martedì 16 febbraio 2010

De Pretore Vincenzo con Maria Ferrante, Davide Saliva, Sara Marfella e la regia di Beppe Farina al Fara Nume





Al Far Nume dal 18/2/2010 al 28/2/2010
“La Compagnia TFN”

presenta “DE PRETORE VINCENZO”
di Eduardo De FilippoRegia di Beppe Farina
con
Maria Ferrante,
Davide Saliva,
Sara Marfella

Una stanza al buio dove dorme De Pretore Vincenzo,un giovane ladruncolo a cui piace fare una vita comoda e senza privazioni...
Uno dei testi più belli di Eduardo, messo in scena dalla sapiente regia di Beppe Farina, che lo attualizza senza nulla togliere al testo originario.

…Da Wikipedia:
“De Pretore Vincenzo è una commedia di
Eduardo de Filippo rappresentata la prima volta nel 1957 e inserita dallo stesso autore nel gruppo di opere che ha chiamato Cantata dei giorni dispari.
Il
sipario si apre su una stanza al buio dove dorme De Pretore Vincenzo un giovane ladruncolo a cui piace fare una vita comoda e senza privazioni che si procura con ripetuti, piccoli furti. È una vita facile senza fatiche ma con la costante paura di essere arrestati. Dopo che la portiera lo ha svegliato portandogli la colazione entra nella stanza Ninuccia, una giovanissima serva, innamorata persa del giovane al quale confida di volerlo sposare a tutti i costi, altrimenti si ucciderà.
De Pretore racconta alla ragazza di avere trovato un antico prezioso anello che è convinto sia stato il
destino a portarlo nelle sua mani. Egli crede infatti che quell'anello sia per lui come il segno della sua appartenenza ad una nobile famiglia. Il giovane racconta a Ninuccia di venire da Melizzano, un paese dell'entroterra napoletano, dove era stato allevato da una donna, Maria, che lavorava nel palazzo del signore del luogo insieme al marito Giuseppe. Maria gli aveva sempre raccontato che era stato portato in paese da una lussuosa auto e abbandonato. Egli quindi è convinto di essere nobile, di avere diritto ad una vita corrispondente al suo rango e quindi di voler sposare una donna degna di lui e non una povera sguattera come Ninuccia, che per campare lava bottiglie in un'osteria. Anche lui ama la giovane ma la sposerà solo dopo essersi arricchito col suo "lavoro". Ma Ninuccia non vuole aspettare: vuol fare subito l'amore con il giovane ladro che non potrà però esaudire il suo desiderio poiché arrivano i carabinieri che lo arrestano.
Il quadro successivo mostra Ninuccia che aspetta, in una piazzetta dove campeggia il
tabernacolo semiabbandonato, scorticato e polveroso, di San Giuseppe, il ritorno dalla galera di De Pretore. Ninuccia, animata da una sincera fede popolare, invita il giovane ad affidare la sua vita alla protezione di un santo e per convincerlo gli racconta storie di grandi miracoli. Il giovane si persuade e sceglie come santo protettore il S.Giuseppe della piazzetta e, dopo aver fatto allontanare Ninuccia, in un colloquio semiserio col santo gli promette un grande restauro se lo aiuterà nel suo mestiere di ladro. I miracoli cominciano subito: nella piazza arrivano dei turisti stranieri che il giovane deruba facilmente.
È passato del tempo: in una specie di
sarabanda, nella piazza rimessa a nuovo, dove splende di luci la statua del santo, De Pretore, saltando come un invasato ruba sfacciatamente a destra e a manca, senza che nessuno se ne accorga, e contemporaneamente offre grandi ceri "per grazia ricevuta" al santo. E così continua, convinto che la sacra protezione lo renda come invisibile, sottraendo apertamente una borsa a un impiegato di banca che però reagisce sparandogli e ferendolo a morte.
Nella scena successiva appare, in una sorta di quadro popolare a forti tinte dove predomina il colore rosso delle mele e del sangue sul camicione bianco della tenuta celestiale di De Pretore, il paese di Melizzano che deve il suo nome alle mele che infatti sono ammucchiate in enorme quantità da ogni parte.
De Pretore si trova, senza sapere come né perché, di fronte al palazzo del Signore della sua infanzia e chiede di entrare mostrando il suo nobile anello come segno della sua nobile discendenza. Compare anche Ninuccia, vestita signorilmente, che gli fa capire che ormai è morto. Allora, pensa De Pretore, è inutile farsi accogliere dal Signore tanto vale cercare di entrare in Paradiso. Dovrà però convincere San Pietro, e farsi accompagnare dalla
Madonna, che ha l'aspetto della madre adottiva e da S.Giuseppe che ha le sembianze del tabaccaio della piazzetta, anche lui truffato da De Pretore quando era in vita.
È un Paradiso-Melizzano quello che vede De Pretore, che somiglia agli splendidi presepi barocchi napoletani con tutti i classici personaggi della sacra rappresentazione. De Pretore pretende la protezione di S.Giuseppe che, preso da simpatia, lo accompagna dal Signore che deve decidere se accoglierlo o meno nel suo palazzo.
Impietosito dal triste destino del giovane il Signore comanda: "De Pretore Vincenzo rimarrà in casa mia...Mi spiego? È giusto?". Su questo intercalare usato spesso nel parlare da De Pretore, "mi spiego e giusto", ripetuto in coro sempre più sottovoce dai personaggi si chiude la scena.
L'ultimo quadro della commedia rappresenta una «squallida stanzetta del pronto soccorso» dove De Pretore sta morendo tra la disperazione di Ninuccia che chiede di riavere l'anello del giovane ad un infermiere che le domanda chi essa sia. Ninuccia risponde: "Nessuno".
(tratto da Wikipedia)
…pubblicato da Mario Pulimanti


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