Mi sento strano questa mattina.
Mi ha svegliato la radio sveglia.
Più precisamente Fabrizio de Andrè e il suo Testamento.
“Questo ricordo non vi consoli…quando si muore, si muore soli”
Mi alzo.
Simonetta ha preparato il caffè.
Lo bevo.
E penso.
A mio padre.
Non dimenticherò mai il suo viso, perché lo vedo ogni volta che mi guardo allo specchio.
Amava ripetermi spesso due citazioni.
Quella di William Shakespeare: “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni.”
Nonché quella di Arthur Schnitzler: “E nessun sogno è mai interamente un sogno”.
In fondo non è affatto male il caffè.
Peccato che la radio interrompa le mie riflessioni.
Una notizia traumatica.
Un indice sconvolgente dei tempi dolorosi in cui viviamo.
Siamo, purtroppo, arrivati a questo!
Non scherzo, sto dicendo sul serio.
Anche i più innocenti simboli del Natale, come Gesù bambino ed il Presepe, da sempre i più cari all'infanzia, stanno in questi giorni aprendo un forte problema di convivenza fra religioni e culture, specialmente nelle scuole.
Sono trascorso quattro anni da quando una sentenza del Tribunale dell'Aquila aveva imposto la rimozione del Crocefisso dalla scuola elementare di Ofena a seguito della richiesta avanzata da Adel Smith, presidente dell’Unione Musulmani d’Italia, il quale si è sempre caratterizzato per i suoi atteggiamenti fondamentalisti.
Ed infatti, anche negli anni successivi, sempre ad Ofena (la cittadina abruzzese dove vive Smith) per non offendere la sua sensibilità e quella della sua famiglia, si era preferito rinunciare del tutto al Presepe e ai canti di Natale, sia nelle scuole che nelle strade.
Tutto questo è inaccettabile.
Fortunatamente in questo Natale del 2008 le cose sono andate diversamente.
A questo punto, senza neppure radermi, esco.
Camminando sul lungomare, continuo a riflettere.
Rimane, comunque, un fatto grave che noi italiani, che viviamo in una comunità che ha profonde radici cattoliche, siamo obbligati ad assistere inermi e questo storpiamento religioso.
Certo, si può ben parlare di razzismo al contrario.
Queste scelte, a mio parere, non appaiono, infatti, motivate da senso di rispetto e tolleranza per le altre religioni ma costituiscono, invece, una vera e propria rinuncia alla difesa dei nostri valori cristiani e tradizioni culturali.
Ma l’esposizione del crocifisso (così come il Bambino del Presepe) non lede in alcun modo la libertà dei mussulmani e degli ebrei (o degli atei), come non ledono la libertà dei cristiani le stelle di David dello Stato ebraico o le mezze lune delle bandiere islamiche.
Difatti le recenti esperienze insegnano che abbiamo, sparsi per l'Italia, educatori vittime della sindrome di Stoccolma, che solidarizzano ostentatamente con chi sta sequestrando i valori cattolici fino a togliere il Crocifisso dai muri e Gesù dal testo di canzoni e preghiere natalizie, nonché dal Presepe.
Penso che noi cattolici dovremmo uscire dal letargo e dal torpore e cominciare, intanto, a chiedere ai mass media di dare maggiore attenzione al significato cristiano del Natale, come del resto ha anche recentemente consigliato Papa Benedetto XVI.
Se, invece, restiamo in silenzio di fronte a queste vicende, si potrebbe con il tempo arrivare ad una violazione della libertà dei bambini, ai quali potrebbe essere scippata del tutto la festa più simbolica dell'infanzia: la nascita di Gesù.
Il principio di tolleranza è certamente, in primo luogo, un valore a difesa delle minoranze; ma anche le minoranze debbono prender serenamente atto dei modi di essere, di sentire, di esprimersi della maggioranza.
E rispettarli.
Speriamo che, sull’onda di quando è successo ad Ofena, triste cittadina senza Natale, certa magistratura non abbia eliminato anche in altre città i festeggiamenti tradizionali come il presepe, cosa peraltro avvenuta, oltre che ad Ofena, anche in molte altre scuole emiliane e romagnole su indicazione di alcuni insegnanti.
Ed io, romano de Roma, da cittadino dell’Urbe auspico un ritorno alla riscoperta delle nostre tradizioni.
Un’ultima occhiata al mare.
Poi torno a casa, con la mia barba e la mia stanchezza.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
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