SI’ al Referendum e NO al Governo
Renzi, dicendo che si sarebbe dimesso, aveva trasformato il
referendum in elezioni politiche mascherate. Fa bene ora a restituire
all'istituto del referendum il suo senso pur sapendo, comunque, che ormai l’esito
del referendum, qualunque esso sia, avrà effetti sugli equilibri di governo. Intanto
tutti i sondaggi dicono che molte
persone ignorano i contenuti del referendum. Quindi, invece di disegnare
scenari futuri o futuribili, sarebbe opportuno far capire che con questo
referendum si chiede agli elettori di
approvare o respingere la riforma costituzionale del governo Renzi, che prevede
un significativo cambiamento
del Senato e una serie di altre modifiche al funzionamento dello
Stato. Il referendum è senza quorum: significa che non ci sarà
bisogno di un numero minimo di votanti per considerarne valido
l’esito. Non essendo totalmente soddisfatto di questo Governo sarei tentato di
votare NO. Però, parlando esclusivamente dei contenuti referendari, opterei
invece per votare SI’. Infatti ritengo che con l’abolizione dell’anacronistico
bicameralismo paritario si potrebbero evitare ritardi e sovrapposizioni, anche
se i regolamenti di Camera e Senato dovranno necessariamente essere modificati
per attuare il dettato costituzionale. Inoltre soltanto la Camera concederebbe
la fiducia al Governo, instaurando così un rapporto fiduciario unicamente tra
Camera e Governo, svolgendo il Senato un’altra funzione, ovvero quella di
camera di compensazione tra Stato e Regioni. Nella riforma è prevista una
limitazione del ricorso ai decreti legge. Un po’ tutti i governi ne hanno
abusato, con la giustificazione della necessità e dell’urgenza dei
provvedimenti. Vi sarebbe anche una notevole riduzione del contenzioso
Stato-Regioni davanti alla Corte costituzionale, che è stato acuito a seguito
della riforma del Titolo V varata nel 2001. Il nuovo Senato ha infatti, come si
diceva, la funzione di camera di compensazione tra Stato centrale e territori. In
ogni caso non ci sarebbe una deriva autoritaria, dato nel contesto storico in
cui è nata la Costituzione (il 1948) prevalse il tema della riflessione più che
quello della decisione perché, dopo il fascismo e con la guerra fredda alle
porte, si temeva che il Paese potesse degenerare verso forme di autoritarismo.
Oggi quel contesto storico è lontano.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia -Roma)
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