I cortili della Garbatella
La fisionomia della Garbatella, fondata nel 1920,
riprende il modello inglese delle Città Giardino (verde, giardini, spazi
esterni comuni) essendo composta da lotti, con edifici che circondano cortili.
Il quartiere,
nato per ospitare le famiglie degli operai impegnati nelle industrie della Via
Ostiense, iniziò la sua espansione sulle proprietà delle famiglie Grazioli, che
occupavano casali e ville.
Qualche arboreto, numerosi canneti, vari orti
punteggiavano un paesaggio costituito in massima parte da aree tenute a pascolo
brado, affittate a pastori che praticavano la transumanza.
Il territorio era dunque quasi interamente
disabitato ma si animava quando si svolgevano i pellegrinaggi delle sette Chiese, un rito
itinerante tra il sacro e il profano che aveva nella "chiesoletta",
la cappella dedicata ai santi contadini Isidoro e Eurosia, una delle tappe d'obbligo.
Inoltre in questa Chiesa nel 1575 c’era stato
l'incontro tra San Filippo Neri, ideatore dei pellegrinaggi, e San Carlo
Borromeo. Si dice, che in zona una garbata locandiera avesse gestito una
ospitale osteria.
Per questo motivo il tratto dei colli di San Paolo
(questo l'antico nome del luogo) cominciò a chiamarsi Garbatella, in
riferimento alla garbata ostessa.
Motivo conduttore della Garbatella era il cortile. Spazio,
oltre che architettonico, della cortesia, dello scambio d’idee, del vicinato,
dell’amorosa conoscenza dell’altro, dove s’affollavano fluide diplomazie,
relazioni libere, variabili, controverse, come quelle fissate dalla poesia,
cortese per l’appunto, di trovatori e giullari medievali.
I cortili di
Via Luigi Orlando, per esempio, una stretta stradina in salita, che porta al
cuore della vecchia Garbatella: i due lati della strada sono costeggiati
infatti da una serie di deliziosi villini tutti mono o bifamiliari, ognuno col
suo giardinetto privato, con grandi alberi fioriti.
Seppur ad una prima occhiata sembrino molto simili
fra loro, si possono notare alcune differenze nei particolari: nella scaletta
esterna, nella loggia o nel portico su colonnine, sui tetti, tutti ricoperti da
tegole e fantasiosi comignoli.
Ricordo i cortili della
Garbatella quando noi bambini giocavamo a calcio, con i pantaloni corti, le
bretelle, il pallone supersantos comprato alla bottega facendo una colletta.
La Garbatella a me piace così, con le facciate di
alcuni palazzi che si sgretolano e sui marciapiedi cadono i gusci degli anni
ormai andati.
Ed ora, anche se i miei
fratelli hanno venduto la casa dei miei ricordi, resti sempre nel mio cuore.
Mario Pulimanti (Lido, di
Ostia –Roma)
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