Diffusa o concentrata, l’accoglienza dei migranti va
migliorata
L’Italia sta
accogliendo sempre di più le persone che fuggono dalla
guerra, dalla repressione militare e poliziesca, da
situazioni di violenza generalizzata e diffusa, con la conseguenza di trovarci oggi a far fronte ad un’ondata migratoria che ha messo
in crisi le nostre leggi per il governo
dell’immigrazione. Infatti, considerato che il fenomeno dell’immigrazione ha assunto un
carattere strutturale e permanente,
l’arrivo di un consistente numero di migranti impone quindi
la necessità di approntare un sistema
di accoglienza in grado di rispondere in maniera
efficace all’arrivo di migranti, nel rispetto delle norme internazionali, assicurando azioni concertate e
massima solidarietà. In ogni caso si deve evitare la strategia dell’accoglienza
diffusa, (cioè distribuire
gli stranieri in piccoli gruppi e in micro-residenze tra le comunità locali
italiane). Questa rete di accoglienza, chiamata appunto diffusa, è
preferita dal governo per due motivi. Perchè evita concentrazioni più difficili
da gestire sia sul piano organizzativo sia su quello dell’ordine pubblico e
perchè “spalma” sul territorio la presenza di profughi, riducendone l’impatto
anche dal punto di vista mediatico. Il problema di fondo però è un altro: prima
avremmo forse dovuto decidere quanti rifugiati siamo in grado o disponibili ad
accogliere in Italia e come intendiamo regolarci con le migliaia di immigrati
che non hanno lo status di profugo e non avrebbero quindi nessun diritto di
restare in territorio italiano, ma che qui sono e qui sembrano destinati a
restare. In mancanza di ciò ogni risposta si rivelerà, prima o poi, inefficace
e insostenibile. Più di quanto già accada ora. Diffusa o concentrata
l’accoglienza può infatti essere gestita solo all’interno di una strategia di
compatibilità, che oggi non pare esserci. Aumentare dopo ogni sbarco le quote
che ciascuna regione deve accogliere non è una risposta politica, è passiva
accettazione. Che rischia di innescare sul medio termine conflitti laceranti
sul piano sociale ed economico. L’obiettivo, ampiamente
condiviso dagli attori pubblici e privati coinvolti, è quello di
promuovere il coinvolgimento dei migranti in attività
volontarie di pubblica utilità svolte a favore delle popolazioni locali e finalizzate ad assicurare
maggiori opportunità di integrazione nel tessuto sociale. Il percorso ipotizzato, fondato su una piena volontarietà
dell’adesione, consente di sviluppare nei migranti il senso di partecipazione e impegno civico e
facilita, grazie al contatto diretto con la popolazione residente, l’apprendimento della lingua
italiana e le regole del mondo del lavoro. In tal modo si perseguirebbe il duplice scopo di
favorire da un lato una reale integrazione
sociale dei migranti e, al contempo, di assicurare una positiva ricaduta nel
territorio regionale.
Mario
Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
Nessun commento:
Posta un commento