Manfredi di Ostia
“Io
sono colei che mi si crede”
Così è...se vi pare, un classico di Pirandello, è in
scena al teatro Nino Manfredi di Ostia dal 31 gennaio al 12
febbraio.
L’importante
cast, diretto da Claudio Boccaccini, è composto da Felice Della Corte (Direttore
del Teatro Manfredi), Laura Lattuada,
Riccardo Barbera, Paolo
Perinelli, Andrea Bizzarri, Giancarlo Fares (che la prossima settimana salirà
ancora il palco del Manfredi, stavolta con Emigranti) Martina Zuccarello e l’istrionico
Pietro De Silva
(il Bartolomeo
ne “La vita è bella”, il commissario Boris Giuliano che fu ucciso per mano di mafia e che
interpreta in una fiction di grande successo "Il capo dei capi". Ma
anche il chirurgo di "Non ti muovere" per la regia di Sergio
Castellitto o l'architetto anarchico ne "L'ora di religione" di Marco
Bellocchio fino al tossicodipendente interpretato nel film "Henry" di
Alessandro Piva. Inoltre per la serie
"i delitti del BarLume" nel telefilm "Aria di mare" interpreta un pianista non vedente, un
personaggio molto affascinante, e particolarmente ambiguo).
Come ha detto il Presidente
del Teatro Manfredi, Luciano Colantoni, si tratta di un classico senza tempo che
nella messa in scena di Boccaccini ne vengono esaltati gli aspetti da thriller
con un particolare accento sulla comicità insita al testo stesso.
La trama è ambientata agli
inizi del Novecento ed è tratta dalla novella “La signora Frola e il Signor
Ponza suo genero”.
In
una città di provincia arrivano tre nuovi cittadini, reduci dalla
perdita di tutti i loro parenti a seguito di un terribile terremoto, che ha
raso al suolo la città in cui vivevano. Lui, il signor Ponza, si stabilisce con la moglie in un appartamento in periferia, affittando
per la suocera, la signora Frola,
un piccolo appartamento in centro.
Tutti gli abitanti della cittadina si domandano in modo sempre più insistente
per quale motivo i tre, da forestieri quali sono, non vivano assieme e
costruiscono una serie di situazioni per interrogare in proposito genero
e suocera: la moglie/figlia infatti non esce mai e non riceve in casa
neanche sua madre, che la saluta dalla finestra e le manda tramite un “panierino”
lettere quotidiane. I due personaggi vengono interrogati dai cittadini curiosi riuniti, in una
sorta di “giuria popolare”, nella casa del prefetto; riportano versioni
opposte, inconciliabili, che lasciano gli astanti perplessi, increduli,
desiderosi in modo sempre più spasmodico di conoscere la Verità. L’unica soluzione
sembra essere quella di convocare nel “tribunale popolare” anche la figlia/moglie, l’unica detentrice
della verità, l’unica che deve necessariamente confermare la versione di uno e
smentire quella dell’altro. E il dramma si chiude con l’ingresso sulla scena
(il salotto, ambiente borghese per definizione) della figlia/moglie, velata e
solenne, che conferma e smentisce entrambe le versioni, affermando alla fine,
nell’ultima memorabile battuta, di non essere
nessuna per se stessa, ma di essere
“colei che mi si crede”. Come a dire: non esiste una verità,
ne esistono tante quante sono le letture della realtà che ciascuno di noi può
fare.
I
due personaggi davvero centrali di questo dramma non sono, come
potrebbe credersi, i due protagonisti. Sono, invece, il gruppo dei concittadini uniti dalla curiosità e dalla credenza che
debba necessariamente esistere una Verità rassicurante, da una parte; e Lamberto Laudisi, scettico spettatore
di ciò che avviene sulla scena, fratello della padrona di casa (la moglie del
Consigliere comunale), dall’altra. I concittadini, sempre più numerosi,
disposti sul palco in assetto da corte marziale, incalzano con le loro domande
ed elaborano le loro riflessioni, dandosi torto o ragione a vicenda e
collocandosi in due partiti
nettamente separati: a favore o contro
la signora Frola o il signor Ponza. La risata di Laudisi, d’altra parte, chiude ogni atto; si tratta di
una risata sarcastica, di scherno rispetto alle credenze del pubblico/giuria,
che sente di dover esercitare la giustizia popolare facendo luce su una
situazione che, in quanto contraddittoria, non può che prevedere la follia o
del genero o della suocera. Laudisi, invece, che spesso parla con se stesso
allo specchio (l’unico che sembra in grado di 'riflettere' davvero), si mette
nella posizione – è facile identificarla con quella di Pirandello – di chi non
solo non giudica personalmente,
ma non ritiene neanche giusto che siano
gli altri a giudicare ciò che non può essere univocamente interpretato
come vero.
“Ed ecco, o signori, come
parla la verità! Siete contenti?"
Mario
Pulimanti (Lido di Ostia –Roma
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